384 RIVISTA POPOLARE /)J POLITICA, LETTERE E SclltNZR SOCIALI L'ESODO· RURALE (Continuazione vedi N. 4) L'Industrialismo dell'Agricoltura La crisi agricola non ha avuto per soli effetti di diminuire l'estensione del terreno coltivato, di rimpiazzare frequentemente le terre da lavorare con dei rimboschimenti o delle pasture permanenti, di provocare l'introduzione del macchinario nelle produzioni rurali e, per conseguenza, di ridurre la mano d'opera necessaria ai lavori dei campi. Vi sono certe regioni, al contrario, in cui, dopo le malattie della vigna nel Mezzogiorno, e la diminuzione del prezzo del grano in tutta l'Europa occidentale, vi si sviluppano culture che esigono una mano d'opera così considerevole, veramente più considerevole, ed esigono, per conseguenza, una popolazione numerosa nelle· campagne. E così, per esempio, che, nel suo libro su l'Esoclorurale in Inghilterra, Grahain constata che questo esodo non si produce, o quasi, nei distretti ove domina la produzione intensiva dei legumi, dei frutti o del latte destinati ai mercati delle città (1). • Ora, lo sviluppo della popolazione e della capacità di acquisto delle grandi agglomerazioni, principa,li consumatrici dei prodotti, rendono necessaria l'e~~ensione della industria del latte, dell'orto o dei frutti; e, soprattutto nel paese ove le strade ferrate sono esercitate dallo Stato, e ove si accorda all'agricoltura delle tariffe di favore, la crescente facilità dei trasporti permette di praticare queste industrie a delle distanze dai centri di popolazione molte più considerevoli di prima. Fino a questi ultimi anni, per esempio, i t:ontadini delle campagne più vicine a Bruxelles erano i soli a portarci il latte nelle loro piccole carrette verdi tirate da cani: il consumo quotidiano non oltrepassava i centomila litri (2). Oggi le stra.de ferrate e i tramways ne portano, da soli, altrettanti dalle regioni più lontane, e si sono stabilite delle latterie fuori centro che vendono del latte senza panna. Delle lattaie, in piccolo numero, continuano a venire in città, con le loro brocche di rame; ma le carriole dei grandi lattai fanno loro un'aspra concorrenza, e si vedono sviluppare, sempre più, modi di trasporto e di vendita che sono da lungo tempo in uso a Parigi e nelle altre capitali. Ciascuno sa, infatti, che la maggior parte del latte consumato a Parigi - più di 30 milioni di ettolitri all'anno - proviene, intermediari i mercanti di latte, dai tre dipartimenti limitrofi dell'Oise, di Seine-et-Marne, e di Seineet-Oise. In certe località vicine alle stazioni - dice Vimeux - degli industriali hanno stabilito dei depositi ove, due volte al giorno, in estate, una volta soltanto in inverno, dei garzoni lattai partono con delle pesanti vetture, per raccogliere entro un raggio da 15 a 20 chilometri, il latte. Questo latte, chiuso in dei bidoni di venti litri, è spedito la sera a Parigi, ove giunge nella notte per essere venduto il giorno dopo (3). (1) Graham. The rural exodus pag. 159. Londres Methuen 18~2. (2) Robin. Lx venclita dei latticini all'interno e all'estero Congresso nazionale di agricoltura - I. fascicolo - pag. 121 e seg. - Nanù1r 1901. t3) Vimeux. La vendita clel làtte net dipartimento clell'Oise Journal ll'agricolture pratique. 10 maggio 1900. Certo la situazione dei contadini addetti alla produzione del latte è lungi da essere invidiabile. L'autore della monografia che noi citiamo, constata che il contadino deve contentarsi di una rimunerazione derisoria, da 10 a 12 centesimi il litro, mentre il prezzo di vendita è da 60 a 75 centesimi. Di più, deve piegarsi a tutte le esigenze dei mercanti lattai, perchè la concorrenza quasi non esiste: se, per caso, due mercanti vengono nello stesso villaggio, essi s'intendono benissimo tra loro e l'uno rifiuta i clienti sdegnati dall'altro. Infine, si impone frequentemente al produttore la razza di cui deve guarnire le sue stalle: deve avere anzitutto delle vacche normanne il cui latte è ricco di burro, e non esclusivamente vacche :fiamminghe o olandesi che potrebbero permettergli di rifarsi con la quantità. Ma, malgrado questi inconvenienti, non è men vero, che grazie a questa organizzazione, per quanto difettosa, della vendita dei latticini, una quantità di piccoli produttori trovano, nell'allevamento delle vacche da latte, dei mezzi di esistenza che loro mancherebbero, se essi non avessero altri sbocchi che il mercato locale, e se i treni elci latte non mettessero alla loro portata i consumatori molto lontani dalla sede della loro produzione. In tale caso, evidentemente, il progresso dei trasporti intralcia, in una misura più o meno larga, l'esodo rurale. Le medesime osservazioni si applicano alle colture degli orti che, reclamano, in piccoli spazi, una mano d'opera abbondantissima; nelle vicinanze di Parigi, per esempio, soltanto cinquemila ortolani lavorano su 900 ettari: è, almeno, la cifra che dà Kropotkine, negli interessanti capitoli sull'agricoltura che terminano la Conquista clelpane. . In consequenza, ogni estensio•ne di questa coltura ha necessariamente per conseguenza di accrescere la densità della popolazion * elle campagne. Ma, fino agli ultimi anni, la zona di produzione dei legumi era, in seguito al difetto dei trasporti, strettamente limitata ai sobborghi delle città. Si citavano, come una straordinaria eccezione, gli ortolani di .Roscoff, in Brettagna, che coltivavano le primizie, pel mercato di Parigi. Baudrillart, nel suo libro sulle PoJJolazioniagricole clella Francia, fornisce dei curiosi pa.rticolari su questi piccoli proprietari coltivatori che furono, lungo tempo, i soli contadini brettoni che conoscevano le grandi città. I più intraprendenti si spingevano fino alla capitale, con la loro carretta, e facevano, con questo equipaggio, a piccole giornate, le 150 leghe che separano Roscoff da Parigi. Fu, si dice, verso il 1830, èhe un contadino, per la prima volta, compiè quel viaggio. Quei di Roscoff ritornavano al paese nello stesso modo, non senza essersi lungamente trattenuti a Parigi. La piccola colonia si stabiliva alle barriere, ove era conosciuta quasi come le sue primizie. Le sue fermate nella capitaJe erano feconde: esse hanno sviluppato in questa popolazione l'iniziativa e le attitudini commerciali, col movimento che danno le città, anche a delle intelligenze poco colte. L'influenza, pare, non era sempre così buona nei costumi e nelle abitudini. Così le massaie di Rosco:ff si sono volentieri accomodate a dei cambiamenti avvenuti nei modi di commercio, che permettono, mercè le strade ferrate, di rimettere la vendita dei prodotti nelle mani degli intermiedari. Il paese comincia a risentirsi in modo favorevole~ di questa corrente, così regolare, di benefici: i legumi di ogni specie abbondano in ogni regione costiera - la " cintura dorata ,, della Bretta-
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