I .. RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA ·LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALI A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nu:rnero separato Oent. 30 ~ Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA ~ Anno IX. - N. 16 Abbona:rnento po~tale Roma, 31 Agosto 1903 SO l'\l'.t:~ARIO : Noi: Gli avvenimenti e gli uomini (Scempiaggini socialistiche La relazione della Commissione Reale per l'avvenire di Napoli - L'incendio bulgaro - .Menotti Garibaldi, con ritratto - D'Annunzio per Menotti Gariba~di - La liqui_dazione di_T~resa - Il marchese ~i ~alisburr -:- Statisti Inglesi d'ieri e d'oggi - Il suffragio alle donne m Australia - I trust - La Russia m Manciuria). - On. Dott. ~apole:-one Colajanni: L'Utopia liberista (Far male al Nord, senza arrecare d~l beneal Sud). - G. Honag i uso: L~one XID e la politica clericale - E. Vandervelde: Il ritorno ai campi. - l...'ir1•equieto: L'asse ecclesiastico e la questione meridionale. - Antonio Agresti: Il Romeo (boz~etto). - Prof. Mario Pilo: La quinta esposizione d'arte a Venezia. Rivista delle Riviste: La nazionalità in Austria Ungheria (Niiova .Antologia). - Il flusso della immigrazione in America (North .A.merican Review). - La vittoria dei social democratici tedeschi (Review of Reviews). - .La questione dell'insegnamento in Francia (Il Pensiero). - Il gusto del Pubblico (Nuora Parola). Quattro giorni in una fabbrica (Conte1nporary Review). - Recensioni. Illustrazioni nel testo. Préghiamo ancora una volta coloro che non si sono messi In rr;gola col pagamento anticipato a volerlo far subito per risparmiare a loro il disturbo di ricevere sollecitazioni, a noi il rincrescimento di scriverle. Dirigere cartolina vaglia On. Prof. NAPOLEONE COLAJANNI NAPOLI GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Scempiaggini socialistiche. - Questa volta ci vengono da un pezzo grosso: da Rerum scriptor. Egli scrive nella Critica sociale della Questione meridionale e dei partiti politici e ripete la canzone del De Viti sulla mira.colosa risurrezione economica del Mezzogiorno per mezzo del liberismo, che finirebbe coll'assestargli l'ultimo colpo, com~ viene dimostrato in questo stesso numero dall'articolo del nostro direttore. Se non si trattasse che di questa ennessima dichiarazione liberista non l'avremmo certamente rilevata; ma Rerum scriptor, uno dei capoccia çl.el socialismo che si divertì un mondo a calunniare bassamente Giuseppe Mazzini, non ha voluto lasciarsi sfuggire l'occasione di scagliare quattro insolenze all'indirizzo dei repubblicani scrivendo: " Dei repubblicani è inutile parlare: " questi poveri deficienti sono unitari e federalisti, libe- " ro scambisti e protezionisti, antiministeriali sui gior- " nali e ministeriali nelle anticamere dei Ministri, repub- " blicani nelle adunanze pubbliche e monarchici nelle " conventicole massoniche: sono tutto quello che vo- ·" lete e non sono niente ,,. . Le affermazioni di Reru1n scriptor avremmo potuto chiamarle calunnie; ma abbiamo preferito considera-rle come scempiaggini che un uomo, del resto assai notevole in altro campo, si lascia sfuggire sotto l'influenza della passione antirepubblicana del momento. Tra i repubblicani ci sono divergenze sulle più importanti questioni politiche ed economiche; ci sono i liberisti - in grande maggioranza - e ci sono i pr~tezionisti ; ci sono gli unitari e i federalisti. ... Ma di grazia noi vorremmo che ci s'indicasse un partito politico , in cui l'accordo sia assolutamente completo su tutti i punti del programma. Se questo partito politico esiste, certamente non è quello socialista, dove ci sono i liberisti e i protezionisti, gli unitari e i federalisti, i rivoluzionari in piazza e i mo-. narchici nelle antica.mere dei ministri.. ... C'è intanto questa piccola differenza nelle divergenze dottrinali dei repubblicani : nessuno ad esempio, ha sospettato della sincerità dei pochi repubblicani protezionisti, mentre le voci più maligne - e che noi consideriamo come calunniose - corrono alla Camera sul protezionismo .di qualche socialista. Ai repubblicani della Camera e di fuori sono venute aspre rampogne dai loro compagni di fede sul metodo da essi seguito, sulla loro fiacchezza ecc. ece.. ma nes- ' suno ha osato, nemmeno i più sfacciati monarchici, scagliare contro la loro condotta politica e coritro la loro moralità , la terribile requisitoria che Romeo Soldi formulò contro i .compagni socialisti .nella Neue Zeit (1) senza che alcuno si levasse a protestare e sopratutto a dimostrarne false le asserzioni gravissime. Del resto non occorre andare a cercare in altri scritti e in altri scrittori gli elementi per ritorcere contro i socialisti le stolte accuse che Rerum scriptor, lancia contro i repubblicani. Nello stesso suo articolo si trova un (1) Venne riassunta fedelmente, come riconobbe lo stesso So1di, nella Ril.Jis'ta popolare del 15 Maggio 1903 nell'articolo del-· l'on. Colajanni: Il socialismo italiano giudicato 'da un compagno rivoluzionario.
