Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 23 - 15 dicembre 1903

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SO0IALI Direttore : Prof. NAPOLEONE çoLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3,50 - ESTERO: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un. n.ulll.ero separato Oen.t.. 30 Amministrazione: VIA CAMPO MARZIO N. 43 ROMA &nno IX - l"W11m. 23 ABBONAMENWO PO~WADE Roma, 15 Dicembre1903. SOMMARIO: Noi: Gli avvenimentie gli uomini: (~'inchiesta sulla Marina - Il caso di Dnrbo - Le riforme in Macedonia - Un punto importante del messaggio di Roosewelt).-A. Agresti: Herbert Spencer (con ritratto). - La Rivista: Il pericolo trasformista. - On. Dott. Napoleone Colajanni: Il mercato interno (Di una parziale solidarietà tra Nord e Sud). - Georges Renard: Le tappe del socialismo .. - E. Vandelverde: Il ritorno ai campi. - Francesco Gaeta: Giovanna d'Arco. - L'analfabetismo fra gl'Italiani. ... e tra i negri. - E. P.: Per gli scandali bancari di Torino.. . e d'altrove. - Prof. Arma.ndv Tartarini: Le scienze sociali nella cultura superiore femminile. - Prof. Mario Pi1o: Stelloncini. letterari. Rivista delle Riviste: Lavoro e libero scambio (Indipendent Review). - L'opinione del Canadà occidentale su la qriistione fiscale (North .American Review;. - D~l Campidoglio (Vita Italiana). - Nel mondo operaio (Pensiero Italiano). - Il gabinetto e il ministero della guerra ( Quarterly Review). - Borif Sarafoff, il capo macedone (Review of Review) - Recensioni. llinstrazionni el testo. FEL ~U-O-VC) AN'""N""O ~ Ai nostri amici ed abbonati abbiamo il piacere di annunziare che col :r;i.umerodel 15 gennaio 1904 cominceremo la :pubblicazione di uno studio dell'on. Oolajanni su: Socl~lismo e criminalità, di cui si ebbe nei giornali un pallidissimo ed incompletissimo saggio nel sunto della prelezione al suo corso di Sociologia criminale nell'Università di Napoli. . Nel prQ.Ssimoanno la Rivista avrà un' altro valoroso collaboratore, che manderà dall'Inghilterra corrispondenze per:odiche da Londra: Olindo Malagodi. Annunziamo, infine, che gli abbonati i quali si affretteranno a mandare il prezzo dell'abbonamento aggiungendovi L 1,20, riceveranno l'Almanacco novissimo dell'Editore Sandron che nello scorso anno ottenne un grande successo e· che l'otterrà maggiore -nel 1904 perchè migliorato ed accresciuto. GLI A VVEHIKEHTI E GLI U0KINI L'inchiesta sulla Ma'rina. - Le dimissioni della Commissione reale per la inchiesta su la Marina, e il disegno di legge dell'on. Franchetti si completano risolv~ndo il ,problema parlamentare che l'art. 56 dello Statuto rendeva quasi insolubile. Infatti in forza di quell'articolo la proposta d'una commissione parlamentare d'inchiesta sulla marina non poteva essere ripresentata che ad una nuova sessione, essendo stata respinta quando fu presentata. Ed è bene che sia così. Ormai il processo Bettolo ha fatto e fa vedere troppo chiaramente quanto male e quanto marcio sieno in quella amministrazione, perchè la necessità di metterci rimedio, non si faccia sentire a tutti. La Commissione Reale nori dava sufficienti garanzie, perchè le sue decisioni potessero essere da tutti accettate come verità indiscutibile e completa. Essa era -esautorata fin dal suo nascere, e questo non già per difetto dei suoi componenti, ma per il vizio della sua costitu2ione. Nominata ·quando il Padaruento aveva respinta la domanda d'una inchiesta parlamentare, sermoneggiata dall'on. Zanardelli, a < mantenere alto e riconfermare il prestigio . della Marina », essa pareva creata a mettere lo spegnitoio su tutti i fatti e le accuso a proposito delle quali si· voleva la luce. Nè questo solo;· ma la limitazione stessa dei poteri che sono concessi ad una commissione reale, come avvertimmo a tempo debito, la metteva nella impossibilità di andare a fondo di tutte le accuse, di sviscerare tutti i fatti, di interrogare tutti i testimoni, di vedere, studiare, vagliare tutti i documenti necessari a conoscere la verità. E la Commissione Reale avrebbe forse avuto ragione di essere, e sarebbe, forse, apparsa iufficiente se le risultanze del processo Bettolo fossero _state diverse da quelle che fin'ora sono state. Ma così come stanno ,i fatti, dinanzi a testimonianze gravissime, a reticenze furbe, ad affari sui quali neppure il tribunale può andare in fondo, percltè collimanti ma non pertinenti aJla ca.usa, la Commissione Reale si dimostrò troppo insufficènte; faceva l'effetto d'essere o una canzonatura, se i Commissari la piglia vano sul serio, o un inganno, se essi seguivano alla lettera le parole dell'on. Zanardelli. Ai Commissari dunque non rimaneva che fare come hanno fatto : dimettersi. Naturalmente l'articolo dello Statuto è assoluto. Di

618 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI comm1ss1one parlamentare non si può parlare; sciogliere la sessione . per questo solo fatto, con tutto il laToro che il Parlamento ha da fare sarebbe ~osa assurda. Il progetto di legge dell'.on. Franchetti è venuto a. buon punto per risolvere il caso e permettere che nell'amministrazione della Marina si possa rimettere un po' d'ordine. ·Gli otto membri aggiunti ai dimissionari della Commissione Reale, le dimissioni dei quali do-· vranno essere respinte - salvo a nominarne dei nuovi se essi persistono nella decisione presa -, allargano il campo d' indagini della Commissione e le permetteranno di fare opera di vera e propria utilità NazionaleQuattro deputati é quattro senatori aggiunti per voto del Parlamento alla Commi&sione costituiscono quella Commissione parlamentare che il Ministero - e più che il Ministero, gli a1!.l,risti - della Marina non volevano, nè vorrebbero. · E bisognerà andare in fondo: in fondo a tutte le accuse; in fondo a tutti gli affari ; senza riguardi e senza rispetti a nomini e cose. È CO"-Ì, e soltanto cosl, che si ·riuscirà a ve.der chiaro in quel dedalo di pasticci, di mangerie, di interessi che inquinano l'amministrazione della Marina, e dei quali il processo Bettolo dà soltanto, a brevi intervalli, dei chiari riflessi. Non è un lavoro di demolizione, non è un'opera contro la patria; ·questo volere che il denaro dei contribuenti sia speso bene e amministrato scrupolosa· mente ed onestamente. Si è fatto uno spreco pazzo dell'ormai tr'oppo famoso e si vis pacem para bellum » ma in fatto di esser pronti per la guerra si dice che parecchie delle nostre navi non sono al caso di tenere il mare ; la verità su la resist-en.za delle nos.tre corazze non è detta intieramente dai nostri ministri; pare che l'artiglieria delle nostre navi, non sia proprio la migliore; insomma c'è contro la nostra flotta una prevenzione terribile d' inferiorità di fronte alle flotte di altre nazioni. Bisogna sapere la