550 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI letteratura ; che sono le meno adatte a1Ja Rivista Popolare; e che se vi fossero trattate le farebbero perdere abbonati, lettori ed amici. Ciò potrebbe far piacere a lui, ma non a me. Nel mio articolo non avendo trovato la dottrinaria trattazioni:', ne concluse che vi aveva trovato ùna sola cosa: nulla. Ma chiunque legge la sua diatriba, ricordando l'origine della polemica, riconosce che vi -manca completamente la dimostrazione di questi due punti essenziali : • . 1° non essere vero che il protezionismo industriale adottato dall'Italia nel 1887 sia riuscito nello scopo ed abbia giovato enormemente alle regioni dove· si svilupparono le industrie ; • 2° essere possibile ritornare alle condizioni anteriori al 1887, favorevoli all'agricoltura e al Mezzogiorno, c?l ritorno puro e semplice al liberismo, rimanendo immutata la politica doganale degli altri Stati d'Europa, anzi del mondo tutto - perchè nori vi sono • che pochissime eccezioni in Europa e fuori di Europa; dovrebbe concluderne che nelJa sua irosa risposta si trova questo solo : meno di nulla. . Le sue chiacchiere, condite d'impertinenze e d'insinuazioni, non equivalgono ad un solo fatto ·e non fanno farina. ' · * * ~'on .. De Viti con arte, certo non lodevole, impiega tah chl3.cchiere per dimostrarsi vittima della mia malafede, per averlo denunziato non solo nelle intenzioni, ma anche nelle parole, come chi : 1 ° accorda la massima importanza nel problema meritlionale alla . quistione doganale; e 2° ritiene che il protezionism0 abbia giovato più ai borsisti e ai capitalisti che a11a popolazione ed alle regioni dove si svilupparono maggiormente le industrie. . Nulla di più falsrJ. Ero tanto alieno dalJa malafede che, memore della tattica leale di Alberto Mario, riprodussi testualmente le sue parole. Per difetto d'intelligenza, dunque, avrei potuto inesattamente in terpretarle ; ma la malafede rimane esclusa. Ed il mio avversario non fa conoscere ai lettori del G. d~gli 1 Economi:3ti qual' era stato 'il mio metodo. polemico. . Se poi m'ingannassi nella interpretazione, se ne giudicherà dalla riproduzione delle paro le sue: 1 ° In quanto all'importanza che occupa la politica doganale nel problema doganale, il De Viti scrisse: La tariffa generale del 1887 « fu L'ATTOLEGISLA- << TIVOCHEHA CREATOIL CONFLITTPOOLITICOTRANORD cc E Suo ... LA QUESTIONEMERIDIONAEE È L'ETICHETTA « DEL NUOVOPROBLEMADELLAPOLITICACOMMERCIALE « JTALIANA;NELRITORNOAL LIBERISMOSTA IL RIMEDIO CC CHEPREPARERÀLA RISCOSSADELMEZZOGIORNION,DIS- « SOLUBILMENTLE GATAALLARIABILITAZIONDELLASUA << AGRICOLTURA. >> Parve a me che di fronte a queste parole, che ripete .da anni dalla cattedra, nei discorsi, negli articoli, il resto dei lati del problema del Mezzogiorno non fosse per lui che un contorno poco importante, o niente importante. Giudichi il lettore intelligente se io mi 5ia bene apposto. 2° Parimenti il Dc Viti lascia comprendere ai suoi lettori che io falsai il suo pem1iero riproducendo il su_q giudizio sui risultati della tariffa del 1887. E questo è abuso indecente della buona fede dei lettori ·del G. degli Economisti, che non hanno letto il mio articolo. Io infatti dopo avere accennato che egli non ritenne che sia stata necessaria la protezione per ,lo sviluppo delle industrie, convinto della gravità del brano suo che seguiva, lo pubblicai integrai-· mente. Era il seguente : « La tariffa del 1887 e la << conseguente rottura delle relazioni con la Francia cc non servirono TANTOa creare con la protezione cc le industrie italiane, QUANTOa rendere possibile