Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 15 - 15 agosto 1903

.. RIVISTPAOP.OLA·RE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce ln Roma il I 5 e il 3o d'ogni mese ITALI A: anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO :. anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nuD1.ero separat.o Oent.. 30 e>-> Amministrazione : Via Campo Marzto N. 43. ROMA ~ · AnnoIX. - N. 15 AbbonaJD.en-to postale Roma, 15 Agosto 1903 80~2\(CARIO I Noi: Gli avvenimenti e gli uomini (L'imbroglio balcanico Corruzione ungherese - La visita di re Edoardo in Irlanda - L'Arbitrato Anglo-Francese - L'insuccesso inglese nel Somaliland - La riforma elettorale in Germania - Il fenomeno degli scioperi. La forma politica in Russia ed in lspagna - La condanna di Summonte, Casale e C.i. Apprezzamenti inqualificabili - Il dissidio socialista - Una rettifica: 'Per la 'Banca popolare di Cajaz.z.o). - I... a Rivista: Avremo o non avremo la conciliazione? - Dott. Roberto Michels: I progressi del Repubblicanesimo in Germania. - Amedeo Morandottf: Uomini nuovi al Reichstag. - E. Vandervelde: Il ritorno ai .campi. - On. Prof. Napoleone <..:olajanni: L'utopia liberista (Far male al Nord, senza arrecare del bene al Sud). Anouoziato Criserà: La vita sociale in Calabria. - Antonio Agresti: Rassegnascientifica. RivistadelleRiviste: Il progetto protezionista di Chamberlain (North ..American <J(eview) - La lingua francese all'estero (Illustration). - Le industrie americane sul mercato mondiale (Ncrth ..Ainerican <J(eview). - li movimento intellettuale del secolo XVIII (Il PerHiero). - La difesa delle imposte indirette (<J?...evude Paris). - Recensioni. - Illustrazioni nel testo. - Preghiamo ancora una volta colo-ro che non si sono messi In ragola col pagamento anticipato a volarlo far subito per risparmiare a loro il disturbo di ricevere sollecitazioni, a noi il rincrescimento di scriverle. Dirigere cartolina vaglia On. Prof._NAPOLEONE COL,AJANNI NAPOLI GLI AVVENIMENTI E GLI ·UOMINI ~E_,.._ L'imbroglJo Balcanico. - Dunque dopo le bande macedoni e i rivoluzionari bulgari, le bande greche, e i nuovi tentativi dinamitardi; dopo l'assassinio di Scerbina, console russo a Mitrowitza, l'assassinio di un altro console russo, il Rostkowsky; dopo l'assassinio di Ales• sandro e Draga Obrenovic la congiura che obbliga ad una pronta fuga, mascherata da un pretesto pietoso, al Principe Ferdinando di Bulgaria. La situazione, invece di rischiararsi si abbuia. Le riforme promesse è promulgate dalla Turchia sono inefficaci q1Ì.ando non inattuabili, e l'avvenire appare minaccioso più ancora che non fosse un quattro mesi fa. E' terribile la situazione di questi popoli e di questi paesi. Piccoli statarelli gelosi" l'uno deU'altro; ambiziosi oltre ogni dire, desiderosi di mangiar si o di as- • sorbirsi a vicenda, non ricchi; abitati da una popola- . zione fanatica, parte per spirito religioso, parte per spirito politico, danno il più miserando spettacolo che possa offrire un popolo, vivente nella nostra epoca. Le loro lotte intestine, i loro eccidi, le loro ribellioni selvaggie, disperate, feroci riportano il nostro pensiero • ai secoli prima del mille, quando fervevano le lotte fra baroni e baroni, fra nobili e cittadini, fra castelli e palazzi, e pensiamo, involontariamente che questi po- . poli hanno bisogno, per cominciare ad educarsi, ad essere degni della libertà, hanno bisogno di lunghi periodi di lacrime e di sangue che i:r,.se$'fiino loro la vita: la vera vita, quale si combatte e si strappa all'impero divoratore del tempo, e quale si ~ive nella continua evoluzione degli avvenimenti. Naturalmente, è difficile prevedere, anche studiando attentamente i fatti che si svolgono laggiù, quale sarà l'avvenire di questi Stati, tant,? sono essi rapidamente mutevoli nella loro politica. Le ambizioni della Bulgaria. sono grandi e non per nulla alcuni tra i capi delle band·e· macedoni sono ufficiali bulga.ri. Ma la matassa s'imbroglia di più pel fatto che i macedoni diffidano oramai della Bulgaria e le ultime manifestazioni rivoluzionarie pare che siano indipendenti dalla medesima e ispirate da Boris Sarafoff, che spiega qualità meravigliose di organizzatore di bande. Intanto la questione delle riforme che la Turchia non applica perchè non può, mancandole l'elemento primo per applicarle, cioè gli uomini che le intendano, offre alla Bulgaria il destro di mantenere, segretamente, viva una agitazi@ne dalla quale spera di potere, a suo tempo, tirare profitto., Il sogno della Grande Bulgaria se non tenta - e non è possibile dirlo con certezza ·_ se non tenta Ferdinando di Coburgo, tenta però il popolo Bulgaro che freme alla notizia delle atrocità che le truppe Turche e le orde Kurde commettono per introdurre la pace e le riforme nel paese. Il Montenegro non ha ambizioni più modeste ,della Bulgaria. La Serbia, dilaniata com'è da fazioni, diven-· tata ormai la preda dei complici di Pietro I, è tale boccone da invogli!).re chiunque a mangiarlo: e il Moni,, tenegro, governato saviamente da quello scaltro bon~ rio del principe Nicola, si prepara silenziosamente a liberarsi dal giogo del protettorato Austriaco ed a mettere le grinfie sul ridente, ancorchè turbolento paese • ' (

