Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 9 - 15 maggio 1903

RIVISTPAOPOLARE DI ~. ·po LITICA LETTERE. E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento)' Esce tn Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nu.DJ.ero separato Oent. 30 ~ Amministrazione : Via Oampo Marzio N. 43. ROMA «. Anno IX. N. 9 Ab bonaDJ.en-to postale Roma, 15 Maggio f 903 SO:NJ:1'(CARI01 Noi: Gli avvenimentie gli uomini (Da Edoardo VII a Guglielmo II. - Il discorso Sacchi e la questione meridionale. - Dio nella scuola. Le bombe a Salonicco. - La politica anticlericale di Combes). - On. Dott. Napoleone (Jolajaoni: Il Socialismo italiano giudicato da un compagno rivoluzionario. - G. Sorel: La ripresa dell'affare Dreyfus. - Avv. Ugo Della Seta: Giovanni Bovio poeta. - Inchiesta sulle divergenze politiche del. Socialismo attuale. - Avv. Lino Fer:riani: La prostituzione a Milano. - Giuseppe Gravina: Il principale obiettivo delle Cattedre ambulanti di agricoltura in Italia. - Ing. Maurice Alfassa: Le Trades Unions· nel 1392. La loro. situazione. La loro politica. - Cesario Testa: Due::libri di vecchi. . . RivistadelleRiviste: Il governo e ìl popolo in Russia (Européen). - Edoardo VII ('l(evue Bleu~). - Il Cristianesimo e il Tolstoismo (Revue Socialiste). - La legge di Monroe è un ostacolo alla civilizzazione? (North American 'l(eview). - Trent'anni in Parigi (TlJe F?rtnightly ,'I?....eview). - Il futuro Americano (The Century). - La posizione delle donne nella Russia prima e dopo il matrimonio (Westminster Review). - .L'impiego commerciale dei sotwmarini (Magazine of Commerce). - La nuova legge di protezione dei bambini (Conespondenz. blatt der Generalkommission der Gewerschaften Deutschlands). Recensioni. - Illustrazioninel testo. · Si pregano vivamente gli abbonati in arretrato a mettersi Subito in regola. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI - ~ . Da ·Edoardo Vll a GuJ;tlielmo Ii°. - La stampa monarchica è andata in visibilio per le visite r'eali e imperiali, che ha avuto l'Italia ed oggi si respira un poco più liberamente sfogliando i giornali senza trovare più delle colonne consacrate a gite,a riviste e visite. Guardando al popolo di Roma, di primo acchito si può rimanere sorpresi di fronte al diverso atteggiamento suo verso il Re d'Inghilterra e l' Imperatore di Germania. Fu abbastanza freddo, se non glaciale verso il primo; assai più caldo col secondo. Eppure non c'è da sorprendersene. Le masse popolari di qualunque altra città di Europa ed anche di America si sarebbero ugualmente comportate. La differenza nelle accoglienze d~riva dalle differenze personali tra i due ospiti reali. ' Non alludiamo alle loro diverse qualità· morali, che potrebbero fare assegnare Re Edoardo tra i borghesi scapestrati che minacciano di porre un piede nella prigione e l'Imperatore Guglielmo tra gli squilibrati fanfaroni che hanno un piede e mezzo nel manicomio. Oh! no. Le masse hanno accolto diversamente le due teste coronate per motivi assai più volgari: uno veste da ricco borghese e del borghese ha le inclinazioni e i costumi; l'altro è un Capitan Fracassa d,agli "Uniformi brillanti e che da vero Fregoli imperiale è capace di presentarsi al popolo in abbigliamenti diversi nelle varie 01~e del giorno circondandosi sempre del più teatrale fasto militaresco. Eppure nelle due visite c'è stato un elemento politico diverso, che avrebbe dovuto invertire le accoglienze! Re Edoardo, senza curarsi degli Irlandesi cattolici che egli ama, ha visitato il Papa in forma modesta, per semplice cortese omaggio verso un vecchio Venerando. L'Imperatore Guglielmo, invece, è andato al Vaticano in grande pompa dando alla visita una forma offensiva ai sentimenti e interessi italiani. Se le calorose accoglienze all'Imperatore Guglielmo, che se vivesse a Napoli certamente sarebbe chiamato ò pazzariello, fossero venute soltanto dalle masse, noi avremmo la.sciato correre e non avremmo rilevato la sopranotata differenza; ma vi si sono associate · le classi dirigenti, ed un pubblicista e deputato, che abbiamo spesso lodatp, e che speriamo di poter continuare a lodare, ha fatto di Guglielmo II un'apologia smaccata, che ci ha prodotto una penosa im pressione. Dell'Imperatore di Germania ne ha fatto un eroe alla Carlyle anzi superiore agli eroi del grande scrit- . tore inglese, tacendo tutto ciò che c'è di ridicolo o di malvagio in Guglielmo II e attribuendo a lui il merito · o della natura o di altri uomini. In quanto al ridicolo non sono ignoti i suoi discorsi misticamente grotteschi, la sua lettera all'ammiraglio Hollmann su Bibel e Babel, le sue pretenzioni artistiche ecc. ecc. Per la malvagità bastano a documentarla i discorsi e gli ordini del giorno eccitanti alla guerra civile e promettenti in ogni occasione il massacro dei suoi cari operai, che osano pensare colla propria testa. N è va. dimenticata la lettera in difesa di un pederasta passivo, che poteva essere presa come uno sfogo pas0sionato in prò di un amico se non si sapesse che quel peterasta era il suo fornitore di milioni. La cosa era tanto nota a Berlino che gl' inverecondi attacchi del Kaiser contro il giornale che aveva denunziato le scostumatezze del Re di Essen, servirono soltanto a triplicare la tiratura del Vorvarts ! ed a costringere la vedova del suicida a ritirare la que"'rela data. E vada per queste dimenticanze! Ciò che ci sembra più grave è la tentata esaltazione di Guglielmo II attribuendo a lui tutto il merito degli altri. • , La legislazione sociale, la riforma agraria,' lo sviluppo della flotta, l'incremento coloniale, delle industrie - tutto si deve all'Imperatore. E se nello scritto I

