Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 11 - 15 giugno 1903

RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE C0LAJANNI (Deputato al Parlamento) '• Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese IT AL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,60 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nUDJ.ero separato Oent. 30 ~Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA «. Anno IX. - N. 11 AbbonaDlento postale Roma,15 Giugno 1903 SO~~ARIOa Noi: Gli avvenimenti e gli uomini (La visita di re Vittorio a Parigi. - La- situazione del Mezzogiorno e i tumulti .nel Leccese. - Vio!enta repressione delle manifestazioni irredentiste. - Viva Teso! - Un insegnamento della crisi municipale a Bologna. - Il protezionismo di Chamberlain e le <' Trades Unions » inglesi. - La tragedia di Belgrado. - Intolleranza politica e scientifica in Ungheria). - Dott. Napoleone Colajanui: Il liberismo agrarìo (L'esempio dell'Inghilterra). - La Rivista: Inchiesta reale: o inchiesta parlamentare? - Mario Giobbe: Edmondo Rostand. - Tommaso Vagliasindi: Questione meridionale o questione gerierale? - Lo Zotico: Perchè l'Italia è povera e come può diventare ricca. - Ing. Maurice Alfassa: Le cc Trade Unione;» nel 1902 (La loro situazione. La loro politica). - Dott. A. Vacirca: Rassegna Agricola economica. - A. Agresti : Uasscgna agricola. Rivistadelle Riviste: L'Università di Innsbruck e i corsi pareggiati italiani (Die Zeit). - Le tendenze attuali della politica russa (North ..A.merican Review). - L'Algeria e la politica coloniale (:Mouvement socialiste). - L'Irlanda, la sua lingua e la sua libertà ('R...evue àes 'R._evues). - Posizione del!'Anarchia nella scienza moderna (Le Temps Nouveaux). - Il diritto di organizzazione e gl'impiegati dello Stato ('R...iforma sociale) .. - Recensioni. - Illustrazioninel testo. Si pregano vivamente gli abbonati in arretrato a mettersi SUBIT-0 in regola. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI l,a visita di Re Vittorio a Parigi. - I giornali francesi sono concordi nel bene -auspicare dalla visita del Re d' Ìtalia a Parigi, e convengono tutti che questo atto aumenta quei buoni rapporti che da un certo tempo si sono ristabiliti fra la Francia e l'Italia. Sotto molfi rapporti questa visita è opportuna. L'Europa s'incammina verso momenti difficili. La tragedia Serba è un'indice délle sorprese che l'Oriente prepara all'Europa e quantunque dal popolo Serbo e dalla diplomazia il fatto sia stato accolto con una grande apparenza d'indifferenza, non è però meno signi:fi.cante e dice chiaramente che bisogna essere guardinghi sempre, e sempre p:r;onti a quell'impr~visto che potrebbe venire a seminare la guerra e il lutto in Europa. Ora è bene non negligere il fatto che le due grandi forze che sembrano essersi fatte garanti della pace, non saranno mai strette da troppo buoni rapporti fra loro perchè la I pace sia duratura. L'Austria non ha scrupoli e la Russia neppure. I Balca'ni sono· il segreto desiderio di possesso a elle ·due potenze che sembrano fare a gara a chi avrà una più fondata apparenza di ragione per intervenire e 1;1.ettere definitivamente la mano su la preda agognata. E bene dunque che la nostra politica estera sia diretta in modo di poter frenare le avidità dell'una e dell'altra delle due Potenze; e all'occorrenza far capir loro che .,.la Triplice e la Duplice non sono due organismi creati per un probabile antagonismo; ma sibbene per una intesa in favore dei popoli Europei ; in favore e per il mantenimento della pace. Questo per l'Europa in generale. In quanto poi all'Italia in particolare c'è una questione di politica interna che è conveniente noli trascurare; che anzi ci appare la manifestazione più significante di tutto q uesto avvenimento. Abbiamo detto il crollo di tutta la politica Vaticana. Loubet renderà a Roma la visita che il Re d'Italia ,fa a Pa~igi. Questa visita è, per la nostra politica interna, molto più importante che non le visite - . cordiali manifestazioni di amicizia - dei c!ue sovrani che Phanno preceduta. La Francia ha obbligato il cardinale Rampolla a parecchie transazioni che certamente non gli sono piaciute; ha fatto parecchie leggi contrarie molto al clero ed alla sua politica. Egli ha sopportato tutto con una rassegnazione veramente evangelica. Ha represso gli ardori dei vescovi troppo energici; ha sconfessato i congregazionisti troppo apertamente cospiratori contro la Repubblica, o troppo turbolenti; s'è. mostrato remissivo al di là del possibile. Non veramente perchè il suo carattere sia profondamente evangelico ; ma perchè egli ha sperato sempre che la Francia farebbe le vendette del Vaticano, e che, in una occasione qùalunque, la Francia potrebbe diventare la paladina del Potere Temporale. Ora tutta questa remissività è stata spesa inutilmente e le speranze se ne vanno in fumo. E certo che il Cardinale , Rampolla obbligherebbe il Papa a transigere su la famosa formula del Nobis noniinavit - che pure à t::mta parte della autorità spirituale in materia di vescovi - se fosse certo che la visita di Loubet non avvenisse in Roma, o che, a Roma, Loubet non fosse ospite del Quirinale; o che andasse a visitare il Papa partendo da altrove che dal Quirinale. Ma tutto questo non è possibile. La Francia, la figlia primogenita della Chiesa, la protettrice ufficiale dei cristiani d'Oriente, si stacca dal papato. Loubet non visiterà Leone XIII ; o lo visiterà conservando il suo carattere d'ospite del Re. Questa è un amarezza che il Cardinale Rampolla ingoia male. Essa segna la vanità e il crollo di tutta una politi~a fatta a base di odio; tendente sempre, pur senza riuscirvi, a scuotere la compagine e la saldezza dello Ntato Italiano. La venuta di Loubet a Roma accenna che l'antico, ostinato sogno