394 HIV/STA POPOLARE D1 POLJTJCA.. LETTERE J(, -SClENZJ! SOCIALI .. l ,che gli è. vicino e che, forse, si lascerebbe, per un.miraggio di maggiore potenza, strappare la libertà. Forse non è ancora nato quegli che saprà mangiarsi gli Stati Balcanici come Valentino Borgia intendeva potersi mangiare l'Italia: " ·carciofo da divorare foglia per foglia. ,, E' certo però che il terreno si prepara meravigliosamente per il trionfo di quest'uno, che troverà sem. prè un ostacolo quasi insormontabile nelle cupidigie e nelle gelosie dell'impero austro-ungarico e di quello russo, che cr.edono di avere il monopolio degli affari balcanici. La dinamite, il fucile, il pugnale, sono i soli mezzi efficaci di cui i Macedoni contano valersi per un non lontano rimaneggiamento del loro Stato, e già con questi mezzi, mentre sperano indurre l'Europa ad intervenire, terrorizza.no i più tiepidi fra i loro compaesani, gli obbligano ad agire,. e riusciranno a tirare in ballo l'Europa. ln Serbia oltre il tanto sangue sparso pare si prepari un'altra tragedia. Gli ufficiali di Re Pietro non si mostrano soddisfatti dei doni e premi che egli aveva loro promessi. Dalle piccole cose nascono i grandi fatti. Quel che è certo è che, per ora, l'imbroglio Balcanico .1,umenta tutti i giorni e possiamo presto aspettarci a sorprese belle e brutte. ('orruzion~ Ungherese. In Ungheria dopo la separazione di Kossuth e del suo partito dal partito della opposizione, pareva che il governo dòvesse potE:r governare, con una certa facilità, il paese, e dovesse riu.sdro a dominare e domare l'ostruzionismo dei partiti estremi intesi a chiedere e volere la sepa:razione dell'esercito Nazionale dall'esercito Austriaco preludente alla separazione completa dell'Ungheria dall'Austria. Senonchè i partiti estremi non erano disposti a cedere il campo senza battaglia e l'ostruzionismo durava mentre il Khuen-Hedervary, ex governatore della Croazia e capo ù.el gabinetto Ungarico, sembrava perdere ogni autorità nel paese e, commettendo errori sopra errori, dava a divedere che, ormai, gli avversari gli avevano presa la ma.no; ed egli ·11011 era più e non sarebbe stato più capace di vincere l'ostruzionismo. Me11tre così stavano le cose, e il rifiuto di votare il bibncio metteva il governo in un imbarazzo assai serio: ecco che in una seduta dei giorni scorsi il deputato dell'opposizione, Zoltan Papp, depone ·sul banco della presidenza un pacco di bancanote del valore di 10000 corone dichiarando che sono state pagate a lui da un emissario del governo, nell'intento, chiaramente espresso dal consegnatario, di corromperlo. Inde irae. Obbligato il Papp, che del resto non dimandava di meglio, a specificare il nome del corruttore, accennò ad un ex-deputato, il Dienes; e quindi venne la dichiarazione del conte Szapary che il Dienes aveva agito dietro sua inspirazione. Naturalmente l'intervento del Sza pary scoperse il gioco e fu noto a tutti che il governo adoperava, oltre i mezzi parlamentari, anche la corruzione per vincere l'ostruzionismo. Non è un mistero per nessuno che il legame che stringe l'Ungheria all'Austria è fragile assai - la vita di Francesco Giuseppe -. Quando il vecchio imperatoTe avrà veduto il suo ultimo giorn9, l'Ungheria vedrà risplendere l'alba della sua indipendenza. Non è qui il caso, nè il momento di vedere se nel partito dell'Indipendenza, e nei partiti di opposizione al Parlamento Ungherese ci sieno o meno uomini atti a reggere le . sorti del paese diventato autonomo. Noi constatiamo che questa è la tendenza che si rivela potentissima, e che tutto fa prevedere, e forse in epoca vicinissima a noi, la costituzione di uno Stato Magiaro indipendente. E naturale che quanto più s'avvicina questa epoca, e .tanto più si facciano vive le impazienze da un lato, e disperate le resistenze dall'altro. J)i là il governo, strumento deJ,l' Austria, tutto inteso a tener stretti i due organismi che la forza dei fatti e dei tempi obbliga a separarsi; di quà tutte le forze nazionaliste, indipendenti, separatiste, che vorrebbero, anche prima del termine che il carattere degli avvenimenti ha segnato, attuare il loro programma. Si capis0e che la lotta sia un duello a morte fra i due antagonisti, e che gli scrupoli, le cortesie, e le armi leali, da una parte ·come dall'altra, sieno messe da banda, per impiegare i mezzi più rapidi e più sicuri anche se subdoli, pur di ottenere vittoria. Guai però a quello che che si fa pigliare come suol dirsi con le mani nel sacco. E questa volta è toccato al governo. Ma il tentativo dello Szapary governatore di Fiume di fare terminare l'ostruzionismo nella Camera dei Deputati dell'Ungheria, disarmando colla corruzione coloro che lo praticavano si presta ad alcune considerazioni, che sinora non ab biamo vedute esposte. Pochi credono che lo Szapary abbia agito da sua iniziativa e senza la intesa del Presidente del Consiglio dei Ministri Khuen Hadervary, cui l'atto doveva giovare. La mancanza di scrupoli dello stesso Khuen Hedervary nello adoperare la violenza come Bano di Croazia, rende sempre più probabile che egli non si sia mostrato ora più scrupoloso nell'adoperare la corruzione contro avversari che non sapeva in altro modo disarmare. Lo scandalo assurgerebbe poi a proporzioni politiche gigantesche ed avrebbe presto o tardi conseguenze più gravi, se si confermasse che della tentata corruzione siano responsabili non solo lo Szapary e il Khuen Hedervary, ma anche un membro della famiglia imperiale. Il Khuen Hedervary ha già avuto la sua punizione colle dimissioni presentate ed accettate dall'Imperatore. Il fatto in sè, poi, si presta ad altre considerazioni sulla moralità. dell'ambiente in cui avvenne il tentativo infelice ed è un indice dei costumi politici del Parlamento Ungherese. Ci fu ostruzionismo ostinato ia Italia sotto il Pelloux; c'è stato e c'è da •parte dei tedeschi e degli czechi nel Reichstag austriaco; ID?, nè a Vienna, nè a Roma ci fu alcun tentativo di farlo cessare comprando con oro sonante i principali deputati ostruzionisti. Se il tentativo potè essere fatto a Buda Pest a noi sembra che ciò si debba al fatto che i corruttori disonesti credono che ci siano non pochi corruttibili. Perciò noi se sentiamo disprezzo pel Khuen Hedervary e per l'apocrifo patriottismo dello Szapary non proviamo alcuna simpatia pel Papp, il cui puritanismo ci sembra molto sospetto. E giacchè siamo ad occuparci del Parlamento ungherese, non nasconderemo che ·a nostro avviso chi ;vi porta il grande nome di Kossuth, non dia prova di saggezza, di coerenza e di carattere rinunziando e ritornando con facilità da operetta alla direzione del partito dell'Indipendenza. .. La vistta di Re Eduardo in Irlanda. - Da chQ è salito al trono il re Eduardo ha preso sul serio la sua missione ai re; proprio come quando non era altro che Principe di Galles aveva presa sul serio la su& •.

