Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 20 - 30 ottobre 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 549 e finalmente, per adoperarsi, con energia a pe1:feziona,re la legislazionesociale d a rendere possibile alla classe operaia l 'aàempimento del Rito compito politico e sociale. L'azione simultanea. E se ciò è possibile in Germania, con una Costituzione assolutista - in cui, non meno che in Italia, tripudia la volontà del principe sol perchè la democrazia tedesca ha in pugno l'arma, essenzialmente rivoluzionaria, della scheda - perchè dev'essere precluso a noi - se, con un'azione gagliarda e simultanea, parlamentare ed extra parlamentare, intendiamo a restaurare la base della Sovranità - rialzando, al grido fatidico del suffr~ gio nniversale, la bandiera di Mazzini e di Cattaneo, di Garibaldi e di Mario, di tutti i nostri maggiori ? Leggevo testè il commento di un conservatore ad un giudizio del Bovio sul riformismo dell'on. Sacchi e su' partiti popolari: ed i radicali - notava, il conservatore ill_uminato - nuovi e vecchi, dovrebbero ricordare che apparvero veramente vivi e forti, allorchè davanti al Paese furono i con vinti e soli propugl:\a tori della Riforma elt:>ttorale. Ed anche così pensava il Mario. O perchè, dunque, non ripigliamo il filo della tradizione nostra e - sgombrato il terre-no de' vecchi detriti di un'astensionismo arcaico, più o meno larvato - non proseguiamo, costanti e decisi, fino a quando tutte le gemme ad una ad una uon sieno incastonate nella corona di regina della Nazione ? . E bando alle divisioni ed a' bizantinismi! Separati - disse il Bovio fin dal 1881 - non troveremo popolo: uniti, non troveremo nemici. Se Carlo V abbraccia Clemente VIf. patteggiano la vendizione di un popolo; se Spartaco abbraccia il gladiatore morente, giurano la redenzione dell'uomo. E nell' Vdio il pensatore geniale del Partito republicano d'Italia ravvisò il Dio custocle ·clelle oligarchie - cl1e, separanùo in Firenze Michele <li Laudo da' Ciompi, trasse l'uno al confine di Chioggia e gli altri sotto i grassi priori - in Napoli. separando Masaniello da' pescatori, gittò i proletari sotto il carro di Spa.gna - in Roqia, separando i gentiluomini da' lavoratori, consegnò Stefano Porcari a Nietiolò V - in Genova, separando gli Adorni da' Fregosi, aprì il passo della Liguria a Carlo VII - in Milano, separando il padre dal figlio, trascinò l'eroico Olgiati preda a' servi di Galeazzo Maria Visconti - e tra noi, separando noi da noi stessi, reietti da reietti, operai da operai, republicani da republicani, socia.list.i da· socialisti, e republicani da socialisti, protrarrà lento il secolo sin dove piacerà a qualnnque oligarchia - cui è miniera la Patria, pretesto la Libertà, armento il Popolo. Pensiamoci - o amici! Alberto Mario disse che la verità è uua; - ma le logiche sono due: una, quella a priori vi ci allontana; la seconda, quella a posteriori, vi ci conduce: La logica de11e idee astratte ci farà smarrire nel vuoto; la logica delle idee, desunte dalle cose,ci gniderà al clilettoso monte. In Italia - ed è privilegio - sqole trionfare il buon · senso. E questo ci affida. Io auguro alla grn,nd'e causa nostrn republicana ed al Congresso di Forlì il trionfo del buon senso Aproposito d~nostravaso dibilediunliberista La grande Jotta economica tra liberismo e protazionismo che si combatte in Inghilterra in questo momento, e che si é combattuta e si tornerà a combattere in Germania, in Austria Ungheria e in !svizzera, interessa con particolarità l'Italia, le cui sorti nella quistione, più che dalle decisioni proprie, in gran parte dipendcrno dalla politica che adotteranno gli altri Stati coi ql,lali ha trattati di commercio, più o meno vantaggiosi, e scambi importanti. Le discussioni sull'argomento devorio interessare in sommo grado il nostro paese. Perciò credo