606 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE È SCIENZE SOCIALI bitarne quando non si vede chiaramen~e, an_zi non si vede affatto, che ci sia nei provved1ment1 esc?- o-itati dal Ohamberlaiu nn serio e reale vant~gg10 per la nazione che li adottasse. . Se l'lno-hilterra fosse un paese sufficientemente ao-ricolo da bastare, o quasi, a se stessa, anche s~ 1è..., sue colonie fossero colonie di soggetti e non d1 cittadini -liberi e di governi autonomi, il protez~onismo si capirebbe, ed anzi si imporrebbe da se; ma l' Inghilterra non è agricola; la sua &'rand~ forza, è l'industria; essa trasforma la matena prima il materiale rozzo, e l'affina. E' bene dunque pcn: l' iudnstria iugles3 che la materia prima le o·iuno·a senza dazi, e che il s·..10 sostentameuto le ~rri ,i snl mercato al più b~1,ssoprezzo possibile. < Il protezi01tismo non è dmique l'arma migliore per la difesa e lo sviluppo dell'Impero .. 11 Ollamberlain ha avuto il torto d1 fare una questioue economica, le\ dove 110n doveva che fare una questione politica. . . . Il sentimento imperialtsta era, s1 voglia o no, piaccia o dfspaccia, sentito dalla grandissima mago-ioranza della nazione. Il fatto che su questa que- :tione i partiti politici Inglesi, fino a ieri tallto compatti, si sono disgregati e si rin~ uovano che nuove orientazioni si acceunano sdl'orizzonte della politica Inglese dimostra chia!amente che q~rn~to sentimento - nato dalla coscienza della. vast1ta e della forza dell'impero - era il sentime11to uou definito ma, pure latente e potente nella coscienza della collettività Inglese. Chamberlain con la sua parola. e con la sua azione ha resa tano-ibile quasi, questa mera.\·igliosa intuizione· dei su;i connazionali. Bgli li ha, <le:- 1$tati ed ha spiegato loro il loro sogn? .. Il male ~ che eo-li voo-lia realizzarlo con mezz1 malleg-ua,t1 allo s~opo. Egli parte da premess_e logiche, ùa constatazioui che i fatti e i tempi confermano, pe~' nrrivare a conclusioni che i fatti e i tempi pa.ssatt dimostrano erronee. La, questione delh Greatest Eii.c;lct(i~ è. pi~ eh~ economica anzi è completamente al <l.ituon dt ogm economia. 'B' una questio11e <li iutesa politica <·on alcuni e di imposizione politica su altri. Le condi,r,ioni in terne del paese ci con t.ribuiscono hen poco; e per niente un tl'a.ttamento di favore _alle colouie. Anzi un maturo esame della quest10ne couduce a questa co11clusione: il prntcziouiswo immiserendo la classe opera,ia Inglese e per conseo·uenza l'lnghilterr-a,, le renderà più difficile la difesa disinteressata delle colonie come essa ora fa· ed è cert,o che il giorno in cui le colonie dovr;nno pensare a contribuire con la J\Ia<l.repa~,ria alla loro difesa, giudichera1ino che lo possouo fare eu·ualmente bene <la sè. E sarà quello un brutto giorno per la potenza inglese. E' dunque al difuori del protezionismo che Chamberlain avrebbe dovuto cercare la base d'operazione in favore dell'Impero; è in quel sentimento della forza che è parte stessa. della coscieuza lngles8 · è mettendo - Oecil Rhodes lo indicava nel suo t~stamento - i propri coucittadini e le nazioni d'Europa e cfArnerica diuanzi alla 9-uestione politica. Ohamberlain avrebbe dovuto d1manJare al popolo Inglese, non già di mangi_a.re meno e <l.! pagare più cari i suoi _viveri, ma _s1b ene. se egli voleva essere il dommatore, ed 11 conqmstatore ad ogni prezzo, a<l ogni costo. Ohamberlain a-:- vrebbe dovuto dimandare al popolo Inglese se egli a nome della Nazione poteva porre l'Europa, oggi o domani, tosto o tardi - quando il momento si fosse presentato opportuno - dinanzi a questo dilemma: o voi soggetti dovunque sul mercato mondiale alla nostra potenza economica, o voi soggetti alle nostre· armi; e dato lo spirito e la coscienza del popolo inglese la risp?sta non sareb1?e stata clubbia se anche non is_p1rata ad eccessi va saggezza.' Ma il Ohamberlain ha creduto di potere iniziare una, guerra di tariffe -- s'è immaginato che il ,P?