RIVISTA POf>OLAllif br POLI'i'tCA. Llt1TERB • SCIHNZB SQCJALJ 395 missione ùi rn od erno arbitel' elegantiarum. È opportuno far uotare che quello che si dice del re d'Inghilterra - ed è una diceria che fu avvalora,ta dalla iudiffere:nza · politica, della Regina Vittor.i.n., qun.ntunque essa. si occnpn.sse n.ssai di politicn. estera - cioè che la monarchia in Inghilterra è la decora,.-;ione d'un reggimento costituzionale, non è u.ssolutamente esatta. Il re ha grandissima parte nella politica estera,, e la sua, influenza, quando vuole esercitarla, è notevolissima, anche nella politica interna. A lui si dovette, se il piano di. Chamberlain e dei suoi padroni. i Ranrllul'<ls, di distrnggere intieru.mente i Boeri, 11011 facendo alcnua concessione per far durare la guerra, non ebbe affetto. A lui si deve se il governo Inglese ha presa l'iniziati.va di. leggi favorevoli all' Irlanda, cominciando da quell' " Atto su lp, tena, Ir~andese ,, che ha, offerto ma.teria a ta.nte discussioni, ma, che anche, ha tanto aperto alla speranza l'anima del popolo irbndese. 11 viaggio di. Re Eduu.rdo in lrlandn, non è stato, come sognavano gli ottimisti, un solenne viaggio trionfale. Hli lrlanc1esi, discendenti di Celti, sono facili agli eutusi.asmi e alle dimostnLzi.~1i. rumorose. Contando su questo carattere, molti avevano profetiz7.ato al re un'accoglienza di grandi :festeggiamenti, di applausi, quasi di delirio. La verità è stata un po' inferiore alle 'previsioni; ma tuttavia il re Inglese non ha da dolersi del come è stato ricevuto. Non bisogna dimenticare che egli è il rappresentante di quel popolo che, :fin'ora., ha trattato l'Irlanda come un paese di conquista, che l'ha. gravata. di tasse, affamata,, dissanguata; che ha obbligato la miglior parte della sna popolazione n,d emi- 'grare in America. Bisogua considerare che, appena dieci anni fa, i :Feniani non erano sopiti, e la rivolta serpeggiava, e quà. e là, faceva notare la sua terribile voce, attraverso tutta l'isola verde. Gli Irlandesi erano persuasi che la loro patria era, fra le sorelle che costituiscono l'Impero, la cenerentola. Ancora durano in Irlanda i ricordi degli sfratti forzati, delle leggi eccezionali, delle violenze del governo Inglese, e delle violenze dei nazionalisti Irlandesi per la resistenza. '.l'utto questo non si cancella nel breve , giro di pochi anni, soprattutto quando un tale stato di cose s'è ripercosso ne' suoi affetti su la vita economica del paese. L'accoglienza degli Irlandesi ad Eduardo non poteva dunque essere trionfale. Avrebbe potuto essere ostile o per lo meno diffidente; invece è stata dignitosa e calda. Ed il re ed i suoi ministri, e la stampa Inglese . ed il popolo hanno ragione .di compiacersene. Essi non potevano aspettarsi di più. Il popolo Irlandese ha accolto amichevoll!lente il suo re: gli ha fatto sentire che le speranze suscitate dal governo nou lo sono state invano: che il popolo Irlandese come fu capace d'intenso odio è pur capace di profonda gratitudine-, a condizione però di essere trattato come merita e come ha diritto di esserlo. I soldati d'Irlanda si sono cornggiosamente battuti al Transvaal: coraggiosamente si battono ovunque il governo li manda; i contadini irlandesi lavorano una terra avara per proprietari Inglesi più avari della terra, eppure la lavorano con infinito amore; .strema.ti da,i balzelli, oppressi dalle tasse hanno pagato e pagano, ed H governo, :fin'ora, nulla ha fatto per loro, Ora è ve1mta unn. legge che ha, fatto :fiorire sogni e speran¼e. Il popolo Ir1an.d.oso, con la s11aaccogl ien'.ilaa Ile Ed1tardo, ha fatto capire che ne aspetta l'adempimento per entusia.smarsi ancora di più. 11 ghiaccio è rotto fra i due popoli. Irlanda ed Inghilterra s'avviano verso l'intesa e la pace. Rispondendo ad indirizzi di ben venuto, che le Municipalità Irlandesi gli hanno letto, il re Eduardo ha pronunziato il seguente discorso :· " Signori ! - Io vi ringTazio a nome della Regina e mio della vostra accoglienza benevola e dell'assicurazione della vostra leale devozione al nostro trono e alle nostre persone. Affermandomi capace di prestare un profondo interessamento all'Irlanda ed a volere il benessere dei suoi abitanti voi mi rendete giust_izia. I vostri interessi mi hanno sempre preoccupato e il mio interessamento per voi è stato acci·esciuto. dalla mia visita. Io mi sono fatto ,così un'idea precisa di certe condizioni della vita dell'Irlanda e sarò lietissimo se la mia visita potrà. dare dei risultati utili per il vostro pu.ese. " Io divido le vostre speranze: e le misure legislative di cui si preo~cupa in, questo momento il Parlamento contribuiranno alla felicità e al benessere del mio popolo irlandese. Ma le buone leggi non basteranno da sole a raggiungere lo scopo: occorre un sistema migliore di istruzione industriale,~uno spirito di cooperazione in tutte le classi della popolazione, e occorre sopra.tutto creare nuove e diverse sorgenti di attiviti\. " Ecco lo scopo cui noi tendiamo presentemente coi nostri sforzi. Io prego la Provvidenza che voglia be• nedire sempre il vostro lavoro J>er la causa della pace e della prosperità. ,, Se le parole del re, non saranno smentite dai fa.tti, ben presto l'Irlanda s'avvierà per una, via non battuta :fin'ora. Dalla intesa perfetta e cordiale con l' Inghilterra, al benessere del popolo, ed alla sua libertà. • L'Arbitrato Anglo-1:<'rancese. - Dunque avremo l'arbitrato, e assisteremo a qualche esperimento di pacificazione fra le due potenze secolarmente rivali. Naturalmente· non tutto quello di cui si era parlato potrà essere attuato subito. _L'idea del disarmo, per esempio, è di quelle che fanno strada lentissimamente e a farla divent;ue realtà concorrono il tempo ed i fatti con il loro lento lavorìo di anni e di secoli. '11uttavia, quan• d'anche nulla di ciò che è stato proposto riuscisse a, bene; quand'anche la prossima conferenza di Parig·i lasciasse le cose tali quali ora sono; pure il fatto stesso e solo di avere avanzato questa idea, di averla strenuamente infaticabilmente pro.pagata - come.il D'Estournelles ha fatto - è. uno degli avvenimenti più importanti del nostro tempo; e come ogni idea di (avvenire, anche questa porterà i suoi frutti benefici per l'umanità. . Partigiani dichiarati della abolizione delli eserciti per• manenti; avversari delle spese improduttive non possiamo fare a meno di plaudire alla bella iniziativa dei deputati :Francesi ed Inglesi. Naturalmente siamo assai scettici su i resultati pratici ,immediati di quella iniziativa. Ci sembra un pò destinata a far la fine della conferenza per la pace indetta dallo Czar. Anch' essa fece :fiorire tante belle e generose speranze, parve che fossimo alla vigilia del disarmo, ed infatti nessun capo di soldati più autorevole dello Czar poteva prommziare la grande parola; egli che in tempo di guE1rrn p11ò scag·lionare coutro il nemico G500000 uomini. }fa /·