' 422 HIV/STA POPOLARE DI POLITlCA, LJITTERB E SCIENZE SOCIALl brano, che potrebbe anche essere considerato come riboccante di verità. Lo prendiamo colle molle e lo presentiamo ai nostri lettori: " I socialisti, dice Rerum " scriptor, ·sono molto affacendati nelle tendenze. Quei " piccoli borghesi disoccupati e famelici che si credono "· socialisti perchè non sono riusciti a $Cavarsi una " nicchia nell'odiata società borghese e che formano la " parte più attiva e più numerosa dei nostri Circoli, ·" si trovano tra loro in concorrenza per i segretariati " stipendiati dalle Camere del lavoro e delle altre ori' ganizzazioni operaie; per gl'impieghi municipali nei " Comuni dominati in tutto o in parte dai. socialisti, per " .la gloria di essere i1 più bel parlatore e }a persona " più autorevole del paese, pel desiderio di andare a " scaldare le panche del Consiglio Comunale e magari " del Parlaménto ; e sono perciò divisi in due.... ten- "' denze: quella di chi è arrivato e vuol rimanere (ri- " forrnisti), e quella di chi vuole arrivare ma trova il " posto preso e teuta di cacciar di nido il compagno "' (rivoluzionari). ::Yia i riformisti pensano alle riforme " come i cardinali pensano allo Spirito Santo nella e- " lezione del papa e i rivoluzionari in primis et ante " ominia dichiarano che non si sentono nessun desi- " derio di fare la rivoluzione; il che permette ai rivolu- " donari di àiventar riformisti appenb, qualche esecrabile · " affine faccia intravedere un piccolo posticino da 45 lire al " mese, e ai riformisti di svegliarsi 'rivoluzionari se durante " la notte dovessero veder svanire certe piccole speran:::elle da " lungo tenipo accare::::::ate ... ' . • Si poteva, dire più bellamente che le due tendente sono la cosa più spore~ di questo' mondo?,. Dopo questo pò pò di roba che riguarda i socialisti e c.he viene da un socialista dei più accreditati, anche senza fermarci sul mirabolante segreto di Rerum scriptor, che deve obbligare automaticamente il 1v.larcheseDi Riidini a chiedere l'elemosina sui Quattro Canti di Palermo, si potnbbe concludere come egli concludeva sui repubblicani: i socialisti sono tiitto quel che volete e non sono niente; ma noi preferiamo la conclusione positiva e ·riconosciamo che P-Ssi sono qualche cosa: essi sono stati sinora, nella grandissima maggioran,::a, i rnigliori alleati cli Casa Savoja. .J.,a relazioue c.ldla Conunissione Reale pe1.• lo . avvenfrc <li ,apitli. - L'abbiamo letta col massimo compiacimento. E:5s:-t segna il trionfo più indiscutibile di F. S. Nitti, che delle proposte concrete più importanti di detta Commissione si è fatto instancabile propugnatore, e che alla sua nomina ha tanto contribuito. Infatti, co.me lo stesso Nitti ha detto a chi lo intervistò per conto dell'Avanti! - che primo tra tutti i giornali di Roma pubblicò la Relazione - la Commissione ha affermato due cose che costituisco.no i capisaldi della su a propaganda: 1 ° la esistenza di un · problema speciale della città di Napoli; 28 ,1a necessità di promovere la rinnovazione della grande ed infelice città per mezzo·. della sua trasformazione industriale. L'insieme di queste proposty è tale che si rimane semplicemente sbalorditi, leggendo qualche giornale locale, che lo considera come ridic?lè. Tanto può l'ignoranza o la mal::i.fede ! Ma quelle dell'Avanti sono davvero le proposte della Commissione ? · Un telegramma del senatore Miraglia, sindaco di N apoli, ch'è mugna pars della Commissione, ne farebbe dubitare se non altro per la forma; ma nel fatto che un giornale. ufficioso e bene informato come la -Tribuna si è affrettato a copiarle dalJ.'organo socialista fa comprendere che, nella sostanza almeno, devono essere esatte. ' . Un problema pm iD?-portante si pone: il governo farà sue tali proposte? Se non le facesse sue dovremmo credere che esso preterisce il suicidio o che conta per lo meno sulla viltà della deputazione meridionale e sulle divisioni che può suscitare il campanilismo più gretto e più riprovevole. Diciamo che la causa di Napoli dovrebbe essere assunta come propria dalla deputazione meridiona1e perchè la trasformazione industriale sua ed il suo risorgimento economico se non hanno l'importanza decisiva esagerata che loro assegna il Nitti il le sorti di tutto, Mezzogiorno, certamente segnerebbero un primo passo e gigantesco sulla via che l'Ital~a dovrà battere, se davvero vorrà es sere una nazione una moralmente e realmente _e non una soltanto burocraticamente sotto la compressione delle bajonette. I settentrionali domanderanno favoii compensatori. che distrnggebbero il tentativo di un livellamento economico tra le varie regioni e che non sarà mai ·completo per infinite cause naturali e storiche? Forse! In quedo caso sarà dovere precipuo ,della deputazione meridionale ricordare e dimostrare che i compensi il Settentrione li ebbe e con anticipazione, e furono pagati dal Mezzogiorno. In attesa degli avvenimenti noi mandiamo un saluto affettuoso a F. ·S. Nitti modello di sana energia servita. da una mente poderosa e da una vasta coltura; a F. S. Nitti che vorremmo vedere in Parlamento rappresentante di quella Napoli al cui risorgimento si è consacrato senza ambizione e senza la. più lontana speranza. di vedersene ricompensato. .. L'inceodio bulgaro. - Divampa! Dove uom1n1 si battono per la libertà e per. la loro fede ogni discussione deve cessare e chiunque l'una e l'altra tiene nel massimo conto deve far voti che ai combattenti, levatisi contro il dominio più esoso e più scellerato - quello del Grande Assassino di Costantinopoli - sorrida la vittoria. E noi l'auguriamo di cuore ai bulgari, nella speranza anche che la diplomazia europea per soverchio amore di pace e per la paura di vedere scatenare un, terribile conflitto determinato dagli appetiti disonesti della Hussia e dell'Austria· Ungheria, che certuni vorrebbero destare anche nel nostro paese, esca dalla sua mussulmana inerzia. Ed auguriamo pure ai bulgari che essi possano, liberarsi di quel Ferdinando di Coburgo, che rappresenta tra i regattoli la figura più losca, più antipatica e più codarda dei nostri tempi. E qualc.he cosa contro di lui si ·va maturando. -¼ Menotti Garibaldi. - Lo conobbi personalmente nel 1862 quando ebbi l'onore di far parte del suo battaglione: Roma o morte, che sugli spalti di Aspromonte poco mancò non assistesse alla morte di Giuseppe . Garibaldi, dalla monarchia Sabadua ripagato col piombo delle fulgide gemme attaccate alla sua corona. Lo rividi nel Tirolo nel 1866 combattente contro gli austriaci; e più tardi nella Òamera italiana·: e quanto più lo conoscevo e lo avvicinavo tanto più lo amavo. Menotti Garibaldi, infatti, se del padre non •ebbe la fortuna e il genio militare, ebbe il fascino della vita intima ch'era grande e soltanto uguale al suo coraggio materiale. In lui si accoppiavano mirabilmente una