\ 282 RJVIS TA POJ->OLARE DI J->OLJTJCA. LETJ~RE .I! SCIENZE SOCIA.LI <lel Crti.·dinale R'l.mpolla e degli intransigenti del Vati- -cano è svanito. S'è 9-ileguato come una nebbia, ed il risveglio è triste. Ormai siamo alla riprova lum.inosa che i Papi non debbono e non pQssono pensare più a Rom::i.. La venuta di Loubet indica che il fatto compiuto è divenl;at,o immutabile, e tutti gli sforzi· tendenti a cambiarlo si urtano contro una tale forza d'opinioni e di fatti che la volontà di un uomo o di una casta non riesce, ormai, più a revocare; anche se questo uomo è un politico ostinato ed astuto come il car_ dinale Rampolla; anche se questa casta è quella che, per rn.ezzo della donna, ha nelle mani lo strumento di propaganda e di dominazione più forte di tutti. Roma è ormai dell'Italia, e la politica anti-italiana del Vaticano, politica che da trentadue anni ad oggi non ha deviato cl'una linea, si rivela un bel disegno su la sabbia. Un soffio di vento, l'alito dei nuovi tempi, l'ha disperso. E questa è per noi Italiani la circostanza più inteTessante che possa risaltare dalla visita di Re Vittorio a Parigi e di Emilio Loubet a Roma. Di tutto questo siamo più lieti ancora pel fatto che gli elementi più avanzati della Francia sentono l'avvenimento come noi. Ce, ne affida l'articolo di J aurés nella Petite Re1nibblique. Possano le due visite cancellare tutta la storia di errori, di rancori, di. diffidenze che da 1fentana in poi divisero la Francia e l'Italia! I.a ~it.uazlonP «fel :\11.-zzr•g-iorno e i tu,nulfi nel LP<.•CP!i.C. - Dopo h. gita dell'On. Zana11-delli nel Mezzogiorno e le magniloquenti promesse del Governo per risolvere una questi.o ne arrivata ormai allo stato acuto, Ull raggio di sperq.nza aveva allietate le pazienti - anche troppo pazienti - popolazioni meridionali che fida.vano di pote.-rsi incamminare, in un tempo non troppo lontano, verso un epoca di miserie meno atroci. Ma le promesse del Governo sono state giuramenti di marinr1,io. Il tempo è passato buttando molt'acqua fredda su le entusiastiche speranze e mettendo molto al buio le buone intenzioni manifestate dall' On. Zauardelli nel suo vin.ggio quasi trionfale. _Ì~ che, in verità,, il problema del Mezzogiorno non è di quelli che pos::;ano essere risoluti a parole; non è nn male che si guarisce con pannicelli caldi. A cominciare dalle' ferrovie per andare a finire alle congregazioni di carità, tutto è da fare e da 1:iformare · i_n questa parte che sembra la cenerentola del bel paese. I piccoli proprietarii sono dissanguati dal fisco, i grandi non posson,J esercitare nè commercio, nè industria, nè, su larga scn.la, l'agricoltura, perchè mancano i mezzi di comunicazione, mancano i mezzi di trasporto, manca la buona organizzazione da parte dei poteri pubblici perchè chi ha voglia di fare, abbia affidamento di non fare inutilmente e a perdita, e mancano soprattutto i ca,pitali e la cultura tecnica. La riforma giudiziaria - che pure è inspirata a sensi di logica - riesce, per le provincie meridionali, d annosissima. Noi non ripeteremo qui cose da noi dette le mille volte, ripetute fino a stancare noi ed i nostri lettori: soltanto vogliamo far notare che quello che avevamo preveduto comincia ad accadere. I fatti di Galatina furono un primo accenno che la pazienza delle popolazioni era arrivata all'estremo suo limite ed il Governo avrebbe dovuto capirla. Invece è stato tutto il contrario. Non solo il Governo non ha provveduto, ma sembra essersi piaciuto ad acuire il male togliendo ogni risorsa alla provincia di Lecce. Il rifiuto ùelrOn: .. Zanardelli, di ricevere la commissione . che veniva da implorare per la maltrattata provincia - e le provincie del mezzogiorno tutte, quale per un verso quale per un'altro, stanno altrettanto male - ; la leggerezza con la quale si affermò - mentre non è vero •- che il raccolto nel mezzogiorno d'Italia, e specialmente nel Leccese: è stato buonissimo, esasperarono la popolazione, e si ebbero i tumulti a Lecce, tumulti che hanno avuto poi l'epilogo doloroso in tribunale. E quasi un'anno, nel luglio del 1902, che i sindaci della provincia di Lecce si riunirono per indurre il Governo a provvedere al male che aumenta di più in più: ora più di settecento comuni del mezzogiorno invocano che si accetti, almeno, il progetto Sonnino, che se non è tutto bello, se non risolve tutte le questioni, se mira più ai proprietarii che ai nullatenenti è almeno quaiche cosa meglio che niente. L'On. Vallone, fattosi interpetre delle giuste richieste della popolazione, ebbe a dire alla Camera che la provincia di Lecce, finora stat~ una delle più pacifiche del mezzogiorno, può ,diventare un'inferno. La dolorosa profezia s'è avverata. In tutta. la provincia l'agitazione si acuisce, si estende e diventa di più in più violenta. Vi si crea una situazione sostanzialmente rivoluzionaria. E il governo ? L'On. Zanardelli ha risposto all' On. Pugliese, andato a parlargli in favore della provincia, che il Governo provvederà quando in paese sarà ritornata la calma! Intanto ha mandata là una commissione con l' incarico di riferire. O che cosa aveva dunque veduto e inteso e osservato l'On. Zanard elli nel suo viaggio nel mezzogiorno? Le"-sbandierature degli amici; soltanto? Una grande incoscienza sembra regnare nell'anima degli uomini che governano il nostro paese. Essi sembrano non capire che .non è possibile dire: Aspetta! - a chi muore di fame, a chi ha la propria magra raccolta sequestrata, anche prima d'esser mietuta, dal fisco; sembrano non capire che non è più possibile dire: - aspetta - a chi dal 60 ad oggi ha aspettato con una pazienza degna di monumento. Bitornare la calma! Eh! si tornerà, non c'è dubbio; ma i tumulti scoppieranno più violenti poco dopo: quando i rigori dell' inverno faranno sentire ai poveri contadini ancl13 più dura la miseria della povera raccolta attuale. Il Governo è male informato, il governo è mal servito, e si perde ormai in una lotta meschina - n. proposito del Mezzogiorno - contro un uomo ed un sistema i11viso. Noi non fummo, nè siamo teneri per l'On. Sonnino, non ci sorride la sua politica, ed i suoi sistemi non sono tali da non poterci piacere ; ma diciamo francamente che se il governo vuol fare veramente cosa in favore del Mezzogiorno deve mettere in atto la sua promessa; subito.· Solo il miglioramento reale delle condizioni nel Mezzogiorno può riportare la calma fra quelle diseredate popolazioni; alle buone intenzioni del governo esse hanno il diritto di non credere più, perchè le hanno trovate mendaci. Le dimissioni dei sindaci di Lecce, le adesioni dei moltissimi comuni meridionali al progetto Sonnino, indicano nettamente al Governo - qualunque egli sia - la via da percorrere. Bisogna che immediatamente ed energic3:-mente il governo intervenga, e non con sussidi e palliativi che durano un'istante e lasciano che il male, con tutte le sue cause e tutti i suoi effetti, perduri; mn. sibbene diminuendo la esigenza del fisco, applicando riforme, aprendo strade e canali; migliorando le condizioni dell'agTicoltura - unicà risorsa di quelle regioni. Le popolazioni del Mezzogiorno chiedono lavoro e non violenze di poliziotti. L:1 provinda di Lecce torneri.t