verità, tutta la verità, a questo proposito, e il solo mei:zo per saperla, per sapere se la nostra marina vale o no qualchecosa e se i denari deL contribuenti son bene o male spesi, uon è che una commissione la quale abbia il diritto di tutto sapere, di tutto aindacare,di tutto vedere.Or, non è molto, una grande nazione, l'Inghilterra, ci offri l'esempio del come si debba, senza riguardi a persone, ricercare la verità dei fatti, stabilirne le responsabilità, e mettere riparo al male: forse la nostra marina diventerà migliore dopo che esaminate bt,ne e severamente le cose potremo dire ladri ai ladri e sapere di chi dobbiamo fidarci e di chi no. Ben venga dunque e presto l'inchiesta sulla Marina. ll ca•o di Durbo. - Che l'Africa ci serbi ancora qualche grattacapo per l'avvenire è cosa della quale, in verità, nessuno che abbia un fil di cervello dubita; e che i nostri soldati si debbano trovare assai frequentemente alle prese con i nostri non troppo fedeli protetti è, anche questa, cosa che tutti sanno. Il doloroso è che ci debbano rimettere la pelle per il maggiore onore e la gloria. dell'Inghilterra. Sta in fatto che data la nostra occupazione di alcuni punti della costa Somala e il nostro prot.ettorato sn la tribù della Somalia, noi siamo o,bbligati a fare qualche cosa perchè, attraverso i territori soggetti all'Italia, non passino armi ed armati in aiuto al Mad-Mµllah e contro l'Inghilterra. È un fatto però che questa nòstra funzione di gendar:rp.i ci scredita di fronte ai barb~ri Africani, che col 1,emplice e diritto buon senso dei primitivi fanno questo ragionamento : « Gli Italiani fanno la polizia della costa per conto dell' Inghilterra, òunque 1ono vassalli degli Inglesi. > Ad essi le finezze diplomatiche <lei nostri statisti sono sconoséiute; sono furbi, furbissimi, ma a modo loro; ragionano semplicemente - questa è anche una delle loro forze - e in forza del loro ragionamento l'uomo e il popolo che fa il comodo d'un'altro gli è soggetto. Essi, i Migiurtini, i Somali e in generale tutti i popoli Africani - come del resto la grande maggioranza dei popoli che il benefico sole ha il torto di riscaldare e illuminare - non hanno altro rispetto cl.te della forza brutale assoluta e della padronanza e quando queste vengono, in un modo o in un altro, per l'una o l'altra ragione, diminuite, essi pensano subito ad affrancarsi dal padrone o dal protettore bianco. Nel caso speciale che ci occ-upa c' è poi, di pii1, che la loro fedeltà agli Italiani costa loro le razzie rapide, feroci e frequenti del Mad-Mullah e dei suoi. Essi hanno quindi tutto l'interesse a liberarsi dalla soggezione del bianco, quando cominciano a credere che la forza del bianco non è più sufficiente a garantir loro la. proprietà del bestiame e· la incolumità della vita. Ora la nostra condotta verso gli Inglesi, il nostro cooperare, senza volerlo parere, alla loro campagna contro il Mad-Mnllah ha scosso la fiducia che quelle popolazioni avevano jn noi; ha fatto loro credere che noi possiamo essere un protetto,re da non desiderare e un nemico da spregiare, e abbiamo avuto, manifestazione dolorosa di tutto uno stato di cose, il caso di Durbo. I Migiurtini non sono la più pacifica delle popolazioni Africane, sotto il notro protettorato essi, come il Sultano d'Obbia, come tutte le tribù Africane soggette agli Europei, ci stanno soggette perchè ~i hanno interesse e credono di non poterne fare a meno , ci subiscono non ci amano ; ed il fatto è naturale. Ora noi cooperando con l'Inghilterra alla distruzione delle orde del Mad-Mullah, ci mettiamo, di fronte a loro in una posizione molto falsa, tanto più che l'Inghilterra non è, nè - a detta dei competenti - lo sarà ancora per lungo tempo, al caso_di vincere il suo astuto e rapido nemico. Il generale Egerton spera di poter chiudere il Mad Mullah in una specie di triangolo isoscele, aperto però sul suo lato più breve. Può darsi che il Mad-Mullah - derogando dal sistema che fin' ora gli ha servito tanto bene - non si ritiri ed accetti battaglia; ma se considererà prudente di ritirarsi egli potrà farlo comodissimamente, e le tribù che ci sono state, fin'ora, fedeli o quasi si troveranno esposte a seri guai. Perchè se l'intento del generale Egerton fallisce, sia perchè gli Abissini arrivino troppo tardi sul terreno delle operazioni, sia che il Mad-Mullab, accettando battaglia, non sia sconfitto - cosa po8sibile dato il num~ro grandissimo di uomini bene armati ai quali comandn. - sia che si ritiri nell'hinterland, rimettendo la sorte delle armi ad un'altra volta, la campagna dovrà essere rimessa a più tardi; il terreno arido, sterile non permettendo la. permanenza delle truppe in quei luoghi, e i nostri protetti dovranno provare il peso dell'odio e le vendette del Mad-Mullah. Essi lo sanno, e questa prospettiva non è fatta proprio apposta per tenerceli fedeli. Il ca8o di Durbo è un'incidentè di per sè stesso aasai lieve; noi abbiamo perduto uno ·dei nostri buoni ufficiali di marina, gli Inglesi hanno perduto un marinaio, ed un capitano di vascello è stato ferito grave- •

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 619 mente; i Migiuntini hanno perduto trenta dei loro e Durbo è stato incendiato: eppoi 1 Eppoi, noi ci creiamo delle noie per conto degli altri. E qne.;;to è male. E ci creiamo delle noh1 e dei pericoli facendo, come sempre, Ja· _figura di minchioni smemorati. Non fu l'Inghilterra, l>enchù a mica, a negarci nel 1896 il passaggio per ZeiJa, che ci avrebbe consentito di fa.re una punta nell'Harrar e ci avrebbe forse risparmiato Abba-Ca.rima i L'amicizia attuale coll'infida Albione, adunque, non ci impone la cooperazione contro i somali; però sevogliamo aiutarla e allora perchè non farlo francamente, chiedendo equo compenso all'Inghilterra, su le spoglie dei vinti, per il nostro concorso 1 E se questo non ci conviene (e noi siamo di questo avviso) percliè non lasciare che l'Inghilterra se la cavi come può in quest'affare, limitandoci a.d impedire che il Mad-Mullah passi nel nostro territorio - o, per esser più esatti nel territorio dei nostri protetti 1 Il governo Italiano non vuol in terven ire, sta bene e, per una ·volta tanto, dà prova di saggezza; ma in questo caso la neutralità. Italiana· dovrebbe non dare ragione di inimicizia al ~1ullah, il quale fa scontare i nostri tentennamenti con tante razzie su i nostri protetti, tente!lnamenti che alienano da noi il loro animo; visto che noi nè li sappiamo bene garantire, nè osiamo - a quanto appare -- fare apertamente la guerra al loro nemico. Così facendo noi scontentiamo tutti, gli Inglesi perchè non sono aiutati quanto vorrebbero e quanto bisognerel>be, il Mad Mullah percltè ci ritiene tanto suoi nemici quanto gli Inglesi, i nostri