.. / RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOOIA.Ll 641 lavoro pel tetto e pcl pane: vi sono lezioni illustrate, articoli, sunti, conversazioni, alla portata di tutti, sull'uomo preistorico (Giorgio Rivière), su l'estensione dell'orizzonte mentale (Giacomo Novicow), su le memorie di un rivoluzionario (Pietro Kropotkin), su la famiglia e il divorzio (Domingo Mobac), sull'anarchismo (Agostino IIamon), sull'educazione razionale ·(Roberto Owen), sulle università popolari (Emilio Duclaux), su1 militarismo e ìa degenerazione (Ernesto Haeckel), sulla donna del passato e dell'avvenire (Giuseppe· Sergi), ·su ciò che si mangia, si beve e si respira (D. A. F'rassi), sull'istruzione liberatrice (Anatole France), sul primo Maggio (Pietro Gori), eccetera eccetera: bastano i nomi, infatti, e gli argomenti, perchè si capisca che fior di letture possano e debbano essere queste. *,..* Sotto una molto antiestetica copertina esce a Roma, da luglio, una _nuova rivista quindicinale di sociologia, d'arte, di letteratura, intitolata IL PENSIERO e redatta da Piet.roGol'i e Luigi Fablwi: a differenza di tanti nomi incolori, inodori e insapori come l'azoto o l'idrogeno, questi due sono per• sè medesimi tutto un programma: << cercare cd andare verso la verita. per mezzo della libertà », dicono essi nel primo numero; e< e viceve1·sa )>, aggiungo io: poiché credo che l'una cosa non possa nè precedere nè seguir l'altra, ma debbano necessariamente coesistere, la verità non essendo che la liberta interiore, come la libertà non è che la verità esteriorizzata. Cnllahoranrl Sebastiano Faure, Kropotckin, Reclus, Eekhoud, Carvalhn,· Agresti, Merlino, Grave, Benelli. E il cvntenuto vale mille volte più di ciò che la copertina promette. Merita un annuncin, infine, l'brouSTRIAFoTOGRAFJC~A, òiretta rln, A. Seiliu~ a Mila.nn: perchè oggi, oltr-e che industria, la fotografia si fa arte e si fa documento, si fa bellezza e si fa verita; e pe1·chò appunto la nuova rivista è fatta di questi due elementi e di questi due indirizzi fusi e integrati insieme: la tecnica e il gusto, i 1 mezzo ed il fine. Auguri I ChietL MARIOP1Lo.· Rivista delle Riviste ,John Bnrns: Lavoro e libero scambio. - Come vero imperialista, io 1;01HlÌ(1eroutile per l<t patria nna stretta n11io11e COIJ le colonie e aderisco alla proiioda di Durke di aiutare le Colonie. Il mi.o aiuto alle Col(\nie 1-tiì. nello sh::etto vincolo d'affetto che uasce dai nomi comuni, dal simile sa.ngue, dai simili pri dlegi eù eguale protezione; rispondenza diretta di sentimenti, uno scambio di simpatie e di utilità nelle ore del bisogno. Una tas3a sul tea, ci costerebbe la più ricr,a porzione della superficie del mondo, e una tassa sui vi,;eri Inglesi per il popolo Coloniale significherebbe lo scontento e ht dissoluzione dell'Impero. Non si può accettare una sola delle cifre citate da Chamberlflin e Balfour. L'opuscolo del Balfour esclude il carboni:', le macchine e le navi. A proposito del carbone è 1t4 del nostro commercio di esportazione, cioè 58 milioni, e dà lavoro dirottame11te a 200.000 uomini e ad un più largo numero indirettameute. Il perchè le macchine debbano essere escluse io non so, se non che per questo che da un ricavato lordo di Ls. 8 00 l.000 nel benedetto anno 1872 - l'anno favorito di Chamberlain e Balfour - sono salite a Ls. 19.619.0'..,0 nel 1900. E perchè anche il nostro commercio di navi è escluso dal commercio di esportazione? Bal four ci fa sapere che noi abbiamo venduto nei pas:;ati venti-otto anni non meno di 7643 navi ali' estero. Egli ha dirne11ticato che dal 1870 noi abbiamo costruito per 21 milioni di tonnellate di nuove navi, e durante queste costruzioni non una sola nave è stata co~truita direttamente per noi Noi abbiamo dnnqne così tre industrie che esportano i loro prodotti con l'estero e impiegano circa 40fl.000 lavoratori direttamente; e più d'un milione indirettamente, e un commercio totale di ses~anta o set• tant.a milioni. Queste importanti industrie sono ignorate nel calcolo che può