Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 15 - 15 agosto 1903

412 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI tutte le altre regioni. Ci affrettiamo a togliere quest'idea dalla mente del lettore, av,·ertendo subito che le cifre che ci mostrano in Calabria il massimo dei reati contro il buon costume e l'ordine delle famiglie meritano un'osservazione. .8 l'osservazione è che mentre per gli omicidi e per le lesioni personali queste cifre sono la verità inti'era per tutte le regioni, perc.hè tali delitti vengono denunciati dovunque, per i reati contro il buon costume non possono, in vece, essere per noi un indice rigoroso, per_chè la denuncia di questi reati è in intima dipendenza dei costumi della regione in cui si com:nettono. Ora è risaputo da tutti che la vita mor·ale e la vita di famiglia in nessun punto è così rigorosa come nel Sud, e forse soprq..tutto nella nostra regione dove « la concezione della donna e della famiglia è ancora quella, rigida e gelosa dei tempi passati » dove « la mancanza di trasformazione del primitivo senso quasi organico di pudore in onore sociale fa sì che si sottragga con cura la visione delle donne della famiglia al forestiero, anche se vi rimane dei giorni in casa, fà sì che la popolana giudichi all'incirca una sgualdrina la signora che ·non ha cura di nascondere in un ricevimento le sue braccia, le sue spalle, il suo seno, è che la civile e franca cordialità del suo conversare sembri anche ai civili civettuolo· i~coraggiamento e prov0cazione alla conquista » (Renda - Le pazzie sociali). •rra la vita di famiglia del Nord e quella della Calabria, e in genere del Mezzogiorno, vi è una diversit~ che non si può non rilevare, tanto essa è stridente. Quaggiù i più piccoli fatti danno subito argomento a lunghi mormorii e commenti e si gr_ida senz'altro allo scandalo per fatti che nelle provincie settentrionali non attirerebbero manco l'attenzione altrui. È chiaro dunque che la denuncia dei reati contro il buon costume, ecc. debba essere in misura tripla e quadrupla di quel che non sia altrove. In Calabria questi reati arrivano fino a 50 per 100.000 ab., nell'Italia settentrionale non si ha neppure un massimo di 20. Ora davvero si può dare ad_ intendere che il ri. spetto e il sentimento della moralità sia così differente tra il Piemonte, la Lombardia, ecc. e la nostra regione 1 « Hanno detto - scrive l'AlirIJ.ena - che in Calabria vi siano molti reati contro il pudore ed hanno detto la verità. Però non hanno· pensato che q_uesto, se indica la frequenza di certi fatti, indi<.;a anche che tali fatti, dinà.nzi alla coscienza collettiva, so.no ancora dei delitti, mentre in qualche altra regione ciò non avviene, poichè: • È la vergogna inutile, ove la colpa è ignota,,. * * * Quali sono le cause dei delitti di sangue in Calabri,1, ? I pareri sono diversi. Vi ha chi ammette la grande influenza della razza, dd clima, ecc.; vi ha chi, invece, dà la massima importanza al fattore sociale ed economico; altri ancora, ammettendo il concorso di questo, non escludono l'azione etnica. L'influenza della razza sulle manifestazioni della vita sociale, è stata fortemente e, ripetutamente combattuta da parecchi scrittori, fra i quali ricordiamo il Colajanni, elle non crede affatto che la fenomenologia sociale del Mezzogiorno d'Italia abbia alcun che da vedere colle razze cui le popolazioni appartengono. Il Ferri, sostenendo che ogni _fattore, sia anche l'economico, causa di questo o quell'effetto, è alla sua volta effetto della razza di ciascun popolo operante in un dato ambiente fisico (L'omicidio pag. 245) dice che, data la distribuzione ineguale degli omicidii nel Sud d'Italia « è difficile non rilevare un rapporto di causalità tra la presenza delle colonie albanesi, come fattore P-tnico della maggiore criminalità di sangue nelle provincie di Cosenza Catanzaro, Campobasso » mentre • la minore intensità degli omicidi semplici a Reggio e sopratutto nelle Puglie (Bari e Lecce) non può non dipendere, in gran parte, dall'elemento greco, se si pensa all'antica Magna Grecia che concorre anche a spiegare la minore intensità di Napoli e poi alle colonie venute durante ·la dominazione bizantina e dopo •. L'importanza che il Ferri dà alla prese1;1zadelle colonie albanesi fa supporre che queste nelle provincie di Catanzaro e di Cosenza, siano in un numero così grande da esercitare una straordinaria influenza. L'illustre scienziato, in una nota (Op. cit. pag. 26 {) ricorda il Morelli, citato dal Nicolucci nell'Antropologia dell'Italia, affermante- che in Calabria si contano 40 paesi albanesi, di cui 29 nella provincia di Cosenza, 10 in quella di Catanzaro e 1 in quella di Reggio. Ora un ducumento, apparso cinque anni addietro e premiato, se mal non ricordiamo, dalla Società italiana per l'Antropologia ed Etnologia: il Profilo antropologico d'Italia del Pullè ci dice che in Calabria esistono soltanto 12 comuni albanesi, con una popolazione complessiva di circa 24.000 ab. Questi 12 comuni si trovano solo nella prov. di Cosenza e propriamente: 7 (Civita, Firmo, Frascineto, Lun·• gro, Placiti, S Basile, Spezzano Albanese) nel circondario di Castrovillari, 4 (S. Cosimo, S. Demetrio, Corone, S. Giorgio Albanese, Vaccarizzo) in quello di Rossano e 1 (Falconara Albanese) in quello di Paola - Il Carbone-Grio, il Rasèri e lo stesso Lombroso, citati dal Colajanni (Musolino, Lombroso e la Calabria) non cqntano alcun paese albanese nella prov. di Reggio. Dov'è dunque questo rapporto di causalità tra la presenza delle colonie albanesi e la maggiore criminalità, se queste colonie hanno appena circa 24.000 uomini su una popolazione della prov. di Cosenza di 465.267 ab. e di q_uasi un milione e mezzo di tutta la Calabria, ammesso, come appare dal Profilo del Pullè, che nelle prov. di Catanzaro e di Reggio non esista alcuna colonia albanese 1 24.000 persone, disseminat~ in tre circondari, hanno tale potenza da rendere così intenso l'orni-

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