Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 10 - 31 maggio 1903

( \ ' I ì I ., RIVISTA-POPOLA DI POLITICA LETTEREESCIENZE·SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I TALI A : anno lire 6 ; semestre lire S,50 .:..__ EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un. n.uDJ.ero separa-to Oen.t. 30 ~ Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA «. AnnoIX. - N. 10 , · I Ab bonani.en.to ·postale Roma, 31 Maggio t 903 SO~ARIO: Noi: Gli avvenimentie gli uomini (Nelle carceri italiane. Attorno a Giovanni Bovio. Rettifiche ed osservazioni. - La commissione degli sgravi e il bilancio italiano. - Pro Macedonia. - La questione studentesca in Austria. - La bolla di sapone. - Noterelle d'arte. - La discussione ferroviaria). - La Uivista: Banca Romana e acciaieria di Terni. - Prof. F. S. Nitti: L'acciaieria di Terni e la rinnovazione •di Tapoli. - Paolo Morbelli: Altri 30 milioni da sprecarsi nell'esercizio' delle ferrovìe italiane. - Lo Zotico: La prodigiosa, ma ancora misteriosa, .ricetta socialista. - Ing. l\'1aurice A.lfassa: Le Trade-Unions nel 1902. - Prof. Mario Pilo : Stelloncini letterari. · RivistadelleRiviste: I massacri di Kichineff (Européen). - La marina Austriaca ('R...,evudee Par-is). - La legge su!la terra irlandese (Nineteenth Century). - La relazione della .Commissione Moseley delle Trades Unions ('R...,eviewof Reviews). - La concessione della ferrovia Sud-Australiana (..A.merican'R...,eviewof Reviews). - I vizi del sistema penirenziario (Revue ,des 'R...,evues). - Un problema femminile (T7-itaInternazionale). - L'economia politiç.a e la questione del lavoro ("Nortb .American Review). - Il regresso nei casamenti (Westmiuster Review). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. Si pregano vivamente gli abbonati in arretrato a met- _tersi. SUBITO in regola. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI a:: .. ~ Nelle carceri Italiane. - L'assassinio del giovine marfoaio Giacomo D'Angelo nella prigione di Regina. Coeli. ;viene a dimostrare una volta di più quanto bisogno di rinnovamento abbiano i regolamenti e il personale delle carceri Italiane. Dai direttori agli ultimi secondini è una gara di crudeltà e di insensibilità morale da disgradare un Fijano. L'on. Giolitti, due anni fa, accennò in una sua relazione ad una necessaria riforma dei regolamenti carcerarii soprattutto cl.i tutto. ciò che costituisce il sistema di punizione. E1 stato cambiato nulla da anora ad oggi? Il cadavere del D'Angelo è là a dimostrare che no. Noi usiamo dire che il sistema punitivo Inglese è barbaro, e ci ~antiamo di una maggiore umanità. Invero la ruota degli hard labour è orrenda; il sistema della costante diminuzione del cibo - in uso e regolamentare. nelle '· prigioni Inglesi - è infame; ma bisogna tener conto che alla ruota il prigioniero lavora soltanto quattro ore àl giorno, in due· volte, due ore per volta; e che, quanto al cibo parecchie modificazioni sono state introdotte da. cinque anni. a questa parte. Bisogna anche notare che Ia massima condanna di hard labour (lavori forzati) è , di due anni e questo massimo è applicato soltanto in solo; (750 gr. di pane al giorno e acqua a volontà) è una punizione comunissima in tutti gli stabilimenti penali, e si prolunga dai 4 giorni ai 15 con l'interv::dlo d'una minestra il giovedì e la domenica; che la cella di punizione (senza :finestre) dalla quale il prigioniero non esce mai, nella quale è vestito con abiti leggeri d'inverno e gravi d'estate, e si corica, con una sola coperta;, sopra un pancaccio di legno :fissato al muro, dalla quale il vaso per le dejezioni non é tolto che una volta al giorno, la mattina; e che regolarmente è aggravato dalla pena del pane solo, può avere la durata mas~ima di due mesi ~ la minima di 8 giorni. Eppttre tutto. questo è poca cosa. Non è la caratteristica più odiosa delle nostre prigioni perchè in fondo la camicia di forza, i ceppi, la cella di punizion_e, il pan e solo sono aggravazioni alla pena .comminata dalla legge e colle quali sono puniti soltanto - o dovrebbero esserlo · soltanto - quelli fra i prigionieri che. tengono cattiva condotta. No, no; la vergogna grave delle nostre carceri è la imbecillità bestiale di tutto il personale carcerario e dei medici prima di chiunque altro. .~ . specialfssimi casi; che 'alla ruota il prigioniero non è" Noi comprendiamo benissimo che il carceriere, il secondino, si compiaccia a far soffrire i prigionieri. Comprendiamo facilmente che in un bruto ignorante (tutti così sono i secondini) si sviluppino e crescano fino al parossismo i crudeli istinti torturatorii che nella bestia uomo son coltivati dalla vista continua delle sofferenze :fisiche e dalla abiezione morale che ne risulta. Nè ci I tenuto più di sei mesi è se la sua condotta è buona la aurata di questa punizione può essere ridotta a due ) mesi soltanto. E bisogna notare anche - tanto perchè ..possiamo vergognarci della nostra " umanità ,, - clie I neppure quando in prigione, in Inghilterra, c'erano i dinamitardi Feniani, sono accaduti i casi Frezzi e 1 D'Angelo. , Ma noi siamo più umani. Infatti, la camicia di forza a Regina Coeli è applicata all'uno o all'altro tutti i giorni e per più giorni di s~guito; i ceppi che con grande tralallà d,i paroloni rimproveriamo all'Austria, sorio messi in uso alle Murate· di Firenze (in Casa di pena) e al redusorio di Porto Longone: che il pane , sorprende nemmeno che poco dissimili dai secondini si rivelino. i capi-guardiani e i Direttori delle carceri. In fondo sono tutti della medesima stoffa e poco differente dalla educazione dei primi è ia educa~ione degli ultimi. Ma che i medici si facciano coin plici di tutte le infamie che si compiono nell'interno delle prigioni, e le autorizzino sia con la loro indifferenza sia còn la loro acquiesc~nza; questo ?3 ciò che ci' rivolta i Ì.' cuore e di

'254 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI ,questo, come uomm1 e come Italiani, ci vergognamo. La missione, la prima missione del medico, dovunque egli sia, in qualsiasi luogo e per qualsiasi persona egli intervenga con l'opera sua, è, e deve essere sempre, missione di pietà. Egli deve - tanto quanto può - alleviare le sofferenze :fisiche; e quando il suo ministero si esercita nella sorveglianza della punizione egli deve curare a che la punizione non ravvali l'uomo alla bestia, a che la punizione non diventi tortura ; e che il mezzo della punizione non si converta in strumento di morte. Lo Stato paga il medico delle prigioni per<?hè abbia cura della salute dei prigionieri; ma quando, sia per negligenza nell'adempimento del proprio ufficio, sia per altre ragioni il medico permette che nell'interno della prigione, gli uomini affidati alle sue cure sieno barbaramente, trattati quel medico diventa una volgare canaglia, e si ha diritto di dirgli che egli tradisce la missione di umanità ch'egli s'era imposto, e ruba la paga allo Stato. Che ne pensa il medico di Regina Coeli? Ora la grande maggioranza dei medici, nelle prigioni Italiane, sono appunto di questi• tali. Lo spregio per le sofferenze fisiche del prigioniero è massimo in essi, e la cura della sua salute assolutamente nulla. Non si occupano di constatare se le loro prescrizioni sono osservate, se le condizioni d'igiene sono quelle volute e prescritte dalla legge sul sistema carcerario; essi stessi le infrangono; il