RIVISTA POPOLAR~ DI POLITICA, LETTERE .B SCIENZE SOCJALJ 283 alla ealma, ma una delusione potrebbe esser fatale. Bisogna che il governo ci pensi e provveda. • Violenta repressione delle manifestazioni irredentiste. - Chi ci ha seguiLo da qualche tempo può comprendere quello che pensiamo dell'agitazione nelle Università italiane (eh e ne ha varcato spesso i ·confini investendo tutta la popolazione delle più tranquille città) intesa a manife.stare la solidarietà dei nostri studenti con quelli italiani d' Inns briik violentemente perseguitati dai tedeschi colla tacita connivenza delle auto- . rità austriache, se non col loro esplicito incoraggiamento. Noi che· non siamo irredentisti, nel senso ordina:i:io e tradizionale della parola, non avremmo saputo biasi• mare le dimostrazioni promosse e fatte dai nostri studenti in questo momento, se esse si fossero mantenute entro certi limiti. Ma ii' facile entusiasmo dei giovani, una volta acceso, non seppe più frenarsi, e si trascese quasi dapertutto. Con ciò non si migliorarono le sorti degli italiani irredenti e si aumentarono 1~ diffidenze che in Austria si nutrono contro l'Italia che si crede desiosa e preparata ad una guerra. Una g·uerra non la vogliamo con chicchessia, e meno ancora coll'Austria - salvo che non vi fossimo costretti dal diritto supremo della difesa contro una aggressione. Detestiamo una guerra perchè siamo impreparati, e potrebbe riuscirci fatale; la detestiamo perchè anche nel caso problematico della vittoria servirebbe a dar lustro . al militarismo ed alla Dinastia, che per non dubbi segni vi anela. Non sappiamo perciò comprendere l'irredentismo della parte più avanzata della Camera, che si pone nella più manifesta contraddizione invocando di continuo - con ragione - la riduzione delle spese militari ed esaltando una politica che a scadenza breve ci condurrebbe alla guerra coll'Austria. Le stesse sprezzanti parole, che si stampano al di là dell'Isonzo, e che furono lette alla Camera dall'on. Barzilai, testimoniano della impressione che destarono in Austria le manifestazioni irredentiste. In ogni modo, se per Trento e Trieste vogliamo andare incontro ad estr-emi eventi, mostriamoci seri e coscienti dèlla proporzione tra i mezzi e il :fine: stringiamoci attorno ai ministri militari, e anzichè lesinare qualche milione accordiamone loro un paio di centinaia. Volere la guerra senza volere accordare i mezzi per prepararla è cosa non solamente buffa, ma oltremodo pericolosa, disonesta ed antipatriottica. M.a ·ad attenuare le responsabilità degli studenti e degli irredentisti della Estrema, a giustificarne la condotta è riuscito il governo con una repressione selvag- ~ia, bestiale e sistematica. E il grave è questo: le violenze, le brutalità, se materialmente sono imputabili alla sbirraglia - carabinieri compresi - ineducata ed avida di sangue, moralmente risalgono al _Ministero del1' Interno, che pur conoscendo quali bassi elementi ha a sua disposizione, ha dato ordini espliciti di reprimere senza miserico1;dia. Così gli eccessi spiegabilissimi dei "' giovani sono stati sorpassati, più che compensati, da quelli della polizia che col suo brutale intervento spesso ha provocato essa stessa le dimostrazioni, che voleva impedire. · Noi non abbiamo esitato a difendere l'on. Giolitti in occasioni gravi e dolorose anche contro i nostri migliori amici; ma questa volta ci crediamo nel dovere di biasimarlo nel modo più esplicito. Egli ebbe la v1s1one giusta clei pericoli del movimento irredentista, ma gli mancò assolutamente la misura e la percezione dei mezzi più adatti e più legittimi per esplicare una sana . azione preventiva ed anche repressiva. Le sue istruzioni eseguite dalla polizia italiana ci hanno ricondotto ai peggiori tempi che si ·ricordino in fatto di provoca• zioni e di repressioni poliziesche. ... Viva 'l'eso? - Il pudore eccezionale di cui ha fatto mostra la Camera dei Deputati, quasi a secondare la iniziativa della tribuna della stampa, quando il nuovo deputato vicentino è venuto a prestare giuramento, ci strappa dal fondo dell'animo il grido di: Viva TesoI Noi teniamo in altissimo onore il carattere; noi disprezziamo i Girella; noi vorremmo che in Parlamento sedessero uomini di cui non fossero mai sospettabili non sincere le convinzioni; 1ioi odiamo maggior~ente la menzogna e l'ipocrisia, e sopratutto quella ri:l.enzo• gna e quella ipocrisia che si mettono innanzi per faré cosa gradita ai superiori del momento. Ora, francamente, in una Camera è in una tribuna della stampa, in cui si contano a centinaia gl'individui che ieri - proprio ieri - 'innegiiavano alla forca sotto Pelloux, e ché collo stesso entusia~o e colla stessa sincerità oggi inneggiano alla libertà sotto Zanardelli, le manifestazioni· sgarbate e abbastanza vili contro Teso, che per afferrare la medaglia di S. Venanzio ha sacrificato le proprie convinzioni sul divorzio, ci sono sembrate tale smaccata_ apologia della menzogna politica e della ipocrisia elevata all'ennesima potenza, che ci sentiamo nel dovere di protestare gridando: Viva Teso! Un insegnamento dalla crisi n1unicipale a Bologna. - Noi non vogliamo soffermarci neppure un istante a considerare se, nella controversia, abbia_ avuto ragione il Marescalchi dimettendosi, piuttosto che ab~ bandonare il suo progetto di ritorno alla cinta murata, o la Giunta municipale di Bologna e il Consiglio con lei, a non cedere alle pressioni dei suburbani e mantenere, pur correggendola, la cinta allargata, istituita dalla precedente amministrazione, moderata. In fondo è una questione locale, interessa soltanto i cittadini di Bologna e del suburbio, e noi poco avremo da dire in proposito. Ne parliamo perchè ci offre il destro di fare una osservazione, che calza a proposito, su tutto l' andamento della nostra vita politica. Si suole promettère troppo e con troppa facilità. Quando il governo, o un partito ha bisogno del favore popolare, o dei voti, non si misurano le possibilità del concedere; ma si ascoltano i desiderii, si subiscono le pressioni, ci si lascia pigliare la mano dalla generosità e dall'entusiasmo e le promesse fioccano, :fitte come la. neve in Gennaio. Quando poi arriva il momento di mantenere, allora sorgono le difficoltà e ci si ricorda -- troppo volentieri - del vecchio scettico proverbio, magnificato da Machiavelli: - Promettere e mantener è villania. - Ora questo è uno dei tarli maggiori che rodono la nostra vita it:1liana. Il fatto non dipende soltanto dalla nostra volontà e lo accenniamo appunto perchè pensiamo che con tutta la nostra maggiore volontà, con tutte le nostre forze noi dobbiamo cercare di correggercene. Noi siamo un popolo che vive molto di grida e di atti impulsivi. Sovente quello che è soltanto nostro de• siderio, ci sembra realtà. Ci sembra facile e facilmente attuabile tutto q aello che ci pare giusto e buono; noi non siamo abituati, e non riusciamo a.d abituarci a con-

