fl1v1!~T.A POPOLA1'h. Di POLITICA. Ll!.'TTERE E SCIENZE SOCIALI 44 l una famiglia di contadini aveva benedetto il pane che mangiavano gli ospiti, e la preghiera del Romeo aveva pagato l'ospitalità riverente. Ma la grande città lo impauriva. Dal!' alto di una piccola collina egli la vedeva stenùersi ai suoi piedi, allungarsi, allargarsi, enorme come 1,1nmostro dai mille e mille piccoli occhi lucenti, fiammeggianti nelle tenebre, maligni. Per un istante domandò a se stesso se non sarebbe un peccato anche· traversarla soltanto, poi si ricordò di Lot, il solo giusto salvato da Sodoma, e sce::;e. Nelle vie di Vienna piene di folla, egli diventò il centro di una curiosità rumorosa; torme ùi. ragazzi lo seg 1 uivano, urlando, ridendo: qual?uno si fece ardito e gli diede un pugno nella sclnena. Egli ebbe uno scatto di collera, e si voltò rapidamente pP-r far fronte alla folla. Ma il pensiero della sofferenza riprese tosto il dominio su lui: Se nella città del peccato lo ingiuriavano era bene: voleva dire eh' egli non era dei reprobi; egli. curvò ln testa davanti a quella folla che ri<le,·a e fischiava, si fece il· segno della croce; e passò. E ricominciarono le strade interminabili attraverso la campagna, le valli, e le montagne. Traversò paesi e popoli diversi; alti monti coperti di n_evi eterne, pianure verdeggianti sotto un cielo di zaffiro, città e borgate, torrenti e fiumi, camminò, camminò, instancabile, sentendo sempre più cocente· dentro di se il d€siderio ,di giungere pre · sto alla meta, quanto più la meta diventava vicina. Una mattina vide dall'alto di una montagna una città lontana nella pianura. Una massa confusa biancheggiante sotto i.l cielo azzurro. Fosse quella finalmente la città tanto desiderata 1 A metà del monte e' era una fontana. Si sedette, mç1,ngiò I . • un pezzo di pane e bevve alla fresca sorgente: poi aspettò, pregando, r,he qualcuno passasse di lù o scendesse alla fonte. Egli voleva sap.ere se finalmente era arrivato. Alcune donne elle poetavano delle conche di rame sulla testa scesero a prendere dell'acqua; ad una di esse egli dimc1,ndò: - «Roma»-· « Laggiù, » gli fe' cenno colla mano la donna : « Laggiù in fondo alla valle». - Quella donna gli spiegò molte cose che egli non com prese, forse gli indicò la strada. (Continua) A. AGRl1STI. LA OUINl'AESPOSIZION'DE'ARl'E ___, A VENEZIA .J:l Campanile * Il busto a Sehratico * Ignazio Zuloaga * La sala tlel ritratto * Bcsn_a1.•d e Leobach * Boldini e La Gandara * Wlnstler, Mancini e (:ar.rière * Sar·g·ent e tutti g•lt altri. Sono arrivato a Venezia nel cuor della notte: la laguna, attorno al ponte, pareva un immenso tappeto di velluto nero 1 che la luna sottile laminava di mobili venature d'argento; e la città dei Dogi, in fondo, 1unga, ba ~·sa, scintillava di punti candidi ed aurei, in un sottile vapor luminoso ... Ogni volta che io giungo a Venezia; provo la stessa impressione di cosa nuova, di cosa mai vista, di cosa sognata e desiderata. ripetutamente, sempre, nelle ore più belle e p1ù alte della vib, quando dalle tristezze e dalle piccinerje della realtà, ci si rifugia nelle pure visioni dell'ideale. La gondola, lenta, s~la, mi portò pel. grande Canale, cullandomi mollemente nel silenzio, attraverso la visione incantata dei palazzi gigan- , teg-gianti nell'ombra con le fantastiche architetture di tutti i secoli, fino a Rialto, poi, segmta a lungo da un canto di tenore e da una musica di pianoforte, sempre più. tenui, si perde~te nel dedalo buio dei rii, tra le ·fondamenta deserte, sfiorando i. fianchi neri delle compagne dormienti alle porte chiuse, accostate ai gradini marmurei, assicurate agli antichi pali ...; e mi restituì alla terra e alla vita materiale, toccando alfine lo scalo dell'albergo. E la mattina, appena sveglio, il mio primo pensiero fu per il Campanile: e andai difilato a San Marco: era una mattina fresca e pura, chiara, un pò pallida, dolcissima; l'immensa piazza, anzi il mera vigli oso salone scoperto, era spopolato ancora; soli i colombi, i tradizionali colombi, a mio-liaja animavano del loro brulichio irrequieto, dei loro ;oli, dei loro amori, delle loro gare, tutti i cornicioni, tutte le sporgenze, tutti i cap'itelli, tutte le smerlettature, delle Procuratie puntellate, dell'Orologio azzurro, delra Basilicad'oro, della Bibliote~a squarciata dal crollo ... E il Campanile?!... Ah, il povero vecchip, non c'era più! Pure (perchè non dirlo, sinceramente?) pure, io che ho quasi pianto apprendendo da lungi, ad un tratto, la. sua scomparsa improvvisa, provavo ora; contemplando d'in fondo alla Piazza la nuova fisionomia del magnifico luogo, quasi un nuovo senso di benessere, qua·si l'impressione che ne fosse stato rimosso qualcosa d'ingombrante e d'ostruente ...: al di là del basso steccato che cinge i lavori preliminari di ricostruzione, scorgevo ora, liberamente, tutto quel gruppo mirabile di prodigi:, così armonico e così vario, che è dato dall'an-. golo destro della Basilica, dal sinistro del Palazzo Ducale, e dalla deliziosa porta della Carta che li congiunge ...; e tutta San Marco, coi suoi frouton i a merletti, con l'ampie arcate smaglianti di musaici, con le rigonfie cupole bizantine dalle croci <l'oro stellate scintillanti al sole, sembra.va ora più alta, più sntlla, più proporzionata, più armonica, ora che la torre inadorna ed oscura, quadrata ed altissima, del Campanile, non l'opprimeva più, non l'appiattiva più, non le toglieva lJiù l'aria e lo spazio, piantata davanti a lei ,nella Piazza, invadendo con la sua mole prepotente e indiscreta troppa ,·gran parte del campo visuale del riguardante. Dovo, ebbi occasione di parlare di ciò con parecchi autentici veneziani, di diverso ce~o e di •
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