protetti, perchè in fin dei con ti, son essi poi clie più di tutti e direttamente pagano le spese della faccen.da. Perdiamo ,lei nostri soldati, sprecbiamo del denaro, menomiamo il nostro prestigio su le popolazioni Africane c11e ci sono amiche, per ottenerne poi .... nulla! Questa, in verità, è politica priva di buon senso. Le riforme in Macedonia. - Dunque, dopo aver tirato in lungo quauto più era possibile la Tnrchia cede e si è decisa ad accettare le proposte Austro-Russe da applicare in Macedonia. S' è parlato d'un generale italiano- come comandante della gendarmeria, s'è parlato di scuole, di tribunali, <li amministratori e già Tewfik pascià, Karateaflik pascià, e Zehy pascià, tre funzionari militari 'l'urchi che conoscono la Macedonia e vi banno già operato, sono stati nominati •~ommiseari per l'applicazione delle riforme. Lasciamo da parte il generale Italiano, perchè è in• verosimile che il sans-gè·ne col quale Austria e Russia hanno trattato l' Italia in questa faccenda, si risolva nella nomina di un Italiano ad una carica importantissima nel paese ; le altre misure però e le promesse indicherebbero nella Turchia la buona intenzione di fare qualche cosa di bene : -· oh ! se l'inferno non fosse lastricato di buone intenzioni! I tre commissari - ·uno dei quali, Tewfìk pascià, è conosciuto per le sue capacità amministrative e ... sbrigative.- i tre commissari hanno dinanzi a sè una mole enorme di lavoro da fare e parecchie cattive gatte da pelare. Noi ci siamo più volte occupati della questione Macedone, della rivolta nei Balkani e ci siamo mostrati ,_ e siamo ancora - molto scettici a proposito della efficacia delle riforme Austro-Russo-Turche, e della volontà della Turchia ad applicarle. E del resto anche se la Turchia, presa da un innaturale subitaneo ~more per i non-Musulmani, volesse davvero fare sul serio, si troverebbe di fronte ad impedimenti più forti della sua l>uonA volontà e, primo di tutti, la difficoltà di mettere d'accordo fra loro, e nei loro desiderata popoli di volontà di verse , che banno bisogni differenti, che sembrano nati apposta per conformare il proverbi'o: - Fratelli, coltelli - e si odiano mortalmente. È dunque certo che l'iniziativa delle riforme fallirà. l•'allirà anche perchè se la Turchia non le vuole, n,~ppure i Macedoni le desiderano. In fondo essi vogliono l'indipendenza, l'autonomia del loro paese, e le riforme -son lontane cl3:l concederla; essi - o almeno la grande maggioranza fra loro - preferirebbe il controllo unico, o il protettorato, o il dominio della Bulgaria, piuttosto che il controllo Austro-Russo, il quale significa l'assorbimento della indipendenza Macedone da una di queste due grandi potenze. E se i Ma0edoni non vogliono i Turchi, non vogliono nepp!1re i Russi e tanto meno gli Austriaci. Essi dunque, quantunque non apertamente, ostacoleranno le riforme. La Turchia, in ,dsta di un altro resultato da raggiungere, farà lo stesso, Per i Turchi la Macedonia e le popolazioni Cristiane sono, più che un bruscolo, un trave negli oc.chi: e a rovescio del cieco del vangelo, lo vede, lo sente e cerca di cavarselo. Le riforme M accettate dai Macedoni e applicate con sincerità d'intenti darebbero una certa quiete alle · popolazioni balkaui-che ed è positivo che la popolazione Cristiana se ne avvantaggerebbe. Ora questo non: può convenire alla Turchia; non può convenirl'e nè dal lato religioso, nè dal lato politico e quindi si è certi che alla prossima primavera le cose si troveranno tali quali sono ora, anzi tali quali erano un po' di tempo fa.. La rivolta Mv.cedone più invigorita, la repressione Turca più feMce, e l'applicazione delle riforme sempre di là da venire. Con questo in peggio : che l'Europa dopo avere assistito indifferente allo scempio di un popolo, per evi- · tare una guerra, ci si troverà tirata pei capelli dall'intervento Russo od Austriaco, che allora s'imporrà per fatalità di cose. E quest,a previsione è nera., ma scaturisce tutta intiera dai fatti che furono e da qllelli che si prepfmrno. Un pu,nto impo·rtante del messaggio di Boosewelt. - Dunque Rooswelt ha chiaramente accennato nel suo discorso al Congresso che eg:li intende si debba mettere un freno '8'i' Trusts. L'idea è lodevole; non sorprende da parte di Roosewelt, perchè egli è stato sempre avverso ai Trusts; piuttosto può dar da pensare la dimanda del come farà egli a metter questo famoso freno, visto che i miliar- .dari capitani dei T,·,usts hanno nelle loro mani lo stru- -mento principale della _legisbzione : il mezzo di fare le elezioni e i deputati come pi~ce a loro. Le recenti elezioni amministrative, specialmente a New York e a Chicago, lo provano. Ed essi, i capitani dei Trusts, pi, gliano occasione (falla questione del Panama per combattere il Presidente, e i loro giornali, dal Worlcl all' Evening Post, dn,l Times a.Il' Yorlc llerald, criticano as1.,ramente la politica del Presidente, e, gli preparano il terreno per il futuro capitombolò alle non lontane nuove elezioni presidenziali. Egli è che quest'uomo, la cui ostinata volontà è una• grandiRsima forza al servizio di un'idea, è un'avversa.rio temibile; ed essi temono che egli riesca a fare approvare la legge 'del controllo governativo su l'amministrazione <lei :rrusts, che sarebbe la loro rovina. Infatti finchè i libri dei Trusts rimangono oscuri per tutti, -l(·*

620 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI fuorchè per i direttori dei Trusts medesimi, Pierpoint Morgan, Rockfeller, Gould possono vivere di credito e sul credito anche intav-oia1·e nuovi affari, possono pagare dividendi enormi per capitali chf.3 in realtà non esistono, e giocare in borsa al rialzo o al ribasso - secondo che meglio loro conviene - su azioni di crediti fittizii ;. ma se domani il governo potrà farsi aprire i libri e vedere la causa vera del panico che già due volte ·ha invaso le Borse di New York, Londra e Parigi, al momento delle scadenze semestrali di Pierpoint Morgan, allora i trusts passeranno un brutto quarto d'ora e più d'un miliarçlario diventerà un pezzente. Ora è appunto perché questi miliardarii si sentono fortemente interessati a non far quellll. fine; esili .fin d'ora preparano il terreno, per poter poi - con una certa sicurezza di riuscita - arrivare a sbarazzarsi dell'odiato Presidente. Bisogna anche notare, e si avrà allora la spiegazione della guerra accanita che i trustisti fanno al Rooswelt, bisogna 11otR.reche iÌ presidente degli Stati Uniti ha più prerogative, più diritti, maggiori possibilità di fare o di:,fare, di quelle di cui godono i re e gli imperatori d'Europa, meno lo Czar. LR. Costituzione Americana è così fatta che ment.re concede ai cittadini una grande somma l1i cliritt,i che L1anoi non si sognan·o neppure e che farebbero rna ndare in prigione, come perturbatore <lelr'or<liuc pub• blico, ehi li reclamasse per tutti, concede al tempo stei:;so al PreRidcnte - che non è una figura d·ecorati va o poco pj ì1 "Ome i re costituzionali un potere e·norm<'. 