ad cc industrie già esistenti in condizioni prospere la rea- << lizzazione improvvisa di estraguadagni di é0ngiun- « tura con lo sfruttamento monopolizzato de lmer- «· cato interno. LA TARIFFADUNQUENONFU UN ATTO « DI PRODUZIONE · PROTEZIONE:MANIFATTURIERMA,A « UN ATTO DI ALTASPECULAZJnNE DI BORSA. » Avendo anche su questo riguardo riprodotto integralmente le sue parole, avrebbe potuto mettersi in dubbio l'acutezza· della ·mia mente, non la mia buona fede. Invece dà prova di molta mala fede il De Viti, che avvistosi della enormità commessa, indegna di qualunque modestissimo osservatore, ha cercato con sofismi poco abili di alterare il significato della prima parte del brano da me riprodotto, non solo facendo delle variazioni funambolesche sul tanto seguito dal quanto ; ma sopprimendo interamente la seconda parte, riprodotta ora in grassetto, somministrando così la prova che egli nelle polemiche confida e sulla imbecillità e sulla smemoratezza dei propri lettori. Il Professore dell'Università di Roma mi rimprovera l' imbarazzo, l' indecisione sul principio : le merci si pagano colle merci; e ci si diverte un mondo a lumeggiarlo. Avrebbe ·ragione a divertirsi - dato che il dubbio sia una caratteristica dell'ignor&nza, specialmente nei ·complessissimi fenomeni sociali - se fossero veri l'imbarazzo e l'indecisione. La mia t:lecisione, però, non è in favore dei tagli netti, del semplicismo e dell' infallibilismo liberò scambistico. Ho affermato chè il principio solo in parte è vero, e che anche continuando lo scambio delle merci colle merci c'è un momento in cui si determina un grave stato di sofferenza in un dato paese contro il quale giova il protezionismo. Avrò potuto sbagliare, perché non mi pretendo infa1libile, ma la burbanza sua avrebbe potuto trovare un freno pensando che con me sbagliano ccçmomisti Hlustri, dai quali egli non dovrebbe vergognarsi di andare a scuola, e la immensa maggioranza degli uomini di Stato del mondo civile - dall'Europa all'America, all'Australia. (1) La frase mia che suscitò l'allegria ..... biliosa del Professore di Roma, in fondo equivale alla restrizione alla massima da lui stesso ammessa. Egli rispondendomi scrive: << Per quanto tu va,da alla ricerca di « questo avversario di paglia, che nega alla moneta « qualunque funzione nel meccanismo dei pagamenti « internazionali, sol perché l' impiego di moneta si « riduce a quantità trascurabile, non lo troverai, an- « che a pagarlo i tesori infiniti della tua grande « bontà ... » · Dov'è dunque il delitto nella frase incriminata, se si offende pel solo fatto che si possa dul>itare che egli non ammetta una funzione alJa moneta nel meccanismo dei pagamenti internazionali? Se egli stesso riconosce che l'impiego di moneta, per quanto tra.- scurabile, c'è negli scambi? Nella mia ignoranza, intanto, credo ehe quando l'esodo della quantità trascurabile cli moneta a complemento degli scambi di merci si ripete per lunga (1) Dopo la pubblicazione del mio articolo avven uLa in agosto, ho avuto agio di legge,·e l'opuscolo del Vince segretario generale della Commissione della Tariffa imperiale: Chamberlain's proposals (London. Grant Ricl,ards, Editore, 1903)- in cui l'autore accetla la massima in discorso con limitazioni, dichiarandola p_iùo:meno vera ( Thc proposition ;s true only with quahncations ..... The propositions is (more or less) true, p.ag. ::>4, 25). In Ino-hilterra dove questi problemi sono meglio studiati, pa~e che manchino i De Viti e i De Marco. che si ribellino e protestino nei modi adoperati dai nostri.
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