RIVISTA POPOLARE DI POLJTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 423 infinita mitezza di animo con un coraggio leonino, che non era fatto ·di scatti e di . auto-esaitazione, ma era calmo, sereno, sorridente sempre, anche dove più :fitte attorno a lui piombavano le palle. Morì egli repubblicano? Io lo credo, nonostante qualche apparenza contraria, che trova la sua spiegazione e nel su9 profondo sentimento unitario ed anche nelle dolorose vicende economiche che contristarono gli ultimi anni della sua vita. E se repubblicano non fosse morto il mio affetto per lui non verrebbe diminuito da una infinitesima quantità. Sulla sua tomba con soverchia teatralità parlò Gabriele D'Annunzio; ma le sue parole costituiscono uno di quelli squarci di rettorica magnifica ed a:ffascinan1·.: ' ' , . . ·~-.:- ~ -. ' ~ . :<.; ·'.~~ 'i. :~·~ te; ed io nella impotenza in cui mi sento di potere dirc-1 o scrivere qualche cosa, che lontanamente si avcini, pien~ di ammirazione e come omaggio all'estinto le riproduco. Qualcuno osservò che la prosa dannunziana è sproporzionata all'uomo cui fu dedicata. Non è il mio avviso. Quando un uomo ha posseduto ,la bontà di Menotti; quando dj eroismo si sono date le prove che egli dette a Calata:fimi, a Palermo, ad Aspromonte, nel Tirolo, a Men.tana, a Digione; quando si porta ·il gran nome di Garibaldi e di un Garibaldi si parla in un ambiente tetramente grandioso e pieno di grandiosi ricordi quali son quelli della campagna romana, la commemorazione di Gabriele D'Annunzio è al suo posto; è la sola adatta ! N. O. ~ D'Annunzio per Menotti Garibaldi. - Ecco il discorso pronunziato da Gabriele d'Annunzio sul feretro di Menotti Garibaldi; " Non convengono molte parole a questo eroe che tra le sue virtù ebbe il culto del silenzio vigile e della brevità possente. Anche nell'assemblea dinanzi alla facondia dei mestatori egli stette sempre come una mole di volontà, raccolta, troppo in discordia colla viltà dei tempi.- " Ora più che un discorso verboso deve essere cara ai snoi Mani una fronda di quercia robusta. " Noi l'abbiamo portata con animo religioso, venendo p"er la grande campagna che e~·li volle fecondare col sudore dell'opera, per renderla ancora la parente alma delle biade, dopo che tanto sangue garibaldino] 'aveva fecondata per la messe ideale. " Qui gli piacque essere sepolto, uso a coricarsi sul campo di battaglia da buon guerriero. " Qui rimanga il primogenito e non lontano dal padre, poìchè se le ossa venerande sono custodite dal granito insulare, l'eterno spirito è sempre vivo nef vento che soffia dal Tirreno su 1uesto Lazio divino eterribile di febbri e di fatti. " un· giorno quando la patria s·eutirà più virilmente la div!nità e la- bellezza delle memorie, un giorno da Roma a Oarano sarà aperta una delle vie sacre su cui il popolo rin.novellato celebrerà i trionfi delle volontà esemplari. " Dinanzi alla tomba del primogenito di Garibaldi, ogni cuore italiano nella presente mise:.-ia nostra fa voti che quel giorno non sia troppo lontano,, . • La liquidazione di Tere!i.a. - " Oomedia ,, è stato battezzato il processo degli Humbert, con una di quelle tre o quattro locuzioni convenzionali in cui s'arena, per le grandi occasioni, la non limata retorica gazzettiera. (La penultima è stata la diafaneità, trita e ritrita, d'un certo .Augusto Vegliardo). Nulla di più adorabilmente spontaneo d'un luogo comune: e su la comedia noi diremo, naturalmente, che è calato il telone. La ridda di personaggi e fatti reali e favolosi tur binante da una quindicina di giorui, nell'alta temperatura del Palazzo di Giustizia, intorno all'eroina della truffa, alla Bradamante dello scrocco, a codesta Teresa 11011 giovine nè seducente, dal tagliente sguardo suggestivo; Federico Humbert, il sedicente pittore-poe ta; Romano Daurignac, l'esilarante epicureo; Emilio, l'imbecille ; e poi la sinistra figura strozzina di Cattani ; una sfilata di finanzieri in carne ed ossa, su 'l cui naso prolungato per· l'occasione si crepò la bolla di sa pone dei milioni leggendarii in una vil moneta di rame (italiana, per giunta), unico contennto della cassa forte dell' avenue de la Grande Arrnée; una coppia di Crawfords fantomatici; un castello di nebbia: tutto ciò è :finito nella decapitazione marionettistica della donna-prodigio, complici il cinismo sottile del presidente Bonn.et e i grossolani fati della procedura. Le spettatrici parigine - elegap.te prodotto della fermentazione di nostra latinità in fase di putrefazione - son rimaste mediocremente sodisfàtte nel loro appetito di scandalo. La curiosità publica, in attesa della bomba promessa dalla fondatrice della rente viagère, ha ondeggiato tra la politica e la pornogra~a, nel quesito alquanto plautino dei dati patronimici dell'imperterrita Teresa, indissolubile dall'altro interrogativo su l'esistenza dei milioni. Paternità incestuosa d'un fabbricante di zuccheri? o, ~on meno equivoca, d'un maresciallo reo d'alto tradimento? ricchezze pro venienti da un Mestan morto in Olanda su la fine dal secolo XVII, o datanti solo dalla débacle dell'ultimo impero? Finalmente, dopo i passi magnetici tentati dall'oratoria di Labori su i dodici galantuomini del giurì, la bomba è scoppiata; Teresa ha_ rivelato. un nome - Régnier, traditore di Metz nel 1870 -: era il nome d'un defunto e d'un dimenticato, e l'impressione è riùscita *
424 RIVISTA POPOLAB:K DI POLITICA. LBTTERB • SCIENZE SOCIA.Li tutt'altro che superl~tiva. E il fallimento di Teresa è stato, fatalmente, dichiarato dalla giuria e dalla corte: non quello della scaltra :finanziera, passato in giudicato malgrado l'ingenuità, di. qualche testimone illuso; bensì quello della grande artista, dell'abile attrice: con una prosaica condanna per falso e truffa, sibi suisque. Ma ... che la soluzione sia, soltanto provvisoria? A distanza di giorni, il germe che Teresa ha lanciato nel terreno della curiosità pubblica - g·erme degno alla dramatica bituminosa d' un qualunque Sardou - pare voler produrre i suoi frutti: il romanzo di Régnier e dei milioni prussiani trova credito, controllo e appassiona~i, quantunque troppe anime scettiche si ridano ormai dei r::>manzi e delle teste calde. B scetticismo a cui non dànno se non ra~ione la rinunzia dei due Daurignac al ricorso in Cassazione, e le stesse esitanze della protagonista prima di sottoscriverlo. E da.ll'altra parte resta il famoso clossier segreto del quale il deputato Berry reclama l'apertura, con relativa compromissione d'alti personaggi politici che si vogliono partecipi nelle gesta :finanziarie dell'avventuriera, e relativo balzare in cruda luce di fatti intravisti in iscorcio, o strozzati, nel corso del dibattimento. Il fatto di cronaca s'estenderebbe ad episodio storico, e le sorti d'una truffa continuata s'impernierebbero su quelle d'una repubblica. Calunnia o verità, auguriamo seria l'inchiesta e pronta la luce: le dubbie incriminazioni, anche quando non esagerate, son J?.enose nel bel momento operoso che la Francia attraversa. • Il marchese di Salisbu1•y. - Il vecchio statista che la malattia grave aveva obbligato, fin dal giugno del 1902, ad abbandonare· la scena politica, è morto nel giorno anniversario del suo cinquantesimo auno di vita politica. I giorn~li conservatori ne piangono la perdita, i giornali liberali ne tessono la .biografia, tutti concordi a dichiarare eh~ in lui l'Inghilterra ha perduto una delle sue grandi :fìg·ure. E così è difatti. Al disopra delle differenti opinioni politiche, delle lotte di partito 1 e delle fortune o dei rovesci del potere sta l' uomo. E l' uomo, in lui, fu tale che alla Slla morte ha meritato l'elogio di tutti. Non fu uomo moderno, nè poteva esserlo. La sua educazione essenzialmente aristocratica, le nobiliari tradizioni della su.a famiglia lo separavano troppo profondamente dalla democrazia cui, oggi, è riservato il trionfo. Mentre Gladstone riusciva a capire lo spirito dei tempi e lasciava di sè la memoria come d'uno dei più grandi statisti inglesi, il marchese di Salisbury non riusciva ad essere che il membro più influente del partito conservatore. Egli non era il leacler del suo partito: il suo temperamento freddo, e l'assoluta mancanza d'entusiasmo ch'erano in lui, gli impedirono sempre di avere su gli uomini quell'ascendente che è dote e necessità prima di ogni capo partito. Egli, quindi, 1ha dovuto