medico non interviene mai se il cibo dei carcerati è insufficiente o cattivo o nocivo; egli non ~isita mai l'i~terno delle celle per constatare (le visu se tutto sia come dovrebbe essere ; sua massima cura è quella di conservarsi la p8Iga, e siccome sa che il Direttore gliela potrebbe togliere egli è l'umilissimo e obbedientissimo servo del Direttore della carcere. E questo, salvo rarissime eccezioni, in tutte le carceri d'Italia. E non solo questo ma anche la magistratura ha la sua purtegravissima nei delittichesi commettono nell'interno delle carceri italiane. - Appunto a questo proposito Saverio Merlino nel n° 78 Anno III del Corriere Giudiziario pnbblica un rilevantissimo articolo dove, citando fatti e documenti, dimostra appunto che la magistratura manca al proprio dovere di sorveglianza .delle prigioni; sia perchè troppo ligia al potere esecutivo, sia perchè troppo neglig·ente nell'adempimento delle sue funzioni. Il caso del D'Angelo è venuto e sollevare un grido d'indignazione e di orrore in tutta l'Italia. Ma servirà a qualche cosa, almen9? Noi ne dubitiamo poichè due cose dovrebbero essere fatte perchè i casi Frezzi e D'Angelo :O:onsi ripetessero più nelle nostre prigioni. Due cose una delle quali non piace e non può piacere al Ministro dell'Interno, chiunque sia; e l'altra che ~ difficilissima, per non dire impossibile ad ottenere. La prima, un'ispettorato delle prigioni indipendente dal Ministero dell'interno, e obbligato a render conto delle proprie ispezioni direttamente ad una Commissione parlamentare; la seconda l'assunzione alla direzione e· alla sorveglianza delle carceri, medici, Direttori, capi-guardiani, di uomini di un'alta moralità, di grande coscienza, e altamente compresi del fatto che il loro dovere è di essere educatori e curatort di uomini, non famigli più o meno gallonati d'una Inquisizione moderna. E questo :fintanto che non sarà entrato nella mente dei più - e quindi nei-costumi - il convincimento ,che il reo è un malato - vittima della natura o vittima della società - e non un volontario colpevole. +- Attorno a Giovanni Bovio. Rettifiche cd osser- ,,azioni - Il Prof .. Andrea Torre nel N. del 14 maggio del Giornale d'Italia ha pub blicato~1a:seg71ente rettifica, che crediamo doveroso far nota ai nostri lettori: " L'on. Napoleone Colajanni occupandosi a lungo nella sua Rivista Popolare dell'opera di Giovanni Bovio, mi fa l'onore di riprodurre, consentendo, quel brano del mio articolo, pubficato sul Giornale d'Italia, dove io definivo l'ideale repubblicano del Bovio. Ma parlando del concetto che il Bovio aveva dello ~tato e dei partiti, dubita che sia esatta l'idea che io gli attribuivo intorno all'ufficio dei partiti medii nello Stato. Il Colajanni nota: Bovio credeva che lo Stato fosse un termine medio proporzionale fra i due estremi, la Uhiesa e l'Ateneo, ma non ha sostenuto (come io dicevo) la necessità e l'utilità di un partito medio nello Stato. ,, " L'on. Colajanni non ricorda bene. Il Bovio, parlando nella sua Filosofia del Diritto ( edizione Civelli) delle attribuzioni dello Stato, dopo aver esposte le sue considerazioni sullo Stato come termine medio tra la Chiesa e l' ~teneo aggiunge - ed è perfettamente in armonia con la sua dottrina - che nello Stato stesso vi sono sempre due estremi in lotta, e vi è bisogno di un equilibrio tra le parti. " ·E qui colgo l'opportunità (sono parole del Bovio) di notare che l'equilibrio non dipende da un uomo, ma da un partito medio, che non mancando mai nella Nazione, non può manca1·e nello Stato ,,. " Del resto tutta la teoria storica e politica del Bovio sulle antitesi e la, loro composizione rende logica- ·mente necessaria questa sua conchiusione sul partito medio nello Stato ,,. L'accenno contenuto nello stesso articolo sull'ingratitudine di Trani verso il suo più illustre :figlio ha provocato in un giornale locale altra rettifica còrtese e serena, di cui sentiamo. il dovere d'informare i nostri lettori, L'avv. Gaetano Quercia, che in vita fu legato da intima amicizia all'illustre :filosofo della democrazia, vi ricorda diversi episodi, dai quali risulterebbe che 'l'ra~ ni nelle elezioni politiche dette sempre una g1lande maggioranza,, a Bovio; sarebbe quindi ingiustificata l'accusa mossale dall'on. Colajanni. Potremino fare qualche contro osservazione, ma ce ne asteniamo perchè l'argomento increscioso non è di quelli sui quali si deve. insistere. Ci ~ caro in questa occasione aggiLmgere che il nostro amico e maestro ci parlò sempre con grande affetto del Quercia. E. giacchè ritorniamo sul compianto ed illustre nostro amico e maestro, vogliamo anche rilevare eh.e uno dei tanti commemoratori mentre taceva di ciò che nel campo scientifico era dovuto a Giovanni Bovio, contorcendo maledettamente una suà cartolina, gli attribuiva il rammarico manifestato di essere nato troppo presto e di non essere quindi• divenuto socialista. Corso Bovio, protestò, invocando la pubblicazione in• tegrale, dello scritto; avvenuta la quale la interpretazione retta escluse il rammarico attribuitogli. Ma la notizia inesatta corse di più di quella rettificata; e all'influenza della prima certamente si deve il giudizio dato su Bovio nella Vita Internartionale del Moneta, dove la :filosofia del primo venne presentata come una " v~sta nebulosa in travaglio, dove la missione della " Terza Italia di Giuseppe Mazzini non repelleva " l'Internazionale di Carlo Marx e neppure l'Anarchia " di Michele l3akunine. ,,

ll1VIS1'A POPO/,A1t• DI POL111CA, LllTTERlf • $CI1lNZlf. SOCIAU 255 Nulla di più ingiusto. Noi siamo sicuri che se lo scrittore di tale giudizio · conoscesse gli. scritti di Bovio confesserebbe di essersi ingannato. A parte la questione religiosa, nel pensiero politica cli lui troneggiava un solo: Giuseppe Mazzini. ' La Còmmi~~ione tleg'li sg1•avl e Il bilancio italiano. - " Ogni promossa è debito, ,, dice nn vecchio proverbio, e il governo dell'On. Zanardelli sembra darsi ogni massima cura per di mostrare ch'egli è pagatore di debiti conie il famoso barbiere Spartano. Pagherà, ma domani. Oh! la colpa non ò del g·overno, tutt'altro. Come diavol mai potrebbe fare il Ministero a mantenere le sue promesse se i deputati gli fanno cilecca, e se le Commissioni nominate per lo studio dei progetti ministeriali gli giocano dei brutti tiri come quello che gli ha giocato, proprip ora, la Commissione per gli sgravi, presieduta dnJl'On. Vendramini? Fortuna che il buon popolo Italiano è da un pe~zo abituato a sentirsi promettere mari e monti e ottenere poi nulla di nulla! E se almeno fosS'e una sola la promess~ che sfu111a quando si arri.va al quibus. Chi parla, più delle leggi d'indole sociale? Chi parla più del divorzio? La riforma dell'oi·gauismo giudiziario, è diventata una riforma, miserella assai., sul personale giudicante. Ed ora, n.i;ighe gli sg;ravi pigliano la via delle riforme promesse tempo fa. Già la, proposta sospensiva dell'On. Abignente trova credito e seguito nei piLL opposti settori della Camera, dall'On. Bissolati all'On. Rud.inì. E si capisce. QLrnstioni finanziarie ed economiche si connettono strettamente a questa riforma. Da 1m ln.to il Ministro del tesoro On. Di Broglio, difende unguib1,is et rostri l'integrità e l'incolumità del bilancio, dall'altro i maggiori cespiti d'entrate sembrano non voler dare quanto promettevano. Le cattive raccolte, la conversione della