. . RIVISTA POPOLAR.B DI POLITICA, LBITERB .B SCIENZE SOCJA.LJ di cui ci occupiamo, le parole non dicono precisamente ciò, è certo che tale ne è lo spirito. In tutto questo l'ingiustizia è molta ed evidente; perchè si dimentica che la riforma doganale di Bismarck del 1879, che la genialità e l'ardimento di Miquel ecc. sono i maggiori e veri fattori di ciò che maggiormente si loda in Guglielmo II. E non va obliato, infine, quando si pongono paragohi tra la Germania e l'Italia dal punto di vista dello sviluppo economico, che la natura accordò all'una ciò che negò all'altra: il carbon fossile e il ferro. A noi dette il sole .... E pur troppo per metà d'Italia questo dono riesce spesso esiziale! " che ad un' azione suscitatrice di nuove e potenti e- " nergie ,,. Con lui ci· compiacciamo vivamente nell'avere riconosciuto " che abbiamo un paese vario e " disforme come forse pochi al mondo, e abbiamo vo- " luto sempre fare leggi generàli ed uniformi, non pen- " sando che queste potranno, giovare in maniera e mi- " sura differente dall' una all' altra regione ,,. Alla buon'ora ! ! ! Ma quando veniamo alle sue proposte concrete in favore del Mezzogiorno, disgraziatamente •ci appare completa la sua ignoranza sulle reali condizioni del Mezzogiorno. Esaminiamone alcune. Dimenticando che siamo nell'anno 1903 e non nel 1887 ripete la romantica canzone cantata dall'on. De Viti De Marco e da altri giovani e valorosi economisti \ - Giretti, Einaudi, Cabiati - sui benefizi che verrebbero al Mezzogiorno da un regime liberista che favorisse le sa.e esportazioni. Qui siamo in piena utopia Con ciò non vogliamo negare che Guglielmo II possa avere certi lati simpatici, che vengono dalla sua esuberante vitalità ; rileviamo sopratutto che egli dice e scrive molte sciocchezze e molte pazzie, ma che ne commette poche. Ed ~i non lasciargliele commettere ci pensa il popolo suo ! · regressiva; e lo dimostreremo un' altra volta. Perfettamente di accordo sulla necessitii ed a.tilità di una opportuna. politica ferroviarfa,, che tenga conto della disgrazi~ta configurazione geografica dell'Italia, non lo siamo sulle illusioni per i benefizi attesi dalla cooperazione : per questa mancano nel Mezzogiorno le opportune condizioni economiche morali e intellettuali. ~ Il discorso Sacchi e la quist.ione medtliooale. - Dichia.riamo, tout court. prima di scendere a qualche osservazione di dettaglio, che siamo assai lieti del discorso pronunziato dall'on. Ettore Sacchi nel teatro Balbi di Torino il giorno 3 corrente. Ne siamo oltremodo contenti perchè con questo 1discorso la importanza e l'urgenza della quistione · meridionale sono state formalmente riconosciute da un .ettentrionale autorevole: e in un centro dei più importanti per coltdra, per ricchezza e per tradizioni patriottiche del Nord d'Italia. Di altri punti del discorso Sacchi non ci preme oecuparci; notiamo soltanto che le punzecchiature dell'on. Ferri gli hanno fatto vedere finalmente che la pregiudfriale collettivista deve valere di fronte ad un liberale almeno quanto la pregiudiziale repubblicana. E pel momento non insistiamo neppure sulla canzonatoria denominazione di grammatici della politica - che ]_)Otrebbero essere i repubblicani - affibiata a coloro che danno importanza a questo o quell'altro articolo dello Statuto. Qui ci sembra che cadiamo in perfetto agnosticismo I o indifferentismo politico, facendo dipendere tutto dalla coltura e dalla educazione nazionale. _Il s'lio ci sembra un semplicismo che avrà preso aprestito dagli ex suoi amici, i socialisti italiani, ma che è contrario alla realtà. L'on. Sacchi che vuol essere un vero positivista non dovrebbe dimenticare che la coltura e l'educazione nazionale sono fattori. importanti della politic::. interna ed estera; ma che non sono i soli, e che il loro sviluppo sta in intima relazione colle forme. La coltura è grandissima in Germania; ma la sua efficienza è scarsa nella politica interna ed estera perchè si trova in contrasto colle forme costituzionali poco democratiche, se non addirittura feudali. (1) E torniamo al Mezzogiorno. L'on. 8acchi occupandosene, ha cercato di supplire• colla molta buona intenzione alla poca conoscenza del ponderoso problema. Siamo di accordo con lui. nel riconoscere che i provvedimenti proposti dal governo " sono frammentari e più adatti a normali circostanze (1) L'on. Sacchi, come sempre, ebbe parole cortesi pel nostro Direttore, di cui lo ringraziamo. In nota egli avverte eh~ l'on. Colajanni, benchè repubblicano sineero, nell'azione pratica si comporta da radicale. Così dev'essere. Noi siamo evoluzionisti; perciò promovendo tutte le riforme che ci s0mbrano utili non solo dobbiamo trovarci di accordo su molti punti éoi demacratici costituzionali; ma non lesiniamo il nostro appoggio alle proposte buone anche se vengono da Sonn1no o da Di Rudini. L'on. Sacchi ripete il vieto pregiudizio che il Mezzogiorno deve rirru:1nere un paese prevalentemente agricolo che si de p ba consacrare alle industrie marittime - pesca del tonno, dalle spugne e del corallo · - per le quali ha attitudini e tradizioni. Qui siamo in tema allegro : con q nelle industrie il