• RìvtsTA POPOLARE Di POLITICA, tETTBRE E SdIENZE SOCIAti G35 A questi Istituti· femminili, come sono _ora· ordinati, si potrebbe muovere l'appunto che in genere si può muovere a quasi tutta l'istruzione secondaria, quello cioè che tale coltura sia ancora, in gran parte, composta dei vecchi clementi, ai quali si persiste ad accordare un' importanza che nell'epoca presente in realtà è assai scemata. Nessuno, p. e., avrà coraggio di negare che, ai giorni nostri, nel mare dello scibile umano sian venuti confluendo dei nuovi e poderosi fiumi di coltura ~ di scienza, da assorbire in sè, come quantità poco più percettibili, i rivoletti della vecchia scuola e della vecchia rettorica. La considerazione scientifica della società e dei fenomeni sociali una volta non esisteva se non appena in embrione e in forma empirica ; oggi giorno invece essa costituisce uno dei fattori capitali, e, oso dire; delle glorie del pensiero umano. Ora, mentre per tutta l'aria e per tutto l'ambiente odierno, nelle strade, nei giornali, nelle riviste, nelle assemblee, nei teatri seri e non seri e perfino nella penombra misoneistica delle chiese si respira come una preoccupazione e una curiosità infrenabile per tanti problemi sociali e per i varii modi che si propongono a risolverli, pare strano che solo la ,s~uola se ne debba tenere dguardosamente lontana com.e da una intellettuale impurità, e sopratutto quella scuola destinata a creare le illuminate docenti che poi dovranno formare le maestre del popolo. Ora, anche da un punto di vista conservatore si può ritenere utilissimo, anzi socialmente provvido che queste maestre elementari siano, fin dalla scuola normale, indirizzate a principii sani e retti, i qua1i valgano a reagire contro la babele di errori pericolosi che ora circolano impunemente nelle psiche del popolo. Ma da dove queste buone maestre potrann,) attingere questi principii se quelle che dovranno essére le maestre delle maestre sono ancora tenute rigorosamente digiune dei primi elementi di queste invadenti scienze sociali che sono la vera e migliore e sostanziale letteratura dei tempi nostri ? Che debba essere proprio un grande sproposito pedagogico schiudere alle fresche menti delle giovanette - a cui pur si dice di voler dare un'alta coltura - un breve spiraglio su questo vasto e attraentissimo e turbinoso orizzonte della vita sociale e dei nobili studi di cui essa è l'oggetto? Non sarà per avventura più proficuo e fecondo questo studio, sia pure elementare, di cose e di fatti viventi, che riguardano tutta la collettività e quindi hanno in sè un'alta virtù educativa e morale, in ·quanto abituano lo spirito umano a considerar come un dovere naturale l'interessarsi al bene materiale e morale della società tutta? E nori sarà quindi consigliabile fare un po' di posto a queste discipline del secolo, magari restringendo in più discreti confini certi altri insegnamenti di puro lusso ed ornamento, quisqailie di mera curiosità storica o letteraria, i soliti particolari mondani e passionali - tanto rer fare un esempio - sulla Maintenon o _su Maria Antonietta, particolari che hanno un'influenza ben limitata a formare una mente moderna in grado di saper leggere qualcosa nel gran libro della vita sociale che le turbina attorno? Non pretendiamo, sul momènto, che questi insegnamenti siano introdotti, in misura più apprezzabile, nelle scuole normali, sebbene anche lì non starebbero male; ma che dall'Università femminile debbano esser licenziate delle professoresse che, quanto a scienza sociale, ne sappiano poco più del loro portiere o del loro calzolaio (abbeverati di scienza poco sicura alle fonti torbide del· giornale o del circolo popolare), è cosa che a più d'un intelletto sensato può sembrare non ragionevole e neppure prudente. Senza dire che questo insegnamento, dato pure a modiche dosi, verrebbe a costituire una specie di correttivo al