284 RIVISTA POPOLARE Di POLJTJCA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI tare prima di spendere; così arriva che qualche volta vogliamo èomprare più di quello che i mezzi ci permettono; allora, nella vita privata, facciamo a chiodo per finire a far fallita, nella vita pubblica facciamo dei guai e ci troviamo di fronte a delusioni amare per noi e per quelli che credettero nelle nostre promesse. Noi siamo un popolo giovine non solo nella costituzione politica e bambino nelle consuetudini della vita pubblica, ma anche nella pratica dei fatti e degli affari; noi tanto vecchi nella storia dei popoli! Ora bisogna persuaderci che procedere di questo passo non si può. Vendere la pelle dell'orso, prima d'averlo ammazzato, è da cattivi cacciatori. · Infatti tutti i giorni noi proviamo la dura esperienza di questa verità; il guaio maggiore è che non ci impariamo nulla, proprio nulla. E se il troppo promettere fruttasse almeno qualche bene, .forse non sarebbe poi un affare tanto grave quanto è realmente; il guaio è che il promettere tanto ci impedisce anche di fare il poco. Quanto tempo è che il governo italiano promette mari e monti al Mezzogi_orno? Che cosa ha mantenuto, ha potuto mantenere il governo? Nulla. Il governo dell'on. Zanardelli aveva promesso gli sgravi; il Ministro del 'l'esoro è venuto a dire, con la logica invincibile di chi mostra le tasche vuote, che non c'è mezzo di spendere quanto il governo, per bocca della sua commissione, ha promesso e vorrebbe. Pal governo scendendo ai Comuni, la tendenza è la ste~sa. E il comune di Bologna ·ne offre l'esempio lu- , minoso. .. Nel programma dei partiti popolari - programma della nuova amministrazione municipale - il ritorno alla vecchia cinta non era inscritto; ma lo si era promesso, così, largheggiando, come un soprapp'iù; come , la buona misura su tutto il resto. Soltanto quando si è arrivati al quibus, ci si è accorti che la buona misura importava una diminuizione di 300.000 lire su gli introiti, e. il bilancio - la solita inesorabile logica - non consentiva tale diminuizione; e allora'? Allora dimissioni, _manifestazioni, malcontento; ma la promessa non sarà e non può essere mantenuta. Noi dunque diciamo che sarebbe bene che in tutti - e più di tutti nei nostri uomini politici - entrasse il convincimento di non .promettere mai più di ciò che si può assolutamente mantenere; di promettere, magari, un po' meno di quello che si può fare. Le nostre finanze la nostra politica, la nostra vita pubblica ed anche il nostro carattere nazionale se ne avvantaggerebbero assai, e sarebbe una bellissima cosa. ¾- Il protezionismo di Chamberlain e le Trades Unions inglesi. - Il governo di Chamberlain e Balfour sembra essersi dato la missione di romperla decisamente con tutte le tradizioni e le istituzioni che hanno fatto, nel passato, la potenza e la prosperità dell'Inghilterra. E naturu.lmente, solleva contro di sè le repugnanze e le resistenze di tutto il paese, indistintamente. Nel ministero stesso le opinioni dei ministri sono divise ed ha fatto sensazione il Ritchie il quale ha pronunziato una violenta requisitoria contro il Zollverein imperiale ch'è l'ideale di Chamberlain. Gli Inglesi non sono facili ad abbandonare le loro tradizioni, tanto più quando da queste una certa somma di benessere è risultata per il popolo. Ora non si può negare che il sistema liberista ha giovato enormemente allo sviluppo economico e politico dell'Inghilterra per le s_uc speciali condizioni industriali, come fu quì. stesso dimostrato, e se può darsi_che quel sistema non risponda più nell':wvenire ai bisogni ed alle necessità clelln. lotta nella concorrenza industriale, è certo però che gli svantaggi del Protezionismo si fanno sentire molto più duramente eù immediatamente degli incovenienti e dei danni che il Liberismo porta seco; perc10 Chamberlain e Balfour v~dono oggi l'Inghilterra schi<:lrata contro di se. Il pallido coltivato re delle orchidee non è più J oc il beniamino, il popolo gli ritira il suo favore e si prepara a resistere alla volontà dell'uomo che gli si presenta come l'affamato, re. Le voci di crisi di gabinetto sono insussistenti, i ministri non vanno d' accordo su q .iesta questione dei dazi, m~ ciò non vuol dire che il ministero de bba cadere. Chamberlain si rintascherà il progetto protezionista, pronto ad aspettare . un.a occasione più favorevole; l'inverno prossimo probabilmente. Chi gli darà parecchio da pensare sono invece le Trades-Unions. Queste grandi associazioni operaie, ricchissime e potentissime, s' erano fin' ora mantenate estranee alla politica. Grandi organismi economici, non avevano preso parte, come corpi organizzati, alle lotte politiche altro che q nando erano in discussione ed in gioco interessi di mestiere o questioni riguardanti esse direttamente. Ma ora una profonda modificazione si fa in. loro. La decisione nel caso dello sciopero del '11a:ff Vale, e il processo vinto da Lord Pennrhyn contro i suoi operai mettono le Trade-Unions 11ella necessità di uscire dal loro riserbo in fatto di politica e di schierarsi in battaglia per la difesa del diritto di sciopero ora seriamente minacciato. Fin'ora esse non furono ne Conservatrici, ne Liberali; ora sembrono voler accettare l'idea lanciata da alcuni radicali e costituire il partito operaio politico, Stead lo chiama il Nuovo partito, che dovrebbe - senza essere socialista - fare contro i capitalisti ed il governo la lotta di classe. Se il governo, non avesse acuita la questione con la proposta dei dazi su i generi di prima necessità, probabilmente il nuovo atteggiamento CLlile '1. 1rade-Unions sono obbligate per la difesa dei loro diritti ne avrebbe spezzata la compagine; alcune si sarebbero date al socialismo; altre moltissime, al Partito Operaio indipendente (I. L. P.); le più avrebbero contribuito a rafforzare il languente partito liberale: la loro unità d'azione sarebbe stata spezzata e sarebbero diventate una quantità trascurabile. Invece è il governo stesso che si dà la cura di tenerle strette; che offre loro la ragione di serrare i ranghi e levarglisi dinanzi cçime un sol uomo. E lo fa con la minaccia di un ritorno al protezionismo. Per ora, infatti, non si tratta che di una minaccia, poichè la enorme maggioranza ottenuta dalla proposta di abolizione del piccolo dazio fiscale prova che non è ancora suonata l'ora. Ma forse verrà. · -'fk- . La tragedia di Belgrado. - Le stragi feroci· del buio Medio-Evo si sono ripetute, proprio ora, nel nostro XX sécolo che s'annunziava come saturo di civiltà. I pretoriani Serbi hanno risuscitato la Roma Imperiale e Bisanzio. Con questo in peggio, che gli antichi mal• fattori cercavano scuse al delitto di sangue, nei delitti di sangue commessi dagli uccisi; i moderni invece adducono la ragione di stato, una questione di etichetta, e tutti, tanto gli assassini che agirono quanto quelli che dell'omicidio furono consapevoli e lo vollero, si lavano allegramente le mani e, con un bel gesto eroico, chiamano un combattimentol'n.ggressione e l'assassinio di ..

