t IUVI."TA POPOLAJll!, DI POLITJC.A. Ll!,'ITERB: E SCIENZE SOCIALI 273 idee d'oggi, e di morte e tediose reminiscenze cli quando (m,eminisse horret!) si sbadigliav,L i:u liceo; Marradi, col seguito d~lla Rapsodia garibaldina, (Firenze, Barbera) iu cui più che mai si sente il regio provveditore ag·li studi, e la materia magnifica non è scaldata dall'impeto epico che le si addice, e che c'è, per esempio, nella prosa dell'Abba e nel discorso del Cai·clucci; Pascoli, personalissimo, vario, sentito, pensoso, ma che nei suoi Canti di Castelvecchio ( cla Zanichelli, a Bologna) riesce, almeno al mio orecchio di naturalista ostinato, più che mai pieno di pose, di smorfie, di caricature stilistiche, tali da neutralizzar quasi sempre nell'animo mio la natural commozione ed ammirazione ·che vi susciterebbe la materia davvero lirica che lo inspira; e poi altri ed altri, men noti e men celebrati da compaesani ed a~ici, discepoli e imitatori... *** Ne citerò qualcheduno, di questi, lasciando diversi altri, sciatti e puerili del tutto, vuoti e banali, nell'ombra completa: ecco una colbnina di versi d'amore in dialetto, del giovane siciliano Vito Mercadante, " Spera di Suli ,, con molto e schietto colore locale; ecco tutta una storia lirica di tre passioni, tutta segnata di date e di pietre miliari, nel " Canzoniere ,, di Feliced'Onufrio, anche lui siciliano, e anche lui edito dal Sandron; ecco le rime dell' Arullani ( editore Streglio ), Ore d'ornbra e di luce rime casalinghe e modeste, tutte famiglia ed intimità; ecco tre canzoni Per un amore (ancora edit. Streglio) di Arturo Foà, che io intitolerei " I canti della rassegnazione ,,; ed ecco le pallide e romantiche Primavere del clesiclei·ioe dell'oblio, di CosimoGiorgeriContri ( editori i Lattes, di ':forino), ove la tecnica è ben superiore a quella di alcuno fi·a questi primi, ma il vecchio difetto del Giorgieri poeta, la leziosaggine, cresce di tanto, di quanto scema l'inspirazione; sicchè, concludendo, io trovo, fra tutti i men celebri che ho qui sott'occhio al momento, più alto e più forte e più meritevole d'essere letto, Piero DelfinoPesce, col suo Preliiclio che esce a 'J.1i·anidal Vecchi in molta bella ed austera edizione. Un saggio, dunque, di questi due ultimi: " 'l'l'Oppo tardi,, è un sonetto del Giorgieri: " Quando la giovinezza fu fiorita, dov'eri tu, sogno soave, allora? È tardi, ora. Il tramonto, vedi., indora la mia via: la mia. via quasi è compita. Vero è: talvolta un rossiguolo ancora mi canta in cuor; talvolta una fiorita esil mi cresce a l'orlo della vita: ma nè l'un segue, nè pit'.t l'altra odora. 'l'roppo tardi! E mi guardi: oh, con sì care pupille; ridi così dolce! Io amaramente, amaramente piango. Fu troppo lunga la tristezza: il fango troppo fu amaro. Or l'onda dell'oblio porti il mio cL1or,come una spoglia, al mare ,,. Udite, ora, "Sul Golgota,, di Delfino Pesce: " on lo fiaccò de' Farisei lo sdegno, non la viltà. di Erode e di Pilato, non di Pietro il mentir, non l'ostinato voler di Giuda, che sognava il regno. Fantasticando nel superbo iug·egno l'alta utopia che l'avea conquistato, tra la plebe, deriso e schiaffeggiato, fiero avanzò, sotto l'infame_ legno. Ma quando, giunto alla cruenta altura, vide in gramaglie le donne adorate, e i fidi dileguar per la paura, il dubbio entrò nell'animo del Forte; e, chinando le ciglia intemerate, - È vana, padre - mormorò - la morte ! " *** 'E torniamo :1lla prosa, che, salvo raL·e eccezioni, è quasi sempre, almeno da noi, cosa, piLL sostanziosa e più seria e più utile. Un eccellente libro di prosa, intanto, è .ll Plagio, edito