dare soltanto l0mil di st. alle Colonie, tassando i vi veri dei la,·oratori così fortemente impiegati in ];1,. vori dei quali le Colonie non acquistano che nna piccola, parte Errore, o malafede non so. L'Arneric,1, sarebbe più felice, più ricca e migliore !".e adottasse il libero sca1~0 · e invitare gli Inglesi acl accettare il protezionismo è proporre loro di sottoporsi al monopolio, e ai trusts che sono possibili soltanto Lì dove le tariffe protettive facilitano il monopolio, impeclonrlo la lilil:ra concorrenza dall'estero. Ora io mi rifinto a sottoscrivere a questa prospettivfl, e spero, creùo e sono certo che i lavoratori, com e classe, ci si rifiuteranno con me. (I11clipendent Rcriew Novembre 1903). ~ A C. Rohli,:,. (Primo mi11istrn del l\fanitobn.): L'opinione del Cana •à occidentale su la questione fiscale. - Nessuua parrP clell'i11,pero ò t.anto iut,eresAn.tn,. quanto ]a. vrovincin, ~orc:l-e:a;t <lcl Cauaclù, alla accett.azione o al rigetto 1lelle proposte ùi Charn berla in (1:1. cni di pende , il sno s,·ilnppo o meno per c1ne ò.ecenlli avvenire. Da oltre mezzo :secolo il Regno Unito .l,a aperto :dle inllust.rie estere e a ci uelle 11elle sne colonie, i suoi grandi rner<'nt.i alle 111eclo:'li111econclizioni; e d11rante un assai lungo poriorlo cli questn tempo è sm11hrato fac(•sse as:-ai bno11i n,ffal'i in tt1tti i rnmi <lei (·ommercio e ùl'll'ind11stri:L l'err\ fnt!i e cifre climnslrnno che il progresso della Gran ilretngna 11011Hi è avanzato col rnedesi mo pas,-;o che nelle nazioni che hanno adottato le tariffe pro<lutti\·e. Ma, il fatti) ,·he le sne e,;;porta;,;ioni hanno aumentato Holt-ant.o del 7 \ 12 °10 mentre l,l popohtzione è cresciuta del 30 °10 dal 1872, è, notevole, cinanr1o lo :-i paragona all'ac<ll'escilllento veriiicntof,;i dei paesi flsteri. f!:rl è :111tihenotevole chCI il prin(•.ipale statist.a Inglese, che 1-i:t f.;tato forhrnnto come i11<1nstriale, sin. il primo a spezzare le tradizioui ùi quella seno la fon data da Cobden a I3right.; il J>1·i1110dei q1ta,li fa.llì e dovette esRero flf'.,;istito eh nna 1-ot.tof.;CriziorieNazionale di 8 ··,000 sterline per t()ntinunre a insegnare alla sJrn Na.zione a. conclur,.i t,mto 111:1.leqnanto egli condusse male i suoi i llf <'l'l'SSÌ. priva.ti. L'J çolo11ie quautunrp10 ben l1isposte vorf.;o ln, macho patria 11011 p0tot.tero seguire la sna politica fiscale, che fn s ·_gnit.n dal Cnuac1à per qualche anno dopo il 1867 con l'ÌRnltnti di:0astr1isi; e òal 1878 il protezionismo fn n<lot.t.at,o. corno c1el restn lo fn da tutt.c le altre colonie a11to1101nu l11gìesi. Un fatto che non ha potuto a meno cli attirare l'11ttenzinne degli statisti Britannici. che sono tutti pm·tigiAni delle idee idee imperialiste. E' fuor di dubbio che il fntnro progresso industriale òell'Inghilterrn dipende d~tlle sue colonie e che la più import.ante di q1res·~e colonie è il Canadà. E la provincia più importante df-il Cana.dà è quella Nord-occid,rnt~s.le. Le sue praterie, pescherie, foreste e miniere offr.ono risorse illimitate, le sue prnterie potranno in dieci auni dare all'Inghilterra tutto il grano di cui abbisogna e che trae dall'estero, anche se si verificasse un aumento all'impulso industrii.1.le seguito finora. Negli ultimi venti anni non si sono avute che due raccolte poco buoue, e il prodotto del grano è stato di 20 misure per ettaro. Fra dieci anni, senza contare la media di una tendenza superiore che si delinea, le previsioni più serie ci danno diritto a sperare per il Manitob 1 e i territori Nord-occidenta.li, come· segue: Frumento 350 milioni di misure Avena 2110 )) ))_ li Orzo 50 )) D » Totale- 600 » » » Cosl che la questione di dar/3 una preferenza sul mercato patrio al grano del Canadà è importantissima. ~e l'Inghilterra imponesse un cfazio di 2 scellini per qiiarteron, e desse una preferenza di 1 scellino a noi e 1 ai propri agricoltori vorrebbe dire che noi potremmo clare al :ij,egno Unito tutto il grano, avena e orzo che gli po ...
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==