Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 15 - 15 agosto 1903

RIVISTA POPOL.ARb. DI POLITIC.A. Ll:!TTE'RB: E SCIENZE SOCIALJ 419 ,stratori e macchine da scrivere, la nostra produzione aumenta sempre. Pure c'è ancora molto cammi110 da percorrere. Il valore degli oggetti manafatturati esportati da tutti i paesi industriali ammonta ogni anno a 4 miliardi: di questo totale il Regno Unito provvede i14, la Germania 115; la Francia 118 e gli Stati Uniti 1110. Circa 314 di questa enorme massa di manifatture è composta di cose di rame, ferro, acciaio e cotone. Ora noi siamo i più grandi produttori mondiali di materiali rozzi, e per la loro manifattura noi posse- ·diamo altrettante facilità quanto ogni altro paese. Gli industriali degli Stati Uniti hanno una splendido mercato in patria e il loro principale dovere è di .soddisfarlo; e questo fanno. Nel 1820 gli oggetti manufatturati erano il 70 010 della importazione; nel 1860 il 60 010; e nel 1900 il 87 0r0. Il valore totale della prodazione manifatturiera agli .Stati Uniti ammonta a poco più di 7 miliardi 500 milioni di dollari. E il valore a i tutti i manufatti importati è di quasi 400 milioni; cosicchè il valore degli oggetti manufatturati consumati agli Stn,ti Uniti è di circa 8 miliardi di dollari; due volte di. più dell'intiero commercio di oggetti manufatturati per il resto del mondo. Si capisce che con una simile domanda interna; il mercato internazionale non preoccupa molto l'industria americana; ma il fatto che si è potuto sodisfare quell'enorme mercato e q ùello che si è creato al tempo stesso uno sbocco internazionale che è anda,to crescendo da 158 milioni di dollari nel 1892 a 403 milioni di dollari nel 1902 prova che le possibilità e le riserve del paese sono, ancora grandissime. (Korth Arnerican Review - Luglio 1902). P. Ji:.ropotkine: Il movimento intellettuale del secolo XVIII. -- Il movimento intellettuale del secolo XIX ebbe la sua -Origine nell'opera dei filosofi scozzesi o francesi della metà e della fine del secolo precedente. Il risveglio del pensier.o che si determinò allora animò costoro del desid.erio di raccogliere tutte le umane conoscenze nel sistema generale della Natura, ed essi guardarono in faccia il mondo delle stelle, il nostro sistema solare, la terra e lo sdluppo delle piante, degli animali e delle società umane, come una serie ininterrotta di fatti possibili a studiarsi al pari di tutte le scienze naturali. Profittando largamente del vero metodo scientifico, l'induttivo deduttivo, quei pensatori intrapresero l' esame di tutto ciò che la natura ci offre. Essi notarono prima con pazienza i fatti, e poi quando si misero a generalizzare lo fecero per via dJinduzioni. Essi azzardarono delle ipotesi, ma in esse vi vedevano delle supposizioni, le quali offrivano una spiegazione provvisoria dei fenomeni e facilitavano l'aggruppamento dei fatti e lo studio susseguente di essi; ma tali supposizioni dovevano essere spiegate anche per via deduttiva, e non erano elevate alla importanza di leggi (generalizzazioni provate) che dopo aver subito tale verifica, che quando le cause dei rapporti costanti da esse -espressi fossero state spiegate. Certo molti errori si commisero in questo tentativo immenso ed ardito; giacchè laddove mancarono cognizioni si supplì con supposizioni troppo arrischiate e ~pesso erronee, ma un nuovo metodo era stato applicato all' insieme delle scienze umane, e grazie ad -esso anche i suddetti errori potevano più facilmente ·esser riconosciuti e corretti. Così il secolo XIX ere- ·ditò uno strumento potente d' investigazione che ci permette oggi di fondare tutta la nostra concezione dell'universo su di una base scientifica e di liberarla dai pregiudizi che lo oscuravano, come anche di tutte , le parole nebulose che non dicono nulla e nelle quali s'aveva, in passato, la cattiva abitudine di nascondersi per sfuggire a tutte le questioni più difficili. (Il Pensiero. - 25 Luglio). -¼ I-I. Berthélerny. La difesa .della imposte indirette. - Per evitare ogni malinteso, spiego anzitutto il senso che dò all'espressione che impiego. Io chiamo " contribuzioni dirette ,, quelle che si riscuotono con ruoli, e sono· la ricchezza mobile, l'imposta fondiaria, le patenti, l'imposta delle porte e finestre, e anche le tasse sui cani, i bigliardi, le vetture, ·i velocipedi ecc. Le imposte indirette sono tutte le altre, che gravano non sulle persone o sulle cose, ma sui fatti, e che dànno al ministro delle finanze di Francia i 516 delle risorse di cui ha bisogno per far fronte alle pubbliche spese. Perchè contrariamente a cinquant'anni fa, le contribuzioni dirette sono diventate quasi popolari, e perchè le indirette si sono accumulate un odio quasi universale? . Per apprezzare il valore relativo delle nostre imposte, non è più dal punto di vista della giustizia distri-' butiva che ci si pone, non è dal punto di vista dell'influenza che possono avere sugli affari) sulla loro ripercussione, sul commercio; ma quasi esclusivamente dal · punto di vista elettorale. Da questo punto di vista esse hanno due meriti straordinari: risparmiano apparentemente il numero ; gravano visibilmente i ricchi. Eppure le imposte indirette sono meravigliosamente produttive. Nel bilancio francese del 1903 il prodotto netto del monopolio dei tabacchi dà 360 milioni, quasi quanto tutte le imposte dirette riunite. L'alcool, il veleno di cui i francesi si alimentano, ha dato al Fisco, uel 1901, 325 milioni, nonostante che più di 100 milioni sieno stati frodati dai pro cl uttori clandestini. I diritti di successione, di donazione, di registrazione, i diritti di bollo, i diritti SL1lle operazioni di Borsa, dettero 825 milioni. L'instabilità delle contribazioni indirette è smentita dai fatti. Certo con riforme inconsiderate, affrettate, quasi sempre concepite in vista di un resultato elettorale, si provano delle disillusioni, come è avvenuto in Francia per l'alcool pel quale da un lato si è alzata la tariffa mentre dall'altro si sono moltiplicate le facilità per frodarla; ma i diritti di successione, di registrazione, i diritti sul tabacco, sui fiammiferi e le carte da giuoco hanno dato le stesse disillusioni? No! E allora non si parli di pretese instabilità delle imposte indirette, e si pensi soltanto alle loro fecondi-tà mera viglio sa. Di più le imposte indirette non sono insorportabili per nessuno, non si sentono. Due soldi al giorno fanno meno male che dieci franchi all'anno. È qui tutto il segreto della superiorità delle imposte indirette. Se si cerch~rà tra le imposte indirette quelle che ci disturbano non se ne troverà che una: l'imposta de] dazio comunale, il cui modo di riscossione è costoso e pieno di inconvenienti. Tranne questa, le imposte indirette sono sopportabili, invisibili, inoffensive. Di più, sono discrete. Esse non prendano il contribuente per la. gola con le minacce di fogli multicolori, ma attendono • che il contribuente vada a cercarle a suo comodo. L'imposta indiretta è poi giusta, perchè non schiacciando nessuno, non grava, in conclusione, e senza che l'incidenza distrugga questo resultato, che su quelli che possono o vogliono gravarsene. I

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