adattarsi a comandare e dirigere senza apparire e, in questi ultimi tempi, alcuni elementi invadenti del , suQ gabinetto hanno portato il nucleo del partito conservatore, sopra una via che - a quanto indicano due recenti elezioni e l'atteggiamento di una parte della stampa conservatrice - non è la più. atta a mantenere al potere quel partito, nè a dargli la vittoria alle prossime elezioni generali. La sua politica ester.a si risente del suo temperamento calcolatore, e come s'egli fosse sta'to un discepolo fedele di Bentham, all'interesse materiale egli pospose ogni altra, constderazione. Di g ui una politica ingenerosa,· fr0dda, egoista, crudele quasj, all'interno come all'estero. All'interno a lui doYette l'Irlanda lfl leggi coercitive, e la questione della dh;occupa'.id.one fu da lui respinta come inesistente malgrado che nel 1888 gli parlassero in commissione - a nome dei disoccupati - il cardinale Manning, lord Herschell, il vescovo How e Arna.ldo White. · All'estero l'indifferenza per i massacri armeni, nella questione macedone, nell'affare di Creta, e ultimamente la debole condotta dell'Inghilterra nell'estremo oriente, gli possono essere ascritti ad errori; come errore gravissimo fu quello di aver voluto essere blando verso il D.r J ameson, e di essersi lasciata prendere la mano da Ohamberlain a proposito di tutte le colonie inglesi. Amministratore accorto e sagace diede ottima prova di sè le due volte ch'egli fu nominato Governatore del1' India e dimostrò che l'India potrebbe essere Lm paese felice della dominazione inglese se i rappresentanti dell'Impero mandati a governarla non fossero - come disgraziatamente sono - gli' uomini meno intelligenti, e meno energici del reame. 'A prò della classe lavoratrice poco fece, ed anche quel poco, perchè l'opinione pubblica .fu più forte della sua voluta inerzia. Grazie a quella agitazione egli dovette occuparsi degli alloggi per gli opera,i, e lo fece con quella solerzia che era sua qualità speciale e che egli sapeva spiegare quando prendeva a cuore uno 9 ualunque degli affari pubblici. Non era ambizioso, e del resto non avrebbe avuto nessuna ragione cli esserlo perchè la sua casa è una delle principali d'Inghilterra ed egl,i sentiva altamente del suo titolo e del suo rango. E di questo sentimento della sua alta personalità e della sua alta posizione era impregnata tutta la sua politica. Gli errori ch'egli commise, e furono frequenti e molti, sono imputahili a questa sua educazione e a questo suo caxattere. In questi ultimi tempi, e poco prima ch'egli si ritirasse completamente dalla vita politica, egli si la.sciò piegare ad accettare alcune delle nuove idee e ne resnltò la " Legge sul governo locale in Irlanda ,, eppoi la " La legge irlandese sulla terra ,, che egli caldeggiò molto. Religiosissimo, egli fu grande fautore della nuova legge su l'educazione e si adoperò a tutt' uom9 perchè fosse approvata tale quale era stata proposta, e riuscì nel suo intento. Quanto e come egli simpatizzasse con la nuova teoria protezionista di Ohamberlain non è facile dire poichè dacchè egli si ritirò dal governo si diede tutto a certi suoi prediletti studi di :fisica, evitando accuratameute di dare giudizi politici e di esprjmere opinìoni a proposito del movimento e della azione politica dei suoi ex-colleghi al gabinetto. 'l'uttavia è' probabile che quelle idee non gli sieno state antipatiche, tanto più che, in fondo, il protezionismo si risolve in una serie di tasse più o meno gravose sui generi elementari. Tasse che pesano, più che altro, su la classe povera che godette sempre pochissimo le simpatie del nobile Lord. Ma nessuno può affermare .questo con certezza. In famiglia, con gli uomini, fra i famigliari fu molto amato; fu largo d'aiuti ai giovani che egli credette valere qualche cosa per sapere, per intelligenza, o per gusto. Dell'opera sua politica non rimarrà nulla; già molto poco rimane. Il partito conservatore non è più, oggi, quello di un tempo; altre idee lo informano, ed altre
RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCÌALI 425 personalità, meno alte e meno sincere della sua, lo guidano. Il partito liberale, rinsanguato da elementi operai - ora le Trades-Unions hanno deciso di partecipare come partito indipendente alle elezioni - raccogliendo l'eredità dell'attuale governo, finirà di spazzare via gli ultimi avanzi dell'opera di Salisbury: dell'uomo rimarrà. la memoria come d'un carattere netto, retto, leale: fedele fino alla fine a certe sue idee che sono considerate oggi un anacronismo; ed una guida all'errore. Statisti Ing·lesi d'ieri e <l'oggi. È stato det~o: " La morte del marchese di Salisbury chiude tutto un periodo della storia Inglese ,,. Queste parole che sembrano più una bella fra.se rettorica che la constatazione di un fatto, racchiudono una delle v:erità più grandi che sieno state dette in questi ultimi tempi a proposito dell'lnghilt~rra. · Infatti con la morte del marchese · di Salis bury è scomparso l'ultimo superstite di tutta una scuola e di tutto un sistema politico. Fra gli statisti inglesi del passato e gli statisti in- .glesi viventi corre un abisso, non solo nelle idee, ma anche, e forse più, nella condotta politica e nei metodi di governo. Fino ad un certo tempo indietro, il popolo inglese usava, nelle elezioni, di un sistema di bilancia assai in'telligente. Fosse effetto che gli eletti, tosto che eletti, mancavano troppo apertamente di fede ai loro programmi, o non riuscissero a mantenere le loro promesse, o non sapessero governare bene, e governando scontentassero i loro elettori; o fosse che come su un letto di Procuste il popolo inglese cercasse di trovare refrig·erio ai propri guai nel voltare di parte: è un fatto che, regolarmente, ad una elezione di cQnservatori succedeva una elezione di liberali e viceversà.. Di qui un alternarsi al potere delle due grandi frazioni politiche inglesi ed il popolo otteneva riforme dall'una e dall'altra, e via, via procedeva verso un meglio che pareva dovere essere sempre aumentato. E fra gli uomini delle due frazioni, i leaders come i ✓ gregari, la, lotta era accanita sempre e disperata, ma però sempre leale e disinteressata. L'interesse del paese andrwa sempre prima ad ogni altro interesse, e la correttezza dei modi, la franchezza delle opinioni, e la sincerità nella lotta erano le virtù prime di Disraeli come di Peel, di Palmerston come di Lord Derby, di Gladstone come di Salisbury. _ Oggi le cose sono un po' differenti e a tutto onore . / e vantaggio della memoria dei passati. La correttezza nella condotta politica, il disinteresse e la coerenza non sono più le basi fondamentali della condotta politica dei moder_ni uomini di stato inglesi. Chi chiamasse sbracalata, scamiciata, e sboccata la politica di Chamberlain non avrebbe niente da rimproverarsi. La lealtà nella dichiarazioni è diventata un mito. Quando il primo ministro inglese, o il ministro delle colonie parlano, i deputati alla Camera dei Comuni, e i Pari alla Camera Alta hanno. presa l'abitudine di fargli. la tara, e la fanno, senza stare a perdere il loro tempo a rimettere al posto le inesattezze, li:' fanfaronate, i voluti errori 'del primo ministro_ o del suo braccio destro, . il ministro delle colonie. E, natnralmeùte, dall'alto l'esempio si è propagato al basso e la mancanza di fede, la brutalità della condotta sono diventati i mezzi normali, o quasi, nelle lotte parlamentari inglesi. I vecchi statisti si regolavano molto secon,do il sentimento. Essi ebbero della giustizia, e per la giustizia 'in se stessa, un concetto od on amore che li spronò a grandi