Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 22 - 30 novembre 1903

.. 594 RIV A POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI che essi non hanno fatto nulla per ottenerle, e che anzi - appello e giornale son là per provarlo - si sono opposti a che gli altri, con le buone o con le cattive, ottenessero qualche cosa. · Sta in fatto che l'Austria e la Russia cercano di pescare nel torbido della questione balkanica. E' fuor di dubbio che la Russia per i suoi fini politici ha fomentato_ ed aiutato, e fomenta ed aiuta la rivolta BulgaroMacedone. Ed è anche giusto che bisogna in ogni modo impedire che le popolazioni balkaniche cadano sotto l'ìn:flu~nza o il possesso di una di queste due grandi potenze' europee. . Ma tutte queste ragioni non ci fanno neppur lonta- . namente supporre che un popolo o più non abbiano il diritto cli sottrarsi aÌ governo che a loro non piace, e dal quale credono lesi i loro interessi, i loro diritti e là loro nazionalità. Pocò importa a noi se i bulgaro-macedoni vogliono ~ssere governati dal Principe di Bulgaria, o vogliono :rendersi del tutto indipendenti. Sta in fatto cùe essi non vogliono più essere governati dal Sultano turco, o ll:1!1,enovogliono essere governati da lui quanto meno è possibile. E per realizzare que~to loro desiderio si sono ribellati. Gli albanesi, fedeli al governo ottomano, si sono messi contro i ribelli e li hanno combattuti. Se sia vero o no che gli Arnauti - una parte degli albanesi -- abbiano commesso incendi. stupri e massacri, noi non sappiamo. L'articolista sul giornale afferma di no, e_quantunque il tono col quale l'articolo è scritto ci faccia pensare che potrebbero anche essere vere le accuse dd massacri, noi vog]jamo crederlo su parola. Ma dobbiamo pure dire che se gli albanesi &.ono stati omessi,_,<'lalla rappresentanza delle popolazioni clte chiedono riforme è stato in seguito ad un ragionamento molto logico. Essi hanno· combattuto quelli che chiedevano, dunque non devono aver nulla da chiedere. · Ora poi, visto che gli altri qualche cosa, sia pure pochissimo, banno ottenuto, vengono anch'essi l:I, dire che vogliono riforme, ed accampano il diritto ,di essere rappresentati alla commissione mista di Monastir. Un maligno direbbe che essi vogliono cavare le castagne dal fuoco con lo zampette del gatto: bella favola di Esopo, ma sovente impraticabile al mondo. Del resto essi dimandano riforme che, dato il carattere e la costituzione della nazionalità Albanese, ci sembrano poco possibili. Chiedono la riconoscenza ufficiale della chiesa e della scuola Albanese: Quale "I Il popolo Albanese è composto di maomettani,· di cristiani, di ortodossi: l' << Appel » è firmato da quattro maomettani, da tre cristiani e da quattro ortodossi. Ecco un rebus che anche il Sultano, con la .su~ ben nota scaltrezza, non riuscirà a risolvere. Quanto all' amnistia, visti i buoni servizi resi dagli Albanesi al governo Tur,10, il Sultano la potrebbe anche concedere. Chiedono anche, e prima di tutto, la riconoscenza della nazionalità. E qui sta lo scoglio più grave. Due villayet compongono l'Albania, Shkadra e Janina,, negli altri tre villayet, che gli Albanesi dicono abitati in maggioranza da loro, vivono Bulgari e ì\facedoni e in qnesti tre, Monastir, Ueskiib e Salonicco, gli Albanesi sono andati a rimettere l' ordine. Notiamo, passando, che il << Times » del 24 u. s._recava una corrispondenza da Sofia in cui ò detto che nei villayet di Monastir e di Kossovo durano i massacri di Cristiani. Un egregio medico albanese. d' Ita.~ia in una lettera privata a noi diretta in difesa di questa nazionalità Albanese dice : ,, L'Albanese ha diritto di vivere in terra propria, quel diritto umano che deve essere ~rispettato sia qualunque la razza e la religione che un popolo professa>> e sta bf\ne; il ragionamento corre a 61 di rasoio. Il dottore in discor.so poi, l'iuticolista e l'appello si dolgono clie la Turchia, abbia ceduto al Montenegro, alla Serbia, alla, Grecia e alla Bulgaria dei territori a scapito della nazionalità Albanese. Il· p1·imo osserva che d:Li territori ceduti alla Serbia gli Albanesi dovettero fuggire in fretta abbandonando case e poderi. È certo che in quei territori gli AlbaI;J.e.si non erano la gran<le maggioranza; bisogna dunque escluderli cl.alla questione della naziònalità fOIDe pi:obabilmente bisogna escludervi i villayet di KoWsovo, Mopastir e Salonicco. La grande quistjone che si a,gita nella penisola Balkanica è ·più alta che una semplice questione di riforma. È tutta una questione d'indipendenza da un potere che è diventato un' anacronismo. Ora contro questo potere i Macedoni, i Bulgari insorsero e ·insorgono; percht\ gli Albanesi non colsero l' occasione e fecero altrettanto "I In un capitolo del suo breve ma interessantissimo libro « In Albania », Ugo Ojettj scrive: « Noi intanto parliamo di una coscienza Albanese, e tutta l' Europa, meno l' Austria, si illude che. deutro i confini geografici dell'Albania, ~a Vallona a Usekiib, da Prevesa a Nowibazar, tutti sappiano cosa vogliouo e tutti vogliano precisamente l'autonomia .. Invece questa è una favola. )) Ed altrove: « Chi potrà, e quando, fare di questi individualisti spietati ed anarchici una nazione compatta e concorde 1 D. · Ci pare che queste parole rispondano al dottore italoalbanese, all'articolista e all'appello. Gli Albanesi hanno volnto essere fedeli al Sultano, e hanuo voluto essere politici. Non hanno chiesto niente - pur avendo il sacrosanto diritto di chiedere e di ottenere - qual meraviglia se all'ora delle concessioni sono stati dimenticati "I Certamente l'agitazione che ora comincia in Albania - o per dir meglio si riacutizza - non rimarrà infruttuosa, ma è certo che la· questione Balkanica non sarà risoluta soddisfacentemente per le popolazioni Balkanicbe finchè non avranno saputo mettersi d'accordo per agire simultaneamente e concordemente per ottenere l'autonomia dei vari governi e la indipendenza dal dominio Turco. La fedeltà al Sultano è la più cattiva, la meno risolutiva delle politiche. E ci pare· che dal trattamento che è loro stato fatto questa volta gli Albanesi abbiano dovuto impararlo. Noi. I fatti d1 Innsbruck (Atla DemocraziaItaliana). Curanti solo di quello che ci sembra il beue del nostro paese e il mezzo più sicuro di sviluppare le istituzioni -democratiche per pervenire al conseguimento dei nostri i.d~ali politici e sociali, non poche volte abbiamo affrontato l'impopolarità e disgustato amici carissimi sostenendo cause che apparivano contrarie ai principii nostri o alle tradizioni J.el nost,ro popolo. Tale è stato il ca~ìOin quanto al nostro modo di vedere pei rapporti coll'.Aust-ria-Uugheria. Per noi - lo rip~tiamo anche in q~esto moweuto ◄

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