Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 22 - 30 novembre 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 591 pnn ito, perchè ha detto la verità, da qnelli stessi che sono incaricati di eseguire la punizione di quelli che veramente non dicono, o secondo verità e giustizia non a<Yiscono ~ L'amministrazione delle carceri - di tutte le o carceri italiane - è dunque al di là, al di sopra. della lecrne tanto che non se ne possono dire in :vroposito le 'C>O l verità che si sanno? Un uomo interrogato dal Tribunale deve dire la v·erità; e come potrà, come oserà òirla, s'egli, essendo detenuto, saprà che ne sarà punito? Ma questo sovverte tutto l'ordine delle cose naturali e sociali. Il direttore di Regina Coeli è più potente dei ministri, del re, della nazione ; il direttore di Regina Coeli e i suoi dipendenti diventano delle entità sacrosante, onnipossenti, insindacabili; hanno diritto di vita, e di morte. Fra loro e Dio Eterno stà questa unica differenza: che a Dio gli uomini qualche volta rimproverano di non aver fatto bene il mondo e Dio lascia dire; costoro non )asciano dire e se trovano chi è tanto audace da dire puniscono. Ma questo è intollerabile! Ma questo mette addosso fremiti di paura d'essere cittadini italiani! Se il caso D'Angelo, se il caso Albani fossero isolati si potrebbe dire : <r È il risultato della inumanità, della ferocia d'uno o di pochi uomini 1>; ma no : quei casi sono l'esponente del sistema; e questi nomini accusati di assassinare i detenuti, di violare la grande legge morale che impone all' nomo d' essere veritiero, sono come tutti gli altri che custodiscono i detenuti e amministrano le carceri. Questa volta non sono riusciti a farla pulita, ecco tutto. E come i Dovremo dunque aspettare che questi colpevoli vengano ad accusarsi da sè medesimi, che commettano il delitto con tanta brutalità che si scuopre da sè stess~, perchè noi possiamo, una volta tanto, sollevare un lembo di quel velo oscuro che nasconde le crudeltà raffinate, le ferocie, le infamie che si commettono nelle carceri italiane ? Bisogna cambiare il sistema. Bisogna che il controllo possa essere esercitato liberamente dai rappresentanti della nazione, senza permessi, senza preavvisi, in ogni ora del giorno e della notte, per il solo fatto che essi sono i rappresentanti e devono essere i custodi dei diritti e della esecuzione delle leggi nazionali. Questo · porta la necessità, d'una riforma radicale - riforma di uomini e di regolamenti - nel l' amrninisti;azione carceraria. E non è soltanto nell'amministrazione carceraria che bisogna riformare, trasformare, cambiare molto. Si è parlato lungo tempo della Riforma Giudiziaria, e se ne parlerà lungo tempo ancora. É una gran bella cosa una riforma promessa; il guaio è che la riform,1, - se non eseguita con concetti pratici, spregiudicatamente ed anche, quando occorre, ·più contro gli uomini che contro le cose-non cava un ·ragno dal bnco. È necessario che di pari passo con la riforma proceda il controllo sicuro, la possibilità dell'accertamento, perchè la riforma non risulti inefficace, non rimanga lettera morta. L'Italia· è la terra prediletta dell'accademia. Le chjacchiere, belle, sonore, retoriche, rimbombanti, vuote :fioriscono da noi come i funghi velenosi; e su tutti i soggetti si chiacchiera, si chiacchera 1 si chiacchiera a perdita di fiato, a esaurimento di polmoni, di pazienza, di buon senso in Parlamento é fuori; eppoi~ Eppoi le cose rimangono come erano prima. Si chiacchierò di riforma della polizia; cosa n'è resultato ~ L·arresto del D'Angelo è là per dirci che furono chiacchiere. Il più innocente, innocuo, candido cittadino italiano è alla mercè della l ignoranza, della stupidità o della.canaglieria del primo poliziotto venuto. Noi abbiamo dei sistemi assurdi; dei vecchi metodi nei quali si esplica tutta la onnipotenza e la meticolosità idiota della burocrazia : carte, fedine criminali ; fogli, fogli, fogli ; si ha il rispetto, l'adorazione, il santo timore di tutte le indecifrabili zampe di mosca degli scribacchini al servizio del governo; e alla inviolabilità di questi sistemi, alla valutazione dei pezzi di carta, alla deferen_za per le zampe di mosca, noi sacrifichiamo la libertà personale che la polizia non rii spetta mai - l'arresto del D'Angelo non è unico - Ja verità, la giustizia, la vita di cui la burocrazia· e le amministrazioni carcerarie fanno tranquillamente sc~mpio !... E ci diciamo civili! « Cose da pazzi» dice un nostro amico. * Un socialista che ragiona sui trattati di cmnmercio. - E' Ettore Ciccotti ; e ne scrive nell' Avanti! ponderatamente e senza lasciarsi tr~cinare dalla monomanìa liberista. Egli comincia dal rileval'e pel dazio sul grano che la quistione « non si restringe nei termini di una questione doganale, ma assurge ad importanza ancora più alta pel posto, che ha in tutta la finanza e l'economia nazionale; onde anche noi che ne abbiamo sostenuto l'abolizione, non abbiamo potuto concepirla se non "come graduale, in un certo giro di anni, e connessa a tutta una serie di provvedimenti atti a rilevare e intensificare l'agricoltura. <r E' questione, dunque, questa che va trattata e ri- _soluta con le più grandi .questioni di politica e di amministrazione interna, di tutto l'indirizzo generale dello Stato, insomma ». Dopo avere ricordato che interessi agricoli e assai importanti ce ne sono nel Settentrione, alla falange devitesca che dai trattati di commercio p~incipalmente sperano la risurrezione del Mezzogiorno, dice: « Credono pure molti - e di- qui f~rse l'iperbole nel parlare dei trattati di commercio - che noi risolveremmo ogni questione e prov"."ederemmo a tutti i nostri interessi, solo che tornassimo ai trattati anteriori al 188ì. L'Italia meridionale ha avuto indubbiamente grande detrimento ddlla nuova politica dogan~le inaugurata in quel tempo e si sarebbe giòvate di".una diversa politica, mettendo a profitto alcune sue condizioni fav~wevoli in quel tempo. Ma quelle condizioni sono variate, e sono cambiate sopratutto le condizioni dei paesi concorrenti e importatori, in modo che, col mutarsi o col ristabilirsi di uno de' termini, non si viene per ciò stesso a ristabilire lo stesso risultato ~. Ora tutto questo precisamente è quanto da parecchio tempo, senza badare ai latrati dei cani accademici o piazzaiuoli, andiamo sostenendo noi con calore e con sincerità, e se tali idee non fossero state riproposte da un socialista e in un organo socialista che ha la con- . segna della cospirazione del silenzio verso la nostra Rivista, l'opera nostra lealmente avrebbe dovuto essere ricordata. . Il Ciccotti invece si limita ad accennarvi con un enigmatico nientemeno che si riferisce alla contesa nostra colla setta - setta in certuni - liberista (1). Che cosa voglia dire quel nientemeno non ci curiamo (1) Q~el nientemeno ~ tanto str~no che _lo stesso on. Ciccott1, con spontaneità e cortesia, ha scntto al nostro direttore di non avercelo· messo lui nell'articolo. **

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