Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 19 - 15 ottobre 1903

510 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI E' vero che, come lo ha dichiarato franca.mente Francesco Kossouth, l'Ungheria ora è disn.rmata ecl impreparata ad una lotta di armi : ma qnesto però non significa che, se troppo audacemente spinta alli estremi, l'Ungheria non possa ribellarsi apertamente. Già dei segni minacciosi di rivolta si manifestano nell'esercito ungherese ; iutieri reggimenti dichiarano che essi parteggiano per la nazionalità Ungherese; numerosi gruppi di ufficiali si dimettono, mentre i soldati disertano. Si dice, e si pubbli~a, che reggimenti Austriaci sieno pronti a partire per conquistare l'Ungheria. La diceria è signi.:6.cativa; e se si traducesse in fatto l'esercito Ungherese si troverebbe in massa costretto ad optare fra la sua nazionalità, e la sua soggezione. Dato lo stato attuale delle cose la scelta non è dubbia, e in Austria si avrebbe la guerra civile. Qualche prodromo c'è stato già a Szeghedino, dove le corone deposte da soldati ungheresi sul monumento a Luigi Kossuth hanno provocato dimostrazioni seg,1ite da violenti repressioni con morti e feriti. I nostri lettori sanno che nell'interesse dell'Italia noi crediamo utile il mantenimento dello Stato austro-un. garico; ma non tutto ciò ch'è utile e desiderabile si può spesso realizzare. Perciò bisogna prevedere l' ipotesi del prossimo sfasciamento del vicino impero. Che faremo noi in quel giorno? Noi abbiamo un trattato di alleanza con l'Austria; ma il giorno in cui la lotta interna scoppiando apertamente riduca l'Austria ad una condizione di patente inferiorità il .trattato diventa nullo : saranno i direttori della nostra cosa pubblica ttssai oculati da prevedere questo evento, tenerqisi· pronti e saperlo sfruttare assai abilmente da farne profittar bene il paese? Il riavvicinamento colla Francia sarà tale, sincero e duraturo, da servirci nel caso? Noi abbiamo, o possiamo avere,pretese su certi punti del littorale Adriatico il giorno che l'Austria non possa più dichiararli suoi e come tali difenderli. L'agitazione Ungheresa fa prevedere, più vicino assai di quel che pareva, questo giorno: i nostri gover.- nanti ci pensano? Lo dovrebbero e speriamo ci pensino davvero, altrim2nti potrebbe darsi che ci pensasse per loro qualche altro cui uno sbocco sull'Adriatico farebbe proprio comodo. Non sono soltanto i pangermanici gli alldeutschr, i pa:d nadunali, come li ha chiamati Mommsen nel suo nobile appello agli inglesi. · Chi tal fa, tal riceve. - E' proprio vero che i proverbi son la sapienza dei popoli, e quella buona lana di Re Pietro di berbin. ne sta sperimentandone uno e lo esperimenterà fino ad applicazione completa; ciò che, probn.bilmente, non sarà proprio di tutto suo gusto, ma starà nella logica naturale delle cose. Non si peritò a mettersi d'accordo con un gruppo di ufficiali spergiuri ed assassini ed ora, assolutamente in loro balìa, teme per la sua corona, e molto più per la sua pelle. K on ha pace, n giorno, nè notte; gli ufficiali del suo esercito gli si ribellano reclamando la punizione delli assassini - tanto varrebbe chiedergli che s'impiccasse - il popolo, malgrado le smentite ufficiali, lo guarda in cn.gnesco, ed i suoi buoni n,mici gli fanno chiarnmeute intendere che se non riga dritto - questo vuol dire far ciò .che vogliono loro - son dispostissimi a rendergli il medesimo servizio che resero poco tempo fa a,l suo predecessore Aless[~n.dro e a Draga. Naturalmente, date queste condizioni di fatto, l'onesto galautubmo si sente un po' a disagio sul trono di Serbia; forse comincia ora a pensare che se fosse da. rifare non ne farebbe niente: -ma ormai.. .. e dorme cou tre sentinelle di tre reggimenti diversi alla porta della sua camera, e - questa è una diceria ma appare verosimile - si dice che dalla :finestra della sua camera penda una scala di salvataggio, della quale egli inten-, dcrebbe servirsi nel caso che quei suoi amici voles sero fargli visita dopo la mezzanotte. Nè lo rassicura la condotta degli alti capi del suo esercito. Il generale Jankovic comandante la guarnigione di Nisch, disobbedisce all'ordine del re, di cedere il coml:l,ndo al generale Ginkuic, e gli ufficiali tutti della guarnigione di Nisch si dichiarano solidali con quelli che furono arrestati per aver firmata la petizione con la quale dimandavano al re la espulsione dall'esercito degli ufficiali regicidi. Jautchith ha nelle mani una lettera di Pietro nella quale egli prega i congiurati di agire al più presto e promette loro l'impunità se riescono. Queste prove di complicità, che hanno in mano i regicidi, spiegano perchè mentre il mondo civile brontola, e le potenze fanno il viso dell'armi, Re Pietro promove l'assassino principale, Maschin. Questa lettera fa pensare che se è lecito - o quasi - in certi paesi essere una canaglia, non è però permesso a nessuno d'essere uno stupido, senza portarne la pena. Intanto la Serbia è alla _vigilia della guerra civile, e il Re Pietro - l'amico dei regicidi - si spolmona ad assicurare gli altri, e si sforza di persuadersene, che tutto è per il meglio nel migliore elci mundi possibili. La verità è il rovescio, e potrebbe darsi che le sentinelle e le precauzioni non bastassero a smentire il vecchio proverbio: chi tal fa, tal 1-iceve. Ciò che, in fondo, non sarebbe altro che una prova di più del _dowinio potente di quella legge morale per cui ogni delitto ed ogni ingiustizia preparano da se i.tessi lo strumento e i mezzi della loro punizione. Noi. @@G@©©G@@@@@©©©@@@©@@@@@ Nel prossimo numero pubblicheremo il discorso che l'onorevole Roberto ~'.Ci rabelli ha pronunciato ai Cong~esso di Forll : 11 par ti to repub bli can.o e l'azione parlarnent.are. A propositodelcentenario Alfieriano L'ind ustre cittadella del Piemonte, A ti dal e moscato spumante> commemorà con la più grande solennità il primo centenario del giorno in cui si spense il più glorioso dei suoi cittadini, il primo e vero potante tragico dell'ItJ.lia risvegliantdsi a libertà Vittorio Alfieri, verso cui unanime fu l'ammirazione di altri Grandi: da Giuseppe Parini ad Ugo Foscolo e Gia.Gomo Leopardi; i quali tutti gli ele\rarono nei proprii carmi un monumento ae1~e pe,~ennius. Il o fiero Allobl'Ogo » colui che primo in su I la scena mosse guerra ai tiranni, col pugnale di Melpomene, ben era dt->gno del plau3o, di. uomini siffatti ; poichè il suo vet~s0 giungeva fresco e viYace, come acqua zarn pillante di fonte viva, a sconipigliare le idee rancide e vuote, i custumi imbellettati dell'aristocrazia di quel tempo; la vena spontanea di poesia impauriva i tiranni, e la sua prosa tutte\. nervi - come diremmo j 1 I ,

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