272 RIVISTA POPOLARI! DI POLITICA, LETTERE ~ SCIENZE SOCIAU e coreografici, la scenografia ultra-romantica, le grotte, i chiostri, i castelli, le oscure navate, le piazze antiche a lume di luna, e infine i gironi infernali, con grande sciupìo di magnesio, bengala, fumo e lanterna magica. E non esagero: proprio questo, tutto questo, assai più di questo, riferiscono, entusiasmati o indignati secondo i gusti, ma pienamente concordi nei fatti, i giornali inglesi e francesi e italiani, i cui redattori hanno veduto ed udito di che si trattava: aggiungendq, che il pubblico -iuglese ha freneticamente applaudito questo spettacolo da manicomio, senza ca pire minimamente nè il sacrilegio ch'esso rappresenta contro il poeta divino ridotto un fantoccio ridicolo, nè contro la storia oltraggiata grottescamente coi più scandalosi miscugli di fatti e sovvertimenti di date, nè contro l'estetica, sì crudelme~te bru,talizzata da tutti quegli energ;umeni, che avevano osato pigliare i nomi di Giotto e Casella, di Paolo e Francesca, di Pia e di Gemma, di Beatrice e Virgilio. Ora, io comprendo perfettamente come l'autore di " Rabagas ,,, invecchiato, anzi rimbambito, abbia potuto, in un momento di delirio senile, concepire e comporre una simile enormità; comprendo anche che abbia trovato dei complici e dei seguaci, per quel contagio della psicosi e della epilessia che trova sempre facile eco tra de boli e degenerati, come trovò Musolino ammiratori ed· ammiratrici, manutengoli e concubine; ma non comprendo come i compatrioti di Shakspeare ·non abbian sentito il bisogno di seppellire sotto un'insigne :fischiata questa visione mostruosa,_ d'allucinato, d'insorgere come un sol uomo :fin dalle prime scene, di scaraventare sul palcoscenico tutte le mele guaste, le rape ed i torsoli dei giganteschi mercati della metropoli. )f.)f.)f. Grazia Deledda, l'autrice di " Cenere ,,, di " Dopo il divorzio ,, di " Il vecchio della montagna,, pubblica ora, presso la Casa Editrice Nazionale, un nuovo romanzo, Elias Portolu, che, già tradotto al di là delle Al pi, sta per uscire nei gravi fascicoli della "Revue des Deux Mondes ,,. Fu detto di questa isolana sincera, :feconda, rnvida e colorita, ch'essa è monotona; meglio sarebbesi espressa la verità, constatando semplicemente che è personale e spontanea, che non posa, che non cerca una varietà artificiale, che non attinge i suoi materiali se non alla vita, ch'essa conosce profondamente, del proprio paese, nè i suoi colori, ch'essa possiede sma- ·glianti, nè il, suo disegno, che sa tracciare con mano ferma e sicura, se non alla fonte genuina dei propri sensi giovani e sani: gli stessi sensi vergini e alacri della sua razza singolarissima, nata d'incroci etnici di ogni diversa stirpe europea, africana ed asiatica, improntata d'un unico marchio assimilatore dal paesaggio angoloso e silvestre, brullo e disabitato, riarso e solitario, là in mezzo al Mediterraneo, un~po' Italia, un po' Spagna, un po' Arabia, molto, e più di tutto, sè stesso, Sardegna. E questa, questa sola, è la vera, la felice monotonia di Grazia Deledda: la stessa affascinante e benedetta monotonia di Massimo Gorki, al quale 'la mente ricorre subito, appena si cerchi per questa scrittrice un confronto plausibile: confro~to ·plausibile, dico, in questo senso soltanto: che ognuno dei due vede intensa mente la realtà dell'ambiente :fisico e psichico proprio, e n'è tanto investito, tanto ossessionato, che non pùÒ e non sa. rendere altro che quello: ma, appunto perciò, lo rende in tal modo, con tale evidenza, con tanto vigore, quale