RIVISTA POPOLARÉ DI POLITICA, LETTERE E SCIÈNZR SOéIAll stituzione e ::;i può dire ehe la fauna superiore' del mondo è ormai tutta conosciuta; dove le ricerche si esercitano attive, e le trovate sono frequenti è nel mondo dei piccoli, fra gli organismi inferiori, e agli nltimi gradini della sçala a,nimale. Ora il noto naturalista Dott. Finat ha pubblicato la notizia ·d'un nuovo piccolo animale scoperto nel M_adagascar e speditogli dal cacciatore Alberto M'ocquerys che pel primo lo ha trovato. E' un coleottero dell'ordine degli Eucarinti e per le sue ·caratteristiche genernJi si è creduto poterlo associare alla famiglia dei Fismi. Il Dott. Finat lo ha chiamato Parectatosoma l\focquerysi dal cognome del cacciatore che lo ha trovato. Le sue abitudini sono poco conosciute, quantunque tutto faccia pensare che non debbano essere molto dissimili da quelle dei suoi simili trovati ed a lungo stndiati nell'America del Nord d0ve i nativi della Paupasia usano cibarsene. Dove differisce dai suoi congeneri è nella lunghezza del corpo, nelle lunghissime antenne che ne guarniscono la testa, e nelle punte acute e- forti eh.e stanno su due file lungo il corsaletto. I suoi mezzi di difesa , ) soùo potentissimi data la piccolezza dell'animale che non è più lungo di dodici centimetri e consistono in due forti e taglienti tenaglie adattate alle estremità delle zampe posteriori, e due pinze piantate al sommo della testa con le qua.li produce delle ferite assai profonde e dolorose. Oltre ciò, se attaccato, secreta dai pori laterali · del corpo una materia vischiosa, bruna, d'odore putrido, producente sulla pelle pustole assai dolorose. Cammina con lentezza, quasi faticosarµ.ente, e passa ore ed ore intiere attaccato ai ramoscelli nelle posizioni più in verosimili. La femmina è molto più piccola del maschio e sono tante le differenze morfologiche che fntercedono fra i due animali che alcuni naturalisti hanno creduto, sulle prime, di essere di fronte a due animali della medesima famiglia ma di ordine diverso. Infatti la femmina è molto più piccola del maschio, ha la testa puntuta, le antenni brevi e manca dello • strumento ·di difesa principale, le tenaglie alle zampe con. le quali l'animale ferisce sé preso a mezzo il corpo. Si nutre di ani::naletti vivi ed anche di erbe e fra queste della velenosa Agauria pyrifolia che è dannosissima alle altre specie animali. Allo stato di larva è voracissimo ed è capace di ·distruggere tutte le erbe intorno a sè nel raggio di un metro. E' coperto di piccole squame verdognole ·e brune, e le zampe anteriori sono sottili ma fortissime e pelose. Le altre abitudini a proposito della· fregola, dello sviluppo delle larve, della sua vita invernale rn;m si conoscono, m~ il Dott. Finat promette, nella sua relazione, una relazione particolareggiata, in un tempo non troppo lontano, di questo animale interessante oltre che per la sua conforma;done ed alcune abitudini, anche per il fatto che tutti i· suoi congeneri vivono nell"America del Sud, ed è lui il primo specimen, trovato in Africa.- • * * * Un curiosocasodi commensalismo. Da.ll' Acadèmy of . science ci giunge una sommaria comunicazione a questo proposito. Si sa che i ·casi di. commensalismo senza essere rarissimi pure non sono molto frequenti, e quando uno si presenta è oggetto di molta attenzione di studio poichè ra,ppresenta una delle forme più spiccate di adattamento all'ambiente che si rivelino in Hatura. Ora uno di questi casi ha offerto materia ad originali os• servazioni ad uno scienziato Americano il Dott. Hamedin il quale ha potuto osservarlo in un grnppo di pesci di fiume i quali avevano scelto per loro domicilio abituale un gruppo di amenoni speciali ed ivi si riducevano regolarmente la sera, trasportando una parte della loro preda. Le vicinanze era110 povere di luoghi erbosi, gli scogli e la riva pietrosa avevano probabilmente obblignti quegli animali ad un simile tenore di vita. TERAPEUT.ICA. Un rimediocontro il tifo. - Siamo forse su la via di aver trovato :finalmente il mezzo di guarire certamente il tifo senza. permettergli la decorrenza periodica, dei sette, quattordici, ventotto g-iorni? Una relazione del Dottore I. B. Burza$'li di Cerreto Guidi ce lo fa sperare. Fin'ora il tifo si è combattuto con successi molto problematici, vincerlo è stata una difficoltà raramente superata; il medico ha dovuto sempre limitarsi ad at- . tenuare i danni che la malattia produceva a.ll'organismo, seguèndola passo passo; opponendole rimedi che in massima parte· consistevano in reattivi contro l'indebolimento, o contro l'infezione generale piuttosto che in medicamenti contro l'azione della malattia stessa. Il salolo, la caffeina, l'acido benzoico, i bagni freddi sono stati i metodi più usitati, eppure quanto impotenti, sovente, dinanzi alla violenza dei male, e alla febbre continua degenerante spesso in meningite! L'anno scorso il Dott. VOl"ochilshy accennò a qualche cosa di simile quando dichiarò che egli aveya trovato certi vantaggi nell'adoperare lo zolfo in prese, nei casi di tifo. Egli aggiungeva però di non avere fatto uno studio accurato di qu.esto trattamento e lo indicava più come un mezzo da tentare che come un fatto risoluto e studiato attentamente da lui.· D'altra parte egli constatava la difficoltà di amministrarlo in dosi abbastanza forti per essere efficaci; infatti egli faceva notare di essere arrivato a prescrivere a qualche suo paziente fino a gr. 25 per ogni presa. Questo era un inconveniente al quale il Dottor Vorochilshy non era riuscito a mettere rimedio. Ora il Dott. Burzagli presenta lo zolfo puro, polverizzato come il trattamento sovrano nella febbre tifoidea. · Su 23 casi curati da lui, con questo metodo, alcuni dei quali gravissimi, complicati da enteroemorragie, da meningiti, da principii di pneumonia, egli ha avuto un solo caso di decesso e questo dovuto, secondo che egli ha forti ragioni di ritenere, più a imprudenza del malato, che alla inefficacia del rimedio su l'organismo. Egli ha osservato che lo zolfo permette di non pre• scrivere i bagni freddi, tanto scomodi nella campagna, e sopratutto in montagna dove mancano tutte le possibilità e prima di tutte l'acqua. Per evitare le forti dosi adoperate dal Vòrochilshy egli lo prescrive in • prese di gr. O. 30 a gr. O. 75 secondo l'età e la complessione del pazienté, ogni due or'e, precedute al principio del trattamento da una forte purga di calomela_no, e accompagnate da clisteri di. acqua salat'a, la mattina e la sera. · Egli ha potuto osservare che fino dal principio del trattamento i benefici effetti della cura cominciano a rivelarsi con l'abbassamento della temperatura e la elimi11>1zione delle irregolarità nelle funzibni del corpo. Ha osservato altresì che le ulcerazioni alle muccose, alle gengive, alle narici o non si formano o scompaiono rapidamente, e che l'indebolimento, caratteristico nei malati di tifo, diventa sempre minore mano mano che il trattamento procedendo acquista efficacia.
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