resto della coltura letteraria e rettorica con prevalente tendenza verbàle e scolastica nei sensd meno elevato della parola; Yerrebbe ad imprimere all'insieme degli studi femminili un'impronta più seria; a eccitare nella psièhe muliebre l'&ttitudine a un pensiero più virile e più comprensivo che non le possa derivare da esclusive e minuziose c:mtemplazioni eù indagini erudite od es tetiche. * * Parlando, poco tempo fa, appunto con un professore di tali Istituti, insegnante di matematiche, questi mi confidava le malinconte della sua sterile funzione di Danaide della cattedra, da che le sue alunne, e con ragione, da lui stesso riconosciuta, si credevano in diritto di non prendere affatto sul serio, nè coll'attenzione né coi lavori, quell'insegnamento che a· loro - future e specializzate maestre di discipline letterarie - non era più di alcun interesse. E non avevano torto davvero. La coltura generale, necessaria, di matematiche e di scienze naturali esse le hanno già avuta a sufficLenza nella scuola normale; come c'entra ora l'aritmetica o la bot'aniea tra lé materie che devono servire alla futura professoressa di 16 ttere, di storia o di pedagogia? Non sarebbe forse meglio mettere al posto di quella sterile cat - tedra l'insegnamento delle Élcienze sociali, tanto più che di queste non hanno avuto che parca e sommaria notizia nella preceden~e scuola normale? A profittare della scuola di matematica o di scienze fisiche occorre una disposizione mentale che nel caso nostro è lecito presumere non esista, dal momente che quelle giovinette hanno appunto prescelto il ramo letteràrio o pedagogico. Qui, a prima vista, si può affacciare l'obiezione: ramo letterario non vuol dire scienza sociale che sarà un sovraccarico superfluo per l'insegnante di letteratura o anche di pedagogia. Ecco : bisogna distinguere il puro letterato e filologo dall'insegnante di letteratura che, accanto alla funzione, dirò cosi, tecnica, ha, in non minor grado, quella educativa. Il' letterato puro si può sbizzarrire a infilzare tutte le p,erline più minute e meno visibili della erudizione e della storia letteraria; nell~ sua qualità di letterato, puro ha il diritto e il dovere di specializzarsi senza limiti. Non- altrettanto può dirsi del professoré o della prof esso ressa che sia, il cui insegnamento ha uno scopo largamente educativo e morale, più che professionalmente letterario, e al quale, in conseguenza, gioverà più, anzi sarà necessaria per i bisogni quotidiani e, direi, palpabili della _scuola, una sufficiente cognizione di quel che si deve pensare scientifica- . mente intorno a tanti problemi sociali : - capitale, - lavoro, macchine, industrialismo, emigrazione, proletariato, scioperi, socialismo, ecc. ecc., - e tutto ciò in confronto di troppo reconditi dettagli della storia civile o letteraria. L'insegnante d'italiano soprattutto - occorre dfrlo? - non è un professo-re d'università che si deve limitare a .spiegar testi e storia letteraria; è piuttosto il maestro eminentemente educatore, è il verq direttore spirituale della scuola secondaria di qualsiasi gènere; è quegli che si trova ad ogni piè sospinto, per stretto dovere del suo ufficio, obbligato a sfiorare e chiarire problemi d'indole morale e sociale, e quindi un filo di coltura economica e sociologica s·arà per lui o per lei tutt'altro che un superfluo ornamento, sarà una provvista intellettuale indispensabile per un soddisfacente e -razionale adempimento del suo ufficio ; ammenochè non voglia accontentarsi di nozioni empiriche o inesatte, apprese su per i giornali o nelle facili conversazioni dei circoli o dei caffè. Né mancano buone ragioni per dimostrare l'utilità delle scienze sociali per uno studio della storia che non voglia ridursi a sterile e futile enumerazione di nomi, di date, di guerre e di aneddoti, preziosi sol-
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