rendita, non ::mcora fatta, ofl'l'Ono ampia ~ateria ai giorna.li favorevoli ai. governo per dare ragione del rinvio a Novembre dell'inizio della discussione su questo soggetto. Tanto più che le proposte della Commissione'parlamentare aumentano la spesa di 10 milioni su i cll.lcoli preventivi del governo. Di qui, anzi proprio in questo fatto, il dissidio fra il Ministro del Tesoro e la Commissione per gli sgravi. Si dice che l'On. Zanq,rdelli riuscirà a comporlo e che gli sgravi saranno menati a buon porto ...... più tardi. " Asino non morir che l'erba cresce. ,, La sospensiva, intanto, comoda a tutti. All'On. Sonnino che non s'è ancora rintascato il suo progetto per gli sgravi nel Mezzogiorno, e che può ancora cullarsi nella speranza di fate un po' cli bere ai proprietarii me1~idionali, cari al suo cuore; all'On. Vendramini e ai suoi colleghi di Commissione che potranno così meglio e più accortamente vagliare e studiare il loro progetto; agli On. Rudinì e Luzzatti, che, non volendo sgravi a nessun costo, son felicissimi di vedere ritardata e sperano ~imandata alle calende greche, la discussione del progetto; e :finalmente il Governo che non avehdo nessuna voglia di disgustare qualcuno, di scompaginare qualche interesse si stima fortunatissimo del rinvio a novembre. Rinvio che sarà certamente accettate> dal Parlamento visto che tutti ci trovano il loro tornaconto. Il solo che potrebbe trovare a ridire nella faccenda è il popolo; il buon pqpolo che sbadiglia e paga, ma l?er lui chi se la piglia? È vero che se il prezzo del sale diminuisse, se diminuissero sensibilmente le tariffe ferroviarie, se si avessero gli sgravi sui farinacei, •la crisi che la cattiva stagione passata ci ha prepara• tn, per l'inv~rno prossimo sarebbe meno grave e meno dolorosa· ma dal momento che chi ne risentirà gli ef- ' fetti amari più direttamente è la folla oscura .e paziente dei contadini e degli operai, a che prò pigliarsela calda? A novembre sarà il caso di vedere se ...... sarà il caso di discutere. Ci sono tante cose che aspet• tano e che dovranno passare avanti, e quando verrà il momento opportuno per la discussione 'è più probabi.1 le che qualche altra piccola ragione venga fuori per rimandare ancora la discussione del progetto, se, prima di quel tempo, non sarà stato completamente dimenti• cato, cosa più probabile di tutte. Intanto, questa osservazione vogliamo fare alla Commissione. Poichè su i 30 ~ilioni previsti dal ministro del tesoro per gli sgravi, egli ha concesso 150,000 !ire al miùistro della marina, per la nuova linea di navigazione ai porti d'Oriente, ci sembra cha la c·ommis~ tione avrebbe d.ovuto tener conto dei 28 milioni e mezzo che soli rimanevano disponibili e su 'questi ba• sare i calcoli e l'estensione del progetto. Si sarebbe avuto poco, forse, ma , però sempre un po' più che niente. Qualche maligno potrebbe insinuare che il progetto è stato fatto a bella posta per essere rinviato e messo a dormire; ma perchè fillora réspingere la mozione Abignente, come la commissione fece ed ha l'aria di fare? Tanto va.leva accettarla subito e non parlarne più. Pro Macetlonla. I deputati Barzilai, De Marinis e Mazza hannc diramato una circolare nella quale in· vitauo gli Italiani ad una agitazione prò Macedonia. L'intento è nobile e noi ci sottoscriviamo di tutto cuore. Però rimaniamo scettici su i risultati della circolare, e più ancora della agitazione, malgtado il numero grande degli int~rvenuti al ·Comizio al Teatro Adriano il 24 u. s. e l'ordine del giorno votato in proposito. Anzi a· proposito del Comizio dobbiamo dire che mai prima, a Roma, tanto entusias_mo è stato suscitato da una que.stione che non tocca direttamenta la popolazione. . . Le nobili parole diAnatole France improntate ad alti sentimenti di um.i,nitarismo," in questa Roma, che pochi giorni fa portò ~ghirlanda ad una vittima, e seconda ogni forte iniziativa a prò degli oppressi ,, furono accolte da grandi ovazioni, come pure furono caldamente applaudite le parole inneggianti ad una pi~\ stretta intesa fraterna frit la Francia e l'Italia: eppure noi,. Jo tipetiamo, restiamo scettici, e siamo convinti che le cose continueranno ad andare come sono andate fin qui Oggi impera una odiosa politica fatta d'interesse e d'egoismo che paralizza ogni generosa iniziativa, e fa calcolare ogni azione su l'utile diretto e materiale che se ne può ricavate. La pri,ma metà del secolo XIX iii distinse per un grande trionfo delle idealità e per gli entusiasmi dei popoli a favore gli uni degli altri; poi poco a poco lai bella fiamma si spense ed ora sotto le ceneri di tanto fuoco appena appena guizza qualche pallida favilla. . Regolano le azioni degli uomini e dei popoli l'egoismo più basso e più volgare, e, in nome dell'individualismo gli eroi moderni serbano volentieri la pancia ai fichi, I governi sono i rappresentanti genuhii dello spil'ito dei popoli, e nel nostro tempo, date le idee dei popoli attuali, i g·overni son... quel che sono; egoisti, a · corte vedute, meschini e non possono ·esser,e altro, *

256 Il/VISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTE'RE E SCIENZE SOC!All Noi vorremmo, certamente, vcdPr0 il popolo ~~·itarsi per qualche cosa di. nobile, di idealistico - chiamateci pure sognatori impenitenti - oltre b conquista del· pane e compa11atico; ma ci 1:;embra che la, generazione che nacque e vive cou noi sia una generazione di pigmei, forti soltanto a chiacchiere·. Noi siamo convinti che se i. nostri padri non ci avessero data una patria, non sarebbero già le nostre frolle generazioni che avrebbero il fegato di. combattere e di cospirare per farsela. Hanno troppa cura delle loro giacchette attillate, dei toro S.Jlini pira,midali, e delle loro vistose cravatte, i nostri giovn,ni, per potersi entusiasmare a favore dei popoli che il fanatismo ori.ental massacra. Ed è per questo che mentre pbudiamo alla iniziativa g·enerosa dei nostri a.miei, noi temiamo che fra l'egoismo della. nostra. generazione, fra i popoli im bestia.ti alla ricerca unica del loro pane, fra i governi pn.urosameute rannicchiati a.lb cova dei loro immedin,ti rri.'a.teriali interessi, l'ordine dal giorno del Comizio del 24 u. s. reclamante l'osservanza deg·li n.rticoli del trat- ~ . tato di Berlino riguardanti la Macedonia, la loro no- ):>ile pa.rola sia 1;ox clarn1J,ntisin deserto. l,a questione st11c.lentesc1.t in A11sf.1•ia. - I tumulti d'Innsbn1ck sono venuti ad n.cuire la questione e a dimostrJ.ra una volta di più - se ce ne fosse stato il bisogno -. 1n. utiliti.t grande della fondazione di una uuiversiti.t Italiana. per il Trentino e Trieste.. Il governo Austriaco col suo lungo tergiversare, col suscitare speranze mai sodi.sfatte, ne ha resb più vivo il de.siderio e più imperiosa la necessità.. Nelle università esclusivamente Austriache l'elemento Italiano e l'elemento Tedesco non si amalgamano, anzi neppure si sopportano. 'l'roppa differenza, di carattere e di temperamento, ed anche .troppe divergenze politiche obbligano gli stt1denti delle due diverse popolazioni a guardarsi in cagnesco prima, eppoi a venire alle mani quando dal campo astratto delle idee la questione di.