396 RJVJSTA POPDlA.RE DI POL!TlCA, LÉTTE11E E SCJÉNZÉ SòCÌAtf le rose che dovevano :fiorire appassirono alla conferenza dell'Aja. È vero che l'idea, lanciata ne,} campo delle co8e di scutibili portò alcuni frutti e più ancora ne porterà' nell'avvenire; ma resultati immediati, resultati pratici non ebbe. Dalla conferenza dell'Aja uscì una commissione che doveva fare .... un monte di belle cose ; ma si sa le commissioni son come i fur..ghi, nascono all'ombra e ci rimangono. È probabile che di tutto questo entusiasmo per l'arbitrato, non resti che l'idea, il germe dell'idea destinata a fiorire più tardi. E già qualche cosa. Che questa idoo non sia ancora arrivata al momento della sua attuazione pratica lo dimostrarono il telegramma di Loubet al deputato Inglese Sindair, uno dei ferventi partigiani dell'arbitrato; lo dicono le parole di Denis Cochin, egli pure uno degli organizzatori della riunione Anglo-Francese a ·questo proposito; lo dicono i giornali Francesi ed Inglesi; e più di tutto lo dice la questione dell'Estremo Oriente, che non è ancora risoluta, non è vicina ad esserlo, e nella quale Francesi ed Inglesi potrebbero trovarsi di fronte difendenti antagonistici interessi. Tuttavia questa proposta d'arbitrato è un dogma dei tem.pi, come lo fu la conferenza dell'Aja. Forse non è lontanissimo il giorno in cui l'acciaio non altre ferite aprirà che quelle del seno d{Jlla terra, da1le quali vi~ne rigogliosa la spica, datrice di vita. L'insuccesso Inglese nel Somalilancf; - Dunque dopo un pò più di un'anno di marce e contromarce; dopo sei mesi di vani tentativi di accerchiamento; dopo aver· perduti 334 uomini e 16 ufficiali; dopo aver speso 11250000 lire,·per prendere, vivo o morto, il Mad Mulln.h, questi_ s'è ritirato in una regione ove i pozzi sono abbondanti, e le tribù gli sono amiche e s'infischia allegramente del general Manning· e dei suoi soldatiL'Inghilterra ha deciso di sostituire il generale dell'insuccesso con un'iiJtro al quale insieme agli auguri di buona fortuna, il governo consegnerà altri 75 milioni per vedere se gli riuscirà di finirla con questo barbaro - gli Inglesi lo chiamano così - che in fatto di strategia,· sembra dare dei punti ai tanto vantati generali Europei. Il generale Egerton ha dichiarato ch'egli non inizierà alcuna operazione decisiva :fintanto che i trasporti ed i mezzi di comunicazione non sieno tutti perfettamente organizzati; questo è cio che avrebbe dovuto fare il Manning, fino dall'inizio della campagna; ma questo generale non è tale da far torto ai suoi confratelli Inglesi che nel Transvaal accumularono errori su errori rivela.ndosi privi d'ogni arte militare. Ora però la questione dipende più dalla buona volontà del Mullah a lasciarsi pigliare che da qualsiasi altra cosa, e pare che di questa buona volontà il capo Somalo non ne possegga punto. Egli si è ritirato in una zona fertile dove ci sono ricchi ,pascoli per i suoi camelli, dove c'è acqua e di dove può facilmente sfuggire all'accerchiamento che per la terza volta Inglesi ed Abissini alleati contro il comune nemico organizzeranno a' suoi danni. Basta dare l un' occhiata sopra una carta del1' Africa Orientale per accorgersi che non è soltanto questione di generale più o meno abile: è anche questione di situazione e di possibilità logistiche. Il Mad Mullah ha dietro di sè una alta catena di monti ; ma anche a sua disposizione delle valli e delle strade che possono permettergli la foga, faèile e sicura: che gli permettono già, fin d'ora, di minacciare- le colonne lnglesi. Si dfoe che per facili;;are le operazioni del corpo di spedizione Inglese, il governo Italiano abbia fatto alcune concessioui e permesso che le truppe imperiali traversino il territorio del protettorato; e tli,tto questo, come cosa di amici, va assai bene : ma non sarebbe logico che l'Italia chiedesse all'Inghilterra un compenso? Non bisogna essere troppo generosi in fatto d'affari: se gli Inglesi vogliono distrugger·e il Mad Mullah lo facciano pure; ma bisogna che si persuadano di questo: che se noi porgiamo un'n,iuto abbiamo diritto ad un compenso: e non lieve: perchè se gli Inglesi mancano il loro colpo anche questa, volta, chi ne pagherà il fio, se ci esponiamo troppo, saremo noi, che in f;ìornalia non abbiamo interessi; ma che con la nostra colonia stiamo, si può dire a usci.o e bottega con la ·è;ribù dei fedeli del Mullah affezionati e assoluta.mente devoti a lui. Ci pare che_ la cosa sia degna d'esame maturo ed approfondito, e i 1,ostri governanti non dovrebbero lasciarsi scappare l'occasione di poterne una volta tanfo profittare. Gl'inglesi, ~altronde, non possono a.ver dimenticato che in Africa con noi si mostrarono scortesi, egoistici - quasi nemici. -¾· La riforma cl~ttorale in Germania. - La vittoria dei socialisti in Germania ha fatto venir la pe]]e d'oca ai possidenti, e agli industriali del paese e, ora, una grande agitazione si fa e contro i socialisti, e contro il suffragio universale. La lotta è aspra contro i socialisti che si presentano come un partito compatto al Reichstag e possono, con un pò d'abilità, tenere in scacco perpetuamente il g9verno. 'l,utte le oche ben pensanti di Germania, le persone pt1r bene, i difensori e gli amici del trono e dell'altare si sono allarmati di. questo progresso incessante del partito socialista e vorrebbero metterci un argine. È vero che l'amico intimo del Krupp pare si sia dato per missione, co'suoi discorsi, di fare la propaganda in favore dei suoi nemici, e noi siamo certi che Bebel e Singer non desiderano nulla cli meglio che un discorso dell'amico di Krupp, contro i socialisti. Tutte le volte che quel buon signore ha aperto bocca contro i suoi avversari, i voti in favor loro si sono accresciuti ed hanno acquistato maggior credito dinanzi all'opinione pubblica. Ora però la borghesia Tedesca vorrebbe poter far punto alla impresa socialista e poterla dichiarare fallita. Quindi è venuta la proposta di riformare la legge elettorale in Sassoni.a e di abolire il suff1·agio universale in tutta la Germania. , . Era naturalmente una cosa facilmente prevedibile. Attaccata debolmente la borghesia non si preoccupa più che tanto delle sue sorti, lascia che la si combatta e anzi ha raria di capire che gli avversari di lei possono avere ragione, e concede piccole riforme e leggere facilitazioni che, qualche volta, le conciliano, inincondizionato, il favore delle masse. Quando gli attacchi si fanno violenti ; i nemici diventano forti e ne minacciano seriamente le istituzioni, allora la borghesia corre alle difese, e le leggi reazionarie piovano fitte come la gragnuola. Così accade in Germania. Ìl movimento retrogrado si accentua; la propaganda reazionaria diventa di più attiva. I socialisti hanno scelto per arme quella, in alcuni casi fortissima del voto elettorale. Minacciata sul serio, la borghesia tenta spezzare quell'arme. E nel.la logica delle cose urrLane.

