Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 20 - 30 ottobre 1903

RIVIS'rA POPOLARE .DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 558 volume della loro esportazione in seguito all'applicazione delle tariffe Mac Kinley e Dingley negli Stati Uniti ; la raccomandi agli stessi agrumari e ai ministri degli esteri e dell'agricoltura che prendono una scalmana per indurre la Russia a diminuire il forte dazio che colpisce i nostri agrumi all'entrata in casa propria; e consigli i propri concittadini di Lecce e di tutte le Puglie, a nori preoccuparsi menomamente se l'Austria-Ungheria non vuole più accordarci la· tariffa di favore pel vino. La nostra esportazione di agrumi e di vino aumenterà, e a PIÙ ALTO PREZZO colla sola adozione della ric6tta magiea dalla politica doganale autonoma. Gli sciocchi pugliesi e siciliani osserveranno che sanno per esperienza quanto costarono loro la rappresaglia prima e la politica meliniana dopo, che chiusero il mercato francese ai loro vini; e temono di peggio della· _ chiusura del mercato austro-ungarico. Essi - oh, asini insolenti! -. rispondono che le importazi-:mi dall'Austria e dalla Russia sono considerevolmente aumentate. Ma all'aumento non hanno visto corrispondere affatlo le esportazioni. Non s'indigni l'on. De Viti per tanta vergognosa ignoranza; perdoni ai propri concittadini, e presti loro - ne lo scongiuro - l'apparecchio che proJuce i raggi ~, y, z, .che permettono a lui di vedere ciò che rimane invisibile - e impalpabile - agli altri. Ancora. L'aumento automatico delle esportazi9ni a PIÙ ALTO PREZZO in conseguenza della politica liberista autonoma si avvercra quando i prodotti agricoli similari entreranno liberamente in casa nostra? Infatti non. si sa per quali reconditi motivi - che non saranno certamente elettorali - il miracoloso De Viti dimentica che i nostri prodotti agricoli principali - quelli almeno che dànno luogo alle più vive discussioni e preoccupazioni - olio e vino - sono pro· tetti abbastanza, non meno, se non più, delle industrie. Aumentando l'importazione di vino, per esempio, · aumenterà il prezzo del vino che si esportcra in seguito al ribasso del prezzo che subir~ il prodotto sul mercato interno ? Così dovrà essere, perchè lo assicur,1, rinfallibile maestro. Ed io non replicherò. Intanto, siccome, proprio pel vino, non si tratta· di una ipotesi, ma di un caso reale, lo prego caldamente di ·andare a contare la massima mirabolante ai pugliesi, che hanno alle porte il vino turco e greco; e sopratutto lo vada a dire a coloro che fecero il diavolo a quattro contro l'importazione di vino francese iniziata da un ardito siciliano. E se gli rimane un briciolo di tempo, usi la carità di convertire i produttori di vino del Piemonte, capitanati dai loro deputati - senza distinzione di scuola economica o di colore politico, ad eccezione del Curioni e del Rizzetti: di:l.11'on. Villa all'on. Nofri e Vigna - che tanto si al..;. larmarono della cosidetta invasione dei vini meridionali, sino a minacciare il finimondo. E converta sopratutto i socialisti, che lo aiutano così -efficace-· mente nella difesa del liberismo ; i quali - come Pasquino ch'era galantuomo in città e ladro in campagna - sono liberisti in casa altrui e protezionisti in casa propria. E potrei· accusare di mala fede il mio insigne maestro quando mi fa confondere la quantità e il valore delle merci in fatto d'intensificazione degli scambi interni. Ma se proprio nell'articolo che ha eccitato i suoi nervi parlo di valori.... Ma se in cento altre occasioni ho proprio osservato che il colpo arrecatoci dalla chiusura del mercato francese, anche dopo la ripresa della nostra esportazione, per. la quantità, rimaneva il danno della diminuzione del valore delle nostre merci. ... Non malafede da parte del De Viti; ma