11 Presidente della repubbljca degli Stati Uuit.i. non i\ 11n simbolo o un Remplice rpppresentnnte·: è m1n. forr,a attiva fra quelle che concorrono alla vita rnt;,.Ì~>- J1ale, ò nn elemento agente frn i tanti aJt,ri che costii;;tniscono la compngine politicn, A mericnna-. Orn questa possibilità del Presidente e fa sua antipn1,ia pur i trnsts, non sono fatti nppoi;;ta, per conci] iar~i ]e i:;illJ patie rlei grnn di rnonopolist.i Amori<'an i e por far si che (\SSi dormano i:;u due gna1iciali a propPsito <lelle loro im pre8<'. A noi Enrnpei la, piega clie pre11<len\ queF-t,o aff:1-re della le-giRlazioJJe contro i tntl'llg ,leYe i1ite• n:~f--:1re rnolt.issimo, e con interesse <:i piacnù. ve<1ero Jì11n a <1_nnl pnnto Roo,-ewelt riusein't. n. 1111111tenvre !,· 1rne pn,1110,:,:;e. I trw;ts A 111erica11i],anno terriliilrn,·nto danrrngg.iata la produzione e iJ eurnmereio Europeo. E' utile che la loro potenza sia fiaccat[l .. Roosewe.lt ha promesso di farlo o pare ne abbia trovata la via. Ci riuscirà 1 Questo nop. è ancora, disgraziatamente, così ben certo, come è certo elle i plutocrati Americani sono stretti in lega contro il Presidente della Federazione per difendere i loro interessi _a danno della produzione mondiale, dei lavoratori Americani e dei con• sumatori Europei. Noi Per abbondanza di materia rimandiatno al prossimo nittnero la · RIVISTASCIENTIFICA · del n:;stro redattore A. Agresti. Herbert Spencer All'età di 84 anni, dopo una operosisima vita feconda di utile lavoro Herbert Spcncer é morto a Londra l' 8 Decembre p. p., e con lui si può dire sceso nella tomba l'ultimo di quei giganti che, durante il secolo XIX, rinnovarono la filosofia umana. La nostra filosofia vive ora della eredita di quei grandi e dalle loro opere cerca trarre la verita luminosa che . possa essere base all'etica ed alla politica dei s~coli futuri. ~eraviglioso secolo il XIX. Nei primi suoi anni vide gli ultimi aneliti della rivoluzione Francese; vide cadere il colosso che aveva dominato - uscito dalla folla incolore __· la folla variopinta degli i[Ylperatori e dei re; vide assogget tati all'uomo in una docile obbedienza il fuoco, il ferro, il fulmine, il vap~re e dal silenzioso gabinetto degli scienziati intese uscire parole che dicevano di .fatti e verità fino allora non conosciute; fatti e verita destinate ad aprire nuove vie, fino allora inesplorate, all'indagine, ed a tracciare un nuovo solco alle scienze, fino allora empiriche, che indagap.o il come e il perché degli uomini e delle societa umane. Secolo pieno di vitalità, di forza e di grandi ideali; che vide il costituirsi di Nazioni da:lunghi;,secoli smembrate, e durante il quale raggiunse il suo massimo sviluppo l'ultima forma del lavoro dei molti o dei più assoggettati all'un solo od ai meno, e durante il quale si è preparato il sub-stratum di quelle idee cui si inrormeranno i rinnovamenti economici e sociali che ora maturano. Ed Herbert Spencer fu, ancorché egli lo negasse e non lo volesse, uno dei maggiori propugnatori

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 621 delle nuove idee, e diede, ancorchè involontariamente, il massimo contributo al fondamento scientifico di quelle idee socialiste che egli nonpertanto, francamente combattè. Ed era logico con sé stesso, e logico con la sua idea. Il suo liberalismo. politico non arrivò mai al socialismo; fu un'individualista e grandemente giovò agli anarchici il suo libro : «: L'individuo cçntro lo Stato >'> nel quale egli, con tutte le forze della sua dialettica, è la potenza della sua vastissima mente, insorse contro l'àzione centralizzatrice, tutoria ed assorbente dello stato nelle società attuali ed in quella forma di società preconizzata àai socialisti. Ed anche contro la teoria socialista della solidarietà egli insorse affermando che la società non 'devé nessuna ·assistenza ai deboli, e chi udendo in una legge assoluta questo suo concetto dimostrò - ciò che soltanto in parte é vero - che l'assistenza é diversa ed opposta nella famiglia e nella società. In quo!Ja <leve essere quanto più larga è possibile, o quanto é più possibile duratura ; in questa parca e piccola, limitata a concedere all'individuo solo in ragiono di ciò che può dare e· solo in qua;nto può dare. Egli predicò e cercò dare forma naturale · all'individualismo su cui si basa la società attuale, e si mise per .ciò agJi antipodi dei pnstulati anarchici, come dei desiderata socialisti, in quanto che egli negò la base prima d'ogni società umana, la solidarietà nella lotta e nella vita. Questa é tutta una parte del suo sistema di filosofia, ed é la parte debole; la parte che già i fatti, e quella evoluzione umana di cui egli fu il grande espositore, negano concordemente. Ma questo errore di avere considerata la legge della lotta per la vita, più come la interpetrò Haeckel, che come la formulò e la dimostrò Darwin, non è proprio di Spencer soltanto. Il Darwinismo sociale fu l'errore grande dei sociologhi del principio della seconda metà del secolo XIX. È in nome di questo Darwinismo che, in verità Darwin non l'aveva neppure sognato, furono condannate come utopistiche tutto le idee di miglioramento sociale, tutte le tendenze alla costruzione di una società nella quale non la legge della concorre_nza, ma sibbene quella delJa solidarietà avesse la parte maggiore. Ed a pronunziare la condanna Spencer, non fu solo. Fù però il più autorevole. La sua teoria della evoluzione, evoluzione procedente negli organismi sociali col medesimo processo che negli organismi umani, dava a lui il diritto di portar.e alto, il suo responso nella, controversia; egli però non si accorse che la sua teoria stessa contraddiceva la condanna e che egli sulla indagine speculativa del passaggio dei gruppi umani da forme di associa2io11e primitiva, a forme di associazione più complicata e più perfetta, yeniva a gettare le basi di quella teoria evolutiva socialista ché riconosce come base pri_ma d'ogni rapporto fra gli uomini la legge di solidarietà. È un fatto che, quantunque la sua teoria doli' orgamsmo sociale, come esposta nel cap. VI parte J!i del suo famoso libro ·« Principi di Soci.olGgia » teoria della quale egli aveva già posate le basi in « Primi Principi » ed alla quale accenna al Cap. IX, §§ 287 dei « Principi di Biologia » - quantunque questa sua teorià sia stata accettata quasi senza di- -scussione quando egli la espose, ed abbia avuto anche una; profondissima infl~nza sùll'indiri~zo del pensiero moderno - è un fatt0. che