388 lii l JSJ:1. f'Uf>VLARE Dl POL111CA., LETTERE E SCIENZA SOCIALl tà: la prima, in cinque atti, con lunga e sostanziosa pret'azion\~ e ricco corredo di note, e Nàgànanda, o Il giubilo clei serpenti, attribuito al re, indiano Criharshadeva, e tradotto in prosa alternata con endecasillabi rimati, da Francesco Cimmino: la materia del dramma è tratta da una leggenda orientale della più remota antichità, e tutta razione vi è informata al più alto sentimento di carità 8 di amore, ùi dolcezza e di sacrificio pel bene del prossimo; nel completo abbandono della vita agiata~ del fasto principesco, 1'8roe del dramma, nota il traduttore, si accorda col Buddha, che convinto « dell'infinita vanità del tutto,,, si consacra all'ascetismo e alla contemplazione; ma non lo imita nel l'abbandono della famiglia e; del consorzio umano, cui anzi immola serenamente la pro pria vita, senza esitare. * L'altro volume, poi, contiene la prima tragedia attica, il Prorneteo incatenato cl i Eschilo, coi frammenti che restano del Prometeo 'liberoto. proemio, note e traduzioni in prosa di Mario Fuochi, e molte piccole incisionciue, assai nitide, tratte da monumenti, bassorilievi, pitture e ceramiche c~assiche. Che sia e che dica questo capolavoro del genio grero, non occorre ripetere; basterà, qui, un cenno di lode al Fuochi,. p_er non avere, come tanti suoi predecessori. commesso il sacrilegio di mettere in versiciattoli moderni, magari rimati, i giambi, gl.i anacreontici, gli anapesti, gli jonici, i docmii dell'originale, ma invece renden - dolo in buona e facile prosa e indi.cando volta _a • volta quale ne fosse il metro •nel primo autore. Certo, l'uso <li questo sarebbe stato più evocativo e più suggestivo: ma, oltre alle enormi fifficoltà tecniche da superare, pochissimi, forse, l'avrebbero poi saputo apprezzare e gustare a dovere. Così com'è, per <}hi non sa, o non sa abbastanza, la lingua rli Eschilo, e tuttavia ama e sente l'antica bellezza, questa ·potrà riuscire ugualmente una lettura piena d'incanto. *** Due voi umetti D'Annunzi.ani, orà: uno esce ne1Ia « Biblioteca cara» del Sandron, e s'intitola La . Canzone di Garibotcli cli Gahriele D'Annunzio, documentata da Alberto Mario, G. Guerzoni, L. Anelli, ed altri conteni poranei: Arcangelo Ghislerl vi raccoglie le prove storiche precise dell'assoluta verità d'ogni ver.-.:o, rl'ogni parola del Poeta, dell'esattezza scientifica d'ogni particolare dei luoghi, delle ore, delle minime circostanze in cui si svolse l'epopea dell'Eroe: « non orpelli. non frangi e; egli sentì che il vero, il semplice · vero, era così magnifico per sè stesso, che ogni aggiunta,. ogni mutamento. l'avrebbero guasto e scemato: siane lodato il D'Annunzio: egli solo ha sentito questa int ma granrlezza della storia ». . * Nell'altl'O volumetto, edito dallo Streglio, elegante edizione di 500 esemplari numerati, con « cLichés » medievali tratti da codici vaticani, Giuseppe Presutti analizza la Francesca cla Rimini del D'An ,unzio, in relazione eon la storia del tempo delle persone e dei ratti. e, ar.cumulando ed accatastando ricerche erudite e faticose argomentazioni, dimostra che la trage,iia del Pescarese non è che un ammasso d'anacronismi, di contraddizioni, di favole e d'assurdità e che Francesca vi è rappresentata come una Catua sgualdrina, Paolo un melenso erotomane, Mala.testino un bruto mostruoso, e così via, ciò ch'essi non furono affatto nella realtà. . Questo, dal lato storico; d::tl lato estetico e rnorale, il Presutti si chiede e ci chiede se sia lecito di verseggiare, dipingere o scolpire