cose. Non ~isurarono i loro entusiasmi, non misero la museruola alle loro. parole ed ai loro giudizi. Dissero quello che avevano da dire, correttamente e fermamente e agirono come dettava loro [la coscienza, e nel più di casi, agirono bene. 1 moderni, invece, si sono fatti della giustizia un certo loro concetto utilitario, che non dovrebbe aver niente a che vedere con la giustizia e che, per conseguenza, falsa tutto il loro punto di vista politico. La loro spregiudicate?:za è tale che non s'accorgono, nè si • fanno scrupolo di negare sfacciatamente oggi quello che affermavano fortemeµte ieri. Questo metodo di fare ha portato un grande ab- - bassainento nel livello J'.!lOraledella politica inglese, così che mentre fino a dieci anni fa, l'Inghilterra fu maestra di libertà, di giustizia, di diritto alle altre N azioni, oggi essa rinnegando il passato ch'e la fece grande, s'avvia a gran passi verso la decadenza morale che spesso prepara, e sempre accompagna la Spagna e la Grecia ne son l'esempio vivente - la decadenza fisica e sociale dei popoli. ·«- Il suffragio alle donne in Australia Ora un esperimento sociale pieno d'interesse incomincia in Australia e noi avremo cura di non perderlo d'occhio per poterne tenere al corrente i nostri lett 1 ori. Il voto è stato concesso alle donne Australiane che, in numero di 850.000 anderanno quest'anno alle urne. Noi siamo scettici assai su lai buona riuscita dell'esperimento: già come elettrici municipali le donne, in Australil'l., non hanno fatto una speci~lmente bella -figura. Finchè si è trattato di reprimere l'nbbriachezza, di· fare dei regolamenti per la igiene delle scuole e . delle case le donne sono state utili assai: quando però si è saliti alla questione religiosa, allora le donne hanno fatto un mondo di guai, cominciando dal far ri pristinare la lettura della Bibbia nelle classi in cui-era stata abolita, e la preghiera giornaliera, per finire a far votare dalle municipalità dei sussidi per le scuole cleri• cali facendoli poi negare alle altre. Ora le donne si presentano alle nuove elezioni con tutto un programma innovatore, .in molte delle · su.e parti assai logico, benchè in altre discutibili assai. E certo che l'esperimento sarà interessante anche perqhè completerà quello cominciato e troncato a metà nella Nuova Zelanda. Il femminismo delle donne Australiane è meno vaporoso, molto meno sentimentale e più pratico del femminismo delle donne Europee. Da lungo tempo esse hanno la pratica degli affari pubblici e se si possono condannare le loro tendenze in fatto di religione bisogna però riconoscere che in molte altre questioni di utilità e di amministrazione pubblica esse sono state veramente pratiche ed intelligentissime. Lo sarànno altrettanto in Parlamento ? Il loro programma è di quelli che promettono molto : l. Perfetta equiparazione tnnanzi alla legge, dell'uomo e dalla donna. La differenza di sesso non deve esercitare alcuna influenza nei matrimoni, divorzi e, in genere, in alcun rapporto giurldico; 2. Tutti gli impieghi della federazione devono essere aperti agli uomini e alle donne; soltanto il merito deve decidere fra gli uni e le altre; 3. _Tatti i prodotti alimentari esteri importati in Australia devono venir sottoposti a una visita accurata; ogni alimento nocivo deve venire respinto; l'im- '
426 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCÌAU portazione dell'oppio e sostanze affini deve venir vietata, tranne che per scopi medici; 4. A tutela della pace sociale devono istituirsi dei tribunali arbitramentali per decidere le controversie fra lavoratori e proprietari; 5. Esercito e marina devono essere organizzati a puro scopo di difesa; i volontari saranno preferiti a qualsiasi organizzazione di truppe regolari. Lo sapranno applicare o realizzare in modo da rivelare quei talenti superiori che i partigiani del femminismo a oltranza vantano nelle donne ? La vedremo nell'avvenire e alla prova. .... I trusts. - Poco tempo fa fece il giro dei giornali la notizia che Pierpoint Morgan, il famoso capo del Trust dell'acciaio, aveva Titirato dalle Banche tutti i capitali dei quali egli ha il controllo per far fronte alle scadenze di fine mese. E' la seconda volta, in un relativamente breve periodo di tempo, che questa notizia fa il giro del ip.ondo ed è poi considerata come insussistente. Infatti passato il momento critico nessuno parla più del possibile o del prossimo fallimento di Pierpoint Morgan, di Gould, di Hayermeyer, di Rochfeller, Carnegie e degli altri grandi miliardari che sono riusciti, organizzando i Trusts, a far convergere nelle loro casse forti, e a raccogliere nelle loro ::nani la ricchezza e il movimento industriale degli Stati Uniti. Passato il periodo critico - il momento delle ~cadenze e del pagamento dei dividendi - tutto sembra ritornare allo stato normale e i Trusts hanno l'aria d' u'scire dalle crisi più potenti di prima, e Pierpoint Morgan ripiglia un'altra volta paria del conquistatore. E' vero che un antico proverbio toscano dice: alla terza corre il palio, Potrebbe darsi che Pierpoint Morgan non riuscisse a cavarsela la prossima volta, come se l'è cavata le clne prime e allora,, ... ma non stiamo a fare pronostici: piuttosto -esaminiamo i fatti. I Chi segue con un po' d'attenzione questo fenomeno dei trusts è colpi_to dalla facilità con la quale a periodi • fissi si parla del loro fallimento. A fine Gennaio e a fine o metà Luglio quando scadono ,i cuponi della rendita, e si fanno i pagamenti generali le voci di crisi e di krac si fanno insistenti; ora questo è un inclfaio quasi certo della vera situazione dei trusts. Finchè pagano il loro dividendo sono un colossale affare commerciale e industriale; il giorno che, per una ragione qualsiasi dovessero sospendere i pagamenti, si rivelerebbero, quali veramente sono, una truffa unica al mondo. Il capitale totale delle 287 combinazioni industriali monopolizzatrici è, secondo J ohn .Moady, di dollari 6.972.448.857. Questo capitale però non esiste realmente. Una parte di esso è rappresentato da numerario, stabilimenti, prodotti ed utili, l'altra parte, i 318 secondo un calcolo del Journal of commerce, è rappresentata dal credito: tratte, cambiali, e azioni al 5 al 7 e al 8 112 per cento. Sono questi famosi 318 che costituiscono il lato debole dei Trusts. Infatti ognuna di queste combinazioni è in deficit, e questo deficit - dovuto al pagamento di una rendita di capitali che non esistono - cresce tutti gli .anni a dismisura. Alla fine del 1902 lo sbilancio del solo trusts dell'acciaio era di 175 mi. lioni di dollari. E' facile comprendere come sia precaria la situazione di queste imprese. Volendo accaparrare tutta la produzione - o questo monopolio è questione di vita o di morte per i trust~ - i capi dei trusts si sono trovati di fronte a capitali enormi. Per fronteggiarli e vincerli essi hanno creato i capitali che non possedevano. Hanno emesso azioni che nessun capitale garantiva: di questo pagano gli interessi; non solo, ma hanno anche valutato al di sopra del vero valore la produttività delle loro diverse éombinazioni, e quindi, naturalmente, hanno dovuto dare dividendi di guada.gni non realizzati ed impossibili a realizzare perchè inesistenti. Il trusts dell'acciaio si costituì con un capitale versato di 1.404.000 dollari : un mese dopo emetteva per 200 milioni di dollari d'azioni al 7 010 e 7 mesi dopo in Decembre ne pagava regolarmente gli interessi. Il trust dell'acciaio, la Standard oil company, il trust clello tuccaro, quello ferroviario, vivono divorando se stessi. Il loro capitale, l'enormità del loro capitale