Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 20 - 30 ottobre 1903

554 RIVISTA POPOLARÈ DI POLITICA, tETTERE E SCI8NZE SOCIALÌ << tori. Questo è il momento vero e sincero della lotta ; ic ed è lotta interna. Ed ho c,onvenuto e torno a con- '(< venire, che gli agrari debbono contentarsi dì mode- '<< rate riduzioni, per non disorganizzare a un tratto '(< interessi industriali dalla legge costituiti. E mentre te io dò, e noi diamo questo segno di moderazione t, a degli uomini i quali nel 1887 non dubitarono tt un sol momento di disorganizzare l'agricoltura meti ridionale e gettare da un giorno all'altro nel fal- « limento o in una crisi disperata tutti coloro che a cc credito aveano compiute le trasformazioni, essi si « ribellano ora, perchè io ho sostenuto e dimostrato « che : stabilito nell'interesse delle· industrie italiane, « il limite delle concessioni, che noi sia.mo disposti « di offrire, solo gli agrari nel proprio interesse, deb- « bono essere giudici del limite delle controcessioni, « che vogliamo domandare ». Che cosa avevo scritto piu volte nella Rivista Popolare e poi nel libro: Per la economia ecc.? Ecco le mie precise parole, a proposito della rinnovazione del trattato colla Svizzera: « Precisamente cc nella misura delle concessioni da fare alla Svizzera « sarà messa alla prova la rettitudine e l'abilità dei << no~tri nego~iatori, ogni concessione sul terreno in- « dustriale sarà a benefi~io dell'agricoltura; e mentre (( sarà doverosofarla per r_addri~;are IN MINIMA PARTE « i torti fatti alla seconda colle tariffe doganali del « 1887, si può anche ritenere ch_enon riuscirà peri- « colosa alle nostre industrie che con quindici anni « di protezione si sono sviluppate e rinvigorite in « guisa da non temere la concorrenza delle similari « straniere. Comunque, negli scambi colla Svizzera « - dai quali, per ragioni geografiche, il Settentrione « ricaverii maggiore giovamento, che si rtpercuoterà << indirettamente sul Mezzogiorno - non ci resta che « da sperare il mantenimento dello statu quo. La « piccola repubblica alpina, in seguito al trattato del « del 1892, divenne il piu grande mercato dei pro- << dotti italiani, e mancò poco non lo perdessimo per <e le pretese degli industriali. » (1) Più oltre in modo più generale affermai: « La po- << litica dei trattati sulla base del do ut des, sulla base « della reciprocanza ci s'impone, ed intelligentemente , praticata, sarà la vera, la grande integratrice del- ,<< l' a~ione dello Stato..... )) È questo il linguaggio di un nemico dei trattati, onorevole De Viti ? E J>Oicontinuavo: << Nelle linee generali affermo « che si dovrebbero contemperare gli interessi del- « l'industria e dell'agricoltura, e non oserei mai rac- « comandare una politica che, a compenso dell'ini- « quità commessa colle tariffe del 1887 a danno del- << l'agricoltura, a questa si saèrificasse nell'avvenire « l'industria..... Gl' industriali del Settentrione, però, « hanno il dovere, A MENOCHENONVOGLIANO FARE << OPERA DECISAMENTE ANTINAZIONALE, di non mostrarsi « troppo esigenti e di venire ad equi temperamenti. » (1) Tra le mie e le sue raccomandazioni non c'è in più nelle sue che la pretesa infantile della predeterminazione del limite delle concessioni, che si devono fare lasciata interamente all'arbitrio. assoluto degli agricoltori meridionali. Non gliela invidio. L'on. De Viti, preso il tono burlesco del saccente ·che dà lezioni ad un ignorante, non s'impone limiti nell'addossarmi ignoranze in base ad affermazioni erronee - vergognosamente erronee. Cosi egli si degna d'insegnarmi che il dazio sul grano giova tanto al sud quanto al nord. Ebbene, nel citato mio libro, e nella parte che fu pubblicata nella Rivista, c'è il (l) Per la Economia ecc. p. 255. (2) Pir la