RIVISTA POPOL4.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 285 una donna seminuda e merme, d'una fanciulla di diciotto anni che inginocchiata dimandava misericordia, di due giovani arrestati e fucilati ipso fatto nel ouore della notte, - e con un sorriso charmant, liberalissimo si assolvono. Eh ! perdio no ! Futuro re, amico delle case reali d'Italia, d'Austria e di Russia, amico di tutti, e anche del sovrano dei regni della morte ; ministri, colonnelli, soldati, bravacci degni d'essere stati al .servizio di Cesare Borgia, canaglia vile che di notte, come i ladri, sorprende nel sonno il nemico e lo trucida, quaranta contro uno, e uccide la donna, e non con- . teuta, ne strazia, ne oltraggia con la sciabola le carni, ah! no, brava gente da forca, la macchia di sai:igue bratta la faccia di tutti, e non si lava. L'Europa può nella sua vecchia accidiosa vigliaccheria rimanere impassibile dinanzi alla strage, e la stampa diplomatica assicura che d'ora in avanti il popolo sarà meglio governato; noi sappiamo 1n. ragione vera, la ragione reale dell'odio che volle, per sbramarsi, il sangue di 157 vittime, dai camerieri del Konack al re di Serbia, dall'imperioso ministro Zinzar Markovich a Draga Maschin la borghese regina. I cortigiani odiavano i reali perchè essi avevano ridotto i favori, le paghe e le prebende dei giullai·i di corte. Di quì la porta aperta da quei medesimi ché dovevano tenerla chiusa, di quì il silenzio su la congiura, di q uì l'atteggiamento vile dei rappresentanti del re di Serbia presso le nazioni Europee : tutto per una questione di aumento di paga! E si è parlato di anarchici! Ma gli anarchici agiscono, uccidono guidati dal massimo disinte·resse ; non bisogna disonorarli mettendoli a paragone di questi ufficiali che per un soldo o cento soldi di più. al giorno si sono fatti assassini; altrimenti anche Varsalona diventa onesto. Se gli riesce di farsi re della Sila diventa una. persona per bene anche lui, dal sorriso charmant? Noi sappiamo anche noi la storia delle querimonie,delle indignazioni, delle ire dei cortigiani del Sovrano PARAGF.~ÒMENOS APALÒ~ perchè ridusse lé paghe e le prebende pagate dal suo predecessore e le troviamo spregevoli, come consideriamo spregevoli le proteste dei fannulloni della corte serba; non avremmo mai pensato però che quei fannulloni compirebbero, per l'interesse, la strage. I cortigiani sono rimasti, attraverso i secoli, dall'antichissimo tempo, immutati. Alessandro Obrenovic e sua moglie non erano interessanti, erano anche spregevoli sotto molti aspetti; i loro ministri non erano i migliori governanti che si potessero trovare, ma non valgono nulla più~ di loro gli autori e i complici del misfa~to, i liberali. assassini che si att~ggiano a eroi, i liberali manutengoh dal sorriso charmant, e meno di tutti vale la stomachevole diplomazia Europea, che non trova una parola, nè un gesto, per far sa pere che le mani imbrattate di sangue non si stringono, e non son degne di-firmare protocolli ove si parla del popolo ed in nome del popolo ; anche se chi gli detta raccoglie nel sangue col suo più charmant sorriso una corona di re. t. Intolleranza politica e scientifica in Ungheria. - Le classi dirigenti ungheresi che furono tanto :fiere e perseveranti nella difesa della loro nazionalità hanno dato triste spettacolo di sè, avuto il potere, colla persecuzione delle altre razze soggette p,l Regno di Santo Stefano - i Rumeni .della 'l'ransilvania, gl'Italiani di Fiume, gli Slavi di Croazia, gli Ebrei di ogni parte - e ne dànno una peggiore colla intolleranza quasi sistematica contro ogni idea politica, sociale e scientifica nuova. L'ultimo episodio è quello della facoltà giuridicaldella Università di N agyvarad, che ha proposto l'espulsione del Prof. Somlò, im;egnante di sociologia nella stessa Università, perchè socialista. Il pretesto è quello solito dei reazionari più volgari: egli avvelena le anime dei_ giovani coi suoi insegnamenti. La società di sociologia di Budapest, giustamente ha pensato di protestare contro tale settaria intolleranza, e per rendere più solenne la protesta ha domandato una manifestazione di solidarietà dai più eminenti pubblicisti di Europa. Fu chiesta anche quella del nostro Direttore, che fu mandata. , Noi ci auguriamo che in Ungheria la lib~rtà di opinione e d'insegnamento sia completa e rispettata sempre, come si conviene a uno Stato civile e che ha tante nobili tradizioni da custodire. NOI IL LIBERI.SMOAGRARIO (L'eselllpio dell'Inghilterra) (1) Pochi giorni or sono sul liberismo ag1·ario e sull'esempio dell'Inghilterra ebbi a leggere proprio contemporaneamente un breve articolo a me, so- ~tanzial mente de<licato ed una lettera a me indi- , rizzata. Ebbi. un senso di stupore dalla lettura del primo, ma largamente compensato dal compiacimento che mi procurò la seconda. Nel breve articoletto: Per il liberismo agrario si parla con entusiasmo di una pubblicazione francese di· un certo Dulac sulle condizioni dell'agricoltura inglese. Il succo dello scritto è nel seguente brano:cc11Dulac nel suo lavoro mette in luce i prodigiosi progressi della agricoltura inglese che dalla libertà degli scambi ha tratto vigore e lena per. potere introdurre l'industrialismo, il macchinismo, nella coltura nazionale ..Le crisi, dalle quali è stata .contrassegnata la storia della P,roprietà fondiaria inglese, si devono appunto al fatto fatale del crollo di quelle forme di coltivazione che si venivano addimostrando in condizione d'inferiorità di fronte alla concorrenza estera. Il Dulac fa un pararello assai efficace tra la produttività francese e la 'inglese: mostrando come il sistema' meliniano protezionista ne sia venuto corrodendo le energie: Napoleone Colajanni volle, con l'autorità del suo nome, combattere la tesi dei socialisti per l' abolizione del dazio sui cereali. E il suo cavallo di battaglia fu l'eseinpio inglese. Coloro che volessero • (1) Scrissi questo articolo nei primi giorni di Maggio ; ma le esigenze ctella RitJista ne hanno ritardato sinora la pubblicazione. Rivedendo adesso (10 Giugno) le bozze devo dichiarare che ho appreso essere stato il Dulac · Juu~amente in Inghilterra. Ciò ~on m\nduce, però, a modificare il giudizio sul suo conto. Lo scritto suo è intitolato: Agriculture et librc-echangc dans le Ro. !laume-Uni.