di aver fatto il mio dovere di pubblicista consacrando alla più vitale quistione del giorno pàrecchi articoli de1la Rivista, specialmente in questo anno. E' naturale, che nel vivo conflitto delle scuole opposte e. nell'ardente e sincero desiderio che suppongo in tutti della difesa degli interessi collettivi della nazione e delle singole regioni sorgano polemiche vivaci; ma non trasmodanti mai nell'offesa personale, nella sistematica adulterazione dei fatti e delle idee altrui, in un complesso di accuse e di difese, che hanno il significato morale, se non la forma giuridica della diffamazione. A- me é capitato di provocare una risposta, indegna per chi la scrisse, ai due articoli pubblicati nella Rivis'a del 15 e 30 agosto (L' Utopia ·liberista), che .mi" è riuscita tanto più dolorosa in quanto che mi é venuta da persona che credevo amica, e che occupa una posizione scientifica notevole. È del Prof. Deputato A. De Viti de Marco che l'ha pubblicata nel n. di settembre del suo Giornale degli Economisti (I neo protezionisti meridionali e i trattati di commercio) e che io vorrei poter fare leggere a tutti gli abbonati della Rivista perché essi giudicassero serenamente i miei e i suoi metodi di polemica. Ho indicato il numero del Giornale degli Economisti affinché essi possano procurarselo, a differenza del mio avversario, che ai suoi lettori non fa conoscere dove possono riscontrare il mio scritto. Et pour cause! Se il De Viti de Marco si fosse limitato a darmi dell'ignorante nella scienza e nella politica - il giudizio crudo qualche volta lo esp_rime eufemisticamente e ironicamente riconoscendo la mia perfetta buona fede e il mio sconfinato candore scientifico e politico; tal altra con minore artifizio e senza ipocrisia - certamente non avrei provato alcun piacere; ma non avrei sentito jl bisogno di reagire. Egli, però, non solo ha falsato le mie idee nettamente formulate, ma ha anche voluto trattarmi ripetutamente da uomo di malafede; e sento il bisogno e il dovere di ricacciargli in gola tutto ciò che egli hà scritto contro · di me. Ciò pel mio decoro e pel rispetto che devo ai lettori ed agli amici della Rivista, che dovono es- •sere convinti che tra tanti dife ttacci miei, non c'è nemmeno, allo stato rµdimentalissimo, quello d' ingannarli falsando i fatti e i pensieri altrui. Il De Viti a mio riguardo dice che ciascuno fa la polemica come può e sa, per far brutto l'avversario e bello sè stesso. Orbene nella mia polemica possono · abbondare le prove della mia ignoranza e delle erronee interpetrazioni; ma essa rimane onesta e rispettabile. Il Professore di Roma per far brutto l'avversario e bello sè stesso non ha saputo e potHto che infarcire la propria di -sofismi, di menzogne e di insinuazioni calunniose. Lo proverò. Conosco l'uomo fisico, però ; e dalla conoscenza tragg0 la profonda convinzione che egli soffra di mal di fegato. I miei· articoli ebbero a determinare in lui un ec~ezionale stravaso di bile, che s'inacidì fortemente per la circostanza, da .lui confessata, che ad .essi venne fatta una benevola accoglienza in tutta la stampa italiana; e non dai soli organi protezionisti e industriali, come egli malignamente afferma. Data la sincera eonvinzione in me, della esistenza di uno stato morboso nel Prof. De Viti é naturale, che pur difendendomi nello interesse della vitale quistione di cui mi sono occupato con calore, non serbo contro di lui alcun rancore e che gli auguro pronta guarigione mercé- una sapiente e perseverante cura di acque fortemente alcaline. ~ * * Chiunque legga l'allegra sfuriata del Prof. De Vi ti si accorge subito della curiosa pretesa di volere che in un solo articolo di una piccola riviRta, com'é questa, si dovesse dar fondo all'universo, e si dovessero almeno trattare teorie che hanno una copiosissima

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