t .. :.. RIVISTPAOPOLARE DI ·POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI . . Direttore: Prof. NAPOLEONE çOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mern ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3,50 - ESTERO: anno lire 8; semestre lire 4,50 . Un numero separato Oen.t. 80 .... Amministrazione: \ 1 rA CAMPO 1\1ARZio N. 43 ROMA &1100 .IX - 1"111n. 20 Roma, 30 Ottobre 1903. SOMM~R:IO: La Di:r:ezione: Ag!i ami~i <'I.ella « Rivista Popolare ». --:-_Noi:. Gli avvenimenti e gli uomini (Per i ca- <lut1 d1 Villa Glon - Cose d1 Serbia. e dell'altro mondo - La pollt1ca Giapponese - L'ultimo baluar<lo della nazionalità armena - Questioni austriache -:---I Balkani) - La Rivista: Da un ministero all'altro (Necessità di fatti. e non di _pa,~·ole). - . OJ?-. Dott. Edoardo Pan_1;ano: A!Ja vigi;ia dell~ grande battaglia ( Il nuovo progetto di Conren~wni ferroviarie. :- On: Robe_rto M1rabelli: Il partito repubblicano e l'azione parlamentare (Il problem,li parlamentare repubbliccino in Italui). - On. Prof. Napoleone Colajanni: A proposito di uno straYaso di bile di un Uherista. - Luigi Miraglia: I risparmi degli emigrati e la legge italiana. ~ Rivista delle_Riviste: La situ_azione finanziaria s~l bilancio !902-903 (Nuova Antologia). - R~ma intangibile (Revue de Pliris) . .--:-A proposJto del Congre~so d1 Dre~da (L Européen): - La ~esnrrez10ne _deiMormoni ( La Revue). - La pos1z1one attuale delle donne rn repubblica (North-A1nerican Rcview). - Russia in Manciuria (World's lVork ). - Recensioni -· Illustrazioninel testo7 .; AGDI "AMICI DEDpA ~IVI_SrpA POPODAE.E Nel 1904 la Riv,:sta _Popolare entrerà nel suo decimo anno di vita ed avvicinandosi l'epoca del rinnovo degli abbonamenti sentiamo il bisogno_ di rivolgere un caloroso appello ai suoi amici. Senza colpi di gran cassa, pei quali sentiamo una insuperabile ripugnanza, ricorderemo agli amici della Rivista solamen1e qualche fatto - anzi un solo fatto ch'è riassuntivo e rappresentativo di molti altri: essa è l'unica rivista repubblicana vissuta indipendente e fiera per dieci· anni - età che poche al tre in Italia hanno sorpassato, benchè tante altre non abbiano dovuto a_ffrontare gli ostacoli finanziari e i pregiudizi e le antipatie politiche, che si pararono innanzi alla Rivista Popolàre; - essa è l'unica rivista repubblicana che sia vissuta delle proprie forze senza fare appello alla generosità di qualche mmonario che milita nel partito repubblicano, senza emettere azioni, senza aprire straordinarie -sottoscrizioni. . . Il fatto è eccezionalmente eloquente e nella sua semplicità dice : che se esso potè verificarsi, contro tutti i precedenti e contro l'ostilità passiva formidabile del pubblico italiano verso le riviste in genere e le repubblicane in maniera specialissima, è segno che qualche pregio ha dovuto avere la Rivista Popolare, e che qualche servizio ha dovuto rendere al paese, alla democr~ia, alla causa del progresso e del mi-· glioramen to sociale. Chiunque ne ha vaghezza riscontri i nove volumi della Rivùsta e metta a riscontro i suoi scritti e gli avvenimenti e potra vedere quali possano essere stati tali pregi, che le assicurarono un incontrastabile su0cesso; quello di essere ,vissuta per nove lunghi anni migliorando sempre, arricchendosi di nuove rubriche, raddoppiando quasi il numero delle pagine e e più che raddoppiando il loro contenuto. E la Rivista Popolare non contenta di ciò promette - e si sa che essa mantiene con usura - ulteriori miglioramenti, in ispecie dal lato 1ìella collaborazione. Essa avra inoltre corrispondenze ~egolari dalle principali città di Europa e dalle nc.stre più importanti colonie. Dopo questa constatazione, che lusinga. il nostro legittimo orgoglio, dobbiamo esprimere un sentimento ch'è un misto di rammatiço e di soddisfazione. Noi ci rivolgiamo oggi agli amici della rivista sic et simpliciter, senza aggiungere l'affisso: politici. ' Infatti la grande massa di abbonati della Rivista Popolare non è composta di repubblicani; solamente in Milano e nella Lombardia, in Genova ed alquanto meno nella Liguria, in Firenze ed un poco nel resto della Toscana e nella provincia di Sassari, noi abbiamo dei gruppi considerevoli di abbonati con carattere veramente politico. Dove dovrebbero essere più numerosi - in parte dell'Emilia, nelle Romagne, nelle Marche, nell' Urnbria - non abbiamo che pochissimi sottoscritto_r1, che rappresentano simpatie individuali e non correnti poli tiche. La constatazione si applica sopratutto·, ai Collegi, che furono e 3Ono rappresentati da deputati repubblicaui: a Rovigo come a Molfetta, a Rimini coi:ne a Minervino Murge, a Massa ecc., la Rivista, o non ha affatto abbonati o non arrivano alla decina. A Livorno, a Grosseto, a Sampicrdarena ecc., citta ·nelle quali i repubblicani sono numerosissimi, non ha che uno o due abbonati per parte ; almeno di quelli che pagu.no ! E' doveroso aggiungere che in tali regioni dobbiamo fare una eccezione per due centri, P?,rma e Iesi, che ci danno un largo contributo di abbonati a carattere politico, mercè l'opera assidua di pochi volenterosi, cui serbiamo viva ricò-
534 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI noscenza. Maggiore e più viva riconosèenza serbiamo per quelli della Lombardia, del Piemonte e della Liguria, che ci conservano il loro appoggio, nonostante la campagna in favore del Mezzogiorno, che da alcuni viene interpretata come partigianamente regionistica, ma che invece per noi rappresenta l'adempimento di un dovere, che ci procura quotidianamente amarezze e perdite materiali; dappoichè da) 1895 al aiorno d'oggi abbiamo dovuto cancellare dall'elenco degli abbonati circa NOVE MILAdisonesti - in grandissima maggioranza meridionali, sardi e siciliani - che presero Fabbonamento, trattennero la Rivista per uno o due anni ... e in premio della difesa assidua degli interessi delle loro regioni si rifiutarono di pagarla. Tra questi nove mila ne conosciamo moltissimi assai ricchi, che espressero più volte ammirazione per la Rivista, che si occupano di politica e che si dicono democratici ed anche repubblicani .... La· grande massa dei nostri abbonati, adunque, é composta di uomini di ogni partito politico - dal socialista al clericale - che nella Rivista amano oltre le qualità tecniche, l'indirizzo rigorosamente positivo, realistico, e sopratutto lo sconfinato amore della sinceri'tà, che in ogni numero fa capolino qualche volta in forma aspra, anche villana : mà sempre con intendimenti onesti, e senza riguardi a persone e a partiti politici, provocando spesso il risentimento e ]'ostilità dei settari e dei camorristi della politica. Ora noi ci rivolgiamo per lo appunto a questa élite intellettuale e mo'rale, a, questa massa di amiei di ogni colore che apprezzano l'opera nostra, per raccomandare loro calorosamente la diffusione della