\ t"" - .,286 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCI AU p~rsuadersi delle infondate preoccupazioni del Se il consentimento pieno ed intero di uno scrit- . · deputato repubblicano potrebbero consultare util- tore inglese con ciò che ha detto un'altro scrittore mente ,,;i Dulac. > straniero su di una data questione costituisce un 1 A lettura finita mi domandai chi potesse essere trionfo, certamente a me, come mi scrisse il Luz1 1 questo signor Dulac, che ·dalla Francia, forsè per zatti, non si può negarlo. E perchè non si creda procurarsi il gusto cli dare una stoccata al Meline, che io ci abbia messo molto d el mio per meritarlo, osava smentire ciò che risulta lampante da parec- avvertirò che in verità me lo sarei guadagnato chie inchieste ufficiali • delle quali una parla- con ben poca fat ica: col riassumere pochi dat_i ufmentare celebre - e da inchieste non meno ficiali e poche osservazioni di scrittori eminenti celebri fatte per conto di giornali di diverso par- ,,.,della stessa Ingh ilterra, senza. il permesso del 1 tito, e tra i più ~utorevoli: il Times e il Daily- sig. Dulac. News - Ho dovuto concludere che il Dulac de- Se volessi scrivere una serie di articoli come v'essere un romanziere che avrà voluto scrivere quelli pubblicati nel 1900 e 1901 non avrei che il suo: Parigi in ln{lhilterra per fare .il pendant da spigola:re nei due eleganti volumi dell'Haggard. al Parigi in America di E. Laboulaye. Il Dulac, Il quale non solo si allarma - come fanno probabilmente, non ha posto piede al di là della molti oramai - del pericolo che correrebbe l'InManica,. e se ce l'ha posto si sarà limitato, nello ghilterra di venire affamata nel caso di guerra; studio della sua agricoltura, alla visita in biciclet- non solo docume nta irrefragabilmente la enorme tao in automobile di qualche villa elegante in cui diminuizione del reddito è del profitto; ma ramsi produce nelle stufe quell'uva di cui parla Kro- menta anche che lo scoraggiamento in taluni punti potkine. Mi sorpresi., quindi, come di fronte alla è tale che la terra d'Inghilterra viene abbando- larga e non contestata documentazione del mio nata ed as_sume l'aspetto dei velts dell'Africa I (1) libro: Per la economia nazionale e pel dazio sul Rinunziando alla rilevazione di tante r,ose integrano, ci possa essere chi mi rinvia alla pubbli- ressanti, e specialmente delle disastrose conse- cazione francese per convertirmi. guenze della migrazione dalle campagne verso le Ma nella lettera, dissi, trovai il larghissimo città, in cui scorge - in una a tanti demografi e compenso. La lettera è dell'on. Luigi Luzzatti, la sociologi: special mente a Charles Booth - un pecui dottrina e competenza vale certo .. quella del ricol•> grave di degenerazione della razza: a fare Dulac, e che veniva dal riscuotere applausi fra- intendere quello che valga l'esempio inglese, rigorosi e unanimi nella difesa del liberismo agra- porto, quasi integ ralmente, alcune parti delle conrio fatta contro tedeschi e ungheresi nel congresso elusioni dell' Haggard. ,di agricoltura. Il momento psicologico, quindi; era ' :idattatissimo per vederlo schierare tra i miei av- .,,versari. L'illustre eéonomista,invece, segnalavami la con- -· venienza di leggere un'opera recente sull'agricol- ·~.tura inglese perchè questa, egli dicevami, costitui- ·sce il mio più completo trionfo e per la dimostrazione della crisi agraria inglese e per le conclusioni cui perveniva - perfettamente identiche ·alle mie. (1) ,· L'opera in discorso è quella del Rider Haggard .'sull'Inghilterra rurale (2) che qualche sfacciato giornalista italiano ha osato far passare come un inno .al liberismo. Com'era mio interesse e dovere lessi subito i due volumi dell'Haggard, che li ha scritti dopo· . avere visitato punto per punto le ventidue principali contee agricole inglesi osservanòo tutto coi propri occhi, interrogando tutti gli interessati - proprietari, fittaiuoli, lavoratori --, consultando i più competenti tra i quali il Tlich, che nella sua opera: Notes on the position of · the Land and Agricolture, ritiene perdu·to il capitale impiegato nell'agricoltura. (1) Il Luzzatti dopo di averm~ne scritto privatamente ha pub- • blicllto nel Corriere della Sera nn articolo il cui titolo 1010 - Il destino tragico della più.fiorente agricoltura - rm6 servire di risposta ai romanzieri agrari di Francia e d'Italia. (2) Rural England. - Being an account of agricoltura! and social researches carried,out in the years il 901 et rno2, by H. Rider }laggard, 2 yolqmi, Editori; Longman11, Green and C.o London. * • * L'impressione, egli dice, che ha lasciato nella mia mente il viaggio nelle Contee agricole è: che l'agricoltura inglese sembra dover combattere co'l}tro la potenza di Dio (ago.ìnst the mills of Good). Di verse circostanze ne minacciano la rovina, benchè attualmente essa non sia del tutto rovinata. Tra queste circostanze la principale è la sfrenata concorrenza straniera. Le sostanze alimentari vengono prodotte a più buon mercato nei paesi stranieri che nella Gran Brettagna, e, a causa delle tariffe di favore accorda te dalle Compagnie ferroviarie ai prodotti importati, spesso possono essere date nei nostri mercati a più basso prezzo di trasporto che nell'ordinario. Se questa .concorrenza dovesse di venire più acuta, non sarebbe più possibile di produrre:cerealHe carne in Inghilterra. Si deve prendere qualche provvedimento~ Gl'intransigen ti rispondono: No. Essi credono che i paesi stranieri finiranno col consumare i propri prodotti. Vorrei sperare che essi abbiano (1) In moltefarms del Suffolk, tra il 1875 e il 1902 Ja diminuizione del reddito va dal 25 al 60 010; in un possedimento nell'East-Anglian di 15000 acri con un reddito totale di circa 10000 sterline la coltura fu in perdita negli ultimi anni; nel Norfolk una fa1·m di 170 acri dava 305 sterline di profitto nel 1878 e 57 st. nel 1900, benchè il fitto fosse disceso da 450 a 320 st. I Rettori delle Università di Cambridge e di Oxford vedollo rliminuire il reddito delle terre che servo~o per ma.p.tenere alcuni collegi ed alcuni insegnamenti.

I • . RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. lETTÈRÉ k SCIENZE $OCIALJ ragione; ma anche supponendo che gli Stati Uniti abbiano raggiunto il massimo della loro esportazione, i fatti dicono che il pericolo verrà da altre parti. Si sa che la produzione agricola del Sud-America è appena ora cominciata e che la Nuova Zelanda non è che al ~uo inì7.io per la esportazione dei montoni. Inoltre, noi abbiamo da fare •con un nuovo concorrente in Rus~ia, che si è impegnata a sviluppare le rlsorse della vasta pianura Siberiana. Sembra probabile che, come si p~rfezionano le comunicazioni e le macchine di ogni genere, le navi porteranno i prodotti con maggiore sicurezza e rapidità ed a minor prezzo che al giorno d'oggi. Si ricordi che l'estero non ha c!te un solo merprezzi ed alla mancanza del lavoro, si può pre• vedere che nella maggior parte dei distretti l'agricoltura inglese sia una industria in fallimento, quantunque oggi nell'assenza di una grande guerra.