R[VISTA POPOL4.HE DI POLITICA,. LETI'ERE E SCIENZE SOCIALI 397 Senond1è se ci riuscirà., è un'altra questione. l sodalisti sono saliti al R.eichstag guadagnandosi i voti perduti dagli agrari, dai Guelfi. e da parecchi cattolid del centro. Anche ·qualche liberale s'è veduto spazza,r via nella bufera; ma i socialisti non hanno combattuto i liberali. Ora, è poco probabi1e che questi si alleeranno alle frazioni reazionarie della Camera contro i socialisti; e ciò per due ragioni: 1° perchè la conquista del suffragio universale è, principalmente, ope1~a del partito liberale; e quèsto partito rinnegherebbe la sua ragione d'essere, il suo passato, la parte più bella del suo programma alleandosi :cii reazionari 'l'edeschi; 2o perchè le leggi restrittive che colpirebbero i socialisti, anderebbero, per riflesso, a colpire anche, in parte, ff partito liberale. Ora. liberali e socialisti uniti insieme formano al Reichstag una ta.le frazione che nè per numero, nè per valore dei suoi componenti può essere trascurata; ed è probabilmente quì che verranno ad urtarsi i progetti liberticidi dei reaz;ionari Tedeschi. È certo che e:Ssi faranno di tutto per riacquistare le posizioni perdute; non è altrettanto certo però che vi possano riuscire. -4Il fenomeno degli SCioJ}Cl'i. La forma politica in Russia e in Ispagna. - È degno di nota, e non può sfuggire all'occhio di chi studia le diverse· manifestazioni sociali odierne, il fatto che da un certo tempo a, questa parte gli scioperi, diminuiti in Inghilterra, tendono a diventare di più in più numerosi, e ad abbracciare una sempre più larga zona di paesi e di mer;tieri. · Anche l'idea dello " sciopero genera.le ,, che noi ere - dia,mo inattuabile, poichè il primo giorno di un vero sciopero generale sarebbe la vigilia immediata d'una rivoluzione, anche la idea di questa forma di sciopero, politico più che economico, fattasi strada lentamente in mezzo alle classi lavoratrici le suggestiona e le conduce ove, forse, non vorrebbero, o almeno apparentemente per ora - non vogliono andare. La fine infelicissima dello sciopero generale in Olanda, avrebbe d0vuto ammaestrare i-capi delle masse lavoratrici, delle difficoltà, e delle impossibilità. d.ella via, per la quale intendono sospingere i loro adepti, e ivvrebbe dovuto far risparmiare ai lavorato_ri spagnoli le pene, le perdite e l'amarezza d'una lotta seguita da una disastrosa sconfitta. Noi non siamo contrari agli scioperi, e del resto quand'anche lo fossim0, la nostra contraria opinione non caverebbe un ragno dal buco. Lo sciopero è un fenomeno economico, che si complica qualche volta d'un problema politico, e scaturisce dalla organizzazione stessa della società attuale e dalle fatalità di lotta e di concorrenza; dal conflitto degli interessi che costituiscono il moderno movimento industriale, e il sustrato di tutta la organizzazione eco• nomica della società. Si può dire che di. fronte allo sviluppo della questione operaia la Spagna e la .Russia percorrono due ~ linee parallele; con questa differenza grande, in favore della Spagna, che gli operai Spagnoli sono più chiaramente coscienti degli. operai Russi, dello scopo finale cui vogliono arrivare. :Ed il governo .Russo, come il governo Spagnolo, si trova di fronte ad una ag·itazione che diventa tutti i giorni più difficile e più minacciosa. E' un po' il fenomeno generale dell'Europa o dell'America, soltanto in questi due paesi,. per il fatto della compressione, diventato fiÙ acuto. Noi dunque constatiamo nello sciopero il fatto, e studiamo il fenomeno cercando trarne quelli insegnamenti, e dedurne quelle leggi sociali la cui conoscenza può, forse, giovare allo sviluppo dei popoli. Già, altra volta (1) avemmo occasione di ragionare a proposito di scioperi in questa stessa rubrica, e allora osservammo che, se non adoperato bene, a proposito e con dovuto tatto, l'arma dello sciopero ferisce quelli stessi che l'adoperano. Questa volta, gli ultimissimi avvenimenti ci porgono materia di altre e, crediamo, altrettanto giuste osservazioni. L'altra volta la nostra attenzione si esercitò tutta sul terreno economico; questa volta noi possiamo osservare qualche angolo del lato politi~o. Finchè l'Autocratismo in Russia, e la Monarchia in Spagna non ebbero da combattere che i costituzionalisti - nihilisti e no - o i Carlisti, il governo riuscì a trionfare con una certa quale facilità. Il pugno d'uomini facilmente si doma, e fi.nchè l' agitazione o la lotta rimane limitata al terreno politico, un potere politico più forte riesce sempre ad avere, almeno per un certo periodo di tempo, ragione dei proprii avversari. Ma qu11ndo dal terreno politico la lotta si sposta ed invade i.l campo economico; e quando la rivendicazione economica si complica col tentativo di rivoluzione politica, allora le difficoltà pei governi diventano innumerevoli, e le probabilità della vittoria dei poteri costit,uiti diventano tanto minori, quanto maggiore è la coesione dei combattenti, chiaro il loro scopo, e innovatore il loro ideale. E gli scioperi allora diventano facilmente violenti. .Diventano, anche, indipendentemente dalla volontà dei capi, violenti perchè la questione politica è di quelle che il popolo sente di potere risolvere con la violenza, dall'oggi all'indomani; mentre la questione di una diversa organizzamenfo econonomico è sottoposta ad una evoluzione di forme di stati sociali che dall'oggi all'indomani non cambiano, e che, dalla sola violenza, non p0ssono essere trasformati. Ora la Spagna e la Russia hanno bisogno tutt'e due cli vedere trasformato il loro organismo politico. La. questione economica, che negli altri paesi d'Europa relega la politica al secondo piano, è subordinata in questi due paesi alla trasformazione del sistema politico vigente. Ond'è che in Spagna e in Russia gli scioperi acquistano un ca-rattere politico che non hanno, se non che in via eccezionale, negli altri paesi. Ed il governo Russo, che in fatto di arti subdole non è secondo a nessuno, combattendo le tendenze degli scioperanti, in un manifesto, uscito da una tipograna che sa la prosa dAl Ministro De vVitte, cerca appunto d'instillare agli operai scioperanti il sospetto che essi saranno sfruttati nei loro sforzi da quei capi che guidandoli hanno di mira un cambiamento nello stato politico Russo . .Ma gli operai non mordono all'amo. A Baku, a .Michailow, a Nicolaieff, a r:J..'iflis,a Kiew e a Odessa non solo si mantengono saldi nello sciopero, ma si oppongono con la forza ai soldati dello Tsar e provocano conflitti sanguinosi, che si ripetono spesso :finchè non fini.ranno per determinare più gravi avvenimenti. Essi non chiedono soltanto un'aumento di paga, ma esigono anche che sia loro permesso invig,re petizioni allo Tsar. Le petizioni dimandano la Costituzione. Il lato grave degli scioperi Russi è questo. La propaganda costituzionalista è penetrata nelle grandi masse ope- (1) Vedi_N. 13. Anno IX. 15 luglio 1903. « 11 fatale andar•. » • •