e· quanto non ila e non può nessuno, forse, di quelli che ritraggono oggi Parigi e domani la Pampa, un giorno la Corte ed un altro il tugurio. Anche ..EJ;liaPsortolu, dunque, è un autentico e tipico sardo, del centro, di Nuoro, un buon reduce dalle prigioni del Continente, nè più onesto nè più birbante, nè ~iù intelligente nè più zotico della media dei suoi conterranei di quel ceto; e attorno a lui la famiglia, i parenti, i conoscenti, tutto il paese; e attorno l'Oliena con le sue viti, coi suo.i oliveti, colle sue " tanche J" e, sopra, l'Orthobene granitico dominante sulle montagne azzurre che circoscrivono quell'orizzonte selvaggio. Ah, certo, questa della Deledda non è la prosa agghindata ed incipriata, toscaneggiante e classicheggiante, che trattano con tanta ~Tazia parecchi siciliani e lombardi e pugliesi di mia conoscenza; ma a chi non conosce l'anima sarda, a chi non ha mai respira- · ta l'aria dell'isola, le fa sentire l'una e l'altra nei polmoni e nei nervi; e a chi conosce l'accento speciale di quei dialetti, a chi serba negli occhi il ricordo di quei costumi multicolori, fa riudire, fa rivedere, con nna punta accorata di nostalgia anche per chi non è sardo, le cose ascoltate e le genti scorte laggiù, in quei lontani anni d'esilio. Solo, e proprio appunto per tutto questo, che è stile personale ed anima etnica, io tern'o forte che qualunque traduzione non possa che sciupare " Elias Portolu ,, come qualunque altra cosa della Deledda. Le cose veramente tipi.che d'un paese, non si traducono: come non son suscettibili d'acclimamento, senza deformazione e degenerazione, le piante ed i :fiori, gli uccelli e gl'insetti. propri: d'un territorio ben definito. *** In un suo recente articolo di giornale, EnricoPanzac- .chi rammenta il vaticinio funereo che più d'un poeta faceva anni addietro sopra la :fine imminente della poesia, tra l'applauso cordiale ed il pieno consentimento dei critici; e rileva come e quanto coteste Cassandre male auguranti siano oggi smentite dai fatti, dalla traboccante sinfonia poetica che prorompe da tutti i torchi d.'Italia, dai libri monumentali che dànno fuori tutto in un tratto il Carducci e il Guerrini, il Marradi ed il Pascoli, il D'Annunzio ed il Colautti, e con essi tutta una plejade d'astri minori, pianeti e satelliti, nebule e nebulose, comete e stelle cadenti...:e decadent,i: con prevalenza, ahimè, di queste ultime ! È tutta anima lirica italica, questa, che palpita e vibra così Sull'onda canora del verso? È palpito indigeno e attuale, od è un echeggiai-e di suoni lontani ed esotici o antichi e 01,-mai :fiochi'? Ed è tutta poesia davvero, o m~lta, troppa, non é che verseggiatura? È tutta ispirazione sincera, calda, irresistibile, o è in massima parte mestiere, sforzo, lavoro di schiena a sfogo di piccola e insipida vanità? Ahimè, ahimè, c1.è a queste domande ha già troppo b~ne risposto, dando anche a me sulla voce pel mio soverchio ottimismo, quel vero e profondo e sdegnoso poeta ch'è Arturo Graf ! Ecco, io ho qui sulla mia grande tavola, che quasi stavo per dire anatomica, da dieci a dodici libri di versi, tutti stampati in questi ultimi mesi: D'Annunzio, col primo volume, Maja, d·elle sue Laudi, cioè novemila novenari sciolti in lode del paganesimo e in odio degl'ideali cristiani, lussureggiante e grandiosa edizione del Treves, con molte magnifiche immag1n1, con 1nolte superbe v1s1011i,ma. zeppa di fossili e ingom.bra di ruderi e di rottami come un museo archeologico o paleontologico, mista di vive ed agili
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==