- venta pratica e si concreta in diritti di cittadini od in fatti della vita pubblica. Del resto il de"creto del ministro I·fortel non è fatto, proprio, per sedare i tumulti, nè per dissipare le inquietndiui. Anzi c' è giii. chi ha pensato, e la voce comincia a farsi comune, che il trasloco delle cattedre Italiane da Iunsbruçk acl altrove (le città. sono ancora da destinarsi) sia semplicemente uno sgombero da un. domicili.o poco comodo ad uno incomodo del tutto. C'è chi dice che la promessa fatta di una università. a '.I'rento rimarrà. allo. stato di promessa, per · mille ed una ragioni, ma principalissima quella del timore che il governo Austriaco ha dell'irredentismo. Se l'elemento Italiano fosse il solo rtd agitare. l'impero per questa questione, il ragionamento potrebbe apparire logico, ma in verità le questioni d' irredentismo son tante e toccano da vicino tanti popoli (tutti quelli de' quali si compone il variopinto mosaico dell'impero Austriaco) che l'irredentismo Italiano non par proprio fatto per dare, specialmente, ombra al governo. Gli studenti Italiani in un loro ordine del giorno hanno affermato di non voler riconoscere il carattere esclusivamente Austl'iaco alla università d'Innsbruck ; ed hanno avuto ragione. Hanno dichiarato ch'essi manterranno viva l'agitazione finchè il governo non abbin. adempiuto la propria promessa di istituire per_ loro una università; e sono nel loro indiscutibile diritto. Già nella questione delle lingue l'elemento studentosco Austriaco m.ostrò di voler sopraffaré i cittadini di lingue diverse, e l'agitazione, che era cominciata in parlamento, fra austriaci, croati e ungheresi, 1:;~esoiu pia,zza e 1:;iebbero tumulti e violenze commesse specialmente da studenti e croati contro Italiani. Ora ai professori Italiani della università. d'I11nsbrnk, s'impedisce di far lezione, e quelli che si mostrano i piLLaccalora.ti in questo attentato alla libertà sono gli studenti di lingua tedesca. Il prof. Lorenzoni ha dovuto fare la prolusione al suo corso di lezioni, a porte chiuse e mentre di fuori si urlava a squarciagola il " 11-a.tcham Rhin ,, e si scagliavano ingiurie agli studenti Italiani, e a prolusione :finita ebbe luogo la immancabile e prevedibile bastonatura. Tutto questo potrebbe essere facilmente evitato, - .1nzi tutti i cittadini di buon senso, sieno essi Austria.ci Croati, Ungheresi o Italiani hanno diritto d' ésigerl o; per la tranquillità._ del paese e di se stessi. Ora urrn. università. Italiana, sarebbe proprio quello che è necessario a ricondurre la pace e ln. tranquillità. fra g·li st11denti ed il governo sembrn.va voler cedere al.ln pressione del buon senso e - nei decreti - 1' aveva promessa. Lfl. libertà. degli studi; e-d anch·e la necessità di Jasciare il libero sviluppo intellettuale ai diversi popoli che compongono l'impero consigliava questo provvedimento. Trieste, l'iniportantissimfl. città Italo-Austriaca, il luogo ove convergono le attività e le energie del paese, non può rimanere più a lungo priva di quel centro di studi che le sono propri.i e che sono propr"i: al carattere Italiano della sua popolazione. Gli studenti italiani hanno fatto appello, nel loro ordine del giorno, a tutti gli enti morali e civili del1e provincie Italiane soggette all'Austria perchè il loro voto, e la promessa del goverdo, al:>biano la soddisfazione e l'adempimento che è loro dovuto. Lo .capirà il governc, Austriaco, e l'agita7.ione degli studenti Itn.liani riuscirà a menare a bon porto la questione? Gli ultimi tumulti di Innsbruck dovrebbero essere di sprone e chi deve fare, perchè le cose abbiano, al più presto possibile, la soluzione indicn.ta cln.lla sana ragione; ma, dato l'ostinato misoneismo del govcrn<• Austriaca, c' è millemila ragioni per credere . che la sfìdù.cia del deputato Bertolini sia più che giustificata, che il governo cercherà d'eludere la questione e delle promesse fatte non se ne manterrà pLn- una. É vero che forse la questione non starà. motto tempo senza una soluzione. L'Impero Austriaco è tenuto insieme, più che da altro, dal rispetto che a tutti inspira la tarda età di Francesco Giuseppe : egli, benchè vecchio, non è eterno, e dopo lui lo sfasciamento dell'Impero e più che prevedibile. I nostri lettori sanno che a noi non piace questo sfasciamento, con vinti come siamo che la conservazione di uno Stato Austro-Ungarico è utile all'Italia nell'Adriatico e nel .Mediterraneo e all'equilibrio Europeo. D'altra parte temiamo che nello sfasciamento a noi non toccherebbero che le briciole, e che vedremmo cadere Trieste e forse anche 'rreÌl.to nelle mani della. Germania. Che razza di vicino prepotente e brutale a- , vremmo allora. è facile immaginarlo. La sorte dei Polacchi del Posen lascia intendere quello che toccherebbe ai triestini ed a tutti gli italiani dell'Impero di Asburgo. Il progresso di germanizzazione sarebbe rapido ed eseguito senza riguardi e senza scrupoli. Noi desideriamo adunque che sia conservato lo Stato Austro-Ungarico ma non quale esso è attualmente;

RIVISTA. POPOLA.NE Di POL11'JC.:A, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 257 strumento di oppressione di tutte le naziona.lità che ne fanno parte: noi lo vorremmo radicalmente trasformato. Comunque se dovessero durare le attuali persecu- :tioui. contro gli italiani, di fronte al danno ed alla vergogna del presente dovremmo far tacere la, preoccupazione dei pericoli futuri. Crccliamo perciò che popolo e governo, in Italia, debbano, nella forma più dignitosa, far intendere la voce della umanità e della dignità naziona] e all'amico ed alleato di oltre l'Isonzo. I.a bolla t.li sapone. - All'inizio della guerra Anglo-Boera; e più tardi, alla morte di Cecil Rhodes parve che un- grande sogno idealista ,avesse pervaso il popolo Inglese; parve che il senso grandioso della stra: potenza, che- era proprio degli antichi Romani, fosse andato ad animare i freddi e gravi abitanti delle rive del Tamigi. L'Imperialismo era come la glorifi.cazione d'un terribilmente Ùandioso ideale che diventava una ren.ltà. della vita. E Chamberlain - l'uomo dalla caramella e dalle orchid~e - ne pareva l'instancabile apostolo ed il fattore. Parve che quell'ideale, in nome del qua.le si faceva una guerra, fosse il grande sogno che lloveva. r~alizarsi nel secolo; e il testamento di Ceci] Rhodes parve l'eco della voce d'un'antico senatore Romano che ridicesse ai posteri il superbo voler~ dell'Urbe. Le Colonie si agitarono, e per un'ist,tntc sernbrò che l'Impero fosse veramente l'organismo potente ,1estin.ato ad assorbire i deboli, per la loro maggior gloria e salute. Anzi un giornalista che pigliava snl serio le sue mattacchionate ~veva trasformato, nel Daily Nlail, un breve passaggio di Virgilio: Tu regere imperio p pulu · Bl'itannia memento. Pochi giorni fa Chamberlain pronunziò, appunto su l'Imperialismo e l'Impero, uno dei suoi cara,tteristici disc~rsi, tutto materi;1to della sua abituale brutalità e chiarezza. Mai cosa più strombaz~ata ·ha .finito tanto ma]e: altro che la montagna che partorisce il topo! Qui la montagna s'è..,rifiutata assolut:1mente di partorire. Le Colonie dichiarano, l'AustraJia la prima, d1e non possono aiutare ~n nessun mollo· la madre patria; gli Americani - che dovevano es;:;ere nell'avvenire una delle colonne dell'Impero - tirànO, come h~tnno fatto sempre, l'acqua al loro molino; la guerra Anglo-Boera ha avuto per risultato di introdurre il lavoro Cinese là · dove non era permesso, ed escludere la mano d'opera bia,nca· e tutta la politica del Chamberlain si rilluce ' ' ora ad una questione di c1ogane. E vero che tutte le vie sono buone - l'mperialista Cecil Rhodes lo affermava - per giungere ~tllo scopo prefisso; e Chamberlain sembra scegliere questa per arrivare alla massima potenza imperiale. Siccome però l'Inghilterra piglia molto più di quello che dà, e non potrebbe bastare a se stessa, ci sembra che i fatti daranno presto, anche su questa strada, torto al Chamberlain. E allora l'Imperialismo? Questo rimane, ora, del grande sogno imperiale: una manifestazione del ritorno al protezionismo. Questa manifestazione deve essere presa come un segno di tempi che mutarono o come uua aberrazione individuale? I L'avvenire forse non lontano, ce 1o dirà. ( Notc1•4...