Rivista, la ricerca di nuovi abbonati che..PAGHINpOuntualmente, e non ci facciano perdere buona parte del prezzo di abbonamento in sollecitazioni infruttuose. Il nostro appello si volge con particolarità ai repubblicani di Genova, della Lombardia tutta, di Parma, della Toscana, di lesi, di Sassari, di Tempio, di Roma affinché rinvigoriscano le forze eeonomiche della Rivista perchè questa possa continuare la sua opera di sana educazione positiva, di propaganda politica e morale nelle regioni del Mezzogiorno, in Sicilia e in Sardegna dove essa è più necessaria. Gli amiei cui sta a cuore la diffusione e la prosperità della Rivista Popola,re facciano rilevare agli abbonabili : 1° che essa in nove anni di vita si è consolidata migliorando sempre ; 2° che si distingue non solo per la varietà delle rubriche e pGr la qualità degli scrittori, ma sopratutto per lo spirito essen'lialmente moderno e positivo, cui sono informati, per la inesorabile imparzia~ lità e per la sincerità insuperabile; 3° che essa ha una copiosa ed eletta Rivista delle riviste, nella quale riassume colla massima obbiettività, e senza una parola di commento. adulteratore, articoli importanti sulle più svariate quistioni dalle riviste anglo-sassoni meno note in Italia, dalle francesi e dalle tedesche ; 4° che essa è la rivista più a buon mercato che ci sia in Italia : costa una metà delle altre analoghe; 5° che essa, infine, dà dei premi semigratuiti in libri di attualità, a prezzi che hanno subito la riduzione dal· 50 al 75 010, in guisa che si può ridurre del tutto gratuita.· Coloro che procureranno lre abbonati, che paghino anticipatamente, riceveranno in premio assolutamente gratuito uno di questi libri a loro scelta : AttraQerso la Svizzera del Dep. Prof. Ciccotti, che costa L. 3. Gli « aneiens règimes » e la demoerazia diretta di G. Renzi, L. 3. Per la eeonomia nazionale e pel da~io sul grano del Dep. Prof. N. Colajanni, L. 3. La politiea eoloniale » L. 3. Il soeialismo (2a Ed. o Ediz. francese), L. 4. I nuovi abbonati riceveranno gratuitamente la Rivista dei mesi di novembre e dicembre 1903. LA DIREZIONE. GLI AYYENIYEHTI E GLI UOYIHI Pe,r i caduti a Villa Glori. - Uno straniero, non al corrente delle nostre cose, che avesse assistito allo sfilare dei tre ricreatori e dei tre o quat~rocento cittadini che si recarono ai Parioli; che, per curiosità li avesse seguiti ed avesse ascoltata la magra, eloquenza del Galletti avrebbe dovuto forzatamente concludere; « Il popolo italiano dimentica i propri martiri, neglige i proprii eroi ». Eppure non è così. Certamente la dimostrazione del 25 p. p. fo misera; non fu neppur dignitosa. Pei ragazzi dei ricreatori rappresentava una gaia passeggiata, musica e bandiera in testa; per un duecento curiosi una scarn pagnata breve ed allegra ; per il resto una occasione qnalunque di vedere e di farsi vedere, compreso l'on. Nicc.olini col suo « kodak ». Il popolo nou c'era, e non ci poteva ess~re. . Si è fatto troppo sciupìo di commemorazioni grandi e piccine, si sono appaiati ai veri martiri ai veri eroi, troppi eroi da poltrona, percbè il popolo senta la volontà di correre die-tro ad ogni bandiera che sventola .per le vie, anche se l'accompagna la musica sonante, qualche po' stonato, l'iono di Garibaldi. E ben altri oratori ci vogliono per parlare dei forti che l'amore d'una generosa idea spinse alia morte. Be.u altri oratori che quello che ci raccontò la poca, fiducia elle in lui aveva il Cairoli, che andando ad un convegno di morte, non glie ?e volle confidare H segreto. l\Ia che lo straniero vada nel popolo e parli dei Cai1·oli e dei martiri del nostro risorgimento, e sentirà e saprà clrn il popolo li ricorda riverente, e li ama, e elle l'anima loro è ancora con lui, nelle sue !)peranze non ancora realizzate; nei suoi suoi desideri non ancora attuati. Vada nel popolo e si -sentirà dire: Aht non li onorano più i nostri eroi! E la dimostrazione del 25 p. p. ci dolse il consta.tarlo, ci è amaro il dirlo, non onorò gli eroi caduti a Villa Glori. Ben più grande dovrebbe essere i] sentimento che inspira queste commemorazioni; e perchè riescano dignitose, solenni, fr<>,ondebisogna che l'anima degli organizzatori vibri all'unisono con l'anima popolare - e cosl non è. Bisogna che il popolo sappia che non va ad intendere un'auto-apologia, il discorso di un qualunque cittadino, ma sibbene che su quelle zolle bagnate dal sangue dei suoi martiri, parlerà un'uomo degno di loro e dirà parole degne del loro sacrificio. Bisogna che il popolo sappia che quelli che lo invitano a commemorare i 8uoi martiri, raramente lo invitano a simili ce1:imonie e soltanto per ricordare uomini che di codeste cerimonie furono sommamente -degni. . Ma così non è, non è stato fin'ora : ecco perchè la colllmemorazione dei cadut,i a Villa Glori fu disertata dal popolo e non riuscì degna di quei forti che morirono per l'Italia, col nome d'Italia su l~abbra. Cose rH Se1'bia e clell' altro 1nondo. - Il cardinale di lUchelieu usava dire, ne' suoi tempf galanti e feroci - << cherchez la fe,m1ne ». Oggi, nei nostri tempi di materialismo e d' industrialismo la frase potrebbe essei-e qualche po' rnodiqcata e bis.ognerebbe dire, « cherche::;l'ciryent )). Quando l' Europa fu tragicamente scossa dall' annun-. zio dell' assassinio di Alef)sandro Re e di Draga quei feroci esecntori parvero i rappresentanti del popolo che, stanco riconeva al mezzo supremo per sbarazzarsi del
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 535 tiranno. Allora la vita del Re, le sue debolézze; l'orgo• giio di borghese a-rricchita di sua moglie, )e dissolutezze di lei, la crudeltà di 1ui parvero giustificare il delitto e l'Europa dovette concludere che se tali erano veramente, e pareva, la loro morte non era che il re• sultato logico della loro vita; e oltre la protesta per la inviolabilità della vita umana nessuno osò affermare che gli uccisori del Re Alessandro e di sua moglie erano· furfanti matricolati. È vero che l'Imperatore di Russia e quello di Germania fecero sapere al successore di Alessandrn, Pietro I, cotuplice necessario dei regicidi, che non lo avrebbero ricevuto; è vero che gli ufficiali Italiani, Inglesi e Francesi boicottarono i mattatori; tutti però erano obbligati a dire in sè stessi, che l'approvazione del popolo li assolveva, e che essi avevano agito - ferocemente se vuolsi, ma necessariamente - pel bene del paese. Ora il fatto si riduce a più modeste e più feroci proporzioni. Il bene del paese, il disgusto della condotta del re e di sua moglie, la rabbia per le offese da loro recate all' esercito serbo non c' entrano per niente, Una ba.uda di ladroni ha sfondato una porta ed ha assassinato perchè il proprietario di casa non inttindeva lasciarsi derubare. Uno s' è impadronito dei gioielli, dicendo poi che appartenevano a sua figlia; gli altri si sono spartiti 