Mezzogiorno potrà sempre crepare d'inedia ! La teoria delle attitudini alle industrie, che vediamo ripetuta da tanti valentuomini, è semplicemente fantastica. All'on. Sacchi non ricorderemo- ciò che si è fatto e si .fa in Russia, in Ungheria ecc., ma vogliamo rammentare soltanto che circa quarant'anni or sono un . . oratore del Cobden Club sostenne che tutta l'Italia non aveva attitudini all'industria tessile ..... Quintino Sella gli rispose da par suo; ed oggi chi visita la Lombardia, il Piemonte e la Liguria sorriderà del giudizio dell'anglo sassc,ne. Le attitudini all'industria si creano. Se il Mezzogiorno dovesse rimanere sempre agricolo sarebbe condannato alla miseria e alla inferiorità. Non potrebbe funzionare - come attualmente fµnziona - che 'da cc•lonia del SettentrioÙe ! Dulcis in fundo. Dopo queste obbiezioni sentiamo il dovere di conchiudere con una parola di vivo plauso all'indirizzo dell'on. Sacchi. Egli discutendo sui mez:::i adeguati per affrontare· il problema meridionale fà una proposta ardita onesta e savia. Se le condizioni' del bilancio, egli osserva, non consentono di spendere ciò ch'è indispensabile ed urgente, si ricorra al debito pubblico., I debiti fatti per un tale ponderoso problema soggiunge, rappresenteranno un buon affare. E per parte nostra rincalziamo: ciò che l'Inghilterra si apparecchia a fare per l'Irlanda indica la via da battere. Dio nella scuola. - L'affermazione contenuta nell'articolo e poscia nell'opuscolo: Preti e socialisti contro Mazzini, che nei libri 'delle scuole elementari e straniere ricorra più o meno frequentemente il nome di Dio, ci ha procurato unµ, lettera-rettifica cortese di persona •colta e amica. · Questa persona ci fa sapere che l'asserzione non cor- . risponde a verità interamente; ed_ a prova ci si ci-

/ RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LBTTEllll B SCIENZ:E SOCIALI 227 tano i Libri cli lettwra per le cinque classi elementari dei Dottori Marco Lessona e Carlo Bernardi pubblicati dall'Unione tipografico-Editrice di Torino, dai quali " Dio è escluso rigorosamente ·e. nominato solo una " volta in un sonetto di G. Prati, riportato colla firma " e solo come saggio di poesia infantile un pò meno 'i cretina delle solite ,, L'amico nostro, poi soggiunge: " Or bene, intorno a questi libricciuoli, che non fosse, altro che per la novità del metodo e per l'assoluta laicità, avrebbero meritato di L'affare Dreyfus. Giacchè si risolleva l'affare Dreyfus perché non far lo stesso coi suoi attori 1 (Neue Gluhlichter di Vienna). richiamare l'attenzione degli studiosi di cose scolasti che, si è fatto il silenzio più rigoroso, e non uno, dico un solo, dei giornali pedagogici e scolastici, che allietano la nostra patria si degnò di farne menzione sia pure incidentalmente o di sfuggita. L'esito, editorialmente parlando fu disastroso e non c'è sper::mza di una ripresa: ciò che del resto era in parte preveduto, perchè senza D_io, anche approvati dalla Commissione, Centrale, i libri di testo nelle scuole italiane non entrano. ,,. Abbiamo riprodotto integralmente le parole dell'amico che ce ne scrisse; le quali pur correggendo una inesattezza confermano pienamente ciò ch'era stato osservat'o dal nostro Direttore. Ai libri di lettura senza Dio abbiamo così fatto un pò di réclame. Saremmo curiosi adesso di conoscere quali saranno i municipii socialisti, che li faranno adottare nella scuola. Ma non è questa sola la campana che ha suonato; da Brescia, dall'eroica Brescia, ci è pervenuta la eco di rintocchi di altro tono, ma che armonizzano bene con quelli della prima. A Brescia l'amministrazione popolare avutone il permesso dai superiori, deliberò di adottare nelle scuole elementari I doveri dell'uomo di Mazzini. Apriti cielo! Le dame dell'aristocrazia e le madri si ribellarono guidate e sobillate dai clericali. Presentarbno una petizione con oltre duemila firme, e la Giunta popolare penL'aquila americana. . ' ..... ~ -q- -~ ,;, "* L'aquila amerieana avrà un nuovo appoggio (5 nuove corazzate ora ordinatti) per difendere la dottrina di Monroe contro il gufo tedesco e altri simili animali da preda. (lnquirer di Filadelfia). cola e lascia il libro che doveva riuscire tanto gradito· ai preti ed alla borghesia, secondo le sciocche profezie dei socialisti, alla porta della scuola! Superfluo aggiungere che i giornali sociali~ti non si sono presa la bega di notare il fatto. Oh! la loro lealtà è conosciuta .... ... Le bombe a Salonicco. - Il crescendo dei torbidi e dei delitti in Macedonia è spaventoso. La vanità dell'opera dei diplomati Europei al· congresso di Berlino, s'è andata, con gli anni, facendo sempre più"chiara; e di più in più si fa sentire l'urgenza d'un nuovo assestamento di quelle popolazioni e di quelle terre. Dalle prime rivolte di bande insurrezionali, poco numerose ed isolate, che per an po' di tempo scorazzarono, quasi indisturbate i più importanti villajet Mace doni, all'assassinio dal console ·Russo Scherbina, al duplice tentato omicidio di due giudici macedoni, incaricati di applicare le riforme promulgate dal Sultano, agli attentati perpetrate con la dinamite, lungo la ferrovia Salonicco-Costantinopoli, all'orgia delle bombe sparate in Salonicco stesso, e che hanno avuto la. virtù cli strappare l'Europa alle dolcezze della sua egoistit:a apatia; è come un terribile incL1bodi sangue. e di morte ·che mette lo sgoment0 nell'aHimo.