è costituita da pezzi di carta, tratte e cambiali; numerario, denaro contante non ce n'è; e per logica conseguenza non ci sono nèppure azioni seriamente garantite. Parrà strana questa nostra affermazione, eppure è così. I trusts vivono di credito e di millantato credito. Come usciranno - se usciranno - dal terribile passo nel quale si son posti i Morgan, i Carnegie etc., .noi non sappiamo; certo è che oggi come oggi vanno verso il fallimento. Naturalmènte i capi dei trusts sanno che il fallimento di uno tirerebbe dietro immediatamente il fallimento degli altri; e fanno quindi tutti i loro maggior sforzi per salvarsi reciprocamente; ma verrà un giorno in cui i capitali màncherann0 egualmente da una parte come dall'altra, e quel giorno il krac fil\ale non potrà essere evitato. Sarà un grande male ? Per molti azionisti sì perchè saranno assolutamente .rovinati; per l>t società intiera no, perchè lo Stato dovrà intervenire ed è possibile che l'intervento dello Stato, in questo caso, sia il primo passo verso una trasformazione dell'organismo economico che, ora, agli Stati Uniti pi:esenta un fenomeno tanto singola.re. ~ La Russia In l\fanchuria - Un tempo chi giocava dei brutti tiri all'Europa. col pretesto dei protettorati, della civiltà, e della occupazione temporanea era l'Inghilterra,; sembra ora che la Russia, che le tenne sempre buona compagnia, stia per superarla. Il guaio grande è che nè la Russia, nò alcnna altra potenza Europea capisce quale dovrebbe essere la vera occupa:z;ione e la vera colonizzazione di un qualu,nque paese non ancora visitato da Europei e poco e punto curato dai nativi. Pietro Kropotkin nelle sue " Memorie d'un rivoluzionario ,, , inesauribile miniera di date e notizie Russe ed interessanti la Russia, racconta che quaranta anni fa, quando dal Governo, come ufficiale dei Cosacchi Siberiani ebbe ordino di esplorare l'Amur e la Manchuria, fin d'allora egli ebbe la convinzione che quel territorio cadrebbe, tosto o tarél.i, nelle mani del Governo Russo. La Manchuria è paese deserto, incolto, ma fertilissimo e ricco. Immense pianure e praterie bagnate dal1'Amùr, dal Sungari, dall'U sur, ricche di terre che non altro climandano che d'essere appena rivoltate per dare le raccolte più belle, si stendono per migliaia di miglia ai piedi della catena dei Jhang-Pen-Jhang che si suppongono ricchi di miniere d'oro, d'argento e d'altri metalli e minern.li. Il clima è dolce, la vita vi è facile, la caccia e la pesca ricchissime. 11 popolo Russo comincia a stare a disagio nella sua vecchia pa,tria. Lai Siberia del Sud ò troppo abitata·
RIVISTA POPOLA.NE DI POLITICA, LETT1tRE É SCIÈN2B SOCIALI 421 quella del Nord troppo Orientale. E' log·ico che il popolo Russo cerchi espandersi altrove. Da quando Murawieff cominciò a colonizzare le rive deJl'Amùr mandandovi i galeotti che Hberava dagli. stabilimenti penali e gli sposava a donne dei penitenzierii ùi 1.'omosh, d'Erkutsk, il movimento russo non s'è più anestato. E si capisce. I popoli si volgono ancora verso le terre fertili. 11 periodo delle grandi migrazioni non è ancora chiuso. Il fenomeno prende un carattere diverso da quello che aveva antica.mente, ma la sostanza ed i resultati ne sono_ assolutamente gli stessi. Un popolo abbandona il territorio diventato troppo esiguo e troppo povero per lui e si dirige altrove, dove 1 a vita è più ,facile, 1 a terra più fertile, il clima più dolce. E poichè tutte queste qualità sono le peculiari qualità della Manchuria, poichè il 'popolo .Russo comincia a trovarsi a disagio nella sua terra, emigra altrove. Ora alcune potenze Europee v:edono di mal' occhio questo estendersi enorme dell'Impern Russo: vorrebbero che la Russia si. contenesse entro i suoi limiti e non chiedesse alle nuove terre gli elementi che le sono indispensabili per la nuova vita. Eppure bisognerà cl1e Je potenze Europee si rassegnino ::i,lfatto inevitabile. E come loro bisognerà che ci si rasseg·ni il Giappone. Un solo concorrente veramente temibile ha la Russia; ed. è la Cina. I Cinesi non sono conquistatori. Popolo morale per èccellenza - che ne dica l'ignoranza dei giornalisti - aborrono la guerra e le loro conquiste si compiono per la forza della colonizzazione agricola e lavoratrice. J?inchè essi non furono a contatto con gli Enropei, essi poco sentirono il disagio del loro paese troppo piccolo per la enorme popolazione. Gi:ì l'esodo cinese verso la Manchuria aveva incominciato quauclo la civiltrì, cosacca, affogando nell'Amur migliaia di coloni cinesi, la paralizzò. Dinanzi alle armi. russe, gli inermi o quasi inermi cinesi, abbandonarono il territorio. L'Europa sta ora commettendo l'errore che dovrà. pagare più tardi con lagrime amare: di agguerrire quel popolo; e di fargli conoscere i nostri mezzi di lotta. Più tardi il Cinese, diventato per necessità di vita guerriero, s'incontrerà. col Russo sul terreno clic n.d entrambi è atto a dare il pane. Questo è veramente, per la Russia, l'antagonista pericoloso; e quello che sarà. davvero interessato a volere che in Manchuria la Russia non ci sin.; e non già le potenze europee. L'Inghilterrn,, la Germania, la Fr:i.ncia, l'Italia sono situate· troppo sfavorev◊lmente per potere esercitare una qualunque influenza permanentemente conquistatrice nell'estremo Oriente. La Russia non nega che le potenze europee possano avere porti ed anche territori aperti in Manciuria.. Essa sa che poco danno le possono fare i concorrenti lontu.ni. I,l Giappone, che non è lontano, potrà. anzi diventare l'alleato naturale della Cina, e con lui, allora, la Russia dovrà <'Ontarsi. Ora, alla Conferenza di Port-Arthur la Russia ha dichiarato che s,qornòrerà dei propri armati la Manchuria, però fra sei anni; questo in termini chiari vuol di1 re che le armi della Russia abbandoneranno il territorio quando i suoi coloni ne avranno preso possesso; e le potenze europee, vogliano o non vogliano, dovranno riconoscere che la necessità non ha legge. Per il popolo Russo è necessaria. la .Manchuria. Le proteste, le querimonie sono inutili: Jà dove è questione di vita - e per il popolo .Rnsso lo ò - ogni. altrn. ragione si tace: e le potenze Europee, con le bo011e o le cattive, la dovrn.nuo capire. Noi. Dopo due mesi di lotta .contro le più atroci ~offcrenze, sopportate cori. vero coraggio, il giorno 1° :-;ettembre è morto in ::3.om~t,nell'età di anni G6 l'eoTeo·io , b b FEDERICO SETTH proprietario ùella '' Tipografia Tiberina ,, in cui ormai da otto anni si stampa la nostra Rivista. Ci associamo con tutto il cuore al dolore dei figli per la perdita di un uomo che, non comuue f esempio tra i pr9prietari, lavorò instancabilmente in mezzo ai suoi operai finchè potè reggersi in piP✓ di, e fu buono_ con tutti. f.:r-1f.:r-1 ~ /sr-\ ('2.