300,000 lire. In verità, ben poco. Sembra siano stati modesti nella loro esigen7,a; ma proprio, non hanno potuto trovare di più. Pare che il· proprietario della casa e la moglie di lui non fossero molto ricchi; e pare che non avesse neppure molti quattrini il ladro di gioielli che pattuì con loro il prezzo del sangue. - Leggendo la storia ci eravamo abiliuati a trovare, di tanto in tanto, qualche imperatore e qualche re ucciso dai suoi familial'i o dai suoi sudditi e l'assassinio di Alessandro ci era sembrato - quantunque orribile - un fatto comune nella storia Ma le nuove rivelazioni gli danno un carattere tutto nuovo, tutto di verso. Non è più per una ragione più o meno morale, più o meno elevata. che i congiurati hanno ucciso; è per una ragione ignobile addirittura. Avevano dei debiti e gli hanno voluti pagare. Avevano delle ganze cui non potevano, per mancanza di mezzi, donare anelli d'oro e sottane di seta e hanno ucciso per avere di che pagare i debiti, e rubare le sottane di seta e i gioielli. La rivoluzione serba non è più un atto politico, è semplicemente l'operazione di una bene organizzata e molto audace banda di malandrini. E l'Europa - dopo gettati li strilli di prammatica - _ ha accettato il fatto compiuto ed ha giustificata la propria indifferenza, il suo vile egoismo, con alcune ben tornite frasi diplomatich~, consegnate agli archivi per la edificazione dei nipoti a venire sn l'aridità di coscienza e la bassa morale dei nonni. Dato il risultato felice della aggressione, scasE1-oe omicidio commesso dalla banda MatH.lhine compagni, noi ci sentiamo tentati di girare l'esempio all'onesto Var• salona. Si cerchi nn buon nucleo d'amici, senza paura e senza macchia (come quelli· di Serbia assoluti -anche dal prete), veda di trovare un pae,se ab hoc, ce ne sono ancora, e se non potrà tagliarsi un impero, riuscirà certamente a conquistarsi una bella fetta di regno, e la Europa ufficiale- la vecchia demoralizzata Europa - lo l'iconoscerà, lo saluterà eletto per grazia diDio e volontà del popolo - proprio come tutti ·li altri. Tutt'al più non gli permetterà di visitare li augusti cugini: ma questo importa poco, visto e considerato che c'è tanta gente che « mangia, beve, dor,-ne e veste panni» e non visita_ e non sente il bisogno di visite t.anto eccelse. Che ne pensa l'onesto Varsalona 'l Intanto in Serbia si sono fatte le elezioni. Il nuovo governo promette mari e monti; promette perfino di riorganizzare l'esercito. Il popolo ingannato dalla han.da Maschin, dai suoi rappresentanti e dai giornalisti venduti, tace aspettando ; la plebaglia di Bt'lgraòo plaude ai volgari assassini. È un fatto nuovo nella stol'ia; una grande e terribile situazione che non ha riscontri; un popolo cieco, guidato, fra la indifferenza delle nazioni, da un pugno di banditi, all'abisso. Povera Serbia! -- La politica Giapponese. - Supporre che la Russia che ha l:..vorato quarant'anni a prep•trarsi l'annessione - ora mascherata appena col titolo di occupazione temporanea - della M:andchuria, che ora l'abbandoni è assurdo; ed. è ugualmente assurdo pensare che il Giappone abbia rinunziato per sempre alla Corea e all'Isola di Formosa. La ragione della guerra sarà dunque sempre aperta fra il Giappone e la Russia finchè non riescano a trovare il componimento che dia libero sfogo agl'interessi dei due probabili contendenti. Naturalmente il Giappone non desidera molto misnrarsi da solo con la Russia. Non già che tema delle proprie forze o delle proprie truppe; ma teme che, a guerra finita, l'Europa intervenga, a togliergli di mano il prezzo della vittoria. E diciamo della vittoria, perchè tutto in questa guerra sarebbe favorevole al Giappone. più che alla Russia. La vicinanza dei luoghi contesi, la preponderanza della flotta, e la resistenza· e sobrietà dei suoi soldati. Qua~che giornalista ha accennato ad una possibile inferiorità di resistenza fisica dei Giapponesi; evidentemente questo giornalista conosce poco la geografia e la etnografi.a del Giappone. Dopo la gueua di Cina il Giappone sperava che era finalmente arrivato il tanto desiderato momento di pigliarsi la Corea e allungò la mano, ma l'Europa mise il suo veto, ed il povero Giappone dovette consolarsi e contentarsi della .... gloria di aver vinto. Ora la Corea è per il Giappone una necessità assolu,ta. È il piede sul continente Asiatico orientale, del quale il Giappone in- · tende poco a poco impadronirsi, o signoreggiare. Il Giappone è ormai una potenza con la quale bisogna contare. Ha tutti i bisogni, gli appetiti, i gusti delle nazioni le più civilizzate - non è qui il caso di esaminare se con suo vantaggio o meno - e naturalmente sente la ~edesima necessità delle nazioni Europee di espandersi e trovare ·nuovi sbocchi al suo commercio, nuove terr~ per la sua ricchezza e nuovi paesi per la sua emigrazione. La Corea è il punto ottimo per incominciare questo lavoro di conquista che il Giappone farebbe volentieri senza la guerra. Ma la Russia è l'antagonista pericoloso, il vicino incomodo che s'è piantato in un luogo molto opportuno per la conquista guerriera e la concorrenza commerciale. Il Giappone esige che la Russia abbandoni la Mandclmria 1 e che gli sia lasciata la mano libera in Corea. La Russia per le medesime ragioni di commercio e di acquisto non può acconsentire nè all'una proposta, nè all'altra. Il Giappone ba con gli Stati Uniti un trattato del quale, pubblicamente, non si conoscono bene i termini; ha con l'Inghilterra un'altro trattato che· obbliga. quest'ultima- ad intervenire, ed anche con la sua flotta e le sue forze, se il Giappone fosse attaccato da due potenze riunite. L'alleam:a con In. Francia, se da un lato è per la Russia una cassa-forte sempre aperta, è dall'altro una specie di palla di galeotto che ne frena i passi. È certo che se la Russia iniziasse la guerra, ai primi rovesci - e non mancherebbero - e data la inferiorità della sua flotta nell'Estremo Oriente di fronte alla flotta Giapponese; essa sarebbe obbligata a chiedere l'aiuto della Francia, il quale aiuto obbligherebbe l'Inghiltena ad uscire dal suo riserbo ed agire. E la cosa menerebbe lontano. · . Il Giappone sa tutto questo, sn. anche che l'Inghilterra, in questo momento, è troppo occupata dalle sue questioni .interne, e - quantunque non lo sembri - troppo occupata nello svolgimento dell' affari Balcanici, per poter affrontare a cuor leggero le probabilità d'una guerra che diventerebbe Enr.opea. Or dunque il Giappone mostra i denti, ma si guarda ben dal far l'atto di quello che mette in moto i pugni; astutamente prudente aspetta l'occasione opportuna, quando cioè l'Inghilterra liberata dalla trasformazione del suo sistema ecouomico, che ora l'occupa tutta, potrà francamente mette!·si a disposizione dei minori nemici della Russia e della Germania, le sue Cl>ncorrenti sul mer~to indus-- triale. L'orientazione nuova dell'orizzonte politico è anche un pò il reimltato della questione dell'Estremo Oriente. Un tempo il perno della politica Europea erano i Dardanelli; e si capisce, l'obiettivo Russo essendo l'India. Ora, non è che la Russia abbia completamente abb:1ndonato il pensiero di fare assolutamente suoi l'Afga.ni• stan, il Turckesian ed anche un po' del Cashmir - che è un briciolo della vera India Inglese-ma necessità più immediate l'obbligano ad una politica nuo-va e quindi tutto l'interesse politico si volge alla Cina, dove c'è