398 RIVISTA POPOLARE DI POLnTCA, LETTERE B SCIENZE SOCI.A.Li raie, ormai i combattenti per la societ~t nuova non sono più soli; essi hanno dietro di sè il forte elemento che è indispensabile a conseguire le vittorie sul terreno politico: i lavoratori. In Spagna il fenomeno apparirebbe diverso. Anzi • chi non çonosce il movimento operaio Spagnolo, potrebbe giudicare, così all'ingrosso, che il tentativo di sciopero generale, testè fallito, era tutto in favore di di un miglioramento economico. Ma c'è un fatto che getta un raggio di luce su la situazione, ed ò la liberazione degli operai cai·cerati in questi Ltltimi tempi, voluta e ottenuta dagli scioperanti. Gli arrestati erano .in prigione in seguito alle ,dimostrazioni republicane di un mese fa. Naturalmente, lo sciopero generale è fallito perchè non è ancora suonata la ultima ora della monarchia 8pagnola. Gli anarchici - che in Spagna sono un pttrtito fortissimo - vedono troppo lontano; una frazione, non indifferente, del partito socialista vede troppo vicino, e i capi dello sciopero, quelli che lo hanno consigliato, voluto e proclamato, avrebbero dov.ito tener conto di questo fatto. ::Mafra questi due estremi dei partiti popolari, stà un'altro fortissimo partito la cui coscienza politica proprio ora si forma: i sindacati operai indipendenti. Sono essi che cumulando nella loro azione le idee pratiche degli uni e degli altri, risolveranno al momento. opportuno la questione. E i sindacati operai indipendenti sono repubblicani. Ora questa tendenza nuova degli scioperi, è indice di una nuova coscienza che va formandosi llelle classi lavoratrici. Esse sentono c)te l'organismo politico deve essere trasformato perchè l'evoluzione della forma economica possa aver luogo e possa svilupparsi poi completamente. E' una. forma nuova della lotta fra il vecchio mondo e il nuovo; è un pa~so cli più verso quella trasformazione che dovrà interessare tutte le forme sociali; e che dovrà incominciare per obbligare· gli organismi politici a rendersi tali da permettere, e forse anche fa. cilitare, la più completa evoluzione; la trasformazione assoluta degli organismi che fino ad oggi hanno formato e formano tutt'ora la base della nostra società. E questi scioperi a carattere politico, mentre sono un indizio, sono anche un resultato ed un fattore - contemporaneamente - della tras~ormazione che procede. Resultato di una nuova più chiara coscienza dei propri interessi e della lotta in loro favore; fattore di quella evoluzione che incominciata col trionfo del monopolio conduce all'abolizione del monopolio stesso in politica ed in economia. .. I ,a condanna di Su1u1uontc, Casale e C.i - Apprezzamenti inqu~lilicahili. - Il processo svoltosi innanzi ad un Tribunale di Napoli per molti mesi di seguito è terminato colla condanna dei protagonisti Alberto Agnello Casale ex· deputato, Celestino "ummonte ex Sindaco di Napoli ecc. Tale condanna, giustamente viene considerata come un trionfo deg-li amici della Propaga.nda. Nella condanna gli uni vedono il trionfo della giustizia; gli altri scorgono l'epilogo dell'op~ra di Giuseppe Saredo, che chiamano opera nefasta di diffamazione contro la metropoli del Mezzogiorno. La massa de i cit taclini non se n'è sorpresa e non se n'è indignata, perc)1è g-li accusati riLenevtL meritevoli cli contlanna, ;tn- (ì()fcriè' non posseile~:-;e lampanti le prove ~iuridichu della loro reità, cll'erano nell'a,l'ia. e per cosi dire si respira vano, l'ornrn,ndo fl,ttorno a loro un ,tmbienLe specifl,le, che non avrà. poco coutri buiLo a farli mandare in galera. :Non ci occuperemmo del fatto perchò non siamo usi ad incrudelire sui caduti· ma d costringono a dirne brevemente alcuni commenti alla sentenza che ci sembrano esorbitn,nti e pericolosi. Non siamo di coloro che ipocritamente s'inchiuano dinanzi al giudicato dei magistrati, ,tnche quando esso urta contro la pubblica coscienza, e cliifìdiamo troppo della imparzialità della mag-istl'atura, italiana per accettare come norma indiscutibile il rispetto ai suoi responsi. Epperò se coloro, cui non piacque la sentenza contro Casale e C.i la sottoponessero a critica dimostrandola ingiustn. ed esorbitante, per va1·i motivi 11011 ce ne sorprenderemmo, ma discuteremmo serenamente, se ci sembrasse doveroso il farlo, gli argomenti che verte bbero adoperati. Nel caso presente, però, noi sentiamo invece cli dover protestare e11ergicamente contro i metodi, cui si a,ffid.ano i nuovi difensori che Casale e C.i hanno trovato 11ella stampa. Essi tentano infamare la. memoria il.i Giuseppe Saredo, che potè anche errare in qnalche giudizio della famosa Inchiesta su Japoli, ma, che elette prova di indipendenza, di energia e cli civismo vero intrapJ.·enùendola e çonducendola a fine senza speranztt a.i premi e cola sicurezza di raccoglierne calunnie ed ,Lmarezze indici bili. Si schizza veleno sulla. memoria del :::ìaredo, della cui Inchiesta la conc1auna di Casale e (;-.i sarebbe la giusti:fictLzione piena; ma non si riesce a dimostrnre qua.li avrebbero potuto essere i pravi moventi della sua azione coraggiosa, che doveva. amareggiare e forse accorciare gli ultimi giorni della sua vita. Risultato che egli prevedeva ed esponeva. nella intimità a pochi amici e che non lo fece deviare un istante dalla linea ' di condotta che si era tracciata nello interesse delln. cosa pubblica e del risanamento morale di Napoli. Ed è stolto davvero il tentativo di quei giornalisti che vogliono confondere la causa dei conùaunati con quelli della città 'che ne conosce le gesta e che ne fu per tanti anni la vittima. Essi cercano di eccitare lo spirito pubblico affermando che la condanna di Casale e C.i disonora Napoli, e fanno entrar e il regionalismo dove non dovrebbe a nessun costo penetrare. Questo tentativo rassomiglia a quello del Pro Sicilia all'indomani della condanna del Palizzolo (1). Si dà prova di amare davvero la. propria reMonc, non accomuuauclo le sne sorti con quelle di pochi m,dfattori che ne fecero scempio per tanti a.nni, m:t levandosi :fieramente contro i disonesti a qualunque p:1rtito essi appartengano e da qualunque regione essi vengano. A chi fosse aifetto dalla passione regionale, e volesse alla sua volta indurre la moralità di Napoli da quella dei colpiti dalla sentenza che discutiamo, si rispond,L serenamente che disonesti ce ne sono stati e ce ne sono dapertutto, al nord e al sud, e che se i grandi delinquenti del Nord talora ricevono onori e non galera, ciò si deve al fatto che essi appartengono alla categoria dei cle!inquenti scalt?-i e fortunati, che sono il prod0tto speciale cli una clata fase di civilti.L. (I) A <1uesto propusito crediamo opporluno a~verlire che !n un? slelloncino del uumerJ precedente (lo, magislrcitur(I_ 1rVJL~1l'r>nfr>) fu f\rlopei·alo un lin~uag-~io rhc fr,_ceva apparire il Palt:r,. zolo 111 una pùsi;,,ionc•µ,-iuridi<"ad1ver. ;1 ria <Jll'!lla rci"llc. ft'u111n1 O 1111 poco invoh.1ti 1 contro il fioltlo; e lr1 <:ordess,;iruo,

