RIVISTA JJUPULA.Rls° Di 1-'0LJTJ<.:A., LETTERE B SCIENZB SOCIA.U 443 sta figura; e non so se ce ne sia un'altra in tutto il palazzo, che per potenza espressiva l'equivalga. *** Con quali criteri fu ordinata la Sala del 1Utratto Moderno ? Il catalogo, largo di schiarimenti su altre materie, di questa, così essenziale, non dice nulla. Certo, l'idea di mettere insieme le opere di questo genere interessantissimo, eminentemente psicologico, e che richiede le più alte qualità tecniche e spirituali nell'artista che vi si dedica, era eccellente: ma, ripeto, c 1uali titoli particolari si richiedevano per penetrare in questo sacrario della ritrat_tistica odierna, dove pure ci son varie cose che non sono ritratti, mentre di ritratti ce n'è poi assai più d'altrettanti sparsi per tutte le altre sale, regionali e internazionali ? Forse furono quì collocati soltanto i migliori? Neanche per sogno ! Ce n'è di pessimi, come ce n'è d'eccellenti fuori. O i piu grandi ? Nemmeno: ce n'è d'assai piccoli, ment~e ce n'è di sesquipedali altrove. O quelli d'autori più illustri ? Oh, ci sono dei nomi molto modesti, ed anche dei noti soltanto alla loro ben circoscritta chiesuola .... E perchè nemmeno uno in scultura, mentre sculture pur ce ne sono, non di ritratti, qui dentro, e figure intere, e teste, e busti, insigni, superbi, son relègati negli angoli delle altre sale ? Mistero! · Presa com'è, questa sala ellittica, decorata superbamente, in vieil or, rimane pur tuttavia nel suo insieme la più interessante, forse, di tutte, ed anche la più mirabile: in alto vi corre un gran fregio in piastrelle, in cui CESARE LAURENTI ha riprodotte con gran diligenza più di sessanta figure di sommi antichi maestri, componendole quasi in una solenne processione storica., la quale, partendo da un aureo tempietto centrale, s'avvia in doppio ordine, a picculi gruppi, verso l'opposta parete: e vi sfilano, infatti, le Greazioni più tipiche e significative di icola Pisano e di Giotto, cli Piero della Francesca e del Donatello, di Benozzo Gozzoli e del Masaccio, di Mino da Fiesole è del Mantegna, del Botticelli, di Gian Bellini, del Signorelli, del Carpaccio, del Perugino, fino a Leonardo,a Michelangelo,al Tiziano,al Sanzio,al Tiepolo. Effetto imponente, ripeto: ma non simpatico, tuttavia, perchè l'insieme risulta duro e sforzato nel disegno, monotono e scialbo nel colorito, farraginoso ed oscuro nella composizione, anacronistico e incoerente rispetto ai quadri moderni ch'esso è chiamato a raccogliere e incoronare. Massiccio, poi, ed incongruo l' enorme s·tallo di terracotta nel TAMBURLINIe del CARBONARO, che ..,ngombra con la sua mole suntuosa ma inutile un 1golo della sala, ed il cui padiglione troppo pe1.te soffoca e schiaccia il se'dile che solo do- :1be prbteggere e nobilitare. Magnifici, invecti, 1 ·o due vasi di bronzo, a tralci, e graziosa e, re- ,. ,nante la fontanella decorativa del LoRENZETTI e ~a e opb)ortuna la cassapanca scolpita a semt~io, ùt I!ERTON e FIORELLI. *** Ma veniamo ai ritratti: i più urtanti, i più rivoltanti, anzi, sono al solito i due del BESNARD: la Signorina D, cha non· è certo la zitellona inacidita che appare qui; e la Signora X, che se fosse l'orribile rudere rintonaoato che vuole l'autore, non si farebbe certo ritrarre, e, tanto meno, così oscenamente sbracciata e scollacciata: due facce di pappagalli, di grifi, di arpie, di chimere, di ·quel che volete, non certo di donne, e tanto meno di donne degne che se ne conservi e tramandi all'esecrazione dei posteri la sembianza; vestite, poi, di gesso, cli stucco, di legno mal verniciato, non certo di stoffa te ·suta di qualsivoglia materia; e dipinte, insomma, con una insolenza, che par pensata soltanto per misurare la dabbenaggine, per non dir peggio, del pubblico che la tollera, e della critica che l'esalta. E qui, prima di proseguire, bisogna che io premetta una mia opinione circa il ritratto come opera d'arte: vale a dire, che questo è, e dev'essere, tutt'altra cosa del ritratto come opera di industria:, vale a dire, ancora, che mentre il pittore di mestiere può, come il fotografo, accogliere il primo venuto, e ritrarne senza scegliere e senza discutere le fattezze, per volgari, per goffe, per insignificanti, per brutte,. per repellenti che siano; il pittore di vocazione non può e non deve, pel decoro dell'arte per rispetto cli sè medesimo, e per riguardo del pubblico, poi, nel caso che intenda di esporre l'opera propria, ritrarre se non quei soggetti, che, comunque essi siano per sè medesimi, offrano in ogni modo materia d'arte, cioè occasione. di far opera di bel Iezza: o per la non comune perfezione dei tratti del volto e della figura, o per la grazia, la eleganza, la nobiltà degli atti, o per la finezza, la t'orza, l'intensità della espressione, ·e così via, sì che forniscano, insomma, altrettanti esemplari superiori, altrettapte elette e spiccate indivLdualità della specie umana; òi facce dozzinali e volgari ne incontriamo e ne tolleriamo già troppe nella realtà, perchè ci resti tanta pazienza da sop portarne la compagnia anche qui. dentro, nel tempio della Bellezza. A questa stregua, i _cinque ritratti di l! 1 RANZvoN LEINBAcn sono davvero da contrapporsi, con am- - mirazione incondizionata, ai due di Paolo Alberto Besnard: sono cinque sovrani : Luigi I di Baviera ( « O re Luigi, o sogna tor cortese .. ! » ), e il Principe Reggente di Baviera, Bismarck, Leone XIII, e Riccardo Wagner: ed ognuno reca nei ritratti carattèristici il crisma di vino della personalità franca e sicura, della materia plasmata, come lo svirito, in linee, i.n forme, in atteggiamenti, che son di lei sola e di nessun'altra, e che pos~ono • essere, come quelle di Bismarck, decisamemente odiose, ma ·che, comunque, s'impongono all'attenzione, non ,solo, ma all'ammirazione. E, notate: il ritratto di. Bismarck non è finito; quello di Papa Pecci non è somigliante, ha una mano legnosa, ha un'espressione grifagna, che non fu mai nell'originale; tutti, poi, sono, al solito, giallastri e bituminosi; pure, ,
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