~llc d'at•tc. - Così, passando in fretta, piace ,mche a noi dir la nostra su varie cose i11teressanti il nostro patrimonio nazionale; e poichè di questi giorni h\L avuto luogo una grandiosa festa dell'arte; noi diremo francamente, in proposito, la. n_ostra parola. Dunque la facciata del Duomo di Firenze è compiuta. Anche la terza porta, la, porta centrale, è a posto. Può darsi che fra quàlche secolo cittadini più giudiziosi, e n,rtisti più degni sostituiscano quella porta, e fors'anche la facciata, con un'altra porta ed un'altra facciata più in armonia con tutta la costruzione; ma per ora aobbiamo sorbirci quello che c'è. Non parleremo della facciata: ormai è tanto tempo che lo si sa e l'hanno detto in tanti che è poco in armonia con lo stile severo della cattedrale che djrlo anche noi sarebbe proprio voler portar vasi a Samos e nottole ad Atene. Ma diciamo francan.iente che la porta de] Duomo non è bella. Si dice: - Passaglia ha fatto quel che poteva, con dinanzi quella po' po' di meraviglia che son le porte del Battistero. - Può essere, anzi siamo certi che è così; soltanto, sovente, far quel che si può non significa fare quel che bisogna, e ln,sciamo in pace Lorenzo Ghiberti. • A meno d'essere una porta di scndèria o di prigione· nessuna porta deve avere :finestre o .finestrelle o :finestroni su i suoi pannelli. E' vero che il Passaglia chiama tabernacoli le :finestre della sua porta; ma siccome quei tabernacoli somigliano maledettamente alle :finestre del campanile di Giutto, noi non facciamo altro che riconfermare quello che abbiamo detto. L~ finestre in mezzo alle porte, egregio Passa.glia, stanno male ; a meno che non sieno dettate da una qualunque necessità d'igiene o di sicurezza come nelle scuderie e nelle prigioni. E poichè siamo a Firenze; restiamoci. Si potrebbe sapere perchè sono stati piantati, eppoi tolti Ja sciandoci il forellino, dei chiodetti nella splendida tavola del Lippi in chiesa di Badia: " la Vergine 1.:he appare a S. Bernardo,,? Noi non siamo cli professione biascicatori di pater-nostri ma i quadri belli, le belle statue anche a noi deliziano gli occhi e lo spirito e vorremmo che chi sovi'aintende alla conservazione dei nostri tesori artistici fosse più accurato nell'adempimento del proprio dovere e facesse attenzione èL d1.e questa delizia non sia deturpata e tolta ai pochi Jta.liani che ancora la capiscono. Il Mar::occo di FiÌ·enze, segtialò la cosa, tempo fa, ma chiodetti i aumentarono dopo: il .Nfar.::occo ne notava uno, noi ce ne abbiamo visti tre: - fori non chiodi - sarebbe indiscreto s.:1pere perchè ci furono ficcati i chiodi, o fatti i fori'? ♦ . I .a discussiorrn fer.1·oviaria - Iniziata splendidamonte con un lungo, dotto, calmo e interessante discor.;o dell'on. Pantano, continua ancora mentre scriviamo. Ce ue occuperemo larg.:tmente nel numero prossimo. Noi Per abbona,rsl, alla " RIVISTA PO-· POLARE,, mandare cartolina-vaglia all'On. D.r ~\'APOL. COLAJANNI. Napoli.

258 RIVISTA PDPOLAB• DI P()LJ71CA. LBTTEM • SCIENZE SOCIAU BANCRAOMAENAACCIAIERIA 01TERNI L'accusa mossa contro il ministro Bettolo ha atto ricordare lo scandalo della Banca Romana alla Camera e fuori. Dal 20 Dicembre 1892 al Maggio 1903 sono passati oltre dieci lunghi anni, e colla intensità della vita moderna e colla speciale smemorataggine degl'italiani si capisce che si sia fatto un paragone tra due avvenimenti, che I).anno un solo punto comune: l'intenzione negli on. Colajanni e Ferri di denunziare i ladri e di epurare l'ambiente parlamentare. Ammettiamo con tutta since,rità la comunanza di questo punto perchè ci ripugna il credere, il sospettare lontanamente che lo scandalo sollevato dal rappresentante di Ravenna non abbia _altro obbiéttivo che di fare della rèclame a,d un giornale ch'è stato sull'orlo della tomba come qualche malevol.e ha sussurrato. Ma accanto alla comunanza della retta inten- , , zione t~a i promotori dei due avvenimenti stapno t delle differenze importantissime; alcnne delle q"Uali vanno rilevate perchè sono argoment~ di ·conforto ed attestano eloquentemente delle· migliorate condizioni morali del Parla-mento e del Paese. La prima differenza sta nell'indole delle prove addotte per suffragare l'accu·sa. L'on. Colajanni portò alla tribuna della Camera contro tutti gli amministratori della Banca Romana, a<..:cusneette, precise, determìnate; con indicazione di nomi, di posizione,· di cifre. La sua non era opera difficile perchè egli non aveva che da spigolare nella copia della famosa relazione Biagini, che gli era . stata consegnata dall'on. Maffeo Pantaleoni, che alla sua volta, in una al Pareto, al Mazzola e all'on. De Viti De Marco, l'aveva ricevuta dall'onorevole Wollem borg. All'on. Colajanni incombeva un obbligo solo: cercare di assicurarsi, nella misura del possibile, che la copia della relazione Biagini- corrispondeva all'originale e che egli e l'on. Pantaleoni non rimanessero vittime di una mistificazione. E se ne assicurò colla lettura del resoconto della tornata del Senato del Giugno 1891 l in cui al Senatore Alvisi, che dette la relazione Biagini all'on. Wollemborg, che_ voleva compiere nella Camera alta quel dovere che' fu poi compiuto dall'on. Colajanni nella bassa, venne imposto violentemente il silenzio dal Presidente Farini a richiesta di due ministri del tempo, che fecero intravedere a} Senato il pericolo di gravissimi danni al paese dalle minacciate rivelazioni Quale la prova addotta dall'on. Ferri contro l'on. Bettolo 1 Una coincidenza ed un assioma di sua creazione. La coincidenza è quella tra il rialzo delle azioni dell'acciaieria di Terni e l'arrivo al ministero Pelloux -dell'attuale ministro della Marina. Ora per dare .a questa concidenza il valore che ha voluto assegnargli il deputato di Ravenna bisogna non ~ònoscere la storia dell'agg·iotaggio. Può darsi benissimo che la. manovra al rialzo sia stata poggiata sulla entrata del Bettolo nel Ministero della Marina, senza che il Ministro abbia avuto la benchè menoma responsabilità e la benchè menoma partecipazione diretta o indiretta. La storia delle oscillazioni fortissime nel prezzo delle azioni della Acciaieria di Terni dal gennaio 1898al Iuglio l900pubblicata dalla Tribuna (N.0 142J,enon ismentita dal Ferri, prova a luce meridiana che con o senza Bettolo su quelle azioni dai borsisti o borsaiuoli si giuocava sfrenatamente, come si è giuocato e si giuoca sui titoli di tutte le principali società per azioni specialmente in certi momentì di frenesia borsistica pazzesca o disonesta. Il cavallo di battaglia dell'on. Ferri, perciò, è senza gamba addirittura; se ha potuto cRmminare, non correre, senza fiaccarsi il collo miseramente ciò si deve alle seguenti circostanze:· dietro al · deputato