, 536 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LErrvrERE E SCIENZE SOCIALI un. immenso mercato da aprire e conquistare e dove c'è un concorrente formidabile: il Giappone. . E la tendenza nuova della diplomazia si rileva a chi guarda un po' più oltre che fa superficie. I tre grandi alleati naturali, perchè così vuole la politica dell'Estremo Oriente, s~mo la Germania, la Russia e la Turchia. Fra la prima,· e 1rultima tutte le piccole divergenze sono appianati? e Guglielmo II è lo scudo di Abdul-Hamid che, da orientale pratico, positivo e paziente ne sfrutta tranquillamente l'influen1.a e la forza. Dall'altro, obbligate dai medesimi interessi dovrn.nno stare l'Inghilterra e fa Francia; e, qu:rndo i nodi verranno al· pettine, ci saranno anche il Giappoue e gli Stati Uniti. Quando il passo che oggi ha fatto l'Italia riavvicinandosi alla Francia, avrà dato i suoi logici frutti, il Gia·ppone saprà che il suo momento è arrivato. Allora chiederà alla Russia di abbandonare la Manciuria o di permettergli d'impadronirsi della Corea, e sfocome la Russia non potrà accordare nè l'una cosa nè l'altra - i suoi interessi vi si oppongono - il 111orne11todella. guerra sarà arrivato. E' certo che i campi di lmttnglia non saranno più su la Vistola, sul Reno, sul J ·o; ma per essere più lontani non saranno meno nefasti, nè meno micidiali per le nazioni che dovranno pigliarci parte; e saranno tutte le grandi mizioni Europee, l'Italia ·compresa. Bisogna convenire che la politica del Giappone è sottilissima; bisogn~ convenire anche che questo pericolo. dell'ingrandimento, e dell'accrescimento di potenza delle nazioni gialle si presenta più immediato e più grave di quel che a tutta prima sembrava. Civilizzando i Gialli, abituandoli alla sua politica l'Europa s· è scRldata. in seno la serpe ed è fatale, è ili~vHab le che debba e:-:;- serne morsa. * L'ultimo baluardo della nazionalità 'A.1·mena. Il micidiale mostro Russo, di cui è auima feroce il Presidente del santo Sinodo,Pietro Podiebouostezeff. con ti n n:t nella sua implacabile opera di oppressione e di delitto. Dopo aver tolti alla Pinlandia i st1oi ultimi diritti, ·mettendo in non cale un patto consacra.tu dagli anni e dal giuramento di due imperatori, ora si rivolge all' Armenia. E ci piace richiamare l' attenzione dei nostri lettori su un fatto che i giornali Italiani banno a.ppeua annunciato e al q1,1ale, nella loro fedeltà al'.o Czar, non hanno fatto commenti. Il fatto è questo. Il principe Galit:dne ha inviato l'ordine ai governatori di provincia d'armare i l\1ussulmani e cli spingerli a massacrare gli Armeni. Ora questa breve notizia spiega molte cose e fra tutte e più di tutte il massacro delli Ebrei a Kishneff e altrove. I Musulmani si sono rifiutat.i d' ubbidire, i Cristiani·- Dio li benedica - nbbidirono; uguali sempre dappertutto. . Il perchè dell'ordir!.e del priucipe Galitziue è presto detto. La questione delli Ebrei e (lelli Armeni ha un singolare punto di contatto di fronte alli clementi reazionari Russi. Gli Ebrei costituiscono la nrnggioranza delli operai e il nucleo delle organizzazioni sociaUste di Russia; li Armeni intendono conservare l'ultima caratterit1tica della loro nazionalità, la loro chiesa. Li uni e li altri sono egualmente opposti,· fieramente avversi alle oppressioni dello Tsarismo. La Russia ha, poco a poco, tolto tutto alli Armeni. Prima, nel 189U 1a libertà delle- loro scuole,. poi il diritto di eleggersi i loro magistrati municipali, poi le loro franchigie, poi il diritto di governare le loro provincie da ::.è; ha, impedito le manifestazioni de1la loro letteratura, ha soffocata la loro arte speciale - chi ricami ai gioielli, dalle cesellature delle armi, alle intarsiature di madreperla, delle loro croci. Nou rirnn.neva a loro, - ultimo e1trattere nazionale, dopo .il tipo fisico - che la loro chiesa. Il satanièo Podiebonostezeff non ha osato pretendere che essi abbandouino in mai:,,sa la loro chiesa e si uniscano alla Chiesa Russa. Anima di gesuita ha capito che bisognava riuscire all'intento per vie meno diritte, ed ha pensato che togliendo alla Chiesa Armena i suoi beni era ucciderla, percliè il popolo Armeno, ridotto quale è ora dalla amministrazione di Ni- ~ola II, non è piiì abbastanza ricco per m:rntenerla. Così dunque un ulcase dello Tsar è venuto a disporre per la spogliazione delle chiese Armene. Invano il popolo .Armeno si oppone, invano si accampano rescritti di precedenti imperatori, diritti consuetu<linarii, e diritti di proprietà. Così vuole l' onnipotento oppressore e così dev' essore. I Cosacchi - questi pelo-.i barbari puzzoleuti d'incenso -eseguiscono gli implaca,bili_ ordini del Buon Padre e uccidono. A Baru, a Tiflis, a Etchminc1in, a Nesistian, a Vatzchabal il sangue è colato; cola in tutti i vilÌaggi dell'Armenia spremuto dalla nagaika e dal kno-iit. EpJrnre la resistenza Armena dovrà suqire le sorti della resistenza F'ilandese, della resistenza Polacca - di glo1-iosa e sventurata memoria. Quando il lungo-crinito cavallo del Cosacco avrà cn,lpestato .centinaia tli donne e di ba,mbini; quando le nevoso vie che conducono alla Siùeria saranno state battute ùa ceutinai,i di Armeni; qnando i cimitori avranno accalcato nel 101'0 omùroso silenzio le vittime della generosa resistenza,. l'ultima patola sarà stata detta: n Buon Padre~ e per jui Podieho11ostezeff, governerà e ammi11istrer.