- e di un grande bisogno, quegto graduale fallimento non sembri che agisca male sulla prosperità generale della nazione. Ma io penso che questo abbandono della campagna non sia benefico nè per la mente nè pel corpo ~ . ... « Cinquant'anni or sono Sir James Caird seri veva: « Noi sentiamo di poter parlare con fiducia « e pieni di speranza nel futuro... Noi poniamo « termine alla nostra opera colla ferma persua- « sione che, quantunque vi siano delle eccezioni, e la terra d'Inghilterra, colla mutua cooperazione, cato per i suoi prodotti super/fui: le isole britanniche. Gli altri paesi li sottopongono a dazi doganali,> Comandato a soffiare nel fuoco. · .i coll'energia e colla capa- « cità possa sufficiente men- « te adattarsi al' cambia- « mento che nei suoi straor- « dinari effetti sul benessere « di tutte le classi della co- « inunità, tosto o tardi, ci « darà buoni frutti> ..•. « È prudente il guardare in faccia àlla posizione com'essa è, ed a trattarla con ciò che vediamo e conosciamo. Per la concorrenza estera, perciò, non c'è che un -rimedio noto - adoperato dar tutto· il resto del monf/;o:- la protezione. « Ma sulla protezione elevo ' ripetere - ciò che ho soste- . . . ~- ~l)tJ; ' ·, ~ !~1/4 / ' ~f L~~~ j(/j -"'---~.,,,//1, 'J#¼01UU.JrJJ\ ~~KO\ J. Au5~ 1 :~ I ~j 4 ~~~ifll~L -~ttU~\KNUJli-;:=•·/i ~ . I I\JJ~ « Il cambiamento cui al1 ude con quelle parole è quello dalla protezione al libero scambio, di cui credo • che Caird fosse un sostenitore. Ma non così spesso una profezia ~ stata più com- · pletamente confutata dai fatti inesorabili quanto questa del Caird; si deve almeno dire che dei buoni frutti, che tosto o tardi dovevano dare il cambiamento, non si ve<lono ancora i segni ùel1' ~rri vo nel 1902. Quale che possa essere stata l'azione nuto anche io - credo che essa sia una chimera, an"he una impossibilità nella Gran Brettagna, quale essa è ora, e che il piccolo dazio posto di recente a scopo fiscale sul grano e sulia farina, sia l'ultimo esperimento che potrà esser fatto in tale senso da ogni governo inglese per molti anni nel_; l'avvenire. Questo dazio, de--: v'essere ricordato, venne im- - Al temp de Crìspi, contra di f'rances; del libero scambio sulla naAdess contra i todesch ! Oh che paes ! zione in generale è certo che (Uomo çf,i pietra di Milaµo). esso ha condotto la terra e l'agricoltura d'Inghilterra posto non per aiutare l'agricoltura per tale scopo sarebb·e stato insufficiente - ma per portare denaro nelle casse dello Stato. Ciò che possiamo sperare nel futuro non lo sappiamo. Possibilmente dopo qualche disastro nazionale, troppo terribile a contemplare, una generazione avvilita ed affamata può volgersi alla protezione per salvarsi~ ma questa non è l'ora; e noi speriamo che qu~st'ora non venga mai. -. e La protezione oggi sarebl;>e impossibile. Gl'inglesi non vogliono saperne di pagare più care le sostanze alimentari. Il tentarla potrebbe condurre alla guerra civile. (( La:massa della nostra popolazione vive dell'in- " dustria e per l'industria. Essa non conosce la ~ampagna e nulla sa delle grandi questioni che riguardano la sua prosperità o la sua rovina>. ... e Guardando principalmente al ribasso dei assai vicino all'orlo della rovina •· · Non dimentica l'Haggard, infine, di rilevare che la prosperità dell'Inghilterra potrà continuare a durare col libero scambio sino a . quando essa avrà il primato, il monopolio naturale nelle industrie. Ma già sul mercato mondiale si presentano vari periçol0si concorrenti - per ora gli Stati Uniti e la Germania e un poco il Giappone; - e quando il monopolio sarà perduto se prov- , vedimenti opportuni non interverranno l'Inghilterra finirà come i Fenici e come Roma >. · Il pericolo non è intravvisto soltanto dall'Haggard, ma è intuito dalle masse che in quel pericolo trovano la giustificazione dell'Imperialismo.· Un commento opportuno alla situàzione ed alle preoccupazioni che desta per lo avvenire non re moto si ha, infine, nelfo squillo di tromba in favore del protezionismo che Chamberlain ha fa~to *

I . 288 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LBTTERB '6 SCIIINZR SOCIALl sentire da Birmingham; che ha ripetuto nella Camera dei Comuni eù è stato rinforzato dalla voce di Balfour con grave scandalo dei liberisti ingle'si. ... L•ultima discussione per l'abolizione del dazio sul grano prova che. le idee protezio- !liste in Inghilterra hanno fatto tanta strada, · quanta sembrava impossibile che_ ne potessero percorrere. E conchiude: l'esempio dell'Inghilterra, per le nazioni che non si trovano nelle sue condizioni industriali, costituisce l'ammonimento più severo e più convincente contro il liberismo agrario. Dott. NAPOLEONE COLAJANNl. Deputato al Parlamento . · (1) Cont.ro il liberismo si sono levati in Inghilterra : Ernest lìdwin Williams ( The. Case /or Protection. London Gran Ri- _chards 1899) e Guilford L. Molesworth (Our Etnpire under Protection and Free Trade. \Vard, Lock et C. London 1902), Avr6 agio forse di ritornare su di essi. lnc~icsta re leol~c~icsta ~arlamcntarc ? 7, • • Qualche socialista fanatico o di mala fede non potè mandare giù l'articolo sereno ed obbiettivo della Rivista, in cui si misero a posto certi erro nei confronti - tra la denunzia degli scandali della Banca Romana e le accuse contro l'on. Bettolo. Per costoro abbiamo una risposta spiccia e convincente. Quale obbligo morale o politica avevamo noi di fare l'apoteosi dell'accusatore del Ministro della Marina, se il gruppo parlamentare socialista aveva declinato ogni solidarietà col _formulatore delle accuse, e si era limitato a caldeggiare. soltanto l'Inchiesta, come av~vamo fatto noi1 E l'articolo del compagno Turati non era forse più severo del nostro 1 Ma lasciamo da parte tutte queste considerazioni retrospettive e veniamo al momento attuale. ·Mentre scriviamo non è avvenuto il voto della Camera sulla domanda d' Inéhiesta sul Ministero della Marina, avanzata dagli on. Franchetti e Fracassi, separatamente; ma dall'attitudine del governo, deciso a porre la quistione di fid1;1cia,s~ può prevedere ch'essa verrà respinta da una qualsiasi maggioranza - a meno çhe non si ricostituisca completamente la falange ·sonniniana e la destra non le si unisca. In questo caso il governo potre.bbe essere battuto. E meriterebbe di esserlo. · Tolto all'Inchiesta ogni carattere personale, avrebbe dovuto essere accettata dal Ministero, se davvero gli sta a cuore il buon nome dell'amministrazione della Marina e la cosa pubblica. Quale t non sarà. la sua responsabilità se domani, in una guerr,a qualsiasi, i nostri ordinam·enti marittimi si rivelassero deficienti e tarlati e ci conducessero ad un nuovo disastro come quello di Lissa 1 Il governo ha fatto conoscere l'intenzione di voler nominare esso· una Commissione d'Inchiesta per Decreto Reale. Ma con c1uesta /ìchelle si potranno acchiappare alcune decine di voti di pusilli senza eltminare gl' inconvenienti del voto parlamentare contrario a11'inchiesta. Delle due l'una: o la Commissione Reale farà sul serio e i risultati non dovreboero differire da queÌli di una Commissione parlamentare; o non vorrà ricercare la verità sino in fondo, e riuscirà una indegna mistificazione, intesa ad ingannare il Parlamento e il Paese. C'è di più. La Commissione Reale potrà. mettersi all'opera con tutte le migliori intenzioni del mondo e venir meno al proprio compito per cause estrinseche ad essa stessa. Una Commissione Reale non ha i poteri di una Commissione d'Inchiesta parlamentare; i privati ed anche alcuni rappresentanti di enti, che privati rigorosamente non si possono considerarare, possono benissimo rifiutarsi di rispondere alle domande della Commissione Reale e negare la presentazione dei documenti richiesti. Ciò che non potrebbero fare di fronte ad una Commissione parlamentare nominata per legge. 