228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Cone finirà questa faccenda che da tanti anni dima.nda una soluzione, che, in verità, non è facile trovare? E siamo ora presso al fine? Non bisogna dimenticare che nel 1826 l'egoismo dell'Europa sacrificò alle sue paure d'ingrandimento della Russia la flotta Turca bombardandola a Navarrinò,e non sarebbe, ora difficile, nè sorprendente che le navi Europee nelle acque di Salonicco facessero tacere le volontà indipendenti dei Bulgari :.1, furia di cannonate La situazione interna, è poco differente, ora, da quella che era allo scoppio della rivoluzione Ellenica. r tumulti, anche allora, scoppiavano con :una inau-. dita violenza e la Turchia allora, come ora, si rivelava incapace a domarli. Ci voll.:l tutta l'energia del popolo Greco, e le simpatie destate in Europa dal coraggio dei ribelli perchè l'Europa permettesse loro di assurg"ere alla dignità di nazione indipendente. Certamente l'attùale questione dei Balcani non può avere con facilità una simile soluzione perchè - ed avemmo occasione di parlarne altra volta (1) - troppi popoli e troppi interessi sono in conflitto fra loro, e troppo antagonismo di religione e di razza separa quei popoli. I retroscena della politica non si conoscono bene. L'accusa mossa tempo fa dalla stampa ·austriaca alla Russia, cioè che la .Russia era l'incitatore principale di tumulti è fondata? Parrebbe di no a giudicare dall'atteggiamento che assumono i rivoluzionari Bulgari verso la Russia e i suoi agenti ufficiali. Tuttavia è bene ricordare che fino dalla abdicazione al trono di Bul- ,. garia, di Alessandro II la Russia non ha mai cessato di soffiare nel fuoco della rivolta Balcanica. Significantissima · è la conferenza tenuta di questi giorni a Pietroburgo dal generale Komaroff innanzi al ministro della guerra russo, ad aiutanti di campo dello Czar e a molte notabilità del mondo diplomatico e politico, nella quale il conferenziere ha affermato che perchè i tumulti abbiano :fine è necessaria l'invasione della Turchia da parte degli eserciti riuniti del Montenegro, della Serbia e della Bulgaria. L'idea' è ardita e sarebbe anche praticabile a condizio1rn che le potenze Europee fossero decise a vedere il S-qltano Turco passare il Bosforo e andare a regnare in Asia donde vennero i suoi avi. Ma: e Costantinopoli ? Naturalmente questo è il punto difficilmente risolvibile della questione. Costantinopoli è la chiave del commercio orientale; ed è il più forte punto d'offesa e difesa del mare di Marmora, del mar Nero, e del Mediterraneo orientale. La potenza che ne fosse padrona sarebbe la più favorita di tutte le potenze Europee. Nessuna vuole quindi che un'altra possegga Costantinopoli. E ciò paralizza gli sforzi e l'azione di tutte le potenze e le obbliga alla situazione ridicola di protettrici d'una potenza che è la negazione incarnata del progresso e della civiltà. Certamente il movimento Macedone e Bulgaro sarà soffocato; le cose ripiglieranno il loro andazzo antico: il timore e anche un po' il buon senso_ impediscono alle. potenze di rischiare una guerra. C'è una soluzione (e ci piace osservare, in questo caso, che fu dato dal nostro più grande Italiano) c!è una. soluzione, ed è quella che col tempo sarà data forzatamente al problema, cioè la federazione dei popoli Balcanici, (gli Stati Uniti dei Balcani) ai quali spetterà Costantinopoli; la soluzione accennata già da Giuseppe Mazzini. (1) Uomini e avvenimenti, Anno IX N. 5. Intanto l'eg·oismo delle potenze Europee è responsabile dei tumulti, del sangue sparso, della miseria e delle stragi che infieriscono in Macedonia ed alle quali l'Europa assiste con una indifferenza della quale, più tardi, dovrà amaramente pentirsi. • I~a politica ant.icle1•icale di Combes. - Quello che accade in Francia ci fa pensare ai primi atti della riforma religiosa operata in Inghilterra da Errico VIII. Sennonchè il're Inglese ebbe la franchezza di staccarsi assolutamente dalla chiesa cattolica, ed ebbe anche la accortezza e l'opportunità di agire in modo da non apparire un offensore delle libertà morali del suo ,popolo, e quando l'organismo che doveva sostituire l'elemento cattolico era g'ià pronto a pigliarne il posto. Combes ha agito precipitosamente, giacobinescamente · - è la parola giusta - ed anche inopportunamente. Noi non siamo teneri dei preti e dei frati, anzi siamo persuasi che senza preti e senza frati ci sarebbe nel mondo molta più sincera fede, e moltissima meno ignoranza di quella ch0 c'è: tuttavia siamo tanto amanti della libertà, quanto siamo nemici della superstizione, e, come condanniamo le persecuzioni per opinioni politiche, egualmente condanniamo quelle per opinioni religiose. Al principio della sua _lotta contro le Congregazioni Combes, e prima di lui vValdeck-Rousseau, avevano tutte le ragioni e non solo, ma noi riconosciamo anche che in questa lotta contro la superstizione è logico l'atteggiamento assunto da J aurés nella questione Dreyfus che si riconnette a questa agitazione e che il Sorel, più avanti, illustra con una sorprendente chiarezza. È logico che contro il neil¼,ico- e soprattutto contro un nemico privo di scrupoli come il prete e il frate - la lotta per la difesa della Repubblica debba essere energica e scevra di ogni debolezza. I frati non• debbono, assolutamente, non debbono occuparsi di politica. Un frate politicante è una bestia ibrida che non riuscite mai ad afferrare per il suo vero verso, e, o in nome di Dio - il suo speciale Dio - o in nome della forza -· quando riesce ad averla dalla sua - vi domina sempre; ed il dominio del frate politicante