374 RIVISTA POl-'OLARE DI PUL111CA, LETTERE E SCIENZE SOCJA.Ll senza le idee predominanti l,1,Cavalleria nel MecJi.oEvo, no11 si avrebbero avute le Crociate.· I Ciompi fe~ero Giona ddla Bella; sen:rn lui, gli Ordinamenti di giustizia che fiacc,trono i nobili Fiorentini la B,epubblicd. sarebbe diventata anche prima del quattrocento la casa di Palla Strozza, o della ~cali, o fors' anche de1 Medici, benchè piccoli allora. I Termidoriani fecero Napoleone e la storia fu diversa da quella elle sarebbe stata se egli e loeo non fossero e'.:-istiti. I Puritani crearono Crornwell; senza loro e senza lui l'Inghilterra sarebbe di versa da quella r,he è. Non dunque è da negligere l'uomo, e non bisogna disdegnare di esaminarne l'opera quando l'uomo è di quei tali <!he con l'opera loro esercitano una qualunque influenza su l'andamento degli avvenimenti del loro tempo. Sono uomini geniali e rari, c1 i pen<iiero o d'azione, o di. pensiero, o di azione insieme, come Omero, Cristo, Dante, Sk;--1.- kespeare, i grandissimj ; o ~ome Ces tre, Cari o Magno, Carlo XII, Napoleone; o come Galilei, come Machiavelli, come Mazzini; o come Ar-cllimede, Vol• ta, Stepltenson; o come Platone, Jùrnt, Darwin, Marx.; come tanti altri seminatori d'idee, preparatori di pensiero, artefici di avvenimenti, cooperatori delle folle, a loro volta cooperatrici di loro. E Leone XIII fu di questi. Anch' egli'"volle compiere un' opera: anch' egli fu una forza agente fra le tante che preparano l'avvenire e non fu una forza inconscia agente per impulsione avuta; ma sibbene una forza scientemente attiva, volontariamente preparatrice di fatti che si svolger,mno domani. · Bisogna dunque esaminare, con la imparzialità · dello storico, l'opera sua; al di là della fede che fu la sua e non è la nostra; al disopra del preconcetto politico che doveva giudicare lui nella sua azione. e non deve guidare noi, storici, nel sereno giudizio. Egli ebbe, dal papa che lo precedette, la eredità di una Chiesa screditata da molteplic:i errori, Pontefice assunse il governo supremo e la più alta rappresentanza della sua religione in up. momento in cui, se non il dogma vacillava, ne cadeva però in rovina tutto l'insegnamento e la sua scuola si chiudeva in una ripulsa, in una . rinuncia cieca, ostinata, simile a tutte le forze della società nuova cqe le movevano contro e le chiedevano conto del perchè del suo essere, del perchè della sua fede, e della sua ragione e del suo diritto alla vita. Contrariamente all'insegnamento del Maestro, che l'aveva voluto guida morale dei popoli, aiuto e sostegno degli oppressi contro i potenti e prepotenti, fattasi potenza t9rrena, d'errore in. errore era caduta, passando attraverso il delitto, alle menzogne della diplomazia, ed alle sconfitte della politica; e sola una parYenza dell'antico Regio potere le rimaneva, ed era la protesta debole, inefficace - irrisa perchè pronunziata da un uomo che nè per carattere, nè per genialità era degno - contro il nuovo stato di cose, che ia lasciava però signora di qnel regno che, secondo le parole rlel Maestro, non è rli {JUestri ter-r-a. A Leone XIII incombeva !lun4ue un gr<;1.vedo- . vere; l'iportare alla Cl1ie;;;a la venerar,ione e la fede dei aedenti, il rispetto di tutti; instaurarne l'in~egnamP-nto nuovo; rifarla, se pos~ibile, 18, Madre dei popoli; pur eh' Ella potesse rispondere alla scienza, accettandone le leggi indiscu~se senza menomare la sua fede. Opera grandiosa questa per la qnale occorrevano tloti di energia, cli cuore, rl i mente ~1on comuni. Lui fortunato, Leone XlII Je possedeva. Egli ern fatto della stoffa degli antichi e Corti papi. In lui rivivevano le anime, t.lei duri pontefici che lottarono pet· la supremazia contro gli Impera tori cl'Alemagna, e le anime dei l)ap·i umanisti dediti alle arti, alle lettere, alle belle cose che allietano lo ~piri to. Egli era soldato e prete. Assumendo il potere senti che bisogna,ra molto valere, molto fare, molto comuattere; ecl il suo animo non vacillò. Egli non poteva accettqre ìl movimento rinnovatorn motlerno nella politica e nella società. Perchè la Ol1iesa pn~sa essere ricondotta alla austerità primitiva, ad essere la Madre forte umile p.iù dei martiri delle catacombe, e dei diaconi di - stribuitori delle ricchezze ai poveri della comunità, bisognerebbe la forza, la volont\ la grande::za d'un Cristo che si facesse crocifiggere un'altra volta; e ~hi può es<;ere Cristo? Egli dunque respinse il movimento sociale moderno, ma non lo abbandon.ò. Volle che la Chiesa dicesse in ·proposito la :ma parola, e la disse in Rerum Nova.- rum, e in G1"aves de communi. Egli tentò di volgere a benefizio della Ohiesa. e per converso a benefizio del popolo, il grande desiderio di rinnovellamento sodale che urge le folle umane. Egli volle far sentire che il Vangelo può essere maestro di eguaglianza fra gli uomini. Senonchè se. ~l Vangelo può esserlo, non lo possono però essere quelli che per lungo segui_to di secoli sono stati a loro volta oppressori e padroni; quelli che del Vangelo hanno fatto uno strumento di dominio. E i tempi, i passati e il presente, furono più forti di lui. Tuttavia da quelle sue encicliche scaturì un fatto - ed è sua gloria - il riconoscimento utnciale, solenne, per parte della più grande autorità morale che sia nel mondo, del diritto çhe hanno le masse lavoratrici al loro pane, al loro benessere, alla loro libertà. E qur.sto riconoscimento fu inteso, e ancorchè oggi ne appaiono sterili gli effetti - anche perchè i destinati da lui all'opera si mostrano imparfal comi)ito -, domani vedremo che quelle sue parole fecero breccia là dove la parola della protesta popolq,re, p1u violenta, non arriva; o arriva ~ravisata da paure, da sospetti, da interessate diffidenze. Egli, nella sua qualità di Pontefice pensò che bisogna va avversare tutto ciò che si opponeva al trionfo integro della fede professata e rappresentata da lui, logico con se stesso e col principio· che era suo combattè il socialismo nella enciclica • I . I
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