Economia ecc. p. 260, 261. capitolo VI 'intitolato cosi: Il dazio sul grano non rappresenta un semplice interesse regionale. In esso vengo a questa conclusione testuale: « E cosi ricc mane dimostrato: 1 ° che il dazio interessa tutta « l'Italia ; 2° che riesce più beneficQ nel Settentrione ; « 3° che i danni dell'abolizione sarebbero maggiori cc nel Mezzogiorno >> (p. 24). Non siete voi, o immenso professore, che po'treste imparare qualche cosa dagli altri? . Chiunque potrebbe immaginare che siano esaurite le benevoli invenzioni del Prof. De Viti intese a crearsi un uomo di paglia da potere incendiare con un microscopico fiammifero ; ma cosi non è. La sua im - maginazione è fertilissima in ritrovati onesti e leali più di quella sbrigliata di un romanziere. Con questi ultimi che presento i lettori si convinceranno che il taumaturgo della politica autonoma ha dovuto superare sè stesso. _Non spero, però, .che egli si sia esaurito. Oh! no. E tanto facile inventare per den igrare un amteo ... Il Prof. dell'Ateneo romano scrive : 1° « Un punto << curiosissimo è questo : che l' O"1. Colajanni vuole « il dazio sul grano, oltre per le note ragioni, an- « che per impedire le trasjormaiioni agricole nel « Meuogiorno ! Ciò sorpassa i limiti, a cui un pro- << tezionista meridionale possa ragionevolmente ar- « rivare. » 2° e: L'articolo dell'amico (?) Colajanni e la réclame cc che si sono precipitati a fargli tutti gli organi « protezionisti e industriali d' Italia hann0 un valore « sintomatico indipendente dalla sostanza dell'arti- « col,) e della veracità e solidità degli argomenti .: contenutivi; essi scoprono ( articolo e réclame) la « esistenza di una azione concordata tra i vecchi « interessi protezionisti, che si tengono sotto co- « perta, e i nuovi interessi protezionisti dell'agricol - <l tura montana )> (dazio sul· legname e sui cavalli) « e di « Napoli industriale » lanciati all' arrembag- « gio contro i veri grandi interessi esportatori del- « l'agricoltura e dell'industria nazionale. » 3° « L'on. Colajanni polemizzando con me, in so- << stanza mira soltanto a difendere gl' interessi delle << industrie protette e da proteggersi ... contro quelle << che non sono protette, e ehe non domandano pro- << tezione, ma che sono chiamate a pagare la pro- « tezione delle al tre. )> 4~ In ultimo l'on. Colajanni --va annoverato « tra << gli UFFICIOSIe zelanti nordisti che oggi pullulano << sul suolo partenopeo ». Prima di esaminare questi quattro gioielli diffamatori avverto il lettore che le parole sono testuali e si possono leggere a pag. 3, 4, 11 e 14 dell'ameno libello del De Viti. Sono suoi i corsivi e i puntini; ho messo in corsivo soltanto la parola amico, e l'ho fatta seguire da un punto interrogativo entro parentesi, per mettere in sull'avviso il lettore sul significato che essa può avere in bocca di un De Viti. E' · anche mio il grassetto della parola: ufficiosi, perché ai lettori che ne conoscono il significato odierno non isfugga l'intenzione diffamatoria di chi l'adopera. Ed ora. alle risposte brevi e categoriche. 1. Sarebbe davvero un punto curiosissimo quello che mi riguarda, e sorpasserei i limiti a cué un prote~ioni3ta meridionale potrebbe arrivare, se fosse ve1·O che io voglio il dazio sul grano per impedire le traeformazioni agricole nel Mezzogiorno. Di vero, però, non c'è che una menzogna sciocca del Pr0f. De Viti. Nel ricorrere a certe difese - a cui rinunzierei se non si trattasse di distruggere le menzogne impudenti di un Professore di una delle prime Università del Regno, e che per -soprassello é deputato, - prov0 umiliazione, tanto sono inverosimilmante ridicole le accuse. Ma neee~se... Non posso dare a questa risposta le proporzioni

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==