- polo che lo aveva seguìto nella guerra sud-Africana lo seo-uireb be ancora - malgrado lo spettro della' farne O che nella lotta i libero-scambisti gli ànno agitato avanti alli occhi-; invece ... invece no. Il popolo Inglese ha fatto sentire che se pe: lui l'era delle conquiste bellicose non è ancora chn~s~, è chiusa però - e da lungo ~empo - la pos~1b1lità d'una grande - volont~r1a - _trasformaz1on~ economica. Verso questa gh Inglesi - ,co~ue _tntt~ i popoli - vanno; ma ci Yanuo p~ro .t1rat1 pe1 capelli : e la loro resistenza. al protez1omsrno; malgrado le loro velleità imperialiste, è lì per provarlo. A. AGRESTI. Ilpresemntoevimento rivoluzionario di Spagna Ne' primi giorni dell'anno 1903_ una notizia ~or~e l'Europa destando dovunque una. m_tens_amarav1g~1a: a Castellon de la Plana in provmc1a d1 Valenza 115 gennaio alcuni deputati_ alle Cortès in nom_e~ei repubblicani catalani e valen~ani aveva?o rmmto ~~ imponente meeting., ?ove dur:ostr_atas1 la !1ecess1t3: dell'unione di tutti 1 repubbhcam spagnoli, fin qm divisi e impotenti, erasi costituito 1;1-Pnartito R:epubblicano Nazionale Spagz:iuoloe nomm,ato ?apo.~1colas Salmeròn, profassore d1 filosofia all Umvers1ta ~adrilena e antico presidente d' una fugace repubbhca spagnola. . . . . Questa la. straordinaria notizia che molti tennero per una solenne gonfiatura, non di;:1enti~hi eh~ non per nulla è la Spagna la patria dell ingenwso ludalgo don Quiseote ma sulle brevi notizie che tra un lungo telegramma ~fficia!e e l'_altI'ola Sfef?ni !rov~v~ modo di intercalare per 1 suoI abbonati d Itaha, SI vide che se non nelle vaste proporzioni da prima credute pure un grosso movimento rivoluzionario esisteva nella Spagna, noh più carlista o in qu1;lunque altro. modo realista, ma veramente democratico e repubblicano. La cosa stupiva: si sapeva esistere una Spagna, ma molto come espressione geografica; dopo la guerra con gli Stati Uniti, espulsa dal nuovo mondo, cadut~ nell'infima abbiezione gesuitica, noi ~l'e v~de':amo. di tanto in tanto il nome o a proposito d1 sc10per1 e · rivolaimenti convulsivi che scoppiavano d'un tratto e d'u~ tratto cessavano, o a proposito del reuccio che sta va per ascendere al trono, o ancora in certe statistiche che cert,) le facevano poco buon nome. Don Carlos, ormai quasi morto alla sua eterna pretendenza, si limitava a mantenere in Ispagna _qualch~ società carlista che inviava alle Cortes pochi deputati e se ne viveva quieto nella quieta Venezia, spettacolo pieno di filosofia umana per coloro che lo vedevano passeggiare s~ e gi~. ~iazza S..Marco con la moglie e il bel cane; 1 gesmt1 Impe~anti ali~ cort~, al parlamento, nella capitale, nelle città, nc1 paesi, dovunque· miseria e ianoranza nel popolo, tracotanza nella nobiltà: ecco q~anto si sapeva ~ella Spagna. Pure qualcosa anche li fermentava e 11tempo non scorreva inutile nel suo eterno ritmo, ma lento lento si maturava un movimento rivoluzionario che non è lungi dallo scoppiare in tutta la sua violenza. * * Tutti sanno: monarchici e gesuiti costitu!scono in Ispagna una unità inscindibile .e la bat_tagha contr~ gli uni diventa sovente arr:ia d1bat~atsha contro gh altri. Più che un vero ant1monarchrn1smo vedemmo
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