Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 10 - 31 maggio 1903

'254 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI ,questo, come uomm1 e come Italiani, ci vergognamo. La missione, la prima missione del medico, dovunque egli sia, in qualsiasi luogo e per qualsiasi persona egli intervenga con l'opera sua, è, e deve essere sempre, missione di pietà. Egli deve - tanto quanto può - alleviare le sofferenze :fisiche; e quando il suo ministero si esercita nella sorveglianza della punizione egli deve curare a che la punizione non ravvali l'uomo alla bestia, a che la punizione non diventi tortura ; e che il mezzo della punizione non si converta in strumento di morte. Lo Stato paga il medico delle prigioni per<?hè abbia cura della salute dei prigionieri; ma quando, sia per negligenza nell'adempimento del proprio ufficio, sia per altre ragioni il medico permette che nell'interno della prigione, gli uomini affidati alle sue cure sieno barbaramente, trattati quel medico diventa una volgare canaglia, e si ha diritto di dirgli che egli tradisce la missione di umanità ch'egli s'era imposto, e ruba la paga allo Stato. Che ne pensa il medico di Regina Coeli? Ora la grande maggioranza dei medici, nelle prigioni Italiane, sono appunto di questi• tali. Lo spregio per le sofferenze fisiche del prigioniero è massimo in essi, e la cura della sua salute assolutamente nulla. Non si occupano di constatare se le loro prescrizioni sono osservate, se le condizioni d'igiene sono quelle volute e prescritte dalla legge sul sistema carcerario; essi stessi le infrangono; il medico non interviene mai se il cibo dei carcerati è insufficiente o cattivo o nocivo; egli non ~isita mai l'i~terno delle celle per constatare (le visu se tutto sia come dovrebbe essere ; sua massima cura è quella di conservarsi la p8Iga, e siccome sa che il Direttore gliela potrebbe togliere egli è l'umilissimo e obbedientissimo servo del Direttore della carcere. E questo, salvo rarissime eccezioni, in tutte le carceri d'Italia. E non solo questo ma anche la magistratura ha la sua purtegravissima nei delittichesi commettono nell'interno delle carceri italiane. - Appunto a questo proposito Saverio Merlino nel n° 78 Anno III del Corriere Giudiziario pnbblica un rilevantissimo articolo dove, citando fatti e documenti, dimostra appunto che la magistratura manca al proprio dovere di sorveglianza .delle prigioni; sia perchè troppo ligia al potere esecutivo, sia perchè troppo neglig·ente nell'adempimento delle sue funzioni. Il caso del D'Angelo è venuto e sollevare un grido d'indignazione e di orrore in tutta l'Italia. Ma servirà a qualche cosa, almen9? Noi ne dubitiamo poichè due cose dovrebbero essere fatte perchè i casi Frezzi e D'Angelo :O:onsi ripetessero più nelle nostre prigioni. Due cose una delle quali non piace e non può piacere al Ministro dell'Interno, chiunque sia; e l'altra che ~ difficilissima, per non dire impossibile ad ottenere. La prima, un'ispettorato delle prigioni indipendente dal Ministero dell'interno, e obbligato a render conto delle proprie ispezioni direttamente ad una Commissione parlamentare; la seconda l'assunzione alla direzione e· alla sorveglianza delle carceri, medici, Direttori, capi-guardiani, di uomini di un'alta moralità, di grande coscienza, e altamente compresi del fatto che il loro dovere è di essere educatori e curatort di uomini, non famigli più o meno gallonati d'una Inquisizione moderna. E questo :fintanto che non sarà entrato nella mente dei più - e quindi nei-costumi - il convincimento ,che il reo è un malato - vittima della natura o vittima della società - e non un volontario colpevole. +- Attorno a Giovanni Bovio. Rettifiche cd osser- ,,azioni - Il Prof .. Andrea Torre nel N. del 14 maggio del Giornale d'Italia ha pub blicato~1a:seg71ente rettifica, che crediamo doveroso far nota ai nostri lettori: " L'on. Napoleone Colajanni occupandosi a lungo nella sua Rivista Popolare dell'opera di Giovanni Bovio, mi fa l'onore di riprodurre, consentendo, quel brano del mio articolo, pubficato sul Giornale d'Italia, dove io definivo l'ideale repubblicano del Bovio. Ma parlando del concetto che il Bovio aveva dello ~tato e dei partiti, dubita che sia esatta l'idea che io gli attribuivo intorno all'ufficio dei partiti medii nello Stato. Il Colajanni nota: Bovio credeva che lo Stato fosse un termine medio proporzionale fra i due estremi, la Uhiesa e l'Ateneo, ma non ha sostenuto (come io dicevo) la necessità e l'utilità di un partito medio nello Stato. ,, " L'on. Colajanni non ricorda bene. Il Bovio, parlando nella sua Filosofia del Diritto ( edizione Civelli) delle attribuzioni dello Stato, dopo aver esposte le sue considerazioni sullo Stato come termine medio tra la Chiesa e l' ~teneo aggiunge - ed è perfettamente in armonia con la sua dottrina - che nello Stato stesso vi sono sempre due estremi in lotta, e vi è bisogno di un equilibrio tra le parti. " ·E qui colgo l'opportunità (sono parole del Bovio) di notare che l'equilibrio non dipende da un uomo, ma da un partito medio, che non mancando mai nella Nazione, non può manca1·e nello Stato ,,. " Del resto tutta la teoria storica e politica del Bovio sulle antitesi e la, loro composizione rende logica- ·mente necessaria questa sua conchiusione sul partito medio nello Stato ,,. L'accenno contenuto nello stesso articolo sull'ingratitudine di Trani verso il suo più illustre :figlio ha provocato in un giornale locale altra rettifica còrtese e serena, di cui sentiamo. il dovere d'informare i nostri lettori, L'avv. Gaetano Quercia, che in vita fu legato da intima amicizia all'illustre :filosofo della democrazia, vi ricorda diversi episodi, dai quali risulterebbe che 'l'ra~ ni nelle elezioni politiche dette sempre una g1lande maggioranza,, a Bovio; sarebbe quindi ingiustificata l'accusa mossale dall'on. Colajanni. Potremino fare qualche contro osservazione, ma ce ne asteniamo perchè l'argomento increscioso non è di quelli sui quali si deve. insistere. Ci ~ caro in questa occasione aggiLmgere che il nostro amico e maestro ci parlò sempre con grande affetto del Quercia. E. giacchè ritorniamo sul compianto ed illustre nostro amico e maestro, vogliamo anche rilevare eh.e uno dei tanti commemoratori mentre taceva di ciò che nel campo scientifico era dovuto a Giovanni Bovio, contorcendo maledettamente una suà cartolina, gli attribuiva il rammarico manifestato di essere nato troppo presto e di non essere quindi• divenuto socialista. Corso Bovio, protestò, invocando la pubblicazione in• tegrale, dello scritto; avvenuta la quale la interpretazione retta escluse il rammarico attribuitogli. Ma la notizia inesatta corse di più di quella rettificata; e all'influenza della prima certamente si deve il giudizio dato su Bovio nella Vita Internartionale del Moneta, dove la :filosofia del primo venne presentata come una " v~sta nebulosa in travaglio, dove la missione della " Terza Italia di Giuseppe Mazzini non repelleva " l'Internazionale di Carlo Marx e neppure l'Anarchia " di Michele l3akunine. ,,

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