riesce sempre all'abbrutimento del popolo e all'avvilimento della nazione. La Spagna n'è la riprova tangibile e palpitante. Per il frate, nei suoi voti, nelle costituzioni dei diversi ordini, il mondo muore alle soglie del monastero. Egli non ha patria e non deve averla; egli non ha opinione politica e non deve averla; non ha famiglia, e quindi nessuno dei legami e dei doveri che incombono agli altri uomini lo obbliga o lo costringe. Egli si è liberato dal mondo - questo è l'articolo primo delle costituzioni di tutti gli ordini monastici - per darsi alla preghiera ed alla carità; e se il mondo è repubblicano, o monarchico, o socialisttL, o anarchico a lui non deve nè può interessare. · ' Logico è dunque che quando il monaco, trasgredendo ~ quelle regole che fanno la sua ragione di essere come tale, si occupa di politica, l'autorità politica non gli riconosca più il diritto di separarsi dal mondo e di liberarsi di tutti i doveri che spettano agli altri cittadini. I Congregazionisti Francesi hanno appunto dimenticato il loro dovere di monaci. Essi erano diventati fomite di ripetuti attentati alla repubblica: la loro a~ione era di uomini politici, di uomini di battaglia, e non di preghiera; logico era, doveroso anzi, che fossero puniti, e vValdeck Rousseau e Combes agendo in difesa della repubblica, richiamando que' monaci all'osservanza e all'adempimento della loro funzione,. impedendo

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 229 loro di nuocere allo Stato che li ospitava agivano doverosamente, e noi plaudimmo alla azione energica del ministro Francese quando metteva questi uomini nella condizione di esùlare o di tornare ad assumere il carattere di semplici cittadini. Ma egli ha esorbitato n_ella propria azione e noi _ci sentiamo in dovere di condannarlo. Egli ha chiuso ~cuole, ha chiuso chiese e cappelle ed ha ·proibito prediche. Soffermiamoci appena sul fatto - gravissimo - che non ci sono pronte scuole per sostituire quelle ora chiuse ; bisognerà bene che egli, o chi gli succederà, trovi il modo di provvedere: noi però insist_iamo su l'impedimento della manifestazione della propria opinione. Quei preti, quei frati non insegnavano conformemente ai programmi ministeriali, le loro opinioni non erano repubblicane, le loro prediche non erano favorevoli ~l go\ferno: che importa? Essi avevano - come hanno o dovrebbero avere tutti gli uomini - il diritto di esprimerle, di propagarle, d'insegnarle. Che il loro insegnamento sia combattuto da un'insegnamento migliore; che la educazione che essi impartiscono al popolo sia combattuta da una educaziozione più logica e razionale è giusto : che le loro prediche sieno smentite e confutate da argomenti più evidentemente giusti e veri dei loro è doveroso; ma togliere a costoro, anche se nemici, con la forza, il diritto di esprimere le loro opinioni e la libertà di pro- • pagarle è uno di quei passi falsi che ridondano sempre a danno di chi gli fa; e noi accenniamo francamente ai nostri amici di Francia il pericolo della via sulla quale essi oggi s'incamminano perchè ci sembra fatale. Non bisogna mai dimenticare che ogni attentato alìa . libertà, per qualsiasi scopo, in nome di qualsiasi principio compiuto, finisce sempre per diventare dannoso a chi lo commette, nei suoi effetti immediati e nella sua influenza morale e sociale. 6' NOI: ILSOCIALISMO TALIANO giudicato da un compagno rivoluzionario Gli avvenimenti che incalzando non consentono di occuparsi oggi degli argomenti, che ieri ci eravamo proposti di trattare, e i malanni fisici as- . sai gravi che mi hanno incalzato più degli avvenimenti, m'impedirono sinora di riprendere una 1 polemica cortese cogli amici della Propaganda di Napoli sul Socialismo nel Mezzogiorno. L'attesa, però, non è stata inutile perd1è mi ha consentito di documentare meglio la mia tesi ed anche di allargarla un poco. Credevo, infatti, sino a non molto tempo addie- .. tro, che certe condizioni fossero peculiari del Mezzogiorno e della Sici1ia; ma mi va,do convincendo che il resto d'Italia, se è alquanto diverso non è · molto migliore in quanto alla co.rpposizione e alla funzione del partito socialista. Certe relazioni riboccanti di coraggiosa sincerità, presentate al Congresso d'Imola, e le discussioni dello stesso Congresso, già mi avevano fatto sospettare ciò che più tardi più chiaramente mi s1e affacciato alla mente; e cioè: che nel partito socialista ita1iano non è tutto oro quello che luce. Ma un articolo di Romeo Soldi - un onesto e ricchissimo socialista rivoluzionario - pubblicato nella più autorevole rivista del socialismo tedesco (Die Neue Zeit) mi indurrebbe a credere ..;he i guai 'interni del socialismo italiano sono molto maggiori di quelli che il buon pubblico può immaginare. In tale articolo (Die politische Lage in Italien La posizione politica in Italia. Nei numeri del 13 e 25 aprile). c'è un pò di•tutto: dalla storia delle origini del partito socialista italiano agli sfoghi contro il dazio sul grano, dalle crisi e vicende ministeriali Crispi-Di Rudinì-Pelloux-Saracco-Zanardelli alla crisi dell'Avanti! Il pessimismo dello scrittore non è scarso; e lo riversa su tutte le quistioni che tratta, non attenendosi sempre scrupolosamente alla v~rità, e non ricorrendo alle necessarie distinzioni. Così, con molta leggerezza generalizzando un risultato parziale, _a_fferma che le tariffe doganali del 1887 produssero una grande miseria in Italia, mentre è a tutti noto che i risultati di dette tariffe furono disastrosi per il Mezzogiorno - e con particolarità per le Puglte e per la Sicilia - ma furono causa del rapido