socialista c'è un partito che s'impone; la Terni ha contro di sè la pubblica opinione. prepara'ta da nn pezzo dalle critiche del Pareto e di ·a1. tri liberisti, che non possono digerire il fatto che un'industria protetta possa prosperare; gli uomini ch.'ebbero mano in 1,asta, direttamente o indirettamente, dal Brin al Breda, a torto o a ragione non furono mai ritenuti degli stinchi di santi; contro lo stesso Bettolo da più tempo nella Camera e fuori corrono voci non 1usinghiere per lui. Tutti questi elementi morali, estranei e antecedenti allo sca~dalo, hanno permesso di reggersi alla prova più umoristica che si è addotta in favore di un accusa. Rimane l'assioma. L'a.ssiom1:tè ormai noto: chi è bugiar·clo è ladro. L'on. Ferri l'ha applicato all'on. Bettolo e ai suoi difensori togliendo occasione da' alcune cose inesatte dette per demolire l'accusa. ' Brutta cosa è la bugia; noi che abbiamo il culto della verifa e della sincerità sino al fanatismo per chi mentisce non sentiamo alcuna simpatia. Ma talora la menzogna è in volontaria; tal'al tra ha per sè delle circostanze attenuanti che fanno colpo anche sugli animi più retti. Ad ogni modo tra la bugia ed il furto corre qualche distanza! Se lo assioma, - degna della scuola di antropologia criminale, che ha lormulato tante teggi antroposociologic.:he, elle fanno ridere i polli, - dovesse essere preso sul serio, ·probabilmente nel P_arlamento e nel paese non rimarrebbe alcun individuo che non dovrebbe essere proclamato ladro! E il peggio è questo:. che l'on. Ferri sarebbe il ladro più temibile, perchè La Tribuna e altri giormdi gli hanno provato che egli ha detto parecchie cose non vere anche in questa occasione. Abbia-mo osservato che tra la denunzia degli scandali della Banca Romana e quella degli scan- ~ali Bettolo-Terni c'era qualche differenza che conforta va. Eccola. Il 20 Dicembre 1892 quasi tutta la Camera si scagliò più o meno violentemente contro l'on. Colajanni1 abbandonato 1;\,ncnedalla grande maggio-

IUVISTA. POPOLARE J)I POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIALI 259 ranza dell'Estrema - nella quale mancavano Imbriani, Oavallotti e Pantano _:_; il sor Bernardo Tanlongo trovò calorosi difensori su molti banchi - da Baccelli a Crispi. Il contegno della Camera, nonostante la impressione enorme fatta dalle accuse precise e prudenti ad un tempo dell'on. Colajanni, fu semplicemente indecente. Oggi, in vece; la Carnera si è mostrata ben diversa: 11a lasciato parlare il pubblico accusatore e in difesa dell'accusato si sono levati l'on. Arlotta e l'on. Rubini solo perchè vi sono stati trascinati dalle erronee intenzioni loro attribuite. Questa differenza è il risultato delle migliorate condizioni dell'ambiente. E noi -· e con noi tutti gli onesti - ce ne dichiariamo altamente soddisfatti. Ed ora entriamq 'in me1·ito della quistione al di fuori di ogni preoccupazione di persona. L'articolo del Prof. Nitti che pubblichiamo in questo stesso numero assoda due cose importanti: 1 ° che l'acciaieria di Terni lla fatto eccellenti affari; 2° che lo Stato non ha fatto le spes(:l dei guadagni degli azionisti dell'acciaieria. Tra questi due corollari della dimostrazione del Nitti si vorrà scqrgere una contraddizione; ma , contraddizione non c'è. Lo Stato avrebbe perduto qualora avesse comprato le corazze italiane ad un prezzo $Uperiore a quello delle corazze estere. Ciò 1 con molta leggere1.za venne affermato ripetutamente dal Pareto e dai liberisti; ma ciò non è affatto vero Si aggiungerà che. se all'estero le corazze (:.Ostano di più, il fatto si <leve al Trust. Sia! Ma è forse in facoltà del Governo italiano annientare un sindacato elle ha le sue propaggini all'estero e di cui. sarebbe vittima esso stesso e tutti gli altri Stati eut'opei, che· comprano corazze~ Con o senza l' Acciaiel'ia di Terni, con o senza Bettola il Trust estero rimarrebbe all'impie<li e farebbe pagare più éare allo Stato italiano le corazze che la Terni gli dà più a buon mercato! Ma· l'on. Bettola è un galantuomo insospettabile? Ma -l'amministrazione della Marina è stata ed è corretta? Ma non ci sono state delle vergognos~ mangerie, degli scandalosi iripotages? Noi non intendiamo in alctin modo assolvere o dif'endere chicchessia; noi anzi, di fronte a certe voci insistenti, alle relazioni Randaccio, Franchetti e Arlotta, riconosciamo esplicitamente la necessità impellente di una seve.ra inchiesta parlamen tare. È la sola cosa nella 4.uale ci troviamo pienamente di accordo coll'on. Ferri. LA R1v1s·rA ON. DoTT. NAPOLEONE COLAJANNI IL DIVORZIO Prezzo: (font. 30 SECONY~A EDIZIONE Dirigere commissioni e importo alta nost,·a Amministr. L'ACCIAIERIA Dl TERNI e la rin~1ovazione di Napoli (I) L'opera di rinnovazione economica di Napoli non può aver nulla di arbitrario·: sarà invece .possibile solo se sapienza di stat_isti, accorgimento di legislatori sapranno utilizzare le condizioni esistenti; rendendone più vantaggiosa la utilizzazione· con particolari agevolezze. Forza motrice a buon mercato, cioè a non 'oltre 75 lire per cavallo, innovazioni semplici ma proficue negli ordini doganali, speciali 3senzioni da imposte, piccole ma essenziali riforme amministrative, possono in pochi anni determinare una rinnovazione profonda. Non occorre, non si deve alimentare nulla che non sia vitale, nessuna opera di parassitismo deve essere tollerata. Si devono solo aiutare, coordinare le forze vitali che già esistono. Ogni anno s'investono in Italia nelle nuove industrie .almeno cento milioni: perc~hèmolta parte di essi non verrà a Napoli ~e troverà speciali vantaggi, che compensino la· poca abilità (come transitoria ! ) della mano d' opera alla mancanza di un vero ambiente industriale? Molti spiriti incerti, molte anime ignare si chiedono però con sgomento: - Ma quali industrie sorgeranno a Napoli? quali potranno prosperarq? E obiettano elle vi è già in alcuni rami eccesso \.., di produzione che molte industrie sono minacciate da crisi e elle non occorre creare al tra concòrrenza interna. • Queste persone in generale non sanno i primi elementi di economia politica, ignorano che i prodotti trovano tanto più facilmente sbocco in quanto sono ·più abbondanti e più vari: è una verità elementare che quasi un secolo fa J. B. Say esponeva. molto semplicemente sotto il .. nome di loi cles débouchés. (Ma nell'ambiente parlamentare ignorare l'economia politica non è disdicevole, anzi spesso dà un certo prestigio). · Piuttosto occorre chiedere ai timidi per troppa . (1) Dobbiamo all'amico prof. F. S. Nitti questo capitolo interessautissimo, di · vera e grande attualità, del libro suo di prossima pubblicazione: 1\Tapoli e la quistione ,ncrùlionale. Noi glie ne siamo oltremodo grati e non spendiamo alcuna parola per raccomandarlo all'attenzione dei nostri lettori. Un' avvertenza vogliamo soltanto fare, che è superflua p~i lèttori attenti, cui non sfuggirà uua dicl1iarazione contenuta nello scritto ùel 1 itti; ma che gioverà per la massa. Il Nitti ciò che qui espone lo aveva detto circa ciuque mesi or sono alla Reale Commissioae per l' incre1nerdo indust,~ialc di ~Napoli, cioè molto prima che venisse sollevato lo scaudalo Bettolo-TernL Siamo i11 tempi di sospetti, e per quanto l'amico nostro sia al di sopra, in modo assoluto,, di ogni sospetto, noi abbiamo voluto rilevare con particolarità la suddetta circostmna. LA REDAZIONE.