RIVISTA PnPOLARK Dl POLlfléA. LBTTE.RJ • Sét~N2R s()C/Af.J . Il dissidio socialista. - Ha :1ssunto proporzioni veramente straordinarie in questi ultimi tempi, e la Rivista se ne occuperà con articoli di socialisti aatorevoli delle due tenden:::e. Due tendenze? A sentire molti che stanno in prima linea nella mischia, non esistono divergenze sostanziali tra i partigiani di Ferri e quelli di Turati. E per noi, che da tempo ne abbiamo affermata la esistenza, acuita da rivalità personali e da differenze di temperamento, questa premura Ìiel negare che due tendenre esistano ci sembra il lato più brutto del dissidio, perchè rivel~, una mancanza di sincerità o di coraggio, che non dovrebbe esistere in un partito giovane, vigoroso e che ha la pretesa di dovere produrre esso solo la rinnovazione morale dell'Italia. Perciò lodiamo molto quei socialisti torinesi, di diversa tenden:::e, Donato Bachi e Alfon_so di Mayo, che· risolutamente affermano la, esistenza delle due tenden~·e. Il dissidio è acuto in Milano, dove è avvenuto qualche episodio che ci ha addolorato profondamente. Si sa eh~ in prima linea contro il Turati, nel giornalismo e nei comizi, si leva sempre Arturo Labriola. Ora i suoi avversari nel combatterlo hanno trasceso in modo voL gare. Se gli aderenti alla tendenta moderata, r'iforrr.istica si fossero limitati a rimproverargli la poca ortodossia collettivistica - e da quali pulpiti viene la predica! J!.i chi ci sa dire dove siano più i collettivisti ortodossi e integrali? - la cos~ non avrebbe avuto alcun che di strano; ma il muovere accusa a Labriola d'introdurre a Milano costumi e usi napoletani . ... via! questa è . una calunnia e una indecenza. E coloro che in un momento d'ira si sono lasciati andare a queste esplosioni di sincerità, quando qualcuno vorrà muoverne loro rimprovero mendicheranno scuse e attenuanti ancora più brutte, perchè a base di menzogne e di falsi pudori unitari - quasichèJ non sapessero anche le pietre ciò che molti nordici · pensano dei . . . sudici ! Il conflitto tra le due tendenze, per quanto non avessimo mai nascoste le si~patiè nostre per la tendenza Tu· rati, - che assai di più stimeremmo se meno insistesse nell'ortodissismo teorico socialista, -_non è tale da farci prendere una scalmana; esso anzi ci permette tanta serenità da farci constatare, che nelle polemiche è proprio l'intransigente e il rivoluzionario Ferri coll'Avanti! che ha serbato una lodevole misura di linguaggio. .. Una rettifica. (Per la Banca popolare di Cajano). L'egregio direttore della Banca ;Mutua popolare di Ca- ,jazzo, sig. Pasquale Maturi, c'indirizza una lettera. per i.smentire che tale istituto si::i:,caduto miseramente come venne affermato nel n°. precedente della Rivista nell'articolo: Un'esperimento fallito nel Meizogiorno. Noi assai di buon grado pubblichiamo la rettifica, sia perchè ce lo impone la lnostra lealtà, sia perchè così abbiamo il piacere di registrare un disinganno di meno . ' sul Mezzogiorno. Come il Socialistoide sia caduto un errore è presto detto. Qualche tempo fa l'ex direttore della Banca sig. Smitti commise una truffa a danno della medesima, e per la quale fu condannato a 21 mesi di reclusione. La discussione di quella causa somministrò occasione a creare o a'.d esagerare notizie sul conto dell' Istituto; e qualche giornale ne annunziò addirittura il fallimento. . Del resto, che abbia attraversato il suo periodo critico si rileva da una corrispondenza al Giornale di N apoli (che ci si manda), in una al bilancio, per g"iustificare la rettifica, e in_ cui si dice che la Banca mercè le cure intelligenti ed assidue della nuova. a.mmiuistrazione ha riJYreso la sua vita rigogliosa. E noi auguriamo di gran cuore, che essa continui a vivere rigogliosamente e possa servire di modello alle altre Banche popolari della regione. ON. DoTT. NAPOLEONE COLAJANNI IL DIVORZIO Prezzo : Oent. 30 SECONDA EDIZIONE Nor. Dirigere c?mmissioni e impo1·to atta nostra Amministr. Avreomnoonavremlaoconciliazion ? Ciòche noi pensiamo della conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica abbiamo manifestato sin dal primo anno di vita della Rivista; più esplicitamente lo abbiamo ripetuto nell'ultimo nu~ mero, quando non era ancora avvenuta l'elezione del nuovo pontefice. Ora che habemus ponti/ìcem non abbiamo da mutare una linea su ciò che abbiamo scritto Je altre volte: pensiamo che rion si avrà la conciliazione, e che non sarà tolto il non expedit; se ciò avvenisse siamo sicuri, che alla democrazia, dopo un periodo -di reazione, non mancherebbe il trionfo fin~le. Non ritorneremmo sull'argomento se non sentissimo il dovere di constatare certe contrad dizioni, imputabili all' on. Zanardelli - ci duole moltissimo il doverlo constatare - e ad altri uomini politici e giornalisti, che pretendono di essere liberali. Che l'on. Forruccio Macola, l'uccisore di Cavallotti, possa sperare nella conciliazi<rne per ripetere in Italia e sul campo politico m6rcè l'accorùo col Papato, l'esperimento reazionario riuscito a Venezia nel campo amministrativo, mercè l'accordo del cardinale Sarto coi mo.derati della città delle Lagune, si capisce benissimo: e lVlacolasi mostra ferreamente logico. Che. il Marchese ,Crispolti nel Corriere della Sera possa da buon cattolico, che non vuole distrutta l'Italia, augurarsi che venga tolto il non· expedil, è pure comprensibile; come non•apparrà strano a chicchessia che il moderatissimo .on. Panzacchi nell'organo dell'on. Sonnino, in f0rma assai corretta, esprima il medesimo desiderio. • Ma, francamente, ~iesce assolutamente incomprensibile che la 1ribuna abbia pubblicato con tanta compiacenza, e con c_onsentimento •mal dissimulato <l'intenti, l'articolo conciliazionista del Macola, mentre inneggi~~ alla fierissima campagna anticlericale del Combes in Francia, presentandola quasi come modello da imi.tare all'Italia. Questo è del funambolismo vero, come notò l' Avanti I )f.