non é scevra d'errori. Oggi si è cominciato a liberarla dal troppo assoluto, e se ci si scuopre che essa enuncia una grande verità; cioè che una società è un organismo composto di membra destinate. a diverse funzioni; ci si scuopre puro che nessuna di queste membra ha il diritto_ di priorità su le altre, che ve ne sono alcune che possono esserne recise senza danno, ed altre che si sono trasformate e si trasformano. Ma quando nel 1876 egli pubblicò i « Principi di sociologia » i lavori di Lyell su la « Geologia », di Gegenbaur su l' << Anatomia comparata )), di Darwin su « L' orÌgirie della specie » a vevall'.:>troppa autorita, scuoprivano tro1)pi veri perché l'opera che veni va ad aggiungersi alle_ loro e pareva trasportare nel campo sociologico le leggi che essi avevano scoperte nel campo biologico potesse essere discussa e non accettata. La teoria Spenccriana dunque trionfò intieramente, ed i socialisti cercarono di farla loro: quantunque egli avesse negletto quasi intieramente la questione economica nelle società umane - que:.. stione che pur non essendo il movente primoraiale - come a torto vogliono i difensori del materialismo storico - pure è uno dei maggiori fattGri d_el!a evoluzione sociale. E Spencor disperatamente si difese dall'accusa di . socialista, e da questa difesa in poi parve voler di più in più togliere efficacia alla sua opera. Il suo ultimo libro « Facts and Comments » sembra. rinr:egàre tutte le verità scoperte ed affermate da lui. « Opera di un eervello ormai vecchio », hanno detto alcuni. Non mi pare. In questo libro egli cerca di correggere i punti della sua opera nella quale egli ha potuto essere inesatto ed illogico con sè stesso. Non bisogna dimenticarlo. Egli cominciò indi vidualista; f acts and comments è un libro d' individualismo. Egli non· si è rinnegato; si è corretto. Se con maggiore o minore valore per l'opera sua e la sua influenza nel mondo questo poco importa. I suoi libri precedenti fecero il.loro cammino e l'opera_ loro nel mondo e le verità messe in luce da lui rimangono. Poco importa se per essere coerente alla. · parte rnen~ duratw.r_a dell'opera sua egli ha scritto un ultimo libro che avrebbe potuto risparmiarsi. I « Primi principi )), « Principi di Biologia )), d' « Etica » e di « Sociologia » rimangono. Del resto il «Facts and Comments » è la continua- . zione, o meglio, il riassunto· di quella metafisica che a lui detta va la teoria dell' << Inconoscibile ». Teoria vera anche questa, ma non scevra di errori - almeno in quella forma con la quale ci è stata presentata da lui. - Imperocché può darsi che noi non arri viamo mai a sapere certamente il perchè della vita, il come del p·énsiero, e il dove della morte - so tant'è che ci sieno un perché, un come, un.dove

622 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LE.TI'~RE E SCIENZE SOCIALI ma certa!11lente - e forse. non lontanamente - arriveremo a sapere quale catena lega l'uomo a tutti gli organismi esistenti e quale é la sua funzione nel mondo ; e quale la funzione del nostro pianeta nella armonia dei mondi esistenti. Ora l'inconoscibile di Spencer fu e rimane metafisica, strana in un pensatore come lui che poteva trovarsi, e si trovò, ad esercitare nel mondo una influenza parallela· e non minore a quella di Augusto Comte, di Darwin e di Marx. C'è nell'opera di ogni pensatore di genio, una recondita particella di verità, una _piccolissima parte·di assoluto che serve a còstruire le teorie, e dare la base ai sistemi, che é destinata a diventare patri- . monio indistruttibile delle società, delle filosofie·, delle scienze, delle arti future; che gli uomini si tramandano di generazione i.n generazione facendone tesoro, servendosene nella ricerca di nuovi yeri ; costruendo nuovi sistemi, nuove teorie, trovando ed applica~do nuove forme di bello e di buono. Il secolo XIX é stato ricco di uomini che hanno trovato di queste particelle_ di verità. E Hcrbert Spencer è stato uno di questi ed uno dei piu grandi. Alla conoscenza, alla legislazione, allo studio delle s,)cietà umane- egli ha portato il contributo di una opera va- "stissima. e di alcune particelle di verit~. Opera dei filosofi moderni è sceverare il vero dal non vero : la legge assoluta dalle opinioni e dalle teorie dell'uomo, per aggiungerla al bagaglio - ahimè non troppo grande I - dello indiscutibile sapere umano. E Spencer avrà diritto, malgrado gli errori e la caducità della sua teoria, alla riconoscenza delle generazioni umane ; perché egli potrà presentarsi a loro portando su le màni - dono eterno all'insaziabile sapere - le poche ma indistruttibili, ma ,.grandi verità sooperte da lui. Poche, ma enorro.i se pensiamo alle innumerevoli generazioni · umane che passano non lasciando di sé, su la polvere dei tempi, che una lieve orma presto cancellata dalle generazioni sopravvenienti; mentre la traccia dei grandi come lo Spencer rimane. Rimane a testimoniare, con i frutti maturati· dal1'opera loro, del loro grande genio, della potenza della loro · intuizione, e del come e quanto largamente essi seppero beneficare, con l'opera loro, l'umanità. A. AGRESTI. Il pericolotrasformista La conoscenza più ffsatta delle trattative tra l'on. Giolitti e alcuni gruppi· dell' Estrema sinistra induce oggi ad assegnare più equamente le responsabilità della presente situ·azione creata dal -voto del 3 Dicembre e resa quasi inevita.bile da quelle stesse trattative. Filippo Turati scrisse alla vigilia dell'apertura deUa Camera che l'Estrema si era mostrata impreparata ~li avv(Hlimenti che si andavano svolgendo. Ora è bene sopratutto mettere in chiaro ciò che per imprepqrazione deve intendersi. Per noi, a parte le deficienze tecniche che nell' Estrema ci ·sono, e che non sembrano prossime a scomparire, perchè pochi vogliono specializzarsi negli studi, e tutti vogliono rivelarsi enciclopedici, occupandosi con grande superf.