ù la cliiesa Arlll(•na., come govern~ e aru1oiJ1istr,i. oggi, aiutato dalla . galera e dalla forca,, ia Gmn<le e la PiccoJn, RusRia, la Polonia, la fiolr1,ndia, la Georgia. Fino a. quando P ·¾· (Juestfoni anst'riache. - Noi assistiamo, in questo 111011,ento, a fatti che avra1Juo grande influenzn. su la compngi11e delle nazioni europee. Questo nostro pexiodo socfale e politico sanì. di quelli che i futul'i chiameranno i grnll(1i periodi di preparn,.;ione e di sviluppo storico. Da uu lato l' [nghilterrn, che riforma ii suo organismo· economico e sta compie1alo I.acostituzione dei suoi partiti politici, fenomeno gran<lioso, che da dopo la caduta dell'Impero Romano no:n ha riscontri uella storia, e del quale si occuperà uel nostro prossimo numero un nostro collal,oratore. Dall'altro l'Austria, il cui impero-mosaico sta sfasciandosi. Fra tutto ()nesto la tendenza ad agg1'1p1pamenti nuovi delle grandi potenze, e il crescere in pot,e11zialità d'nna 11azio11easiatic,t destinata a rnpprese11taro nna grande parte nei destini dèl mondo. Via. vin, cl1e ci si i,resent.r. l'occasione, uoi esaminia1110 partitamente le manifestazioni pir't chiare di (Juesto svil11ppo e ne tiriamo le conclusioni che ci sernbrauo le più co11for111ialla, logica,. Oggi la· crisi Ungherese che si trascina da, mesi e elre s'incentra con altre manifestazioni t1'autiputia all'Austria di altri popqli soggetti all'Imp6rn, ci porge mn.teria cli brevi cousiderazioni. Pit't volte al,l,iamo scritto - e non è del resto una cosa imlovinat.a da noi - che l'Impero Austriaco è destinato a sfasciarsi, se non 1·ie~ce a trasformarsi sulla base <li un sirno federalisrno. clre a tutte le nazionalità flCCorc1ingn,tglianza di riiritti. Ragioni vitali di razza, di coinmercio, cli progresso dei diversi popoli che lo com pongouo, lo Yogl i 0110. . Lo st.ito di co,;e cl10 ora si mauifosta è andato via, vin. preparanllosi lentamente sotto la pressione dello sviluppo organico di ogni s·ngolo popolo; ed è cresciuto col crescere dei 111e,1,d i co1.11uni0azio11eche hanno resi più facili i rapporti e lo ·.scambio d'idee fra i compo nenti le vario popoladoni. L"Imperatore iuteude Anst-ricizzare il suo Impero prima dell.t sua morte, poichè il primo ad ·essere convinto della disgregazione è lni. Egli Yuol dunque riparare al pas-· sato e preparare l'avvenire e quindi tende con tutte le snH forze e tutta la sua energia a stabilire il legame politico - l,1 liogna, l'educazione e l'esercito - su basi <'he possano resistere all'urto che, per legge 11atural.e, s:irà. dato all.t unità imperiale il giorno della sua morte.- Egli teude ad uno scopo unico con singolare e - dal suo puuto di vista - encomiabile fermezza. Sennonchè egli si urta nella sua ppera a difticoltà che saranno insurmon tabili. Già l'atteggiamento dell'Ungheria su la questione militare lo dimostra chiaramente. Il conte Tisz_a, da lui chiamato per comporre il dissidio, non è l'uon,o più adatto a rnggiungere lo scopo. Inviso alla grande maggioranza cJegli Ungheresi, propenso a cedere. su questioni che il popolo sente essere vitali e su le. quali, per couseguonza, non intende cedere; non abbastanzft nazionalista. per dare affidamento alla opposizione di sincero attaccamento alla causa Ungherese;. riuscirà, forse, a com porre il gabinetto, forse anche riuscirà per qualche po' di tempo a governare; no11riuscirà però a soffocare l'idea nazionalista Ungherese che si r.i-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LE'.rTERE E SCIENZE SOCIALI 537 desta oggi, forte come. nel 1848 ed anela a Kossoutli, come il suo .intico ca111piolle, come jJ segnacolo ove essa intendo nnivHre, la su.i assoluh:1 iu<lipen<lenza,, e fors'anchc - uella forma del reggimento politico - fa repubblica.· E, come so que~to non hnstasrn, dalla lJiet·:i Istriuna, dal la Dal mazin_. da Tricstu n.rri ,·nno ,)11' i 11p1,•ra.tore le voci più · d iscot',lall t1 di Croati, dt Sloveni, ll' Italin n i cito reclarnauo - ognt1no 1,er proprio couto - libertù, di li ngna e di inscgnarneu to. C'è nell:1 natura uun, legge - ili cni la diplomazia, troppo ignorante <li cose naturali. n011 tieue couto nffatto - ecl è ()nesta: Gli organismi affini fi]liscono sem • pre per incontrarsi, tt<11dono a forlllare un tntto omogeneo, e perturbano l'ambiente nel quale si trnva110, tindiè la loro perfetta unione 0011 si sia roalizzMa. L'Aust.ria porge l'esempio c,Ì.ratteristico d<•,Jla tirn11uia o dèlla brutalità la si chiami come si vuole - di questa l<"gge. Troppi elerncnt.i diversi, clic hanno vicini a lorn organismi simili_, compongono l' I 111pero Anstriaco. Forza è che, tosto o tardi, hi lc,g~e di natura, violenttlt~i nei trat.t.ati diplomar.ici, ripigli H suo domi• nio. Il Kocrber a Trieste, l' Henclel 11ulla Dalmazia, il 'l'i1,zn, in Ungheria possono con sforzi SO\Tnmani e cedell<lo da una pn.ri-o per tirare dall' ait.ra,· ritardare di (JmÌlche tempo l' f\\"Ye11imento f,1talc; nin, il momento nrriva in cui <'gni sforw divtnJta troppo debole dina"zi a.Ila sentenza delln. legge che vuole il rist.abilimento dell'equilibrio nei· diversi orgaujsrui, ed allora nna forma muore per dar luogo ad altre più con~entanee alla necessità delle cose. I fatti dell'Anstria, le agitazioni Ungheresi, Slavofile, Dalmate. It liane dimostrano che, per l'Anst.rin, qnesto momento è vicino Lo ripetiamo: la dissolnzione e la ricostituzione di nuovi organismi non possono es~ere scongiurate che <falla libertà e dal1' uguaglianza nel federalismo. Se questo trionfasse non al solo impero sarebhero evitati le convulsioni della morte, ma nnche all'Europa tutta, I Brllka11i - La vecchia diplomazia 'l'urca tent.ennante, paziente, obi iqna lui vinto ancora una pai·tita · nel gi(_)co rlei Ballrnni. li Snltano ecl il suo consiglio . hanno l'espinto· In, proposta di controllo Austro-Russo iu MacedoHia. In verit:'t - se non si trattasse di nn 1:>opolo che paga col sangue -le proposLe ed i· rifiuti - uoi dovremmo ritllegn1~·ci della, decisione presa ad Yldiz-Kiosk. Non è opportuno per la po.litica e gli i11teres,;;i Italiani elio Anst.ria e Rnssin, possa!lo a loro beneplacito spadroneggin,re nei Bnlkalli. 1'ioi comprcn diamo heni,simo la loro lodevole intenzione di far cavar dai ribelli urace<loni le castagne dal fuoco, pèr mri11giarsele poi loro; ma non possiamo secon<larle in qnesto loro onrs!o desiderio. I rn,st.ri interessi commerciali ci i.i orpongo110, e e-i si oppone la nostra, sicurezza politica N<,n è detto cl1e b Triplice e la Duplice abbiano a 1lurnre etern<'; e 110n è neppnre provato che la soverchia tciierezzn, <lell' Imp:m1tore di Germania per il Snltano di Turelti:L si,t <li$interessa.ta. Anzi ci sembra che Gngl ielrno giochi con lllolt.a finezia la sna partita; egli tende nl pnsse.sso <li alcuni pu11ti nei 13alkani e snl mare cli ì\1,vrnarn, e li vuolo per mezzo delle presta,• zioni,.