400 ' . RIVISTA POPOl,AR~ DI POLITICA, LETTERE .I SCIENZE SOCIALl Ancora. La contraddizione pare che sia anche nell'on. Zanardelli. Il vecchio e sincero 1iberale della Sinistra storica, da Presi dente del Consiglio si afferma che abbia sperato nella r.onciliazione; certo con intendimenti onesti. 'Ma la benedizione pubblica del popolo di Roma negata dal nuovo Papa - ·che non a caso avrà preso il nome di Pio X, quasi ad indicare che continuerà la lotta contro il potere civile -· prima; e dopo la comunicazione della elezione del Pontefice ufficialmente fatta dall'Arcivescovo di Torino al Re di Sardegna, Io disill~sero e lo fecero uscire dai gangheri, perchè confermarono che non avremo . la conciliazione, (condoglianze dell'on. Macola che sperava forse di divenire ministro della conciliazione!): d'onde il ghihellino telegramma ai Prefetti venuto inatteso e ..... inopportuno. Inopportuno; tale lo riteniam_o perchè l'Italia, a nostro avviso, deve eseguire e rispettare la legge sulle guaraati'gie senza curarsi della· reciprocità da parte del Papato. Quella è legge, per così dire, unilaterale; e in ciò sta la sua sapienza. Noi, quindi, dobbiamo e::ieguirla senza curarsi se il Papato l'accetti. Perciò crediamo che abbiano fatto bene i soldati a fare il presentat arm in Piazza s.. Pietro a chi da quell'onore si sente ferito. · Se il Papato accettasse la legge delle guarantigie, questa. cesserebbe di essere una legg_e sapiente .... e utile pel nostro paese. Ecco tutto. LA RIVISTA. IprogredsseiRl epubblicanesimo inGermania La Germania è il paese dinastico par excellence. Meno la Russia non vi ha paese in Europa, ove la dinastia ha tanta parte nella vita politica e ove regna tanto autocraticamente come in Germania. Questo stato di cose nen deriva tanto dal fatto che l'attuale imperatore, Guglielmo II, è un tipo energico nè ~enza certe qualità che saltano negli occhi, ma dallo strano sviluppo storico della borghasia tedesca. Nei primi decenni del secolo XIX la borghesia in Germania era repubblicana. Ferveya fra essa una grande agitazione per la repubblica democratica. C'erano, come mi racconta va poca f~ il professor Teodoro Lindner, ora noto storico di tendenza monarchico-imperialista, delle società studentesche - di una delle quali fece parte egli stesso - entrando nelle quali il giovane studen- , te doveva fare il giuramento « di non quietarsi mai fin' alla completa. riuscita della repubblica Germanica,. Delle intere città prussiane, come , per es. Colonia sul Reno, si manifestavano .veri focolari di fede repubblicana. Nel 48 poi con questo ideale sul cuore;gran parte della borghesia si precipitò sulle barricate. Da questo momento però, sconfitto e vilipeso, il repubblicanesimo man mano declinò, ed era curioso il vedere che declinò nella stessa misura dell'estendersi rapi.do della potenza bellicosa dei Hohenzollern di Prussia. La gloria militare delle campagne prussiane contro i Danesi (1864) gli Austriaci (1866) ed i Francesi (1870-71), la quale inebriò anche i cervelli più freddi, l'ambi7.ione di far gli impiegati del nuovo regno, la crescente ricchezza, causata in parte tlalla fortuna guerresca della monarchia, ed anzitutto la sacrosanta paura Jell'emancipazione del proletariato operaio, finfrono per gettare i vecchi rivoluzionari del 48 nelle braccia dei Hohenzollern. Dopo il 60 il repubblicanesimo borghese aveva cessato di vivere. La riprova di quanto diciamo sta nel fatto che la democrazia germanica dell'oggi, per quanto divisa in 4 gruppi con programma diverso, non possiede tutte queste qualità che al mio modo di vedere solo spiegano la ragione. di esserè di una democrazia propriamente detta: l'avversione teorica - e pratica! - contro le spese improduttive (antimilitarismo) e il desiderio di re.stringere o addirittura annichila.re la forza assolutistica della monarchia (repubblicanesimo~ o almeno monarchia cc puramente decorativa».) La catabasi subita dalla democrazia tedesca nelle elezioni politiche del Giugno 1903 non significa dunque la catabasi dell'idea repubblicana nel popolo tedesco. Tutt'altro! L'anabasi ! Mi spiego. Nel complesso del;caos babilonico della composizione politica della Germania, - abbiamo non meno di 20 partiti politici - non c'è che una sola corrente schiettamente antimilitarista e schiettamente repubblicana: il partito socialista. Orbene questo p.artiw si è dimostrato nelle elezioni il più forte del paese. La sua bandiera aveva la bellezza di 3,020,000, dico tre milioni e ventimila aderenti. Il numero dei suoi rappresentanti da 57 è cresciuto a 81. Tutte le v/cchie residenze dinastiche della Germania, Berliç.o, Monaco, Dresda, Weimar, Stoccarda e così via\ dicendo, sono state prese d'assalto dai socialisti. Lo stesso castello del gran Federicò, Sanssouci, il Valentino degli Hohenzollern, di 20 voti complessivi ne ha dato sei ai fautori della repubblica! La vittoria stragrande dei socialisti significa dunque un passo -, e magari un passo gigante - avanti nella via maestra che conduce alla repubblica. Forse l'agitazione dei socialisti non ha mai avuto tale punta antidinastica come stavolta. Guglielmo II, ligio al suo• temperamento passionale, si r-ra lasciato trascinare a fare l'agitazione antisocialistica nell'affare Krupp. Munito di tutta la sua fierezza di un'unta del Signore egli era sceso dal suo trono a scopo di calpestare i socialisti con parole feroci. Questo fatto, insignificante in sè, aveva tolto alla monarchia una non piccola parte della sua gloriala. Un rar presentante della monarchia « Dei gratiae >, il quale si mescola tra le righe dei combattenti è come un Dio che scende dalle nuvole. Visto e criticato da vicino, la gente se ne accor-

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