ìcialita di tutto, la debolezza :rivelata nell'ultima fase della vita politica del paese, in cui doveva spiegarsi un'azione positiva a complemento di quella vigorosamente negativa e difensiva spiegata durante l'osirurionismo, C(•nsiste sopratutto nella indecisione di molti sulla convenienza di saltare il Josso, di passare cioè nel campo monarchico e di partecipare quindi al governo della cosa pubblica sotto le presenti istituzioni, assumendo i relativi oneri ed onori. Siamo franchi: è indubitabile che in molti dell'Estrenia è vivo il desiderio di fare il passo, e noi che abbiamo dimestichezza con molti di coloro -nei quali esso si é fatto palese, possiamo anche assicurare che il desiderio nasce quasi in tutti non da volgare ambizione, ma da ferma convinzionG di. potere giovare àl paese immediatamente prest~ndo l'opera propria al governo, ed anche di preparare in appresso condizioni che rendano pi'u facile e più sicura la realizzazione degli ideali da tempo vagheggiati. Il temperamento sospinge qualcuno ad uscire dall'inerzia perchè più adatto a fare - e bene -, anziché a meditare, ad educare lentame.ntc, a preparare, avvenimenti che sfuggono al calcolo umano, e pei quali non si può assegnare alcuna scadenza fissa. Dei pochissimi mossi da vanita e da altri peggiori sentimenti non occorre dire. Costoro, pur convinti della convenienza di partecipare al governo sotto la monarchia, sono ancora ti tubanti, sia perchè un atto apparente men te con• traddittorio allo antiche convinzioni esercita una specie d'incosciente azi~ne inibitoria ; sia perché essi temono di affrontare la riprovazione degli antichi commilitoni. Intanto la decisione nel senso dell'accennato desiderio s'impone nell'intere~se di tutti. Socialisti e repubblica_,ni non possono che ricevere danno dalla permanenza nominale nello loro fila di uomini che nell'interno della loro coscienza se ne sono distaccati; essi riescono d'imbarazzo ai loro antichi amici, conducono vita politicamente grama e vacillante, e privano il paese del contributo che potrebbero dargli tante sane e vigorose energie. Si deve ricordare al proposito poi che- certi passaggi riescono cosa miserevole se a vvengpno in eta a vanzata, determinati più dalla stanchezza e dall'esaurimento per la lunga attesa, anzichè dal bisogno di farG e di agire a beneficio della qosa pubblica?. Questo inconveniente grave si verificò con molti uomini della sinistra storica e crediamo di non andare errati aftermando che si deve a tale circostanza in buona parte la cattiva prova fatta al governo. Di questo stato di animo si risentirono le,trattative tra l'on. Giolitti ed alcuni 1,10mini dell'Estremu. Gli errori commessi dal primo nella scelta di taluni col-

RIVISTA POPOLARÉ DI POLITICA) LETTERE E SCIEN~E SOOIALÌ 623 laboratori ed alcune pretensioni dei radicali" resero impossibile l'intesa. I radicali, sarebbe ingiusto negarlo, si credettero troppo indispensabili, pretesero troppi portafogli ed importanti, crearono una quistiorie morale dove non c'era o le detter_o pr0porzioni, che male si confacevano al live1lo morale dello stesso ambiente parlamentare.· Comunque la pregiudiziale morale rimaneva esautorata dai precedenti voti dati al Ministero Zanardelli e dall'entusiasmo mal celato col quale avevano accolto l'incarico dato a Giolitti di formare il Ministero. La quistione morale vera fu sollevata, con logica serrata, dai soli repubblicani che fan ca.po ali' Italia del Pop_olo, che l' imperniarono nello stesso on. Giolitti, che ritennero essere l'uomo immutato della Banca Romana e del 1892-93. Le_ altre questioni morali a scartamento. ridotto furono pretèsti, meticol?sità incomprensibili di fronte al meno, quando. si era disposti a transigere sul più. E .dovevano transigere ora necessariamente se non. avevano sollevato la pregiudiziale prima, durante il Ministero Zanardelli e appena annunziato l'incarico dato all'uomo che si torna a chiamare di Dronero. E mentre si accapigliavano i radi~ali dell'Estrema attorno alla .questione morale p1ccioletta da loro ingigantita, e si guardavano in cagnesco sacchiani e marcoriani distinti e separati dalle sole politiche antipatie personali, lasciando comprendere che riel ministero, se vi fossero entrati, avrebbero portato l'armonia che può regnare tra cani e gatti, non appare chiaro e lampante dalle e.pistole e dalle chilometriche dichiarazioni di voto che essi abbiano insistito sulla pregiudiziale logica e sostanziale del quarto d'ora, sulle spese militari. Se l'avessero posta sul serio e seriamente discussa, con grande probabilita sarebbero rimasti esclusi dalla compagine ministeriale; ma le trattative sarebbero state meglio condotte, e la rinunzia alla partecipazione al formando ministero sarebbe stata più dignitosa, più ricca di contenuto politico, più istruttiva ed educativa. Quella pregiudiziale sarebbe rimasta all'impiedi quando tante altre cose naufragano e scompajorio per costituire il fulcro di un programma pratico ed importante nelle future lotte elettòrali. Se il dissenso sulle trattative coll'on. Giolitti si fosse imperniato sulle spese militari, all'Estrema non si sarebbe imposta come una necessita, l'attitudine di recisa opp0sizione verso un ministero di cui furono ad un pelo di far parte parecchi dei suoi uomini, ed essa verso il Gabinetto Giolitti avrebbe potuto assumere quel contegno di benevola diffidenza o condizionatamente favorevole e condizionatamente av~ verso - come lo avrebbe chiamato Bertani - che tenne verso altri ministeri, se n0n peggiori, certamente politicamente non migliori dell'attuale o tecnicamente inferiori ; .recisa opposizione formale che non è nell'animo di molti deputati che risposero no colle labbra nell'appello del 3 Dicembre, ma che avrebbero voluto rispondere sì. E non fecero un mistero delle loro intenzioni nei corridoi ed entro l'aula sino all'istante in cui essi furono chiamati -a dare il loro voto. Gli errori e le incertezze dell' Estrema e specialmcn te dei radicali, infine, furono aggravati, o meglio essa in quelli errori perseverò, per la esagera a opinione, che nutriva sino a ieri sulle proprie forze. L'Estrema era convinta sinceramente che senza il suo appoggio non era possibile la formazione di un ministero mediocremente democratico, e che contr6 di essa non sia possibile di governare. Dimenticava con ciò : 1 ° che la parte dell'Estrema su cui un ministero avrebbe potuto sistematicamente contare - i radicali - sono meno. della dodicesima parte della Camera; 2° che in questo. dodicesimo abbondano i galantuomini mediocri, ma scarseggiano forse soverchiamente gli uomini davvero eminenti per energia di carattere, per intelligenza e per altre qualità brillanti o sode. Perciò la formazione piuttosto rapida del ministero da parte dello stesso on. Giolitti, che li aveva chiamati a collaborare con lui, colla loro esclusione produsse nelle loro fila disinganno amaro ed irritazione ; irritazione che sottolinea la loro attuale impotenza. Qualcuno si conforta affermando:- Giolitti abbandonato dall'Estrema è stato costretto a rinnegare i suoi propositi democratici e ad iniziare, per riuscire, un nuovo e forse peggiore tra~formismo. Siamo sinceri, come sempre, su questo tasto. Noi non rimaniamo convinti dalle dichiarazioni _delFon. Giolitti, che volle respingere ogni accusa del genere mettendo innanzi la fede _mantenuta al pr0gramm·a suo intorno a cui si sono aggruppati uomini di buona volontà. Anche Depretis disse sempre di avere un programma ! Ma noi dobbiamo ricordare che se la lue del trasformismo insozza il ministero Giolitti pel fatto che ne fanno parte alcuni