I 260 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI ignoranza o per troppa sapienza: quali industrie non sorgeranno nel Mezzogiorno 1 quali ehe vivono a Biella, a Como o a San Pier d'Arena· non potranno vivere a Nal_Joli 1 Cumerose industrie hanno facili condizioni di sviluppo: le industrie meccaniche, le industrie di trasformazione, i canapifici, i cotonifici, ecc. tro- ,-ano una situazione particolarmente aùatta al loro sviluppo. Le idee sono in Italia molto mutevoli: gli stessi industriali che hanno visto sorgere e fiorire le loro industrie all'ombra della protezione doganale, mostrano nel caso di Napoli un vero terrore dinanzi a ogni minaccia d'intervento dello Stato. Qualche tempo fa io affermavo che non vi saMa molti che non guardano il problema di fronte, o che non riescono a fissarne i termini con precisione, osservano che ciò che occorre a Napoli è sviluppare non già la grande industria,' ma la piccola industria. Ed è strano che sono sopra tutto molto grandi industriali ·del Nord. che ragio• nano in tal guisa. Se non si trattasse di un dono _che affermano di fare, ma di una compravendita, come i giuristi dicono, si potrebbe affermare che la bestia messa in vendita lta gravi vizi redi- . rebbe nulla di strano, anzi sarebbe molto conveniente far sorgere anche a Napoli una grande acciajeria: Faffermazione parve quasi paradossale, e appunto per ciò io ho voluto ripeterla alla Commissione reale per l'incremento di Napoli, nella speranza che essa almeno abbia tali elementi da persuadermi del mio errore e che non voglia volontariamente o per compiacenza, omettere la trattazione di un argomento così importante. bitori. · ' Lo tato non deve ostacolare piuttosto l' una forma industriale che l'altra: deve coordinare le forze esistenti. ·che si _avvantaggi, per esempio, della forza motrice· a buon mercato più la grande che la piccola industria, io non credo; ma è del pari eyidente che una zona doganale franca e le esenzioni speciali di imposte non possono riguardare la piccola industria, tanto meno la industria domiciliare. Nella determinazione delle tariffe per la forza motrice non bisogna certo trascurare i bisogni della piccola industria; ma è ridicolo guardare quasi con diiDdenza il sorgere della gran- (le industria. Anzi bisogna affermare esplicitamente che a Napoli, nelle condizioni presenti, è sopratut_to la grande industria che occorre. La piccola industria è in certa guisa sussidiaria della grande al la cui ombra sorge e di cui quasi sempre vive. Una grande acciajeria, un grande cotonificio, una grande casa di prodotti chimici, danno luogo spesso a una serie di piccole industrie sussidarie. Ma ciò elle più giova a Napoli i>; la gr,mde industria: essa sola forma la maestranza abile, determina lo spirito industriale, acuisce le attività;. " non è una necessi.tà economica, è sopra tutto una necessità didattica. Si può anzi dire che la piccola industria non ~i svilupperà, non sarà gagliarda, se non quando la grande l'avrà penetrata del suo spirito vitale. Ciò che nuoce più a Napoli ora non è mancanza di desiderio di lavoro delle classi operaie, non è nè meno mancanza di una relativa abilità; è la deficenza di ogni organizzazione commerciale e industriale; è la nessuna abilità nel produrre in condizioni vantaggios~ e sopra tutto nell'organizzare la vendita dei prodotti. Le deficienze attuali non saranno colmate che dalla grande industria. Se la piccola industria potrà rifiorire pe.r effetto · della forza motrice a buon mercato, è sopra tutto la grancle cl1e bisogna avere in mente: La grande industria non. ucciderà la piccola, rpa la s vilupperà. La intrapresa di Terni è stata dal liberismo italiano considerata come una delle conseguenze peggi0ri delle follie doganali. Ogni volta che si vuol parlare anche adesso di una industria sorta col danno dei consumatori si parla di Terni. Io non ::,ono di questa opinione e poichè i fatti valgono più delle ipotesi preferisco ragionare~su di essi.(1) Per caso sono riescito ad avere nelle mani una pu_bblicazione molto riservata fatta per il Ministero della Marina e distribuita solo ai grandi azionisti di Terni. E' intitolata La verità sulla società degli alti forni, fonderie e acciajeria di Terni. Porta la data di Padova, 1902 (ti.pografia Sanavio e Rizzati). Il senatore Vincenzo Stefano Breda, estensore dell'opuscolo, non aveva alr.un interesse a esagerare i guadagni dei suoi azionisti; anzi, piuttosto, chiedendo nuove concessioni,a diminuirli. Come sorse l'acciajeria di Terni 1 La storia è raccontata nell'opuscolo citato: va però messa nella forma più semplice. Lo Stato, desiderando uno stabiÌimento siderurgico per la fabbricazione di corazze di acciajo, lamiere,. cannoni, rotaie e profilati, decise di aiutare lo svolgersi dello stabilimento di Terni, sorto già sul finire del 1883. Dopo la tariffa doganale del 1887 venne. anzi un aiuto diretto: 'lo Stato commise in varie date per 11 milioni di lavori e anticipò le somme senza interessi. (Ciò dimostra a evidenza che i capitalisti liguri e veneti non hanno nessun diritto di · (1) Su tutta la discussione relativa a questo argomento Cfr• N i t ti : Nuo0e ricerche sulle forze idrauliche dell'Italia e la loro organi;;zazione, Napoli, 1903, cap. XVII. Secondo calcoli recenti, mentre al di sopra di 500 HP il costo del cavallo vapore prodotto da macchine termiche non è che di poco più grande di quello del cavallo elettrico, nei minori ,impianti la differenza è enorme. Per 1 motore di un cavallo la differenza è di 850 lire all'anno per 3300 ore di lavoro, è di 380 per un motore di 3 cavalli, è di 150 per un motore di 8, è di 80 per un motore di 15, di 70 per un motore di 25, di 60 per un motore di 40, ecc. Abbiamo già detto che a Milano e a Torino le società per il trasporto di gnergia elettrica hanno il ~iù largo consumo fra utenti di 2, di 3, di 5 cavalli. Accade forse piversamente all'estero i La société des forces motrices du Rhon a Lione alimenta 1941 impianti, di cui G00 di 1 cavallo o meno; 1045 tra l e 9 cavalli: 150 tra IO e 20; 91 tr:i 20 e f'>0; 33 soli per oltre 50 cavalli. La piccola industria risente tutti i vantaggi della elettricità; si può dire che ne sia vivificata.