conseguenza della sincera convinzione nella pro• pria onniscienza che gli fa criticare, non ciò che i suoi avversari hanno detto e scritto, ma ciò che ca- , pricciosamente loro attribuisce. Che si crei anche lui i suoi uomùii di paglia, come rimprovera a mc, pcl' procurarsi l'auto-compiacimento di stritolarli? Mah! ·E continuando sullo stesso argomento della intensificazione degli scambi interni fa male, male assai, . il De ViLi facendomi passare per un avversario deglj scambi internazionali. Non è lecito, o venerato maestro, calùnniare un pigmeo come me, per averne facile ragione ; e mi calunnia addirittura, e potrei dire cerca di cambiare le carte in tavola, come un qualsiasi baro, falsando interamente il significato- della mia campagna. Non dissi mai, mai, che non sia utile e sommamente desiderabile il potere esportare i nostri prodotti agricoli all'estero. . Nella Nuova Antologia prima, e poi in un libro (1), am:i aug11rai <e la, soppressione delle barriere doga- « nali internazionali, che riuscirebbe ad un<• sviluppo -1.. meraviglioso della ricchezza - incommensurabile « coi dati che attualmente possediamo - e alla sod- « ùisfazione più facile e più completa di un maggior « ;rnmero di bisogni ». . Però sostenni e sostengo, ch'è politica da pazzi danneggiare il nostro mercato interno - e vi si riuscirehbc togliendo la difesa alle industrie nostre - senza aprire uno sbocco all'estero ai nostri prodotti agricoli. . . Inve<~e cred8tti utilissimo, al Mezzogiorno ed a tutta l'agricoltura italiana, dirninuire o togliere addirittura la protezione alla nostra industria, qualora le nazioni industriali lasciassero entrare liberamente i nostri prodotti agricoli ; e ciò anche senza preoccuparmi menomamente della concorrenza che ci farebbero i prodotti similari esteri in forza della clausola della nazione più favorita. Se ciò che sostengo sia la stessa cos-a di ciò che mi attribuisce il De Viti lascio che lo giudichino quanti non sono ubbriacati dal fanatismo liberista. Con una leggcrez7.a davvero vergognosa il De Viti osa scrivere cc che mi scaglio contro il movimento cc scientifico e politico, che si afferma sempre più « vigoroso in Javore dei trattati e della libertà com- <c merciale: » · · Qui comincerei col domandare: la politica dei trattati si può fondere e confondere colla libertà commerciale, come la intende il De Viti ? Che bisogno e'è di trattati se la verità, la salvezza, il benessere, la compra .a buon mercato e la vendita ad alto prezzo stanno nella famosa politiea doganale ai~tonoma? Passiamo a vanti. Se il De Viti tiene alla sua fama di galantuomo lo sfido a citare un sol rigo - o di articoli o di libri - in cui io mi sia scagliato contro ~apolitica dei trattati. Invece sta in fatto che in tutti gli scritti·miei ho sostenuto e caldeggiato energicamente la conclusione di trattati, ed ho esaltato i risultati di quelli colle potenze centrali del 1892 ; ed ho consigliato a non essere troppo' corrivi nelle rappresaglie contro l'Austria-Ungheria per la denunziata clausola di favore pel vino. E nel citato libro (Per la economia nazionale ecc.) c'è tutto un capitolo (il XLIII) in cui propugno la politica dei trattati. . Cosa ancora più strana e mostruosa : quest'uomo che mi calunnia, o per volutta o perchè non si è è degnato di leggere ciò che egli critica, nelle norme generali sui trattati da concludere, copia quasi alla lettera - che vergogna un'arca di scienza che copia da un. asino, cui neg: a paternita della cosa copiata ! - ciò che ho scritto io. .,,.A.. lla fine del suo articolo dice .il De Viti: « La << riduzione della tariffa italiana dev'essere un atto « di compromesso interno tra industriàli èd agricol- ( l) Per la economia nazionale, pel da.ziq sul grano p. 230

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