un atto indecente, e se al teatro e nei libri l'onesto cittadino non abbia il diritto di essere rispettato nel suo decoro ed in quello della sua famiglia, e se non sia dovere del poeta conformarsi a quei << principi: supremi del vero e del "bello, d'onde scaturisce il bene ». Ora io, per conto mio, rispondo che l'artista non ha ùo vere di conformarsi ad altro, che alla provria sinct~ra in:-:;pirazione; e che l'onesto cittadino non ha altrn diritto che di fischiare, con la chiave o con la lJenna, quando l'opera dell'artista non gli talenta. )f )f )f Dal Sandron ho ricevuto pure quattro volumi di varia importanza, ma che, non essendo affatto di letteratura nè d'arte, mi ·imito ad annunziare: Stucli socialisti di Giovanni Jaurès, tradotti e prefa/,ionati da Garzia Cassola: trattano·, .con quella eloquenza che ha reso celebre il grande oratore e parlamentare francese, di. questioni di metodo, di repubblica e socialismo, di movimento rurale. di alleanze e di antagonismi d'idee e di fini, di evoluzione rivol uzional'ia, di sciopero generale, di proprietà indi viJuale in rapporto col codice, coi tributi, col diritto di successione, con l'esproprio per utilità pubblica. * Storia clella Economia Pubblica in Italia, di quel Giuseppe Pecchio, che,ingiustamente negletto e dimenticato per mezzo secolo e più, ora comincia ad esser riconosciuto e rivendicato per uno dei nostri più densi e solidi µensatori della prima metà del decimonono. Questo volume, cui deve seguirne un secnndo, studia le dottrine economiche del Davanzati, del Galiani, del Genovesi, de}..:. l' Algar0tti, del Beccaria, e di altri molti men noti ai profani,. ma non meno importanti nella storia degli studi sulla ricchezza. * Più strettamente tecnico ed applicativo è il volume di Fillppo Lo Vetere su Il movimento agricolo siciliana: esso esce affatto dalla mia competenza, e non posso quindi altro dirne, se non che vi ho lette qua e là, attratto dai titoli, alcune pagine piene di buon senso: fra le altre, quelle relative all'ignoranza dei nostri agricoltori, e ai danni delle scuole classiche e delle università vanamente bruhcanti e pompeggianti dove dovrebbero in vece spes~eggiare e prosperare le scuole pratiche e gl'istituti professionali. * Infine, grosso volume fitto di dati, la Storiri eletta prostituzione in Sicilia, cli A. Cutrera: nel periodo greco-romano, nel periodo normanno, svevo ed aragonese, nel quattro, nel cinque, nel sei, nel settecento, e nel primo semisecolo decimo• nono. * De11' Etica d'Alessandro Groppa li man ua Ietto scolastico della collezione Giusti, altri ha già scritto in questa « Rivista Popolare»: io mi limiterò, sempre 1,Jerchè esso esorbita dal mio còmpito in questa rubrica, a dire ch'esso è molto ben scritto, come ogni co<:a del Groppali, e come poche di quelle cle-.:tinate alle scuole, e che tratta con criteri naturalistici, del dolore e del piacere fisico, estetico, sentimentale, intellettuale, religioso, delle emozioni· morali e sociali, dei- temperamenti, dell'eredità e dell'istinto, della volontà e della responsabilità, della giustizia e della beneficenza, e di tutti, insomma, i capitali problemi della coscienza affettiva. *** Le riviste: sèguita a pubblicarsi, a Parigi e a Bruxelles, l'I-Iumanité Nout'elle, diretta da Ramon: negli ultimi numeri c'erano da segnalare, particolarmente, uno studio cli Dora Montefiore su La inclipendenza economica deLla donna nel XX secolo, ed uno di Paul Giraud su L'at·te durante l'età -della Renna; più, la solita abbondantissima
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