Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 23 - 15 dicembre 1903

G42 RIVISTA POPOLAR~ DI POLITICA, LETTE:B,E È SCIENZE SOCIALI trebbe necessitare, con nostro profitto e senza aumentarne il prezzo alla madre patria. L'effetto che un dazio di favore avrebbe sul Canadà Occidenta,le sarebbe di dare un impulso grandioso alla emigrazione. Noi abbiamo bisogn_o di gente per coltivarn le nostre terre. Circa 50,UOO emigranti si sono fermati quà l'anno scorso; la grnnde maggioranza di questi vengono da, paesi non Britannici, e il nostro primo dovere è di farne un insieme omogeneo e di insegnar loro che la, loro libertà politica, civile e religiosa è garn.ntita loro dalle leggi dell'impero. Non hanno legami di sentimento con la Mrtdre-Patria e il solo sostituto che si può trovare a questo sentime!Wo è l'interesse economico, che ha sempre formato la ba.se più solida d'ogni grandezza nazionale dalla potenza Romana alla potenza Britannica. Ora l'unico mezzo per stabilire questa comunanza d'interessi è il programma di Chamberlain. Qua1e altro paese ·ha mai rifiutato un simile trattamento alle proprie coluuie 1 i Solo l'Inghilterra sembra volersi op• porre a ciò •~he a tutti paee logico. Gli Stati dell'Unione sono tanto iudipendenti in fa.tto di governo quanto le colonie autonome inglesi, ma sarebbe ridicolo pensare che mai potrebbe sorgere unn. discussione a proposito di differenti tariffe fra Stato e Stato. Forse si dirà che noi del Canadà Occidentale siamo suggestionati dal • pensiero delle esportazioni e non da quello delle importazioni, ·e che non abl)iamo pensato a iu,la,gare quali va,ntaggi l'industriale Ca,uadese occicleut,ale può dare n.ll'lughiltcrra, in ricarnbio dei vantaggi cho essa offre ai snoi coloni. Questo rngionamento si basa su due concetti falsi: primo, che il Canadà rimn.rrà sempre escln~ si va mente agricolo; secondo, che il Cauadù. avrà sempre pagata, in oro la sua esportazione. Se le proposte fiscali del signor Chamberlain sarwnno accettate il Canaclà farà in breve l'enorme progresso che fece l'Inghi I terra, quando lo ferrovie dettero il massimo impnl&o -allé. sue industrie. L'attuazione delle proposte fiscali del sig. Chambcrlni n nella loro integrità, vuol dire il .movirne_nto accelerato della, no~trn colonia Yerso nna gl'ancle repubblica. Da,t,e 11neste corrclizioni noi potrr1110 assorbire milioni cli e111igrant,i thdl'ocei<lente e tn1sfor111arli in sudditi Brititnnici, cl1e aumenteranno la forza e la grandezza dell'i111pero. 11 p1·oble111ache ora a.gita il popolo Inglese ci interessa profon<Ltmente Una decisione erronea pot.rà 1· tarclare uut nou· impedire il nostro progresso. Ma })er l'impero è nrrn que.,tione di vita o di morte e ci sorprenclerù ·se il popol<>Ingle,;;e si rifiuterà di ascoltare la parola <li esperti o se si o~tinerà a seguire i con.;igli ,li nomini cla11strn.ti nel monn.stero delle loro ristrette~ idee e della L,ro r11triv,1ednca,zione. e che sono incap·wi di considerare le gravi questioni imperiali se così farù, però si troverà coJHlotto all.-1rovina. ( Yurth Ainericnn .Review - Novembre 1903;. ~ G. B. Pirolini: Oal Campidoglio. - Una volta t1rnto la tradi;r,ìi,ne ca,pitolinu., già. così sfruttata dal frasario del patriotti.:imo di mimìera, è s;tata ridotta al silenzio da un virile atto di ci vis mo. Dal Cctmpidoglio la Lega dei Comuni ha lanciato al governo il suo ultimatum : o entro il 1904 lo Stato provvede al pagamento dei suoi servizi, ora gravanti sni bilanci dei· Comuni, o i Comuni associati radieranno quelle spese dai preventivi del 1905. L'idillio comunalista, sopra i cui morbidi cuscini la Lega aveva dormito questi due anni di sonni tranquilli è dunque cessato senza rimpianti. La mozione repubblicana al Congresso dei Comuni trovò assenzienti gli stessi elementi più temperati, e l'ordine del giorno ri voluziorrario passò trionfante. Ed ora~ Ora i giornali conservatori possono .roprire sotto il silenzio quell'audace deliberazione o possono accusare il Congresso della solita mancanza di praticità, che è la merce più in fiore n~l commercio della chiacchiera, politic.1; ma la democrazia italiana deve riprendere seriamente il ponderoso cor.upito della liberazione ùei Comnni, nel quale è riposto tutto il suo avvenire. A che serve la conquista elettorale del potere comunale per i partiti popolari, se essi non possono soddisfare le legittime aspirazioni delle popolazioni, perchè ie ferree maglie