<ltL buon amico che dà, molto e ha l'aria di contentarsi di poco Il poco 1 del resto, che comoda a lui. ,Ora dunque la Turchia ha resph1to le proposte Aust,roR~1sse; <lelle rifor'rno non è più.il caso di parlarc,. I Maornettami non le vogliono pc,r un conto; i Cristiani per un' altro; i Tnrchi le respingo110 perchò troppo ~Incedoni,, i Macedoni perchè tr'oppo Tùrcl1e. D'altra parte gli in<'aricati acl nppli('al'IL·, malgrado la buona v0Jo11t,\ di Tiflis J->asd:ì, s' occuprrno <li ani0chiro sè stessi e nient'altro: dato che il momento si presta, bene allo scopo. Il sopl'av\·onire dell'inverno rnett.crù. cerinmente 1111a ernora all' :ittivirà (lrg-1' insorti e fino n.lla prirnavern, proRsima le stragi feroci, del.le <inali a.l>binrno a.vnto notizie fin'oni, sarn,uno quasi sospese - diciamo qunsi, non (1el tutto. L'Europa ripiglicrit il beato sonno clie quo' diavoli di ~fa.,·cdo11i :·vcvnno interrott-o. L'An.c:tria e la R11ssi,t rinta,scheranno ]1} lorn proposte, Yisto elio i ril>1:Jli non for.n1 no. pi ìt · t·,wto rumore e clic il Sul laJJo 11rnceder.'1 C(lll più gn rl)l), 111anon .con rneno detorrninalea,t all.t soppressione sist.c,natic:t <lei cristiaui <l<'ll"Jn1pero Turco. Quando tornerà la primavera ricorujncerà la da,nza di sangue nei Balkani, e la diplomazia ricomincerà a insudiciare carta con proposte e controproposte (1iscusse e respinte. Questa è la politica del giorno per giorno ; la politica vile ed egoista che svergogqa l'Europa moderna; ed in qnesta politica, che è fatta di frtalismo e di pazienza, chi vince tutti è il Turco per temperamento, educazione, reltgione fatalistrL e pnziente. Onde noi possiamo dire cl1e, dai Balkani e nei Ballrnni, il Tnrco dirige e ò.o1nina la politica Europea. D'una cosa sola ci duo•liamo amaramente: ed è che la vilt,'t e l'egoismo élell'Europa costino lacrime .e sangue ad un popolo che per il proprio eroismo è degno <li t,rnvare vicini a sè, iutorno a sè, non già dei famelici sciacalli come trova nelle potenze Europee, ma dei h:011i che l'aiutino .a liberarsi dall'oppressore politico e religioso. . Soltanto, ecco qua.. Ci fn un crociato, ·nei nostri vicinissimi tempi. che andò a Gerusalemme; ma lo fece soltanto per fare una mascherata, come tutto ciò che fa la diplomazia Enropea. E la mascherata di quel çrociato, èouìe un suo precedente telegramma, ingannaro110 popoli e costarouo sangue. Oggi in Macedonia, si soffre la farne, oggi in Macedonia le vedove e le madri piangono i loro cari barl>a,ramente trucidati, le fanciulle e le sposti si dolgo110 vittime delli oltraggi dei Kurdi. E In politica Europea 1 Oh! la politica lavora: Lamsdor:ff è a1Hl.Lto ::i, Parigi a ritastare - senza farlo parere - la borsa della cara Repubblica; lo Tsar e Guglielnio s· iucontreranno per discutere dei loro interessi; tutto è pace, pace dolce e pace santa; solo in Macedonia - dove e' è un popolo che lottn, per la libertà; fra la vile indifferenza dei popoli detti civili - solo in Ma-. cedouia si muore di ferro, di fame, di fuoco, in omag-, gio alla pace. · Noi. DAUN MINISTERO ALL'ALTRO (Necessitdai fatti e nondi parole) Le dimissioni del Ministero Zanardelli non sorpre, scro nessuno. Quanti conoscevano il lavorio sotter, raneo e l'azione del fuoco c0nvergente del Centro· sonniniano e dell'Estrema le prevedevano a breve scadenza - con o senza una battaglia parlam_en~ tare che avesse potuto dare corrette indicazioni per la successione. · . A noi poco preme la discussione sulle cause realr della crisi. Fu determinata dalle -condizioni di salute dcll'on. Zanardelli, o dalla mancata visita dello Czar?• Un pò dalle une, un pò dall'altra. Le prime non erano liete; ma dell'insuccesso della politica estera: non era certamente responsabile lo Zanardelli - che non poteva impedire in alcun modo che Morgari minacciasse la dimostrazione dei fischi,. Ma; spesso, in politica si scontano gli errori e le peccata degli altri I Comunque la crisi do.veva avvenire. Troppi e troppo gravi problerni si erano affacciati nella vita pubblica italiana, ed essi richiedevano una, soluzione più o meno pronta per la quale il Ministero Zanardelli era del tutto impreparato. . Passiamoli rapidamente in rassegna, sottoponendo a critica sommaria ciò che il passato Ministero tentò o accennò di fare. . · 1. La quistione meridionale. S' impone sopra tutte le altre minacciosamente. Nun siamo oggi soltanto nni ad affermarlo ; ma lo riconoscono gli uomi.ni di tutti i colori e di tutte le regioni: i settentrionali più illuminati più e meglio degli altri. Di fronte a tale. questione il Ministero mancava di un programma organico da segufre. Ciò che fu proposto da principio venne da noi dimostrato fallace, ridicolo o diametralmente opposto allo scopo· che si proponevano i ministri. I progetti posteriori, prooentati in articulo
538 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE SCIENZE SOCIALI mortis, specialmente quello del 28 Giugno, la cui, relazione per ironia della sorte venne distribuita ora - quando scoppiò la crisi ~contengono la confessione implicita ed esplicita della fallacia dei primi. Poteva a11a incompetenza degli uomini, all'avversione di qualcuno verso il Mezzogiorno, all' insufficienza dei mezzi, supplire la buona intenzione del1' on. Zanardelli, il suo grande amore per l'unità, e perciò anche per le- regioni meridionali, che scalda il petto dall'illustre e sincero parlamentare ? 2. Legislazione sociale. Presiedeva alle cose del relativo Ministero l'on. Baccelli. Il clinico insigne si dimostrò così inferiore al grave còmpito, eh' è davvero carità di patria e rispetto verso l'uomo, tanto benemerito nel campo della scienza, non parlarne. 3. Riforma giudiziaria. Il progetto relativo che fece fare tanto bizantina accademia alla Camera, aveva due vizi di origine : il dottrinarismo e la deficienza dei mezzi economici per attuarlo. L' uno e l'altra si trovarono in conflitto, e produssero un aborto che ledeva molti interessi, non ~oddisfaceva ad alcun principio, e lascia va la magistratura in quello stato di avvilimento che costituisce il maggiore pericolo e la più dolorosa piaga per la società italiana. · 4. Trattati di commercio. Preoccupano tutti; avrebbero dovuto preoccupare tutti i ministed passati, Invece nulla, assolutamente nulla, si fece in Italia · per rispondere adeguatamente alla sapiente e perse- "erante preparazione degli altri. Di questa sistematica e continuata impreparazione ministeriale avrebbero dovuto mostrarsi costanti e soddisfatti gli utopisti della politica _doganale autonoma,,men_te liberista; ma gl' ingrati, per ambizioni insoddisfatte, per vanità lese, per ispirito di organica contraddizione, furono i critici più acerbi del Ministero Zanardelli, che in fatto di politica commerciale aveva seguito le tradizioni nihiliste dei precedenti. 5. Problema .ferroviario. È alle porte ; non ammette dilazioni; è di una importanza eccezionalissima. Ma anche su di esso il dottrinarismo e l' incompetenza si dettero la mano, e ci lasciano uno grave quistione_ per la cui soluzione occorre senno e volontà di uomini veri. Se ne occupa oggi stesso il nostro Pantano, e torneremo ad occuparcene anche nOI. 6. Conversione della rendita. Si comincia ad ammetterne la possibilità anche dai più pessimisti ; ma · l'ineffabile ex ministro del Tesoro se· ne occupava con tanta bestiale leggerezza, da comprometterne seriamentè la riuscita. Di una irande operazione finanziaria, che deve avere conseguenze economiche interessanti, l'on. Di Broglio fece un motivo da operetta offembacchiana. 7. Riforma tributaria. Oggi è forse meno impellente di jeri; ma se n'è parlato troppo e molto si é fatto sperare ai contribuenti, perchè non ci sia la convenienza politica di fare, e far bene. Un solo progetto, durante il Ministero Zanardelli, venne fuori, ch'era serio e degno di attenta discus- ~ione, per quanto intricato ed involuto : quello dell'on. Wollemborg. Ebbene, lo punirono dell'ardire mandando via dal Palazzo Selliano il suo autore! 