uomini di destra o di centro, commise grave errore o fu cicca l'Estrema che della stessa lue non vide le macchie nel ministero Zanardelli. Tra i due ministeri c'è questa differenza in meglio ed a vantaggio del primo: Luzzatti intellettualmente e tecnicamente vale di più di Di Broglio; Tedesco non rimalile certamenfe. al disotto di Balenzano ... Eppure oggi realmente ci troviamo di fronte al pericolo del trasformismo; ma questo pericolo non nc'l.cque il giorno in cui fu formato l'attuale gabinetto, ma in quello in cui fu battezzato e cresimato dalla Carnera con una maggioranza schiacciante, che ricorda i peggiori e maggiori trionfi parlamentari di Depretis e di Crispi per la sua compos1z10ne qualitativa e quantitativa. Si <lira che il pericolo manifestatosi col voto era potenzialmente nel ministero ? _ I iente affatto. La genesi della maggioranza del 3 Dicembre va ricercata in diversi fattori estranei alla composizione del ministero: nella vigliaccheria di moW, ch'erano stanchi di non essere ministeriali; nella paura delle minacciate elezioni fatte da chi dette prova di sapere esercitare il jaust-re~ht; nella brama ardente di sfogare i proprii risentimenti e i oroorii odi vincendo contro l'Estrema. Se questa a-

.RIVlSTA POPOtARÉ DÌ PÒLITICA, LETTÈRE È SCÌÈNZE SÒCI.A.LÌ vesse votato col ministero, qualche ascaro le avrebbe tenuto compagnia_; ma la massa del Centro e della Destra, per la ragione dei contrari, avrebbe negato il voto all'on. Giolitti. . Nato il· pericolo del trasformismo, un poco per colpa di tutti coloro che lo deplorano, che cosa farà chi attualmente, forse contro il proprio desiderio e · contro i propri precedenti, lo rappresenta e Io conduce? Siamo nel campo infido delle profezie, nel quale non troviamo di nostro gusto di sprofondarci; perciò rinunzia.mo alle previsioni ed enunziamo un dilemma: o l'on. Giolitti si acconcerà a1la situazione politica nata dalle vicende della crisi, della sua risoluzione e dell'ultimo voto - e il suo nome pa8serà insieme a. quello di Depretis e di Crispi, lasciando al paese una eredità di malanni non minore di quella lasciata dai suoi predecessori in t-rasfo-rmismo ; o egli vorrà provvedere alla sua fama, tenendo fede ad un programma sinceramente democratico ed assicurando·· • al paese tutto il bene. che possono dargli le vigenti istituzioni saprà profittare delle occasioni propizie, che non potranno mancare. di presentarsi, per liquidare l'attuale situazione politica a sostituirvene una .nuova. Ma è chiaro che la verificazione di questa seconda ipotesi ha bisogno del concorso attivo dell'Est-rema. •.LA RIVISTA.. ILMERCATO INTERNO (Di unaparzialesolidarietàtra r~orde Su~) _La Carnera µi Commercio di Bari ha preso la lodevole abitudine di pubblicare annualmente un volume sul Movimento comme-reù1.lee della '}lavigazione della sua provincia, che pei riferimenti ai precedenti anni e per altre notizie che contiene, riesce di grande importanza, specialmente nel momento attuale in cui si discute, con tanto interesse, della rinnovazione dei trattati di commercio·coll'Austr~a-Ungheria, colla Svizzera e colla Germania. I Cominciamo da una,.confortantissima constatazione: il movimento c.ommerciale della provincia nel ventennio è aumentato, se non molto, certo notevolmente. Lo si rileva dai dati seguenti chf tolgo dalla pagina 222 del volume : Importazione Esportazione Media annua del quinquennio 1883-87 L. 82,510,845 L. 99,162,413 128,201,678 29 OtO )) quinqu. 1898-902 · » 100,771,300 » Aumento 22 O[O Tra i medesimi due quinquenni in tutto il Regno avvennero i seguenti mutamenti (1): Media 1883-87 >> 1898-92 Aume!lto Importa,-;ione L. 1,466,263,757 » 1,622,866,707 10 OtO ... Esportazione L. 1,048,277,320 » 1,364,020,070 31 010 (1) Nelle medie n n sono compresi 1 metal:i preziosi. Stando ai piagnoni del liberismo di oggi - non di quello di ieri: lo sappiamo dalle confessioni di Fa,,,_ cett e di Farrar - noi dovremmo versare lagr1me copiose, perchè l'esportazione è aumentata per tutto il Regno, in una proporzione più che t-rpla della importazione; invece dovremmo reputare fortunatissima la provincia- di Bari che vide aumentare la propria importazione in una proporzione non molto minore della esportazione. Ma io che non appartengo alla setta dei De Viti e de'i De Marco per. un mondo di ragioni, che ricorderanno i lettori che mi hanno accordato l'onore di seguirmi da- molti anni, non sono dello stesso avviso e dal fatto che la esportazione nella provincia di Bari non aumento nelle stesse proporzioni che nel resto del Regno argomento che fu minore il suo progresso (1). Ciononostante a nessuno potrà venire in mente di affermare che nella provincia di Bari non ci sia stato progresso tra i due periodi. Questo progresso della pr0vincia di Bari - dato il carattere rappresentativo di tale provincia per il Me_zzogiorno - é interessante, e mostra che quella nobile· e laboriosa regione si è rifatta già daJle perdite notevoli che le inflissero le Tariffe generali del 1887 e la guerra economica colla Francia ; infatti nel _quinquennio (1888-1892) che seguì a quell'anno fatale, la media deUe importazioni discese a L. 69,307,419 e quella delle esportazioni a L. 81,689,335. I progressi della provincia di Bari si potranno meglio apprezzare dallo incremento di talune importazioni e ancora meglio da quello dei consumi. Per questi speciali dati la pubblicazione pregevole della Camera di Commercio non permette - e me ne dispiace - di rimontare sino al quinquennio che precedette l'applicazione delle Taritfe del -1887; ma quello che dàl messo in confronto - in parte - col resto del regno giova assai. . Sono notevoli queste impor:'tazioni perchè indicano aumento d'importazioni di prodotti, che indicano alla loro volta aumento di produzione locale : 1894-~6 1897-99 1900-902 Carbon fossile Tonn. 33,108 32,661 40,357 Tavolame Numero 731,343 652,032 931,688 Tra vamè » 45,910 216,276 70,333 Il redattore del volume, che dev'essere il Presidente Dc Tullio, incline _alpessimismo, cerca· togliere il significato all'aumento nella importazione del carbon fossile, avvertendo che « al suo consumo con- « tribuiscono fortemente non solo i piroscafi, ma << anche le strade ferrate ». Di rimando osservo che le strade ferrate e i piroscafi contribuirono al consumo del carbon fossile anche nel triennio 1894 9G. Se realmente poi l'aumento sulla importazione del carbon fossile fosse stata determinato da un aumento nel consumo dei piroscafi e delle strade ferratè, il fatto in sè costituirebbe (l) A vYerto, a scanso di equi voci, che l'intero movi • meuto commerciale della provincia di Bari colle altre provmcie del regno e coll'estero, non è paragonabile esallarne te col movimenlo di tuLto il Reg o, solo per l'estero.