\ fsr-\ {Sr-:1{Sr-:1 ~ {Sr-:1 fsr-\ ~ {Sr-:1{Sr-:1 fsr-\ {Sr-:1 ~ W-\ , , v , v , v ' v ' v ,-v-,-\1-,-,,-i-v-,-v-,-v-•-v , -,-,,-,-v-·-v ,-, . . l~lOJTOPII lEBIBESTI (Far male al Nord, senza arrecare del bene al Sud I) (Continuazione - vedi num. precedente) IV. L'aborrimento che i liberisti s~ntono per la protezi_one ha sospinto il De Viti ad una affermazione davvero nuova: a negare l'azione benefica della tariffa del 1887 sulle industrie del Settentrione. I critici - me compreso - di vario colore - socialisti, conservatori e progressisti - non negarono mai che la protezione accordata da quel la tariffa non avesse giovato considerevolmente alle inùustrie del nord; alla negazione non si può pervenire che co1l'accecarnento passionale di un dotteinario. Il giovamento venne riconosciuto, dal• l'on. Colombo a tutta una catena d'industriali, di economisti e di politici, dagli interessati che avevano la minore convenienza ad ammetterlo dopo che si era delineata sull'orizzonte la qutstlona del Mezzogiorno, nella quale entrava come ingrediente principale la politica doganale, elle aveva cagionato o aggravato la situazione economica del Sud. Del resto, tutti gl'indici economici del Settentrione stanno ad attestare deìla evidenza ùel fatto, e mi sembra quasi umiliante insistere per provarlo. Veramente il De Viti non nega del tutto l'azione benefica della tariffa del 1887 in favore delle industrie e del Settentrione; ma assicura che le in• dustrie erano in condizioni prospere, e che la protezione valse soltanto ad assicurare la realizzazione improvi 1isa di estraguadagni di congiuntura agli industriali. Io non conosco la situazione dei singoli industriali prima della tariffa del 1887 ; sono' disposto ad ammettere che essa fosse buona; che i loro lamenti fossero _tJoggiati sul falso; e che la protezione ottenuta abbia. accresciuto i loro guadagni. Ma da questo a fare della taeiffa de11'87, un atto dì alta speculazione fl,nanziaria e di borsa, a me scm bra, che ci corra molto. )
428 HIVISTA POPOLARE Dl POLI11CA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI La riforma doganale, infatti, non va giudicata nella sua· efficienza gal punto di vi.sta esclusivo dei singoli individui, ma dall'altro più largo dell'interesse collettivo, sociale. Ora, sotto qnesto a - spetto è innegabile che molte delle industrie, elle ricevettero protezione dalla tariffa dell'87, vivevano tisicuzze; e della loro anem ,a si avevano i segni sicuri: 1 ° nel poco nume~·o di fabbriche e di opèrai che vi trovavano impiego;' 2° nella scarsa impo1~tazione delle materie grezze· o semilavorate, che servono alle industrie; 3° nella mancante esportazione di manufatti, e dalla corrispondente loro larga importazione. , Che cosa avvenne dopo la riforma doganale del 18871 La situazione mutò cle toto. In sostituzione delle lunghe serie di cifre, a provare ciò che dico riescono elegantemente e chiaramente i diagrammi che il Sabbatini, segretario della Camera di· Commercio di Milano, ha messo nel suo interessante libro sulle Nostre esportazioni. Ma il Sabbatini è sospetto perchè impegolato alquanto nella lue maledetta del protezionismo. Ebbene soccorrono bene i dati statistici che fornisce la Direzione delle gabelle, e che sono stati bene agguppati e commentati da due giovani settentrionali, che militano nel campo liberista, e che aEa causa del liberismo llanno apportato un contributo notevole, e che - 'degnissimo d'i nota nella presente discussione -- verso l'agricoltura e verso il Mezzogiorno hanno spiegato simpatia e interessament_o, tanto da ammettere d1e negli stessi trattati del 1891-92 la facile coalizzazione dei forti, gl'ind ustriali, fece a se la parte del leone a danno. dei deboli, gli agricoltori (1). Orbene Attilio Cabiati' e Luigi Einaudi, i due , giovani in discorso, nel loro studio : L'Italia e i trattati di comml'Jrcio (2) benchè sincerissimi liberisti ed avversari della tariffa dal 1887,ne riconoscono l'efficacia. Non mi è consentit 1 ) dall'indole di questa Rivista indugiarmi in molte dfre; riferisco, perciò, soltanto questo loro giudizio comple::;- sivo. e, Sotto il punto di vista industriale o del « consumo alimentare, cÒme ci dimostrano le tac belle del Raunig e i dati della Direzione gene- « rale della gabelle, bisogna dividere la vita ita- << liana in due periodi nettamente distinti: quello « anteriore e quello posteriore al 1887. Nella pri- « ma epoca la nostra esportazione è costituita « quasi unicamente di prodotti alimentari, scar « sissima è quella di materie prime greggie e di , prodotti lavorati. Le importazioni più importanti « erano costituite da generi alimentari e da pro- « dotti fabbricati ». (1) Il Miraglia e il Monzilli (La quistione dei trattati di commel'cio - Nell'Italia Moderna. 1. Luglio 1903), entrambi meridionali, che furono magna pars nella conclusione di quei trattati assicurano che in favore dell'agt·icoltura non fu assolutamente possibile ottenere di più, e che le trattative furono spesso ad un pelo di andare a monte. Alèune mie particolari informazioni mi autorizvmo a ritenere che essi siano nel vero; e la riscossa generale degli agrari in Germania, in Austria Ungheria in !svizzera cprrobora tali informazioni. (2) Milano. Uffici della Critica Sociale, 1903. << ~el 1888 tutto questo movimento varia com- « vletamente. Le importazioni di prodotti fabbri · « cati discendono rapidamente e notevolmente, cc mentre quelle di materie prime greggie e semi- (( lavorate assumono un movimento di deciso uu- « mento. Le esportazioni a loro volta si costituì- « scorro di prodotti alimen'tari e (li prodotti fab- « bricati ». Tutto ciò che Cabiati ed Einaudi soggiungono sulle singole industrie - specialmente su quelle tessili -- con esame diligente, e che in sostanza nella espo.sizione dei dati collima colle monografie interessanti ad esse consacrate da Ugo Tombesi, conferma analiticamente il giudizio sintetico. La protezione, in ciò anche di accordo col Tombesi, riconoscono il Cabiati e l'Einauçl.i ch'è fallita nelle industrie siderurgiche e meccaniche. Ma su ciò convennero anche gl'interessati sin dal primo giorno proclamandosi poco o male protetti. E poco e male protette sono le industrie chimiche come ammette il ]fontana-Russo, che ha molta corripetenza, e ch'è un avversario della tariffa del 1887 (1). Ha torto, però, il Fontana Russo deplorando che l'agricoltura nell'incremento d~lle esportazioni ita~ liane non abbia preso una notevole parte. Il fenomeno è confortante; indica aumento di consumi all'interno derivato alla sua vulta da aumento della sua popolazione e dall'essersi industrializzata: tutti i paesi elle han no visto aumentare Ja .J:lOpolazionee si sono industrializzati, migliorando o la loro situazione economica, hanno presentato tale fenomeno. A ciò s1 deve il mutamento completo nelle vedute degli agrari tedeschi, che furono liberisti sino a quando esportarono e divennero protezionisti a misura che la produzione locale di venne insufficiente per gli aumentati consumi. Con ciò non si esclude affatto l'azione della concorrenza svoltasi contro di noi, come ammette lo stesso Fon tana Russo, indipendentemente dalle tariffe degli altri Stati. V. Risulta, dunque,. all'evidenza da questa seconda parte dello esame in questione: -1° che aumentarono le importazioni di materie greggie e lavorate da servire per l'inclustri2. e di sostanze alimentari; 2° che aumentò, o meglio s'iniziò ex novo per alcune industrie l'esportazione di nostri prodotti lavorati; 3° che fu benefica, quindi, l'influenza esercitata dalla tariffa del 1887_avendo prodotto aumento di lavoro ed aumento di consumi. (2). (1) Luigi Fonb1na Russo: I trattati di commercio e l'Economia nazionale con prefazione dell'on. Prof. Luigi Luzzatti. Roma. Società Ed. Dante Alighieri, 1903. (:l) L · aumento di consumi risulta statisticamente provato dalla Relazione sull'amministrazione delle gabelle per l'esercizio 1901-902. Roma 1903. Gli stranieri meglio e più imparzialmente hanno messo in evidenza il grande progresso economico e sociale avvenuto in Italia negli ultimi anni. Si veggano i dati e le prooorzioni presentate da Bolton King alla Società reale di statistica di Londra (Statistics of Jtaly) nella seduta del 17 Mar• zo 1903. Il King da buon inglese non mostra alcuna. simpatia per la protezione. I suoi confronti riuscirebbero piu eloquenti se inve• ce che tra il 1892-94 e 1901 fossero stati posti tra gli anni anteriori al 1887 e il "901.