incremento della prosperità del Settentrione - specialmente deila Lombardia, del Piemonte e della Liguria. E' evidente del pari nell'articolo l'influenza partigiana, per non dire settaria della frazione - di tendenza diversa non può parlarsi - del socialismo cui appartiene il Soldi ed un poco dei suoi giusti risentimenti personali. Perciò fa la réclame ad Arturo Labriola ed a Ferri per deprimere Turati e Bissolati; a Turati rimprovera di avere accettato la candidatura contro Calcagno ed a Bissolati di avere appoggiata quella di Sacchi contro un socialista. Constata, ed è .vero, l'intesa. tra socialisti nioderati e radicati, che vanno a riunirsi a Congresso con un programma vago e indeter~ minato; crede che i reazionari non possano efficacemente combattere il ministero attuale perchè questo è protezionista e militarista, e ritiene, parlamentarmente, impotenti i repubblicani e i socialisti rivoluzionari perchè essi non si possono volgere contro i compagni che seguono il. ministero. Avrei da fare le mie riserve su quest'ultima constatazione,che può rispondere alla realtà,ma che non mi sembra bene motivata. Preferisco, però, venire alla parte che fermò la mia attenzione: al giudizio sul socialismo italiano. Anzitutto egli riconosce, con tanti altri, che la rapida efflorescenza del partito socialista italiano ha avuto due fattori, che non depongono in favore della sua forza intrinseca: 1 ° li;tgrande miseria dei lavoratori; 2° il grande numero di professionisti - avvocati, ingegneri, medici, farmacisti - senza occupazione, che rappresentano gl'intellettuali del partito e che nel partito stanno, promovendone l'incremento e ·1e manifestazioni, sospintivi:dall'aspra lotta, che· devono combattere ....;fper .... vivere. /

230 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. .. LETTERE E SCIENZE SOCIALI Perciò in Parlamento in un gruppo (quello socialista) di 31 deputati trovansi tredici avvocati e due soli veri lavoratori. Ed ora traduco quasi alla lettera dall'articolo del Soldi: « Si comprende quindi che non essendovi una . forte massa proletaria nel partito che dia la di- -rezione e assegni la mèta, gli appartenenti alle varie professioni - gl' intellettuali - che non vivono tra le classi lavoratrici non possono rimanere in lotta continua con quella borghesia da cui ricevono i mezzi di sussistenza. Questi elementi hanno la tendenza sopr~tutto di correre dietro al successo, di allearsi ai partiti borghesi per raggiungere tale scopo, d'intendersela col governo per non ess.ere considerati come nemici dell'ordine di cosè esistente e quindi evitare di essere danneggiati nei loro interessi professionali e non vedere respinte le loro domande d'impieghi )>. (Diesen Elementen liegt die tenr/,enzen nahe, -vor allem dem Erfolg nachzuiagen, sich zu diese,n Zweke mit der burgerlichen Parteien zu verbunden, mit der Regierung Fuhlung zu nehrnen urn nicht immer· als die Feinde der bestehenden ordnung augesehen und auf cliesem Grunde in ihren Beru(Sinteressen geschiidigt zu werden durch zurucksetzung bei der Bewcrbung um offentliche Amter). , « Vi sono regioni, nelle quali il partito socialista viene formato dalla parte intelligente della piccola borghesia, mentre il proletariato non vi prende qùasi parte alcuna. Così avviene che in molti luoghi il nostro movimento.abbi.a l'impronta di uno schietto partito democratico piccolo-borghese. Ciò spiega il fatto che nel Congresso d'Imola i rappresentanti delle grandi città (quasi tutti lavoratori) come Torino, Milano, Genova, Firenze, Venezia, Roma, Napoli e dei centri industriali, 'prevalentemente votarono per la tattica rivoluzionaria, mentre i rappresentanti delle piccole città, appartenenti in prevalenza alla piccola borghesia, si dichiararono per la tattica dell'adattamento e delle riforme ». L'amico socialista 'f'ivoluzionario dopo avere accennato al movimento agrario, agli scioperi al grido di: Viva Giolitti ! e ai resultati ottenuti, che rinforzarono la corrente riformista degl'intellettuali che spera va nella neutralità o nel concorso diretto del governo, avverte che non tardarono le amare disillusioni. Le Leghe di resistenza dei proprietari e l'uso più largo delle macchine servirono a diminuire i salari; il movimento dei lavoratori della terra s'infiacchì. « Bentosto La lega dei contadini « che arrivò a contare 300.000 membri esisterà « soltanto sulla carta, non nella realtà». Il segretario del}a lega non potè· più essere pagato-per mancanza di soci contribuenti; e così successe che nel Hl02 i salari ricadderb mentre aumentò il reddito dei proprietari, aumentarono le importazioni e le esportazioni e le grandi intraprese industriali prosperarono dopo come prima del movimento operaio. Nè si procede mAglio nel campo parlamentare. I socialisti dicevano di dover appoggiare il ministero per ragione della sua legislazione sociale Ma questa fu poca cosa, poco giovò ai lavoratori, e qnesto poco si poteva ottenere senza la pressione della classe lavoratrice. Sin quì, come si vede, i giudizi, del Soldi spesso esatti, sono abbastanza severi verso i .socialisti addomesticati,riforrnisti o rnoderati rappresentati dagli intellettuali. Egli però ai suoi lettori tedeschi non fa sapere che l'elemento direttivo del socialismo r·ivoluzionario si compone d'intetlettuali della stessa specie dei primi. Ferri è un grande. avvocato e assai agiato; Soldi è un professore; 'è un avvocato il Labri~la, avvocato il Leone, avvocato il Longobardi .... E di qualche avvocato socialista rivoluzirmarlo corre la- voce anche che accorda ad un· paese una sua conferenza a patto che gli si procuri