• I RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll 261 dolersi se almeno una volta si farà assai meno per Napoli). E bene chi ha perduto in queste operazioni? Lo Stato no. Che cosa ha perduto infatti ?L'anticipo di 11 milioni fu fatto è vero senza interessi, ma garentito con primaria ipoteca e su immobili di un valore più che triplo. Gl' interessi. che lo Stato perde su 11 milioni, calcolati al 4 per cento, dal 17 marzo 1885, cioè dal primo pagamento, al 28 agosto 1899, cioè al completo rimborso, ammontano a lire 2.136.000 (2). Ecco dunque la perdita, a cui bisogna contrapporre i benefizi che lo Stato ha ricavato da 'l'erni. Se però la produzione di Terni fosse più costosa di quella estera, vi sarebbe danno dei consumatori. Invece è accaduto che dopo pochi anni rrerni è stato in condizione di vendere più a buon mercato delle grandi acciajerie estere: più a a buon mercato di Krupp. La differenza di prezzo rappresenta d,a sola un benefizio di gran lunga superiore alla perdita che lo Stato ha sopportata. La istituzione di Terni è stata forse un sacrifizio per gli azi0nisti 1 Nessuno oserebbe dire. Gli azionisti di Terni infatti per ogni azione di 500 lire, hanno incassato dal 1888 al 1901 lire 346 di dividendo. Ma le azioni da molto tempo si sono in Borsa quasi consolidate a un prezzo medio di 1750 lire, che ha raggiunto fino 2000 lire. Ne risulta, con un calcolo semplicissimo, che gli azionisti di Terni hanno avuto dividendi che si possono valutare al 25 per cento all'anno. Infatti si ha: Corso medio in borsa di 1 azione di ' 500 Lire. L. Dividendi incassati Meno il costo dell'azione in Utile netto per azione )) Totale L. » L. J 1750 346 2096 500 1596 Dunque in un periodo di 15 anni l'utile netto delle azioni è stato di lire 1596, cioè di 10.640 per cento: ogni azione di 500 lire ha avuto quindi un benefizio del 21,3 per cento all'anno. Terni è stata forse un grande sagrìfizio per il paese? Senza dubbio la massa dei consumatori, pe (2) Il 20 Giugno 1899, l'on. Bettolo, ministro della Marina, cosi diceva alla Camera dei deputati: « Anzitutto mi piace con documenti ufficiali poter affermare che noi abbiamo sempre pagato a Terni per unità di peso, meno di quello che presso i Governi esteri si son0 pagate corazze di egual tipo o similari. Cito il Krupp, e lo cito perché per adesso può dirsi che esso sia l'unico concorrente dello stabilimento dì Terni. Le corazze Krupp costano in Germania 2320 marchi la tonnellata, pari a franchi in oro 2900. Computando l'aggio e il dazio a Jil'e 105 per tonnellata, il prezzo per tonnellata sale a lire italiane 3208, senza contare le spese di . trasporto. P~r converso la marina paga a Terni per corazze altrettanto buone quanto quelle fornite da Krupp, lire 2646 la tonnellata "· Calcolando che :fino al 1901 Terni ha fornito allo Stato non meno di 300.500 tonnellate di corazze e che in ogni tonnellata lo Stato ha tatto comprando all'interno una economia notevole su ciò che avrebbe speso comprando all'estero, economia che ha raggiunto 4:'>7lire per tonnellata, si può ritenere che lo Stato ha ç;aadagnato con Terni più cli ana diecina di milioni. effetto della protezione doganale ha pagato i prodotti a un prezzo più elevato. Ma il sacrifizio è stato compensato presto; anzi ora a Terni si produce in alcuni rami più a buon mercato che ad Essen. Un grande centro industriale è sorto, un -centro di feconda attività, ove il lavoro nazionale ha potuto svolgersi largamente, ove nuove attitudini si sono determinate, ove nuove energie si sono dischiuse. In Terni bisogna distinguere la fabbri• cazione industriale e la fabbricazione militare: la prima è generalmente costosa, per il modo stesso come Terni sorse, per la situazione poco favorevole: la fabbricazione militare è invece ancora più a. buon mercato che quasi dovunque in Europa. Ma se prima l'Italia, o per dir meglio lo Stato italiano, era soggetto alle esigenze delle grandi acciaierie straniere, non si può negare che ora sia soggetto non meno alle èsigenze di Terni: perchè non dovrebb~, non potrebbe sorgere una seconda grande acciaieria nazionale a Napoli? L'impianto dell'acciaieria di Terni rimonta in gran parte al 1883; in vent'anni la metallurgia ha fatto progressi straordinari. Nei prodotti militari che si vendono d'ordinario a prezzo notevolmente superiore al costo, la vetustà degli ordinamenti e dei congegni meccanici di Terni non è un ostacolo; ben è il caso della produzione industriale, ove il minimo costo è una necessità commerciale. La situazione di Terni, a grande distanza dal mare, rende assai costoso il trasporto della materia prima. Così le materie prime metalliche, la ghisa e ~ rottami di ferro e di acciaio, dal porto di Civitavecchia a 'ferni costano quasi 10 lire per tonnellata *: trasporto di materia prima, trasporto di prodotti accrescono il prezzo di ogni tonnellata di circa 20 lire. Terni non può mandare le sue corazze per imbarcarle che a Civitavecchia o Ancona: così con· -viene spesso spedirle del tutto per ferrovia **. I prodotti militari: che rappresentano unità pesanti, che sono sottomessi a tariffe speciali danno luogo a spese gravissime. La provvista di combustibil riesce del pari a Terni assai più costosa che a Napoli non riuscirebbe. Perçhè una nuova grande acciaieria non potrebbe sorgere a Napoli? Basterebbe che il governo assicurasse metà delle forniture che ora si dann0 a Terni. Si avrebbe un grande vantaggio: quello di rompere un monopolio che può riuscire pericoloso; si potrebbe avere un' acciaieria più moderna e quinai più adatta alla lavorazione industriale. Basterebbe determinare per * Infatti si ha Trasporto per carri dal porto alla stazione e carico dei carri . . ., . . . . . . . . . . . . . L. t. - Trasporto ferroviario (Tariffa speciale P.V. N. 1!5, serie 7). . . . . . . . . . . . . . » 7. 60 Totale . . . . . L. 9. 60 Costa egualmente e spesso spedire il prodotto lavorato a destinazione. ** Allora la spesa da Terni a Spezia 386 chilometri è 18,44 por tonnellata, da Terni a Genova chilometri 475 lire 17 i!-; da Torni a Napoli chilometri 361 lire 15,3l; da Terni 'a Castellammare chilometri 377, lire 14,80; da Terni a Taranto chilometri 63 lire 22,:-7. I

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