Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 19 - 15 ottobre 1903

516 RIVIS1'A. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI industriale; ma basta a vedere l'enorme differenza che corre tra l' Italia, l' Ungheria e l'Austria pensando che all'industria complessivamente nel bilancio italiano toccano L. 749,647 mentre ·nel bilancio ungherese all'ispezione del lavoro, all'incoraggiamento all'industria ed all'istruzione industriale si dedicano 3,574,821 corone; e in ,Austria per due soli grandi capitoli, incoraggiamento all'industria e insegnamento professionale, si spesero 15,944,957 corone. L'Italia in base alla spesa dell'Aùstria, assai più industrializzata del nostro paese, dovrebbe spendere per quei due soli capitoli circa venti milioni di lire. Ma l'Ungheria sapientemente non si è limitata a ques.te spese per favorire lo sviluppo dell'industria; ha fatto dell'altro. La legislazione ungherese, dice la pubblicazione del Ministro del Commercio, ebbe di mira la grande industria; essa creò la Legge XLIV del 1881 che assicura l'esenzione da imposte alle categorie di fabbriche enur1era~e nella legge. La legge, però, fu difettosa in quanto non favorì il passaggio graduale della piccola alla grande industria, e sopratutto quella che ha le sue radici nell'agricoltura. La legge.del 1881 fu rinnovata ed estesa ad altre industrie nel 1890. Questa legge assicura per quindici anni l'esenzione d'imposta per i benefici inferiori al 6 °lo per ogni istituzione finanziaria che sorgerebbe in Budapest con un capitale minimo liberato di dieci milioni di franchi che avrebbe per iscopo d'introdurre nuove industrie nel paese, di aiutare lo sviluppo delle fabbriche esistenti e cli accordare agli industriali dei prestiti a modico interesse. La Legge XLIX del 1899 rinnovò i favori delle precedenti leggi e li estese ad altre industrie. I risultati di questa legislazione sono i seguenti: dal 1889 al 1897 ·si sono create in Ungheria 1609 nuove intraprese industri:;di che impiegano 45,084 operai e chè hanno speso 206,706,974 corone per primo impianto. L'ésporta1.ione dei prodotti manifatturati ·figuravà. per 280,860,000 corone nel 1886; per 454,881,000 cor. nel 1899. Tra _le esportazioni figuravano le cotonate per 10,832,000 cor.; il cuoio e articoli di cuoio per 15,770,000; le macchine in ferro e loro parti per 19,806.000; gli oggetti in t'erro per 31,135,000. In Budapest le intraprese industriali per azioni tra il 1873 e il 1890 oscillarono da 28 a 46 con un capitale totale che da 53,398,000 nel 1873 sale a 98,524,000 in 17 anni. Dopo la legge del 1890., in 8 anni, il numero delle intraprese sale a 149 e il• capitale a 322,822,000. E non si ha la statistica di tutta l'Ungheria! Le cal~aie a vapore erano 15,372 nel 1891, di cui 5,304 per l'industria; 25,532, cli cui 8,244 per la industria nel 1899. Il confronto esatto nei risultati ottenuti in Italia e in Ungheria non ·è pÒssibile per <lue ragioni: 1° manca all'Italia il censi.mento rlelle industrie: 2° l'ha l'Ungheria, ma riguarda soltanto la grande industria, ed in un paese nuovo1 essen7,ialrnen te agricolo, la produzione della piccola industria dev'e sere considerevole. Ad ogni modo non mancano del tqtto gli elementi per porre paragoni. Così sapviamo che l'esportazione dei prodotti manifattura.ti in Ungheria crebbe da 280,860,000 nel 1885 a 454,881,000 nel 1899. Ebbene questa che in ragione ùi popolaz\one dovrebbe essere quasi l'esportazione di. manufatti dalla sola Italia meridionale non viene raggiunta da quella di tutto il Regno, non ostante i grandi progressi nella industrializzazione del Settentrione dopo le tariffe del 1887. La sola Ungheria nel 1890 esportò in macchine (/'er. et fers ouvrés, machines et organes de machine) ed oggetti in ferro per circa 51 milioni di corone; l'Italia nel 1902 nell'intera Categoria XII (minerali, metalli e loro lavori) non esportò rhe per L. 41,027,170. In ragione di popolazione l'Italia nel 18U9 per trovarsi alla pari coll'Ungheria avrebbe dovuto · avere 51,064 r,aldaie a vapore; non ne erano state denunziate nel 1898 che 20,472: meno della metà; e l'Ungheria d'Italia, cioè il Mezzogiorno, la Sicjlia e la Sardegna non ne avevano che 3810... ,(1). Non voglio tacere clte una notevole influenza ha dovuto esercitare la produzione diversa del ferro e del carbon fossile. In media nel quinquennio 1896-900 l'Ongheria produsse 1,511,898 tonnellate di ferro e 5,533,000 tonnellate di carbon fossile; l'Italia 215,722 tonnellate di ferro e 342,000 tonn. di carbon fossile. Ma la differenza è sempre enorme e vergognosa per l'Italia, che ha a sua disposizione le forze idro elettriche copiosissime ed una più antica educazione industriale. Il rapporto del ministro del commercio ungherese, il signor Hegèdus, guardando all'opera compiuta in un decennio, dacchè il Regno di Santo Stefano entrò coraggiosamente nella via della industrializzazione, fa queste savie considerazioni: « Cliiunque .esaminerà tutti questi dettagli senza_ partito preso) dovrà ammettere'che la nostra grande industria ha fatto e fa l>rogressi rimarchevoli dopo lo stabilimento della costituzione del 1867; che i sacrifizi rlìretti e indiretti dello Stato r·appresentano un impiego remunerativo, atteso che il risultato ottenuto sia tato di molto superiore alle spese. Ma bisogna dire d'altra parte che su molti pu:nti lo sviluppo non ha proceduto nel senso che si doveva sperare; che non si rivolsero cure bastevoli alla piccola industria; che non si volsero i primi st'orzi sulle industrie chiamate a mettere in• valore le nostre materie prime; che non si dette la preferenza alle industrie i cui prodotti sono articoli di consumo di prim'ordine; che si trascurarono dec.isamente le industrie tessili, i cui prodotti sono articoli. di' prima necessit~ì,per l'intera popolazione, tanto elle il loro consumo annuale soq,assa in media i 360,000,000 di corone, mentre la prod uzione annuale non copre che la settima parte. » (1) AnnlW,rio 'talii:itico iic~/,ia,no pel 19u01 pag. 450-451 .J 1

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