dello Sta.to acceutratore li costringe a governare i Comuni come i partiti del più perfetto conservatorismo ? Il 1904 deve essere l'anno della preparazione alla resistenza comunale. Gli amici nostri che fanno parte del Consiglio della · Lega hanno un grave mandato da esegufre In un paese come l'Italia, cos1 inerte ed oblioso, bastano pochi uomini di buona volontà per compiere miracoli. ( Vita Italicina 25 novembre.) ~ P. Kropotlcine: Nel mondo operaio. - Da ogni dove giungono notizie rlel nuovo rirlesta1:si del movimento opera.io. Una gioventù nuova Ri va organizzando dappertutto. Coloro che hanno osservato da vicino il movimento dell'Internazionale prima della guerra francogermanica sono colpiti dalla somiglianza del movimento odierno con qnello d'allora. Come già coll'Internazionale il n.ovimento prende un carattere spiccato <li organizzazione operaia, l'associar,ione di mestiere si estende. Si parla di sciopero, e sopra.tutto di sciopero generale: e l'a,ttenzione dei giovaui Ja.voratori si d1rige a preferenza su questioni di lotta diretta fra operai e padroni. .Es.:iisi apptissionano alla rivoluzione sociale, molto più che alla conq nista (lei poteri della società borghese attuale. E questo scopo finale sembra li guidi ta.nto nella scelta dei mezzi di lotta, come in quolla degli argomenti da discutere. I lavoratori devono finire cou l'acco,·gersi di due cose. Innc:mzi tutto <r L-1 conqulstà del potere » loro prom13ssa, da ottenersi solo col maneggiare schede elettorali, e 1c: la rivoluzione pa.cifica i> che la, doveva seguire sono state riconoscinte vere utopie. Esse costituiscono un socialismo infinit::imente più <r utopistico 1' di quello che fo nccla.mato dai nostri padri quando erigevauo in Parigi le barricate, e s'imparlroni vano delle città per proclamarvi la Repubblica e, più tardi, la Comune. Man ma110 -che i lavoratori mandano entro i Parlameuti eoloro che credono capaci di rappresentarli, In. « conqnista » si allontana, e sono essi i conquistati sempre piì1 da.i pcteri della borghesia: evirati, snervati, sottomessi alla maccluna dello Stato. Lo Stato, sorto per mautenere Ja servitù delle masse, non può sorvire n,lla loro liberazione · Eppoi ... gli uo1niui ! Qnei che dovevano_ c?ndu~·li alla vittoria passando pel Parlamento, sono fimti tutti come gli altri che li bn,nno preceùnti sulla stessa via, o col passare al nemico, o paralizzati, demoralizr.audo così il movimento con le diffidenze che suscitavfmo, e i compromessi in cui s'ernno ingolfati, confondendo le idee e fa,cendo con tntto ciò più male al socialismo di tutti gli avversari borghesi. Lo sciopero, certo. è un palliativo. I nostri padri l'avevano già. detto fin dai primi Congressi dell'Internazionale, e noi lo sappiamo anche pei- esperienza. Ecco perchè guardiamo più lontano, alla rivoluzione sociale. Nla int.into non rinunciamo a migliorare, per quanto poco sia, le nostre condizioni. E percliè ~ccorre . costringere il padrone ad ac~ettare, pur_ esempi?, la giornata di otto ore, o a darci un maggior salano, preferiamo costringerlo da noi piuttosto che vederlo persuaso dai buoni uffici di un governo. Ciò ci dà l'idea esatta e la coscienza delle nostrn forze; ed è anche un mezzo più sicuro e più pronto. Se il lavoro non va, se l'ind~- stria è in crisi, noi siamo vinti: è vero Ma forse Il Parlamento può riuscire esso, a ridurre le ore di lavoro e aumentare i salari~ Eppoi noi vogliamo che il padroue veda bene i nostri denti, e ne conservi il ricordo. Preferiamo le situazioni nette, noi : l'operaio da una parte del fosso - il padrone dall' altra. E que-sto fino al giorno in cui il padrone si deciderà a entrare nelle nostre file o ad essere gettato nel fosso. Meglio cosl che mandare qualcuno a raggiungerlo sull'altra riva. Invece che dividerci sui nomi, amiamo piuttosto ap~ pianare le differenze che esistono ancora fra lavoratori e lavoratori dei di versi mestieri. Bisogna abituare l'altezzoso tipografo ad andare sottobraccio con un facchino o con uno scaricatore di navi che esce dal can• tiere. Bisogna abituare eziandio, con scioperi sempre però generali, a considerare tut_ti i borghesi, salvo rare eccezioni dei reazionari dinanzi al lavoratore, e che tut.ti col~ro che lavora.no, non import.:, dove, nè come, hanno una causa. comune da far prevalere e trionfare per mezzo della trasformazione sociale. Noi preferiamo

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