una causa con relativo discreto onorario .... E la voce non esito a qualificarla come calunniosa. Il guaio è questo, però, che tutte queste voci per quanto assurde, da oggi in poi troveranno un substratum nelle accuse gravi, e per me e ingiuste, formulate dal Soldi e che per la loro indeterminatezza possono colpire tanto gl' intellettuali riformisti quanto gl'intellettual{ rivoluzionari. • · Egli non contento di avere segnalati e deplorati gli attaches che gl' intellettuali· per ragioni di esistenza devono mantenere col governo e colla borghesia, nell'accusare il ministero attuale di consolidare la propria posizione parlamentare non colle riforme ma colla corruzione e coll'accordare favori e cariche, soggiunge: 1 « disgraziatamente « con questi metodi già pervenne a far tacer~ « molte. convinzioni (viele Uberzeugen zu beugen) - anche nel partito Socialista » (1). E mi pare che basti. Da parte mia non ho che da aggi ungervi che questa sola conclusione: i reazionari' sinora contro il socialismo e contro i socialisti italiani. non avevano mai enunziate accuse tanto gravi quanto· quelle che sono venute dal socialista rivoluzionario Soldi. , Prof. Dott. NAPOLEONCEoLAJANNI. (i) Considera corno uua grande corruzione parlamentare l'acquedotLo delle Puglie, che ha servito a chiudere la bocca alla deputazione meridionale e servirà soltanto ad arricchire gli appaltatori. Attribuisce la dimostrazione della sua asserzione arl una gene - ralizzazione del Prof. De Viti De Marco, che non la enunziò in un articolo della Critica Sociale, ma in alcuni discorsi. Se Lsse vivo Matteo Renato lmbriani che del\' acquedollo fn il grande e instanca,bile propugnatore, il Prof. Soldi passerebbe un brutto quarto d'ora ! DòU. ANTONiOVACIRCA ILPROBLEMA AGRARIO IN SICILIA con pl'ef azione di N. Cola.i anni Palermo. - A. Reber Editore 1903 . Prezzo Lire ~- Riduzione del 50 °ro per gli abbo1,~t, della Rivista Popolc;,re, • Il

. RIVISTA POPOLAa8 bi POLITICA. LBTrERB • SCIENZE SOCIAU. 231 Laripresadella'ffareDreyfus Molte persone si domandano quale sco_f)opossa avere .Jaurès risvegliando l'affare Dreyfus; egli non ha gli elementi sufficienti per provocare una revisione del processo, ed egli stesso ne è perfettamente persuaso. Si pensa generalmente che se ci · fosse stata la minima possibilità di iniziare una porcedura per questo scopo, la Corte di Cassazione non esiterebbe ad annullare la decisione del Consio·lio di guerra; anche Dreyfus non ha osato do- o. mandare al governo di far rivedere H suo processo; egli si è limitato a sollecitare dal ministro del la guerra un'inchiesta dalla quale egli spera veùer uscir fuori dei fatti nuovi. · Alcuni deplorano l'imprudenza di Jaurès, e l'ar,- cusano di compromettere l'opera intrapresa dal governo (Rivista Popolare, 15 aprile pag. 178 col. P (1). Io voglio tentare di mostrare quali sono i motivi che ·hanno fatto agire Jaurès, e per questo esaminiamo anzitutto tutto ciò che è relativo alla sua personalità. Jaurès ama visibilmente di risolvere gli en.igmi, di scrutare i motivi segreti e misteriosi che hanno fatto agire gli uomini; ·egli si compiace. nelle ipotesi che non lasciano nessuna incertezza nello spirito. Egli è dotato d'una vivissima immaginazione, ed egli pruova un grande piacere a penetrare nell'animo dei suoi personaggi. I suoi articoli somigliano a delle requisitorie nelle quali i procuratori generali pretendono rifare tutta la vita di un accusato e di farla convergere tutta intiera verso . il delitto che ha commesso. Questo è una piega dello spirito che conoscono molto bene tutte le perso:µe che hanno avuto degli stretti rapporti col mondo giudiziario; non v,e n'è nessuna più viziosa, ~ si è spesso osservato r,\1e i membri più distinti del Pubblico Ministero finiscono per doventare dei sofisti pericolosi. Quasi tutti i grandi capi del movimento drey-. fusista erano delle persone infatuate del loro ingegno e che r,redevano che i francesi dovessero essere felicissimi di ricevere i loro consigli; quando hanno veduto che non li seguivano, che la grande 'massa della provincia, che la piccola borghesia p_arigina non accettava, senza mormorare, i lorç>decreti hanno perduto la testa e hanno pensato di ' . prendersela col clericalismo per spiegare la loro ~1lusione. Pressensè' non giunge ancora a com- . prendere che il m0ndo possa c0ntinuare a sussistere mentre la sua opinione ·su Dreyfus non è apprezzata. Io non confronto Jaurès con Pressensé; io non gli attribuisco questa vanità morbosa così sparsa tra i letterati parigini; ma egli subisce l'influenza dell'ambiente nel quale egli visse (1) Inserimmo l'articolo del nostro collaboratore Agresti, pur dis• sentendo dalle idee espresse da lui,perchè era interessante che anche il punto di vista dal quale Agresti partiva, e che rispecchia l'opinione di molti socialisti francesi, potèsse essere conosciuto e discusso anche da~ nostri lettori. N. d, R. da ~lcuni anni: ·10 si spinge a prendere la rivincita dell~ schiacciante disfatta che ha subita. Si può dire che Jaurès abbia pensato ciò che si legge nella Rivista:« Egli si è immaginato, ch9 poicllè tanto guadagnò in autorità personale durante la lotta dre~rfusista, eg1i, potrebbe guadagnare ancora ». È certo che un uomo che ha il suo talento oratorio è singolarmente tentato di abusarne per occupare il primo posto ·nella politica del suo paese, che l'affare Dreyfus avrà sempre più riper ... · cussione nelle riunioni pubbliche che nel Parlamento, e che Jaurès si sente più l'uomo delle fulle che del Parlamento. · Impadronirsi dell'affare Dreyfus mentre tutti gli antichi protagonisti si son