1.tlVISTA POPOLARE Di POLÌTICA, LETTERE È SCIENZE SOCIALI 625 setnpre un indice sicuro· di sviluppo della vita ~conomica locale (1). Ma indici piu sicuri dell'incremento del benessere economico nella' provincia di Bari si hanno da1la Tabella dei consumi solo dal 1898 al 1902 che si trova a pag. XXIII-XXIV e che si riferisce al grano, alla farina, al pétrolio, ~l caffè, allo zucchero ed ai filati e tessuti di cotone. L'autore della relazione la fa seguire da queste testuali considera.zioni : « La tabella ci permette le seguenti constatazioni · << percentuali : mentre la popolazione nel_ 1901 sa- « rebbe aumentata dell' 1,6 0[0, in confronto del 1898 << il consumo del grano, sempre _.in confronto del « 1898, aumentava nel 1900 del 35 Oro, nel 1901 del << 45 0[0 e nel 1902 del 48 010- Per il consumo dena « farina dobbiamo limitarci al solo triennio 1900-902 « constatando ch'esso è cresciuto 'del 18,70 010 nel << 1901 in confronto del 1900 e del 39,38 010 nel « .1902, sempre in confronto col detto anno. » · << Quanto al petrolio il suo consumo, in confronto « del 1898, aumenta deJI' 11 010 nel 1899, del 13 010 « nel 1900; diminuisce invece del 2 010 nel 1901 e « torna ad aumentare, ma solo del 9 010, nel 1902. >> « Il caffè segnò un continuo, ma non costante au- « mento nel consumo ; in confronto del 1898, negli e: altri quattro anni in esame, esso segna rispettiva- « mente un aumento del 41, del 26, del!' 81 e• del « 41 Oro (da quintali 1345 nel 1898 a quintali 1900 « nel 1902). » « Lo zucchéro, con strana anomalia, non solo non « segue come proporzione, ma nemmeno come an- « damento, la curva del consumo del caffè; infatti nei « quattro anni 1899, 900, 901, 902 esso segue in· con- « fronto del 1898, la seguente stranissima curva: « aumenta del 5 010, diminuisce del 7 Oro, _del 10 Oro << e poi .ancora del 10 010, >> - << I filati e i tessuti di cotone segnalano nel loro << consumo in confronto col 1898 una costante dip-1i- « nuzione che arriva al 24 010 nel 1902 )) (da quintali 30,487 nel 1898 e quintali 23,364 nel 1902). ~< Da questi pochi dati, non è lecito ricavare una « qualsiasi conclusione d'ordine generale, ma si può, « p~rò, constatare che in ultima analisi, -la nostra « provincia, se non .ha subita una vera depressione « economica, nondimeno ha progredito nelle quote dei <<. suoi consumi fondamentali in modo non del tutto « soddisfacente. » · , « Il consumo del grano per abitante nella nostra < provincia, che nel 1898 era in media di.122.kg. circa << (per abitante), è salito ~el 1902 a, 178 ; il che messo . . (1) Per .uno dei due fattori di.~umen tÒ, la navigazione, nello stesso volume si ;trovano dei dati, che non stai·e·bbero in relazione diretta colla 'importazione del carbon~ . Ni1,m, dei bast. Tonri. di a1~riv.e part. staz~a Trienn. 1894-96 Totale ·25,608 9,687,685 » 1897-99 » 81,658 ll,2l:J3,866 · > 1900-902 » 28, t 42 I I, 162,830 Nel secrndo triennio in ·cui si ha la minore imporla• , zione di carbone dell'intero periodo ci fu il più forte movimento della navigazione. « in confronto con la media del regno, la quale è « stata rispettivamente di 119 e 147, riesce di qual~ « ~he_conforto, sebbene si spieghi col fatto che, men- «. tre da noi la base del vitto p·opolare sono il pane « e le paste, in molte altre provincie essa é del tutto « diversa. » « Il consumo del caffè da i63 grammi, qual' era « nel 1898, è salito a 226 nel 1902; e inv~cc quel1o << dello zucchero da 1270 'grammi, qual'era nel 1898,. << sempre per testa di abitante della nostra provincia, « sarebbe disceso a 1_248 grammi. » · << Più sconfortante invece è la· curva decrescente << del consumo dei filati e tessuti di cotone; e infatti « la quota individuale di consumo, che nel 1898 era « di 3693 grammi, discende nel 1902 à 2789. >> << Per il petrolio infine si verifica un aumento; per « quanto· leggero, e solo nel limite di tempo in esame, << com'è gia stato avvertito. Infatti mentre nel 1898 cc la quota era di kg." 3 e ,gr. 203, nel 1902 fu di kg. « 3 e gr.581 (1). · << E ciò é tanto più significante e insieme strano, in << quanto il fenomeno segu~ una curva del tutto di- « versa per il regno. La quota di consumo per abi- « tante del regno, infatti, che nel 1892-93 aveva su- « perato i kg: 2, e 500 gr. è andata costantemente « decrescendo fino ad essere nel 1901-902 di 2227 << grammi ». .. La conclusione generale di questi dati è assolutamente confortante, contr_o il parere dello scrittore del volume della Camera di Commercio di Bari. Infatti noi troviamo tra gli estremi del ventennio 1883-1902 un aumento nella importazi0ne e nella esportazione; c'è aumento neJla navigazione per il numero e pel tonnellaggio dei bastimenti in arrivo e in partenza pel de~ennio 1893_-1902; e infine nel quinquennio 1898-:-1902 ç'é: 1° aumento nella importazione dei pro- .dotti che indicano aumento _di produzione e di benessere - carbon fossile e legname_; 2° auqiento nei ·consumi necessari (gran.,o, farina, petrolio) ; 3° a.umen to in un consumo che nel Mezzogiorno ~i può considerare di lusso (quello del caffè). . , Il punto nero sarebbe rappresentate dalla diminuzione nel consumo dello zucchero e· dei tessuti e filati di cotone. Pel primo indubbiamente si deve trattare d~ una .semplice apparenza determinata dal contrabbando o dalla facilita maggiore coJla quale il consu~o dello zucchero sfugge alla. rilevazione statistica dopo che in Italia si è enormemei1te sviluppata la produzione deHo zuc~hero, d_i ba:1 ba.bietola_ (2). In quanto alla diminuz.ione dei filati e tessuti di cotone s1 potrebbe \ J ._. (1) Le cifre date nel volume della Camera di -Commerc· o sono rispetr·vamente·kg·. 3;2Q e kg. "3,4'3. Ma sono sbagliatP, certo per un errore di stampa. - (2) Precisamente nel quinquennio in cui si è verificata la diminuzione del consumo dello zucchero nella provincia di Bari, in Italia si è sviluppata con progressione che si avvici .a alla ~eometrica la produzione locale. L'introito per tassa di fabbricazione eh' era stato di lire 4,013,465 ·nel 1898-99 arrivò nientemeno clw a lire 64, IFi,002 1 ,el 1902-903. ( Statistica delle tasse di fr1.bbri· eazione dal 1° luglio 1902 al 30 giugno 1go3, p. 78).

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