11 Comitato dei sette, sorto in seguifo al voto della proposta Guicciardini nel 1893 era composto di sette draghi, come li chiamò Bovio che ne faceva parte, era deciso a scovare la verità anche in fondo ad un pozzo. Ma siccome essa non era una Commissione d'Inchiesta parlamentare, la sua energia e la sua buona volontà s' infranse di fronte al rifiuto del Comm. Grillo cli rispondere ad alcune domande e di presentar alcuni libri della Banca Nazionale. Alla Commissione Reale si risponde se si vuote; alla Commiss.ione Parlamentare si deve rispondere. In un secondo stadio altri gravi inconve - nienti si presentano. Riconoscasi pure nel Gabinetto attuale tutta la intenzione di far conoscere la verità, tutta quanta la verità. Ma i gabinetti non sono eterni; al ministero Zanardelli ne ·potrà succedere un altro che seguirà criteri. diversi, e quando avrà in mano i risultati dell'Inchiesta Reale ne pubblicherà quella parte che gli sembrerà conveniente di pubblicare; e potrà an~he ingannare il paese pubblicando il falso. Ecco un caso concreto. Nel 1887 o 88 fu nominata una Commissione per fare una Inchiesta sulle condizioni degli Istituti di emissione. Il senatore Alvisi fece la relazione sulla Banca Romana nel 1889; ma il ministro dell'Agricoltura Miceli ne pubblicò un sunto assolutamente falso, che servì ad ingannare il Parlamento e il Paese. Ciò non può mai verificarsi con un Inchiesta Parlamentare superiore ai ministeri e padrona dei propri atti. Per la Marina occorre sopratutto l'Inchiesta, Parlamentare; essa sola può avere il diritto di costringere i funzionari a dire la verità, perchè la legge che la crea loro ne fa un obbligo, cui non possono venir meno, ed ottemperando al quale nes-

I /UVISTA POPOLARE DI POLITICA, LEITERE E SCIENZE SOCIALI 289 suno potrà accusarli di avere tradito i segreti di ufficio. Questa sola circostanza è sufficiente a dare la preferenza all'Inchiesta Parlamentare sull' Inchiesta Reale. Nel caso speciale aggiungiamo che le mezze rivelazioni del Corriere Mercantile di Genova, che per le sue tradizioni e per l'ambiente in cui vive deve sapere :111oltor,endono assolutamente necessaria l'Inchiesta. Le smentite dello Sbertoli, dell'on. Bettolo e dell'on. Raggio, e le stesse rettifiche dell'on. Afan di Rivera non servono che a mostrare quanto è imbrogliata la matassa. Contro Il Corriere Mercantile s'insinua che esso rappresenta un gruppo d'int~ressi industriali antagonistico a quello del trust siderurgico e che farebbe capo ~l famoso Perrone di crispina e poco pulita memoria. E che perciò 1 In via d'ipotesi - e il collega del Corriere Mèrcantile speriamo che all'ipotesi ~darà il suo giusto valore - si ammetta che le ultime mézze rivelazioni siano di origine impura, addirittura losca. Ma non è nota nel mondo dei crirµinali che i più grandi reati spesso vengono scoperti per le imprudenze e per le ·rivelazioni dei complici 1. · ·E queste rivelazioni dell'autorevole giornale genovese, che vive per lo appunto nel centro del mondo degli affari in discussione, sono venute. al- - l'indomani delle relazioni Randaccio, Franchetti e Arlotta; all'indomani delle dichiarazioni dello stesso Bettolo sulla potenza del Trust siderurgico che hanno gettato un'ombra cupa e sinistra su tutta l'amministrazione della Marina. Solamente una Inchiesta parlamentare potrà ficcare lo viso al fondo e commetteranno un grave errore il governo e la Camera se la respingeranno. Respinta oggi, però, la proposta risorgerà domani e finirà col prevalere (1 ). · LA RIVISTA POSTILLA-. Il voto di mercoledì fu quale si prevedeva: favorevole al governo e contrario alla Inchiesta: La maggioranza· di 39 voti senza e con-· tro l'Estrema sinistra, se mostra che il ministero può fare a meno di quest'ultima, insegna pure che la situazione, dati gli umori della Camera italiana e la scarsa fedeltà di certi baschibuzuck, rimane assai incerta. Il voto è stato apprezzato al giusto dall'on. Giolitti, che ha provocato la crisi ministeria1e, di cui ci occuperemo nel numero prossimo. D'onde la voce persistente che 'siamo alla vigilia delle elezioni generali. E noi prestiamo piena fede alla voce. Ma quale potrà e~sere la piattatorma che sceglierà il governo 1 Tutte le riforme in discussione - riforme giudiziarie, sgravi, divorzio - ci sembrano adatte ad assicurare la sconfitta del ministero attuale più o meno modificato. (1) L'on. Rispoli accennò alla Trinacria in un suo discorso recente. Se avesse guardato alle discussioni del 1894 avrebbe visto che la Trinacrict ha tutta una storia vergognosa di sperpero e di danaro speso pazzamente. • . E~111ond·Rostand Rastignac ha diritto a dire di essere il critico più autorevole e più influente d'Italia. Per il suo acre articolo mandato da Parigi, dove aveva assistito alla prova generale dell' Àiglon, sull'ultimo dramma del poeta francese, accadde non solo che l'Aiglon non potesse più trovar grazia appo i critici nostri, ma· perfino che tutta l'arte dell'autore dell' Aiglon_ ne sia rimasta diminuita e come screditata. Da due anni in qua gl'italiani competentissimi non parlano di Rostand senza qualche smorfietta e non no scrivano senza almeno qualche restrizione. Uno squisito poeta e critico sottile intitolò addirittura un suo articolo demolitorio : Questo Rostand ! Prima di continuare ho io bisogno, per p:i;evenire - (e chi sa che ancor ne sia in tempo) qualche sorriso, ho io bisogno di ripetere quanto mi capitò di rispondere al Belcredi, affermante di me in una conversazione cui partecipavano Vincenzo Morello e Luigi Lodi: - Egli lo traduce ma non lo ammira 1 Non ripeto. Ma sì che vorrei non aver tradotto un verso del Rostand per sentirmi ora la penna più sciolta. A ogni modo col ricordo di quella co~versazione mi sovviene delle belle proteste del Lodi e del. Morello, ribellatisi all' apprezzamento e tratti dal calore della polemica a citare a memoria molti più versi dell'Aiglon che io non avrei ricordato così d'improvviso. Il furbo lettore non troverà inopportu.ne e inutili queste citazioni di nomi e di giudizi. D'altra parte il diffondersi del discorso del visconte di Vogiié all'Accademia per il ricevimento del nuovo immortale gioverà non poco. Ah, no: certo: un poeta del quale il Vogiié parla con tanto entusiasmo non può essere solo un felice improvvisatore, un abile prestidigiatore di colpi .di scena e di giuochi di rima. L'ospitalità - lo sappiamo - ha i suoi doveri che' si traducono ordinariamente in qualche indulgenza allorchè non consentono le amplificazioni. Ma quanto non sarebb' egli stato gros~olano il critico illustre (il quale è invece non per solo il suo titolo nobiliare uno dei più aristocratici spi;riti di Francia) quanto non sarebbe egli stato grossolano il visconte di Vogiié se per indulgere o per amplificare si fosse lasciato andare a dire: « Due volte la Francia ha comunicato nel medesimo trasporto, sollevata sopra se stessa richiamata ai suoi migliori istinti da due anim'e furiosamente corneliane (Bornier e Rostand). E l'anima più sfrenata nel sublime non fu quella del poeta tragico: lo dico a onore del poeta comico che io costringerò a convenire nella mia opinione ? > Che ne sarebbe stato dell'aristocrazia del Visconte se per indulgenza o per amplificazione egli avess~ più oltre soggi_unto - a proposito della prima rappresent8:zione del Cyrano : « In pochi giorni voi diventaste re della scena, imperatore, messia, poeta nazionale e poco di poi poeta mondiale > r ·

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