RIVISTA POPObARE DI POtt'l'ICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI serie di anni, debba in ultimo dare una quantità niente ajf atto trascurabile. L'esodo poi di questa quantità di moneta sarà sempre meno trascurabile a misura che cresce o si mantiene considerevole la difforenza tra le importazioni e le esportazioni. Se io - e con me tanti altri - abbia ragione di dare al fatto una importanza che _il De Viti mi pare - e dico mi pare, perchè egli domani è capace ?i accusarmi di essermi. creato un avversario di paglta - mi pare, ripeto, che gli neghi, si può giudicarne agevolmente dalla controversia V,!;teressantissima e vivacissima che si svolge in Inghilterra. I ciamberlanisti odierni, come i protezionisti di ieri, si allarmarono fortemente per la enorme differenza tra le importazioni e le esportazioni: in m·edia circa 160 milioqi di lire sterline di maggiori importazioni. Ebbene cosa fanno i liberisti più illustri, - che non rassomigliano i nostri De Viti più o meno fanatici, per. non dire paz_zeschi: si c?nt0rtano_ colla cieca ~- ducia nella massima, le merct si sca1nbiano colle mant? Oibò! Dimostrano che l'Inghilterra paga la differenza tra le importazioni e le esportazioni, fa l'equazione dei debiti come la chiama il Bastable, con diversi mezzi che, seguendo lo s.tesso Bastable e il Medley, ho enumerati altrove (1). Due soli cespiti di entrata dell'Inghilterra: la cosidetta esportazione invisibile di Giffen - i guadagni della- marina mercantile ecc. - e gl' interessi dei capitali inglesi collocati all'estero dall'Harold Cox, segretario del Cobden Club, vennero calcolati nella controversia odiernà a 150 milioni di sterline all'anno. E' indiscutibile l'esistenza di tali risorse colle quali l'Inghilterra fa l'equazione dei debiti; ma la persis tcnza e la c0nsiderevole quantità delle maggiori importazioni ha indotto il Bat~man, il perito (expert) notissimo - un vero specialista - del Board of Trade, ad esprimere cautamente il dubbio che l'Inghilterra cominci a mangiare il proprio capitale per compensare l'eccedenza delle importazioni colle esporta'lioni (2). L'illimitata fiducia nella massima: le merci si pagano colle merci, in Inghilterra, non ostante l'autorità· di parecchi De Viti e di molti Di Marco, verrebbe considerata ad un tempo pericolosa e grottesca. All'Italia per l' equazione dei suoi debiti mancano le due grandi risorse dell'Inghilterra: l'esp'irtazivne invisibile e gl'interessi dei capitali impiegati all'estero. Invece ha una grossa partita che accrescé le conseguenze della eccedenza delle importazioni sulle espor~ tazioni: deve pagare all'estero gl'interessi dei capitali impiegati nel nostro debito pubblico, nei titoli ferro~ viari, industriali, ecc. Se le conseguenze sinistre d1 tale situazione si attenuano, si deve sopratutto ai 600 milioni all'anno all'incirca di rimesse degli emigranti o di spese che i forestieri vengono a fare in Italia. L'insolente mio denigratore vuol fare comprendere che io non sappia sotto quale forma entrino in Italia questi 600 milioni aU'anno, e con una malignità degna. soltanto di uno sciocco si diverte a far sospettare· che in quei 600 milioni io scor.ga una causa dell' eccesso delle importazioni di merci sulle esportazioni di merci! E' l'ineffabile De Viti che ha scritto in corsivo per richiamare meglio l'attenzione del lettore sullà sua insinuàzione. Perderei di dignità se la ribattessi sul serio .. Osservo soltanto che comincio a convincermi che aveva ragi?ne il ministro C,arcano qu_ando $li disse sul muso in piena Camera : let non capis,ie niente ! (3) (1) Per la economia na~ionale e pel _dazio sul grano. Roma, 1901. Pag. l 16 a 118. . (2) Vince: Chamberlain's Proposals. (3) Tornata del1'8 maggio 1902 • ll be Viti assume addiriltura l'attitudine e il lin_, guaggi_o, del