Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 22 - 30 novembre 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 599 tori indipendenti, che fu sempre il caposaldo del programma economico del Partito repubblicano italiano "· Ed ancora : « Il movimento dei Sindacati deve dirigersi anzitutto a rendere normale la contrattazione collettiva del· lavoro, e ad allarg,:ire i vincoli di solidarietà fra gruppo e gruppo, per modo di sostituire in fatto progressivamente una realtà federativa internazionale di fianco ed in contrapposto alle distinzioni territoriali degli Stati, onde il principio monarchico e la politica dinastica traggono pretesto alla loro consistenza ». A richiamare poi quanto distinse sempre l'azione repubblicana e ne costituì costantemente quasi l'essenziale carattere, la nota specifica, si aggiungeva che: « ad un utile concorso in questo movimento devono dirigersi tutti i fattori della vita sociale e politica, e quindi importa affermare espressamente la necessità di non trascurare in esso anche l'elemento giuridico e morale ». Come proposizione d'ordine generale, sarebbe un po' difficile che quest'ultima non fosse accettata da un solo degli appartenenti alla generica democrazia italiana. Però proprio adesso occorreva, secondo noi, richiamare questa tradizione nostra, dopo ·che anche i socialisti mostrarono di accorgersi e di riconoscere che l'elemento morale, nella vita collettiva, dopo di essere stato un prodotto, diventa alla sua volta un fattore; e così pure l'elemento politico, per quanto la maggioranza di essi preferiscano fermarsi ai problemi parlamentari che salire al problema istituzionale; e cosi infine l'elemento giuridico, se anche sia di ieri il dileggio per la propugnata « codificazione della libertà » o << scodificazione dell'arbitrio » dell'arnico Arcangelo Ghisleri, che parve invece suonare come il la della ultimissima e più. ardita intonazione democratica nei dolorosi travagli dell'umoristica recente incubazione di quel Ministero radicale, che poi non venne alla luce. Dopo eiò ognun vede come non siavi contradizione fra il volere un'azione esclusivamente di classe nell'interno delle organizzazioni di lavoratori, e l'affermato obbligo, per ogni repubblicano, di propugni:ire gli interessi comuni ai vari gruppi <li·concorrenti e di contendenti. Si tratta di un puro omaggio al principio della divisione del lavoro ed a quello del rispetto alle singole competenze. Esclusa la irreducibilità e la generalità di una lotta· fra due sole classi di contendenti nella società umana, riconosciuto l'aggregarsi di interessi comuni ed affini, ne accade che ogni speciale organizzazione sorge e vive in quanto adempia al compito di curare quegli interessi che _determinano la sua formazione. Se pensa ad altro, se fa altro, distrae la propria attività, la impiega male perché non è adatta a rispondere a questo còmpito diverso, la sciupà in quanto anche l'energia vitale di ogni organismo è proporzionata alle funzioni ch'esso è chiamato ad esercitare. Ecco tutto. Ma siccome vi sono comunioni ed affinità di interessi ristrette, e ve ne sono di larghe e di larghissime, fino ad abbracciare tutto lo Stato, e magari anche la nebulosa in via di condensazione di quella « societas omnium gentium », la cui rappresentazione comincia a concretarsi alquanto nella mente umana, - così ne accade che l'individuo farà bene se, agendo come membro di una data organizzazione, non si curerà che delle ragioni di questa, ed agendo invece come :membro di una organizzazione più. vasta si preoccupi alla sua volta tlelle ragioni di quest'altra. · Ma non sono prevedute le ipotesi di conflitto. Certamente I perchè di esse è impossibile una determinazione ·a priori. Si tratta in questi ca.si di una valutazione inafferrabile di più. e di meno, per chiarire la quale possiamo anche lasciar qualche cosa da fare ai posteri. La buona tecnica positiva vuole che, an- ~ che per le cose sociali, si lasci sempre aperta la partita delle « spese impreviste )), * * Dopo tutto, p~r chi ha la massima n.ducia nella libertà, è lecita la supposizione che in regime di vera e larga libertà, non soltanto politica, le cose si adagieranno facilmente, secondo l' espressione del Vico, « nelle loro naturali condizioni ». Ed è a quest'ultimo Iato della questione che si è cercato di dar forma con l'altra proposta di delibe-. razione, dalla Rivista Popolare trovata. vaga, e che qui trascriviamo : « Che l'azione economica di tutto il Partito debba dirigersi, per intanto, a togliere dalla legislazione vigente civile e penale ogni disposizione la quale contrasti o restringa il libero gioco delle forze e dei gruppi economici in conflitto, e ad ottenere che alle organizzazioni di qualsiasi genere sia f0rnito il mezzo per affermarsi praticAmente nel campo giuridico indipendentemente dall'azione isolata dei singoli contendenti )>. Con le quali parole intendevamo dire che non abbiamo una grande fiducia, anzi sentiamo una vera e propria diffidenza verso la cosidetta legislazione sociale (nel che· certo non avremmo avuto il consenso di tutti gli inscritti al partito) e specialmente verso la legislazione del lavoro. Si intendeva. cioè respingere ancora una volta, dal bagaglio nostro, quella 'peste intellettuale del riformisnio, che è la manifestazione essenziale di tutte le ideologie politiche, - metafisica in azione, cioè la più. pericolosa. di tutte, sèmpre ricacciata ed ognor risorgente dal fondaccio stabire dell'automorfismo umano. Contemporaneamente si indicava il bisogno urgente di togliere dalla nostra legislazione le disposizioni che contrastano il libero gioco delle forze in conflitto. Per esempio, la configurazione del delitto di violata libertà del lavoro, mentre dovrebbe · · bastare la punizione di quanto già è consideràto come delitto di ingiuria, di minaccia, di violenza, di lesione personale contro i singoli individui. Per esempio, i mostruosi e vessatori impacci procedurali e fiscali per chi voglia far valere un suo piccolo diritto avanti_. l'autorità giudiziaria etc. · Si voleva inoltre accennare alla vessata questione del riconoscimento giuridico delle organizzazioni operaie. I pericoli di questo riconoscimento, con le at- '

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