8. L'esperimento della libertà. È il solo titolo di onore del Ministero Giolitti-Zanardelli. E qui associamo il nome del primo a quello del secondo, perchè, per quanta benefica influenza sulle cose del Mi- . nistero de:I' interno abbia potuto esercitare l'antico compl:l.gno di Cairoti, dall'antica e teorica formula, reprimere ,::non prevenire, è innegabile che il merito principale del riuscito esperimento della libertà si deve attribuire principalmente all'on. Giolitti, come constatammo all'indomani della S'.la uscita dal gabinetto. Sappiamo berie che molti amici nostri negano tale benemerenza all'ex Ministro dell'interno, perche essi parlano in nome del diritto e di ciò che dovrebbe essere ; ma non esitiamo a riconoscere che, tenendo conto dei fatti e di ciò che era, guardando all'insieme della politica interna, e non ai singoli dolorosi e de~- plorevoli episodi, dobbiamo constatare che mercè l'opera del passato ministero un gran passo si è fatto per la educazione politica del nostro paese e sulla via della libertà. Ed ora alla successione. Mentre scriviamo il ministero non è formato e non si sa ancora se l'on. Giolitti riuscirà a formarlo. Come indice del miglioramento nella situazione politica e dei progressi fatti, vogliamo citare la circostanza che l'on. Giolitti non ha esitato un istante a conferire con uomini, che pochi anni or sono furono condannati alla galera come pericolosi sovversivi. Alludiamo a Filippo Turati. L'osservazione è della Tribuna, e la facciamo nostra con singolare compiacimento. Questo fatto indica che nella composizione dei Ministeri, più che le antipatie e le simpatie dei personaggi, più o meno alti, e le preoccupazioni dinastiche, influiscono le situazioni parlamenta_ri. Anche altro buon segno di educazione e di mora. lità politica è la circostanza che Marcora, Sacchi e Turati chiamati, non rispondono coll'indecoroso entusiasmo di altri tempi, che divenne frettolosa, _ardente, indecentissima oo.ccia pel · portafogli, specialmente sotto la sinistra. I radicali più che della loro posizione mostrano di preoccuparsi d-elll3 cose e del programma. E di ciò non saranno lodati mai abbastanza. Infine c'è un accenno di preferenza verso i giovani, di cui ci rallegriamo sinceramente. E se l'on. Giolitti, o chiunque gli succederà nell'incarico, perseverasse in questa via, svecchiando i ministeri, renderebbe un grande servizio al paese. E se l'on. Giolitti fallisse? Nella partita del bene rimarrebbero i fenomeni constatati precedentemente che servono di lezione pei passati e d'indicazione pei venturi. (1) LA RIVISTA, (1) Nel momento in cui la Rivista va in macchina, 1'on. Giolitti n,,n essendosi trovato d'accord, con l'onorevole Sacchi per l'esclusione del Tittoni e del Rosano, la composizione del ministero ha subito un nuovo orientamenlo al di fuori dell'E~trema. Al prossimo numero, a ministero formato, il nostro giudizio. N. d. D.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE , OCIAL! 539 Alla vigilia della grande battaglia ~ It nuovoprogetto di Convenzioni ferroviarie. Il tentativo di armonizzare i_nsieme l'interesse generale del paese e il tornaconto privato delle Compagnie assuntrici dell'esercizio ferroviario, non poteva avere una esp]icazione più infelice di quella testé consacrata dal Gover:io nel nuovo schema di Convenzioni. Esso ha indubbiamente un merito: quello di aver dimostrato - modificandc., radica]mente le attuali Convenzioni - che queste, condannate ormai dall'unanime verdetto della coscienza pubb1ica, sono destinate fatalmente a sparire. All'infuori di questo merito, puramente negativò, le nuove Convenzioni si presentano peggiori di· quelle che ci apprestiamo a seppellire. E, per dimostrarlo in modo tangibile, riassumiamo in un prospetto comparativo le principali proiìOs.te del Governo, contrapponendovi brevemente le prevedibili, disastrose conseguenze, che , sarebbero per derivarne alle finanze dello Stato ed all'economia nazionale. Premettiamo che il pernio intorno a cui si aggirano le nuove Convenzioni è questo: introito totale del prodotto lordo delle ferrovie, e libero maneggio delle tariffe allo Stato; gestione teeniea ed amministrativa dell'esercizio alle attuali Società ferroviarie, contro rimborso a .for:fait delle spese di eserc1z10, ed altri compensi. Diritto reciproco delle parti alla rescissione del contratto di quinquennio in quinquennio per 15 anni. · ~ Liquidazione delle vigenti Convenzioni. Propostedel Governo. Prima che siano firmate· le nuove Convenzioni, il Governo e le Società liquideranno i rapporti finanziari derivanti dalle Convenzioni attuali che avranno termine il 30 §aiugno 1905. A tale data il Governo avrà verso le ocietà un debito che si calcola in 472 milioni di lire escluso il riscatto tanto delle fer- ""rovie Meridionali quanto delle linee del Sempione. I 472 milioni saranno pagati alle Società nel seguente modo: Cessione alle Società degli approvvigionamenti e del materiale di eserciziò ( escluso il materiale rotabile) che sono valùtati in 97 milioni; Cessione alle Sucietà dei fondi disponibili nelle Cassé Pensioni e Casse Soccorso del personale ferroviario, fondi che potranno ascendere a circa 200 milioni e che dal Governo sarebbero incamerati salvo a provvedere al pagamento delle pensioni e dei sussidi coi prodotti ordinari dell'esercizio ferroviario; Pagamento per la somma residua fino al saldo dei 472 milioni - cioè 175 milioni - con annualità di durata fino al 1966, con interesse del 3,50 per cento netto e con ammortamento. Osservazioni. Splendida trovata l In base alla stesc,a Relazione dell'on. Saporito le Società ferroviarie, al 30 giugno 1905, saranno complessivamente debitrici verso le attuali Casse. Pensioni e di Soccorso, di 123 milioni e 500 mila lire I Recidendo con un taglio eesareo qualunque constatazione contabile sulla gestione delle Casse suddette, si assolverebbe alle Società, senza compenso di sorta, quell'ingente debito, rovesciandolo sulle spalle dello Stato, a cui carico esclusivo resterebbe, dal 1905 in poi, l'intero onere delle pensioni e dei sussidii. Pantalone esiste per qualche cosa! Logicamente, onestamente questi 123 milioni dovrebbero ammortizzare altrettanta somma del debito di 472 milioni che lo Stato deve rimborsare alle Società. .Invece esso si obbliga a pagare loro integralmente i 472 milioni, senza legittimare in modo alcuno questa piramidale, inesplicabile generosità fatta sulla pelle dei con trjbuenti italiani. · Altra splendida trovata è quella di rimborsare per meizo di ammortamento, 175 milioni alle Società, con annualita di durata fino al 1966, e con l'interesse del 3,50 per cento netto: ciò che significa fare alle Società il servizio delle obbliga.iioni che ora hanno sul mercato, pagando un tasso tale d'interesse, che consenta loro non solo di estinguerle gradualmente, ma di realizzare altresi un discreto margine di guadagno. E ciò quando lo Stato potrebbe estinguere i 172 milioni con un'operazione finanziaria a più buon mercato: cosa che potrebbe fare, del resto, per lo intero debito dei 472 milioni, emettendo titoli di Stato il cui annuo interesse sarebbe assai minore di quello che oggi paga a.Ile Società, ,senza bisogno di pasStU"esotto le forche caudine delle nuove· Convenzioni. Lo stesso può dirsi pel riscatto del Sempione e delle Meridionali: anzi qui il risparmio dello Stato sarebbe ancora più sensibile.