RIVISTA POPOLARE DI POLJ17CA. LETTERJ.f • SCIB.NZB SOCIAD Gl'indici del miglioramento avvenuto nella economia na:~j_onale com plessi va sono tanto più elo - ciuenti in quanto che si riferì cono principalmente a<l una parte solo dell'Italia: alla settentrionale, mentre nella meridionale o c'è ancora depressio- · ne o non c'è progresso vero per le cause sopraccennato: cioè pei danni subiti dalla sua ageicoltura e per i.Imancato sviluppo industriale; poichè, per motivi che non è il caso di accennare adesso, la tariffa del 1887 non esercitò elle scarsissima o nessuna azione sulla industrializzazione del Mezzogiorno. Laonde dopo quell'anno è aumentata anzichè diminuita la distanza nella ricchezza tra il Nord e il Sud. A questo punto vien fatto di domandare opportunamente al De Viti: perché affermare che la protezione accordata alla granicoltut'a fu tutta a danno delle colture più ricche 1 Ciò non è esatto; nessun dato di fatto può addursi a sostegno della grave asserzione, che pare adatta soltanto a rare odiare ai viticultori pugliesi il dazio sul grrmo. Ragioni.amo un poco. Il danno immediato, diretto, all'agricoltura meridionale venne dalla rottura delle relazioni commerciali colla Francia. Ma forse la vicina repubblica scambiava il vino !10str0 col suo grano 1 Nemmeno per sogno: non un cbicco di gran0 ci veniva dalla Francia, la cui produzione di cereali soltanto negli ultimi anni cominciò a ba.sfa.tre al consumo interno. Dicasi lo stes:io nei_ rapporti colla Germania, coli' AustriaUngheria. e colla Svizzera che no'.1esportano grano e cbe importano quasi una metà dei nostri prodotti. La massa dei cereali importati la ritiriamo dalla Russia. Ma sanno anche le pietre, e non può ignorarlo il De Viti, che il regime fiscale (iell'impero degli Czars è ferocemente protezionista e non volle mai saperne di accordi sulla base del do ut dos. Del resto è una illusione degli agrumari, che ho rombattuto altra volta, quella di credere che in Russia potrebbe indefinitamente crescere il consumo degli agrumi se venissero mitigati i dazi d'importazione. In quanto al vino, per vedere come sono fallaci le speranze di trovarvi un buon mercato, basta q_uesto fatto: non vi si consuma quello che produce la Crimea, dove si deplora la sopraproduzione! I russi, come i tedeschi, non hanno il gusto fatto pel vino: i primi si ubdacano di vodtka e gli altri di bion<la cervogi.a. Lo stesso è a dirsi. per gli Stati Uniti. C'è l'Argentina che potrebbe darcì grano; ma che non potrebba prenderci il vino che vorremmo darle. Per convincersene basta riflettere che la produzione locale di vino, in continuo aumento, per una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti, si avvicina già ai 4 milioni di ettolitri. E il vastissimo t.erritorio dell'Argentina abbonda di terreni, come quelli italiani adatti alla coltura della vite. E la coltura della vite si allarga rapidamente in Australia e negli StatJ Uniti. ' . Epperò, dato che ci fosse convenienza, ciò elle io nego - a lasciare entrare liberamente il grano, sarebbe una puerilità sperare che ne verrebbe aurnenbta la riostra esportazione di vino, perchè dove se ne consuma non si producano cereali per la esportazione. Dove se ne consuma. troviamo con correnti che ci hanno battuto a tariffe uguali. D'altra parte l'affermazione del De Viti pecca per altri due motivi: 1° Non è vero che sia protetta la sola granicoltura; dazi abbastanza elevati. difendono il vino e l'olio, e senza quei dazi, come vedremo, avremmo in casa nostra la concorrenza di vini stranieri come l'abbiamo di-oli strani.eri di olivo o di altri semi. • 2° Non è vero che non sia aumentata la es·portazione di quei prodotti agricoli, elle produciamo in quantità superiore al consumo, eccettuati il vino e gli agrumi. . u questo punto le dimostrazioni del De .Johannis e del Mi.raglia in base ai documenti ufficiali, sono esaurienti. Alcuni prodotti agricoli del Mezzogiorno hanno subìto delle perdite dopo il 1887; e qui stesso altra volta riprodu;;si altre cifre date dal De Viti. Ma non è affatto vero che l'ageicoltura italiana sia tutta in perdita Tutt'altro. Nello insieme, tra il 1886 e il 1900 il ne Johannis segnala un aumento nelle quantità di oltre il 50 °r 0 , da quintali 5,048,8·W, a quintali 7,721,488. Se non corrisponde l'aumento nei valori ciò si deve ad una causa d'indole generale: alla diminuzione in tutto il mondo dei prezzi dei prodotti agricoli principalmente - meno la carne -. Ho bisogno di ricordare ad un uomo come il De Viti gli istruttivi n1tmeri indici del Soetbeer e del Sauerbeck 1 Secondo i dati dell'ultimo i prezzi dei prodotti alimentari uguali a 100 nel 1867 -77 era no discesi a 66 nel 1893-902 ; a 65,8 in febbraio 1900; a 66,4 in giugn0 1903. Sarebbe assurdo il pretendere che solo i· prodotti alimentari si fossero sottratti a que3ta caduta gene1·ale dei prezzi! Ma il Fontana Russo osserva che in quei prodotti agricoli italiani nella cui esportazione veniva segnalato un aumento, la parte maggiore .veniva rappresentata dagli animali bovini, dal burro, dal formaggio, dalle uova, dal pollame ecc., per 64 milioni - dal 1892 al 1900 - che sono prevalentemente prodotti setteutrionali. Così deve essere per diverse cause: 1° Il Settentrione è più vicino al confine e noj non possiamo correggere la geografia. 2° Il Settentione ha le marcite, il suolo fertile, i pascoli eccellenti ; e noi manchiamo di acqua da bere. 3° Il Settentrione ha più capitali, più coltura tecnica e più iniziativa; e questo in parte si ~eve ai due primi fattori naturali e in parte a condizioni storico-politiche, che il governo italiano nulla ha fatto per modificare e correggere. E questa è una delle sue colpe maggiori di fronte al Mezzogiorno. In ciò che si poteva, in ogni modo, anche il
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