dall'.E-Ioepli, di DomenicoGiuriati: grosso volume che rappresenta una generosa e coraggiosa campagna contro questa forma di disonestà intellettuale ohe sempre peggio si estende e s'app1l'ofondisce e corrompe la vita dell'arte; una campagna, al cui condottiero oçcorrevano molto sani tùtti e tre i visceri fondamentali del critico: il cuore, il cervello ed il fegato: questo, per dire di tutti e di tutto completa e spietata la verità, per quanti odt e rancori e reazioni potessero nascerne; quello, per giudicare con piena coscienza dov'è che il plagio inonesto comincia e finisce, e dove, al di qua e al di là, siano invece la coincidenza casuale, od il patrimonio comune, o l'assimilazione perfetta, la metamorfosi radicale, la nuova e personale creazione; quell'altro, per e~sere ben sicuro di fare un'opera spassionata e serena, puramente obbiettiva, in cui ogni parola sia dettata soltanto da spirito d'indeviabile sincerità, ed ogni rivelazione men lusinghi.era per Tizio o per Oajo sia spiattellata soltanto " per ver dire, non per odio d'altrui uè per disprezzo ,,. Occorreva, inoltre, per un lavoro di questa specie e di questa forza, l'opera unita d'un erudito, d'un critico d'arte, d'un giurisperito: per mettere insieme l'enorme massa dei materiali, e classificarla; per fare i confronti, e indagare il dove ed il come ed il quando e il perchè dell'usurpazione di materia o di forma; e per giudicare, infine, l'opera del cleptomane, del pirata, del truffatore, dell'assassino, del violatore di tombe, e magari del coprofago letterario, musicale o pittorico, anche dal punto di Yista del- codice penale com.une e delle sue positive sanzioni pecuniarie e civili. Ebbene: cuore, cervello e fegato, erudìzione paziente e sapiente, penetrazione ed intuito critico, senso e dottrina giuridica, sono profusi a piene mani in questo grosso volume, scritto, per giunta, con tanta vivezza di stile, con tanto garbata famigliarità di liuguaggi9, che sembra, leggendolo, di partecipare ad una animata ud elevata conversazione su interessantissime cose, e si arriva alla fine così poco stanchi, anzi .così vogliosi cli continuare, come si fosse letto non pilt ·che un opuscolo: mentre, se poi si ripensa la strada percorsa, si resta mer~vigliati e quasi un po' spaventati della materia enorme che s'è passata in rassegna: son dicci grandi capitoli, infatti, in cui c'è di tutto, e fra questo tutto, anche, naturalmente, quegli episodi recenti più clamorosi, e di cui le riviste, i giornali, i circoli, i salotti, le farmacie ... e qualche volta i tribunali, echeggiarono lungamente a memorja nostra: il caso D'Annunzio-'rhovez, il caso Rostand-Gross, il caso Barabino-~\forelli, il caso vVagner-Gounod, il .caso Masca• gni-Verga, il caso De Amicis-Gautier, il caso Lombroso Orépieu, il caso Serao-Schilizzi, il caso.... M~t basta, vero? Aggiungerò, piuttosto, che più che l'enumerazione e l'esposizione dei fatti, valgono le riflessioni morali e giuridiche su ciascuno, e la conclusione generale che ne vien fuori: cioè che in Italia si plagia assai, si pla• gia sfrontatamente, si plagia impunemente; che è n~- cessaria, contro questo andazzo indecoroso e criminale, l'istituzione d'una specie di polizia artistica, la quale assai bene potrebbe esercitarsi, non più nel campo puramente economico, ma anche in quello morale, dalla " ocietà Italiana dègli Autori ,, ; che infine, non solo chi scrive, ma anche chi legge e rispetta ea ama quello che legge, dovtebbe dare man forte a quest'opera buona: trovato e scoperto e accertato il furto evidente e fla-
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