540 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Parte finanziaria delle nuove Convenzioni. Propostedel governo. Osservazioni. Tutte le spese ordina.rie e straordinarie, meno quelle per la. sorveglianza governativa, e meno le spese a cui si provvederà dallo Stato con gli aumenti patrimoniali, saranno a carico dèlle Società. Le Società poi sarebbero compensate nel seguente modo : Una somma a corpo calcolata sulla spesa media dell'ultimo quinquennio de1le attuali convenzioni, somma destinata a compensare le Società dell'attuale servizio, che rimarrebbe consolidato secondo il presente ordinamento; Una quota del 3,80 per cento sui prodotti per prov- . vedere ai servizi cui presentemente sono destinati i tre fondi di riserva, cioè per provvedere ai danni cagionati alle ferrovie da forza maggiore, per la rinno_vazione della parte metallica dell'armamento, e per la rinnovazione del materiale rotabile, reso inservibile dall'uso. Le Società dovranno dimostrare di aver speso durante il periodo contrattuale tutte le somme provenienti dal detto 3,80 per cento. Se si verificheranno economie, 4[5 andranno a beneficio dello Stato e 115 a beneficio della Società. Le Società provvederanno· alle spese a cui oggi provvedono, come si è detto, i fondi di riserva, senza alcuna ingerenza da parte del governo. Un corrispettivo speciale per qualunque aumento di scirvizi_oin confronto dell'attuale ordinamento, corrispettivo preventivamente determinato per ogni tonnellata-chilometro lorda, e variabile secondo che si tratti di treni diretti, omnibus, misti e merci. Interésse del 3,50 per cento netto sul capilale di ciascuna Società, cioè. di .180 milioni p~r la Mediterranea, 180 milioni per l'Adriatica e 15 milioni per la Sicula. Nell'insieme è un capitale di 375 milioni per le 3 Società. Questo capitale sarebbe impiegato per 97 milioni nell'acquisto dallo Stato degli approvvigionamenti e del materiale di esercizio, escluso il materiale rotabile, e in 278 milioni da spendersi nel primo quadriennio delle nuove convenzioni per mettere le linee e le stazioni corrispondenti alle necessità del servizio e per aumentare il materiale rotabile in relazione alle esigenze del traffico. Una quota corrispondente ali' interesse netto del .3,50 per cento e all'ammortamento delle obbligazioni che saranno emesse per provvedere dal primo anno, dopo il detto quadriennio, ai lavori e alle provviste rese necessarie dagli aumenti del traffico. Una quota corrispondente alla somma necessaria per pagare le pensioni e .i sussidi al personale ferroviario collocato a riposo, perchè il fondo esistente nelle ·relative casse sarà incamerato, come si è detto, · dallo Stato. 1 Vale a dire: eonsolidamento dell'attuale eoeffieiente di esercizio, immensamente più oneroso di quello degli altri paesi: · Calcolando infatti la media dell~ spesa del decennio 1890-1900 si ha: per la JW.editerranea il 66,79 per cento del prodotto lordo: per l'Adriutica il 64,58 per cento; per la Sicula 1'85,6() per cento. Questa media - grazie agli am_nenti continui nelle spese per l'alto personale, fatti in previsione del riscatto - risulterà più elevata nell'ultimo quinquennio. Ogni ulteriore, immancabile attenuazione del coefficiente di esercizio, presumibile dalla rinnovazione del materiale rotabile e metallico, non che dai nuovi lavori patrimoniali andrà a totale beneficio delle Società. · Che cuccagna! N,m basta: la spesa da. rimborsare alle Società per ogni tonnellata-chilometro lordo per qualunque aumento di servizii, sarà naturaln:iente determinata altissima. Nè potrebbe logicamente essere diversamente, data la base dei calcoli su cui è stabilito il forfait, col quale deve tenersi in armonia. Ogni aumento nel traffico corrisponderà quindi ad una nuova . sottrazione di ~angue alle finanze dello Stato, al quale, d'altra parte, per far fronte alle quote di contributo stabile o da stabilirsi per tutti i diversi esercizii enumerati nelle proposte del governo - fra cui quelli onerosissimi delle pensioni, dei fondi di riserva ~- non basterà - detratto il forfait per le spese di esercizio - l'intera rimanenza dell'introito lordo delle ferrovie, e bisognerà che vi supplisca attingendo al bilancio generale dello Stato. Per~hè, ancora una volta, sarà riaperto ed allargato il baratro finanziario dei servizii a cui oggi provvedono i fondi di riserva - perdurando le stesse ragioni per cui fino ad oggi costarono allo Stato circa 200_ milioni d1 perdita. Le Società, infatti, avranno interesse, più che mai, a gravare la mano sulle somme a ciò destinate, per economizzare parte delle spese a cui dovrebbero sottostare, per la manutenzione ordinaria delle strade, dell'armamento e del materiale rotabile; e ciò, sia col trascurare le riparazioni stradali, allegando poi, come causa del danno, la forza maggiore; sia rinnovando l'armamento con anticipazione in confronto del vero bis_ogno, onde risparmiare la spesa a cui sarebbero tenute per conservarlo in buono -stato; sia anticipando la rinnovazione dei veicoli, in quanto i veicoli nuovi sono più perfetti e .richiedono minore spesa di manutenzione di quelli già da lunghi anni in uso. Per COLMO : le :iocietà PROVVEDERANNO a tali spese SENZA ALC0NA INGERENZA d,J,purte del governo. Sembra di sognare l Tariffe ed ingerenza governativa. tPropostedel governò. governo avrà il diritto di regolare a suo piacimento le tariffe, il numero dei treni, gli orarii. .,,. :."' ... '\ Osservazioni. Data la condizione di cose, creata allo Stato dai patti contrattuali di cui sopra, parlare · di libertà di tarijf e è una vera ironia. Oani riduzione di tariffe, intesa ad aumentare il tradlo nazionale, _oa fronteggiare la concorrenza es tera, urterebbe, da un lato di fronte all'alta percentuale dovuta alle Società per le spese di esercizio, e dall'altra. contro le condizioni finan?=iariamente disastrose fatte allo Stato, a cui non resterebbe il minimo margine di utili - assorbiti soltanto dalle Società - per poterlo consacrare in beneficio dell' eçonomia nazionale • ... . ,. -- ----·- ~ ---·---·- - -------,-,.-
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