maestro infa~libil~ quando rispo?de alle mie cri t1che sulla sua chiaccluerata monetarta; pren-' dendone buona occasione per manifestare i propri timori sui pericoli cui andrà incontro l'Italia per opera dei discepoli che avranno imparato errori gravi dal mio insegnamento di statistica. Conoscendo la squisita sensibilità dell'animo patriottico del De Viti; e standomi a cuore la sua ~alute comincio a rassicurarlo, per evitare che aumenti il suo stravaso di bile. Non tema! Le corbellerie che insegno dalla ·cattedra di statistica non eserciteranno malefica influenza sul paese, poichè quando i miei discepoli entreranno in Parlamento le avranno dimenticate: l'esperienza, la vita reale, metterà loro la testa a posto. Che cosi debba essere sono incoraggiato a crederlo - ciò che attutisce i miei rimorsi - dall'esempio che ha dato lo stesso De Viti. . Il maestro insigne, insuperabile, di liberismo dalla cattedra non se n'è dimenticato entrandD a Montecitorio? Non si é forse acconciato bellamente all'armamentario protezionistico assai complicato in favore dell'alcool? (1) Cosi faranno i miei discepoli: dalla cattedra avrò insegnato una cosa; nella vita parlamentare, incoraggiati dall'esempio altrui, - non dal mio - ne sosterranno un'altra. E potrei citare anche esempi più convincenti di queste trasformazioni ; ·. quelli cioè di liberisti, che si mantengono tali da deputati, ma che si acconciano al protezionismo da ministri. E ·quante ne vedremo, forse, se l'Italia avrà la fortuna suprema di avere il De Viti a ministro, o meglio ancora a negoziatore d~i nostri trattati di commercio !... Già: in quest'ultirna posizione riuscirebbe davvero provvidenziale: con facilità meravigliosa s'intenderebbe cogli altri contraenti accordando loro tutt~ ciò che essi domanperanno, spalancando le porte d1 casa nostra. Non provvederebbe a tutto, infatti, la massima infallibile, sulla quale ritornerò, dello aumento automatico delle esportazioni ed a prezzo più alto in seguito all'aumento delle importazioni ? · Ma torniamo alle cri tiche mie alla chiacchierata monetaria. Assicura il De Viti che nella mia mente è avvenuta una indiavolata confusione tra .la teoria · dei pagamenti internazionali e la teoria dell'aggio, nonché quella dei cambi; confusione che mi trascinò fatalmente ad osservazioni, a dubbi, ad illazioni che provano che io sono ua bestione. Concedo che tutto ciò sia vero ; non nascondo nemmeno che rimasi alquanto intontito dalla. lettura delle elucubrazioni monetarie dell'impareggiabile contraddittore. Gli concedo, pure, che io ignori che i seicento milioni in oro che da qualche tempo entrano in Italia per rimesse degli emigrati e per le spese che fanno in casa nostra i forestieri, non sono rappresentati iu grandissima parte da moneta e da metalli preziosi. - Quante cose non ignoro io non avendo avuto la fortuna di andare a scuola ali De Viti? - Non gli chiedo nemmeno la grazia di allontanare dalla mia povera persona lo strale rappresentato dalla interrogazione sul perehè le rimesse degli emigranti e le spese dei forastieri am- (l) L'o 1. P~ntano nella discussione sull'abbuono agli alcools rla vino e da vinacce rimproverò esplicitamente al De Viti la contraddizione tra le sue teorie ltberiste e l'ordine del giorno da lui firmato, eh' era essenzialmenle protezionistico. Il De Viti riconobbe che l'appunto era vero e lo chiari, difendendosi dall'accusa di essere caduto in contraddizione, col pretesto che al liberism'> bisogna ritornare a poco a pnco, gradualmente, eyitando le crisi. (Atti parlamentari Tornata dell'8 maggio 1902~ pag. 1399 e 1400). Se avessi dato io una risposta simile, sarei stato da lui denunziato come un Pulcinella opportunista, che sacrifica i prineip'i agli interessi elettorali...
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