Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 19 - 15 ottobre 1903

RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., ·LETTERE E SCIENZE SOCIA.Li 507 sono, cioè tristissime, inumane ; la Rivista popolare, unica e sola in Italia, a suo tempo dette un largo riassunto di quell' opera meravigliosa sulla Russia ehe hti fa/Ile (Die ungernclencle Russlancl) dei due socialisti tedeschi Parvus e Lehmann; e noi continueremo, come per lo passato, a fare il nostro dovere flagellando a sangue le conseguenze scellerate dello czarismo. Ma abbiamo il coraggio di affrontare l'impopolarità, in questo quarto d'ora, negando la nostra solidarietà colla politica degli epilettici. Intanto constatiiimo con grande soddisfazione che, contemporaneamente all' articolo nostro La Critica sociale ne pubblicava uno perfettamenle concordant~ col mèdesimo, preceduto da un cappello - che sulla testa degli epilettici deve fare l'effetto del ferro rovente - in cui è investita tutta quanta la politica del rivoluzionarismo .... contro lo Czar .... in Italia. Il Turati dice di tale politic~ ,, che essa nell' essenza e nell' anima ,, sua, non è altro che uu lunghissimo :fischio, e come ,, il :fischio, ventosa ed idiota, assordante, irritante ed ,, imbeccillente, sfida all' intelligenza, negatrice della ,, coscienza e della discussione, grido di marmotta e ,, di serpe, che rinnega l'umanità e non ha nulla di ,, umano w Questi severissimi giudizi ,del deputato di Milano si può sospettare che sieno suggeriti dall' ira sua contro il suo avversario - e non da oggi: Turati accolse con diffidenza nelle file socialiste il Ferri, nel 1893 al Congresso di Reggio-Emilia - ; ma la p~litica del fischio o della epilessia ha ricevuto una mazzata sul capo davvero formidabile e inattesa. Gliel'ha assestata Augusto Be bel con questa lettera diretta a Paolino Valera, e che nella sua semplicità è terribilmente schiacciante: 30 Settembre 1903. Egregio Signore e Collega, Non vorrei rispondere affatto alla sua domanda e ciò per la ragione che non voglio immischiarmi nel dissenso dei compagni italiani. Se Ella però mi avesse domandato: che cosa farebbero i socialisti tedeschi nel caso di una visita dello czar a Berlino, io avrei risposto: nulla. Essi lascerebbero che lo czar facesse quello che vorrebbe, e non si curerebbero affatto della sua presenza. . 'A. BEBEL. Abbiamo bisogno di ricordare che Augusto Bebel è il sommo pontefice, il dittatore onnipotente, del So- ,cialismo rivoluzionario tedesco ? -¼ Il trionfo dcll'epile"sia. - Avevamo scritto ed era composto il precedente stelloncino, quando pervenne la notizia che lo Czar non viene più. Non abbiamo alcuna ragione di sopprimerlo; aggiungiamo poche parole di commento. Se la grande, se la gloriosa manifestazione ... dei fischi equivalesse al trionfo di un'idea e fosse il prodromo di una rivoluzione, non ci, azzarderemmo di chiamarla • il trionfo dell'epilessia. Ma altrimenti non può chiamarsi il successo incontestabile dei socialistirivoluz·ionari offembacchiani d'Italia, il cui concetto ebbe il merito di riunire in un solo biasimo i socialisti di Europa - addomesticati e intransigenti - da J aurès a Be bel, da Turati a Labriola. E il loro successo sarebbe più completo e più clamoroso se essi all'ultimo non si fossero dimostrati pentiti e vergognosi della grande trovata, e non avessero escogitato il succedaneo del manifesto dell'Estrema che rappresentava una implicita sconfessione della prima. Se lo Czar fo~se venuto noi siamo sicurissimi che il fischio si sarebbe tramutato in fiasco colossale: senza bisogno di cosacchi e di Knut, i fieri intransigenti, alla vista dei reali carabinieri, a,vrebbero messo giudizio ed avrebbero avuto una paresi momentanea delle corde vocali e dei muscoli labiali. Informi la storia del 1898 e del massacro militare ricordata precedentemente, e la prudenza non abbastanza ammirata di fronte allo stato di assedio ed ai Tribunali militari. Ma noi comprendiamo che lo Czar non abbia voluto metterli alla prova. Vari motivi spiegano la sua decisione: spface ad ogni gentiluomo che va in casa altrui l'esservi accolto a fischi, tanto più quando non si ha la libertà e la potenza di trattare i fì.schiatol'i come si vorrebbe; spia_ce ad ogni galantuomo la sola possibilità di essere causa di tumulti, che possono provocare repressioni sanguinose. Constatato il trionfo del partito dei fischi, aggiu:g.giamo che più miserevole di tale trionfo è lo spettacolo che dànno i giornali governativi e quelli di opposizione: gli uni nel tentare una goffa menzognetta negando che lo Czar non venga pel timore dei fischi e dei possibili relativi tumulti; gli altri addossando qualunque responsabilità al governo nella speranza di dare il gambetto ai ministri attuali. I primi non trovano un cane che presti loro fede; i secondi si mettono facilmente dal lato della malafede chiedendo loro: cosa avreste fatto per impedire che Morgari parlasse dei fischi alla Camera e che l'Avanti! accogliesse e difendesse la proposta? Francamente, le accuse e le difese ci sembrano cosa che rasenta l'indecenza. Oppositori desiosi di portafogli e ministeriali paurosi di perderli farebbero molto meglio a tacere e, lieti o umiliati, a lasciare passare il trionfatore di questo quarto d'ora, Morgari I, l'onnipotente sovrano del Regno del fischio! Il Congresso repubblicano. - In un ambiente saturo di spirito repubblicano, tenne le sue sedute nei giorni 3, 4 e 5 ottobre il VII Congresso nazionale re• pubblicano. Gli argomenti all'ordine del giorno erano importanti. Oltre il resoconto del Comitato centrale si doveva discuter~ della quistione doganale, della quistione meridionale, della quistione ferroviaria, dell'azione economica del partito repubblicano e dei rapporti tra il partito e il gruppo parlamentare. La parte più interessante e pratica del programma della riunione, cioè la quistione doganale, e ferroviaria - fu messa da parte per mancanza di tempo. E fu un errore perche ha dato agio agli avversari di obbiettare, che i repubblicani non sanno affrontare la discussione dei problemi più vitali del paese. Non sappiamo formarci un concetto esatto delle proposte di Pio Viazzi sulla organizzazione operaia e sull'azione economica del partito, dal resoconto che ne dà l' ltatia del Popolo - che dovremmo credere il più esatto ·e il più ampio - nè dalle critiche di Pellegrini e di Gorini. Tra le proposte del Viazzi - relatore - la prima, che raccomanda ai repubblicani la partecipazione attiva alle lotte economiche e la iscrizione nelle associazioni, nelle leghe professionali, nelle cooperative colla direttiva della lotta di classe, ci sembra che sia un poco in contraddizione colla quarta, nella quale si raccomanda: " Che tutti gli inscritti al Partito, pur svolgendo nel l'opera interna delle organizzazioni un'azione esclusi-

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