Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 15 - 15 agosto 1903

408 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ « Chè se poi ci divertiamo a dividere il doppio « movimento commerciale in due periodi, uno dal « 1871 al 1886 e l'altro dal 1887 ad oggi, trovi a- « mo che lo sbilancio del movimento di merci è e sempre, in ambo i periodi, a favore delle impor- « tazioni; mentre nel primo abbiamo importato per • oltre 822 milioni di specie ed esportatO' per 549 « milioni; invece, nel secondo, abbiamo importato « per 512, ed esportato per 582 milioni >>. Dunque è evidente: 1° che le merci si pagano colle merci e non colla moneta metallica ; 2° che il protezionismo non difende le scorte monetarie, e non impedisc~e l'esodo dell'oro. Per tutti questi motivi il De Viti si crede autorizzato a concludere che colla rinunzia alle rappresaglif-\ e col ritorno graduale al liberismo si piglierebbero molti piccioni con una sola fava : 1° si difenderebbe il diritto e l'interesse di tutti i consumatori, dando base popolare e democratica all'agitazione liberista; 2° al neo-municipalismo della politica protezionista si contrapporrebbe una politica nazionale, che, attraverso ai consumatori, concilierebbe il nord e il sud, l' ind'ustria e F agricoltura! • III. L'ottimismo che scaturisce da questa conclusione del De Viti supera quello incarnato nel classico Cand'ide; l' armonismo, che ne spiccia fuori, fa affogare quello di Bastiat, di semplicistica memoria..... e si presta all'ironia maligna Ma non me la permetterò col De_Viti, che per tanti riguardi è degno di rispetto; non lo chiamerò liberista allegro, giacchè egli se l'ha a male, e lo proclamerò soltanto utopista del liberismo, nel senso buono della parola utopia, e nella speranza di vedere realizzat~ domani ciò che oggi mi sembra assolutamente irrealizzabile. E che egli sia un utopista, mi proverò dimostrarlo seguendolo passo passo. i Un primo errore, e grave, egli commette ridu cendo tutto il problema meridionale - come fa anche il Leone, che s'inganna affermando che io mi adiri per le sue cervellotiche affermazioni - al problema doganale. No. Il problema del Mezzogiorno è assai più complesso. A parte ciò che gli viene dalla storia e dal malgoverno, dal 1860 in poi, sotto l'aspetto politico, intellettuale e morale, esso pel lato economico deriva: da imposte pagate in proporzioni superiori alla sua potenzia lità economica; da spese che lo Stato vi fa in una misura minore del dovuto, e dalla polìtica doganale. Quest'ultima non è il solo fattore delle sue presenti condizioni; nè è il principale. Qualunque a1.ione che volesse riparare al mal fatto, quindi, se informata_ a tale esclusivo criterio, è destinata a fallire allo scopo. In quale senso e in quale modo la politica doganale italiana abbia nociuto al Mezzogiorno non ripeterò adesso. Me ne sono occupato varie volte. In questa occasione, però, mentre mi provo a .correggere le esagerazioni del De Viti, mi pare doveroso fare qualche osservazione contro il De Johannis, che. pur essendo ;tvversario del protezionismo vorrebbe dimostrare, che fu minimo o insussistente il danno arrecato all'agricoltura del Mezzogiorno dalla tariffa del 1887. Ciò che egli cerca provare col confronto delle esportazioni di alcuni prodotti agricoli tra due periodi: uno che dovrebbe essere anteriore, - e non lo è - al 1887 e l'altro posteriore. Dal paragone pel vino, preso come prodotto tipico delle esportazioni agrarie del .Mezzogiorno,- risulterebbe che tra il 18-86-88 e il 1898-900, · in tutto non ci sarebbe che una minore esportazione di 366,300 ettolitri ( 1). Una miseria ! Ora i termini del confronto sono sbagliati ·completamente. Nel primo triennio c' è un an:p.o di eccezionale esportazione, il 1887 con 3.582-,102 et• tolitri; ed uno, il 1888, che non può entrarvi, perchè era entrata in azione la tariffa del 1887, e l'esportazjoue era caduta quasi alla metà, a 1,862,020. Il secondo triennio non è paragonabile al primo, sia perchè comprende i due anni di eccezionale esportazione in Austria-Ungheria, nel 1898 con 1,283,000 ettolitri e nel 1899 con 1.239.000, sia perchè dopo il 1892 era cominciata l' azione parzialmente riparatrice dei trattati colle potenze centrali. Il co,nfronto opportuno per giudicare dell' influenza della tariffa del 1887 e della conseguente guerra dogana~e colla Francia va posto diversamente; e cioè tra: • 1 ° il sessenio 1882-87 , 2° il quadriennio 1888-91; 3~ il sessennio 1892-97. Il confronto tra il 1° e i1 2° periodo darà la misura giusta dei danni arrecati dalla tariffa del 1887; quello tra il 2° e il 3° farà vedere qual'è stata la riparazione apportata dai trattati di commercio conchi.usi dopo il Us91 e specialmente da quello coll'Austria- Ungheria; infine l'altro tra il 1° e il 3° periodo mostra la differenza tra l'antico regime e il nuovo, dopo i suddetti trattati. Prendo le cifre dalla stessa pubblicazione del De Johannis (p. 7). e le sottopongo al lettore: 1 ° Esportazione" di vino, periodo 1882-87 Totale Ett. 13,662,327 media annua » 2,277,054 20 » periodo 1888 ~l Ett.. 5,333,864 media annua » 1,333,464 3o , periodo 1892-97 Ett. 12,281,403 media annua » 2,046,g00 Perciò minore esportazione annua tra il 1° e il 2° periodo Ett. 943,590 tra il 1° e il 3° periodo Ett. 230,154 La perdita vera prodotta dalle tariffe generali, adunque, fu considerevole e quasi tripla di quella presentata dal De Johannis coll'artificioso aggruppamento degli anni. (1) Sulla rinnooa~ionc dei trattati cli co,nm,ercio - Firenze 1902. pag. 30.

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