"\ RIVISTA POPOLARI!, DI POLITICA.. LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 293 però come dal medesimo deljrio a( persecuzione sieno invasi gli enti éollettivi che, sognando guerre ed invasioni di stranieri, per la sodisfazione di un bisogno i1nmaginario, sacrificano uomini e milioni per le caserme e per la vita di caserma, per i cannoni e per le polveri, mentre uomini e milioni occorrerebbero per la produzione di generi necessarii, la cu~ deficienza si traduce in fame disperata di intere popolazioni. Una parte del capitale, come abbiamo detto, viene assorbita dalle anticipazioni fatte a coloro che son privi di mezzi attuali di esistenza. Anche questa forma d'impiego trova le sue radici nella divisione della società in due classi delle qlìali una non ha pane e no_n ha lavoro, perchè l'altra ozia e, sperpera nel lusso la ricchezza . .Anche in questo caso è grave il danno sociale perchè i capitali attirati dai lauti profitti che la fame consente al soccorso dell'usura, sfuggono all'impiego produttivo. . Il capitalista gode il saggio elevato dell'usura, che si ripercuote per legge di equilibrio, sui profitti delle altre forme d'impiego del capitale; la collettività soffre, perchè una parte della ricchezzà viene sottratta al ferondo lavoro produttivo. *** Dato il regime capitalistico della produzione, la ' distinzione che abbiamo fatto tra processi produttivi, che mirano ad intensificare la creazione e la moltiplicazione della ricchezza, e processi produttivi, che mirano alla sostituzione ael lavoro umano, con le forze brute, s'impone con un importanza decisiva. Tale distinzione perderebbe invece ogni , importanza se la produzione divenisse · funzione· collettiva, poichè in tal caso l'interesse sociale sarebbe ugualmente favorito dalla aumenta~a pro-· duttività dei mezzi di produzione, e dalla utilizzazione delle forze naturali, che sostituiscono il lavoro dell'uomo. In quest'ultimo caso si tratterebbe di addossare alle forz€ naturali parte del peso che incombe sulle spalle del lavoratore. Ma dal sistema capitalistico si sprigiona l'urt? degl'interessi, l'antagonismo tra il pro.fitto del capitale privato e il vantaggio collettivo. Il capitale privato, che ambisce l'aumento del profitto netto e l'elevatezza del saggio dell'interesse, più volentieri accorre alle intraprese che mirano alla sostituzione del lavoro dell'uomo con le forze naturali, anzichè alle industrie che ten,_ · dono a stimolare la potenzialit~ produttiva dei mezzi di produzione. Nè si può dire che ·U capi • tale privato s'inganni nella scelta; che faccia male i suoi conti. Difatti se i capitaJi si volgono alle intraprese, che mirano alla sostituzione del lavoro umano, per esempio a costruzioni ferroviarie (eliminazione di carrettieri, cocchieri, ecc.) a fabbriche e i.mpianti di motori, turbine (eliminazi.one di operai manuali ~cc.) si conseguono due risultati, l'uno più importante dell'altro : • 1 u L'eliminazione della forza umana alimenta copiosamente il serb~toio della disoccupazione op~- raia, mediante la quale si riesce a mantent:ire depresse le condizioni materiali e morali delle classi lavoratrici, che docilmente accetteranno quei salari, che più convengano all'ingordigia capitalistica. 2° I capitali e il lavoro attratti alle imprese, che determinan_o l'espulsione dei lavoratori,vengono sottratti a quella categoria d'imprese, che stimo- • lano la potenza produttiva dei mezzi di produzione. Con questo metodo sapiente viene scongiurato il pericolo (pericolo per il capitalismo) di un forte accrescimento della ricchezza sociale, accrescimento che farebbe. diminuire il saggio dell'interesse e promuoverebbe il miglioramento delle classi lavoratrici, perchè più ricercato diverreqbe il lavoro per l'accresciuta ricchezza sociale. * * * Questo processo continuo di attrazione di capitali e di lavoro. ad una categoria d'intraprese~ il cui estendersi, come- abbiamo notato, è contrario agli interessi della classe lavoratrice, capitali e lavoro che vengono distratti dalle industrie capaci di moltiplicare la ricchezza sociale, è seguito da conseguenze gravi e durature. Come i milioni spesi per una ferrovia tolgono per sempre l'occupazione a quelle migliaia di lavoratori, che esercita vano il traffico in quella regione, allo stesso modo, se quei milioni si spendessero per bonificare una zona di terreno, l'accresciuta produttività farebbe sentire annualmente i suoi benefici effetti, poichè i lavoratori nella cultura resa più intensiva troverebbero maggiore occupazione. Finchè non si manifesti una sensibile deficienza di braccia in rapporto a\la ricchepa, elle di esse ha bisogno per essere fecondata, finèhè ci sia un solo uomo disoccupato, l'interessé collettivo, in antitesi all'interesse del capitalismo privato, esige che le energie produttive, lavoro e mezzi di produzione, sieno rivolte alle intraprese, che determinano la espulsione dei lavoratori del lavoro, condannandoli. con grave danno sociale, al riposo forzato ed al consumo improduttivo, bensì a quelle industrie dalle quali• si ottiene la rapida moltiplicazione della ricchezza sociale. Siamo fermamente convinti che in Italia, la di• soccupazione senza limiti, la forte corrente di emigrazione, che sottrae annualmente alla patria Le migliori energie, la miseria estrema delle classi lavoratrici, la soverchia lentezza nell'aumento della ricchezza rollett.iva, sieno tutti fe_nomeni intimamente connessi col fatto che i capitali_, ubbidendo all'interesse privato, invece di rivolgersi , agli impieghi, che stimolano la moltiplicazione della ·ricchezza, sono stati assorbiti, nella quasi totalità, dalle imprese, che mirano alla sos.tituzionè del. lavoro umano. , E' forse un clelicato istinto, che inconsapevolmente guida il capitalista alle forme d'impiego
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==