ritirati., farne una cosa personale e imporsi ai deputati con l'agitazione dal di . fuori ; ecco un pensiero che non è sragionevole. attribuirgli; i. motivi sono troppo umani perchè non 8i possa considerarlo come in~ verosimile. In appoggio a questa ipotesi si posso_no far valere due fatti: 1 ° Jaurès, rientrando in Parlamento dopo un'assenza di quattro anni, non ha ritrovato il suo ~ntico pubblico; i deputati avevano preso,, ascoltando \ìValdeck Rousseau, altre abitudini, e si mostravano meno sensibili alle sue patetiche argomentazioni; egli lo ha senza dubbio sentito; ma egli ~a che la sua influenza sui deputati è stata sempre fondata sulla grande autorità che essi gli attribmscono sul popolo ; 2° nei suoi discorsi e nei suoi· articq_li egli utilizzà ogni sorta di racconti e di lettere senza autorità, ma io sono meravigliato ch'egli non abbia mai menzionato un opuscolo del dottore Oyen, nel quale non soltanto si trova :ribattuta la comunicazione fatta ai membri del Consiglio di guerra del preteso borderau annotato dall'imperatore di Germania, ma vi si trova ancora questo fatto, che prima cioè del processo uno dei membri del Consiglio avrebbe dichiarato che Dreyfus doveva esser. condannato, innocente o colpevole. (Prècis de l'af- · faire Dreyfus pag. 61), e questo opuscolo, edito da Ch. Guieyne, direttore delle Pages libres, è .perfettamente cono·sciuto da Jaurès ~he sembra voler tutto ricondurre al suo centro personale e non utilizzare altro che le sue risorse. Un' ultima ragione personale potrebbe anche, spiegare ·l'attitudine di Jaurès; egli tratterebbe volentieri un soggetto che solleva delle P.assioni rivoluzionarie, in un momento, in cui tanti socialisti lo· rimproverano d\abbandonare tanto i principì al congresso di Bordeaux; quando· ha dichiarato che cacciare Millerand sarebbe equivalso a rovinare la propria autorità nel paese, i delegati che erano venuti con delle intenzioni ostili a Millerand, hanno battuto in ritirata. Ma non sono quì i motivi profondi della sua attuale campagna. Jaurès non è, del tutto, un impulsivo, e nemmeno un esaltato; è uno degli uomini che agiscono col più grande sangue freddo. E' un uomo politico estremamente accorto che ~

{ 232 RIVISTA POPOLARE Di POL111CJ\., LETTER.l!: E SCJENL H SUClALJ vede lontano e che conduce la sua nave con una straordinaria prudenza. ~tolto meno abile di Millerand in fatto di tattica parlamentare, per l'arte di spezzare un emendamento in quattro e per imbrogliare la questione al momento del voto, gli è incomparabilmente superiore come capo partito, perchè sa prevedere a lunga scadenza e lavorare pazientemente -nella direzione che Ila scelta. Si è stati spesso sorpresi di vedere Jaurès mostrarsi tanto anticlericale e separarsi r.osì vi0len temente dai teorici più noti della democrazia sociale; le persone supr.rficiali hanno spiegato ciò col difetto di et1uilibrio, ma non vi è uomo più equilibrato di lui. La sua politica è molto semplice: bisogna trascinare il governo verso le misure violenti; bisog·na appassionare la disputa riaprendo l'affare Dreyfus; bisogna identificare l'affare Dreyfus e la caccia ai frati. Il grande dis-~orso ch'egli ha pronunziato il 6 e 7 aprile 1903 è una r~tiuisitoria t:ontro la Croix; non si è abbastanza notato con quale insistenza egli intimava ai deputati della Destra di sconfessare o di rendersi solidali con la Croix e giornali analoghi; sembra che i deputati di Destra non abbiano ben r.ompreso la rete nella quale J aurès voleva farli cadere. Ormai per J aurès l'affare Dreyf'us sarà soltanto un'occasione per lanciar delle i.nvetti ve contro l'intiero partito clericale che sarà responsabile di tutta un'infinità di menzogne e di falsi ch'egli descriverà con termini appassionati. Questa campagna è cominciata nel momento in cui si stava ver trovarsi in presenza delle prime difficoltà sollevate dall'espulsione dei frati; e non è una piccola cosa una tale operazione della quale il pubblico non comprende affatto la necessità. Jaurès spera, rimettendo in piedi raffare Dreyt'us e dandogli una nuova andatura, di sommuovere abbastanza il paese per soffocare le prote~t.e dei cattolici e per impedire al governo di piegare di • nanzi alla resjstenza dei vescovi. I radicali e molti socialisti sono così felici di poter condurre le loro mogli nei saloni ministeriali e di contare per qualche r.osa nelle prefetture, che hanno paura di veder cader giù un governo che è loro così profittevole; la loro ingenua soddisfazione è completamente grottesca Quando essi hanno inteso Jaurès parlare di riprendere · l'affare Dreyfus, il loro spavento è stato grande ed hanno creduto che questa ripresa facesse pe'rder loro tutti i profitti che procura il potere. Al1:epoca del primo affaire, già Millerand, r,he non brilla punto per una vasta intelligenza dell'a vvenire, non voleva seguire Jaurès, e credeva più abile· urlare con De Mun contro un governo che non faceva rispettare abbastanza l'esercito. Ribot lo ricordò con eloquenza alla Camera e potè anche sostenere che il partito socialista non aveva cercato di far trionfare 1a giustizia, ma soltanto di creare disordini soffiando il caldo e il freddo ser,ondo il tempo e i luoghi. Jaurès comprende che la politica anticlericale ., ,~ttuale 1 on ro1•rf sponde alle aspirn~ioni del 17r,,ese; questa politica è comoda per formare una maggioranza nel Parlamento, ma l'esperienza pr-uova che molto raramente le coalizioni parlamentari soddisfano il pae. e. Bisogna dunque aspettarsi che questa politica faccia fallimento, come ha fatto fallimento quella di Ferry cl1e era più forte di Combes. A tempo di Ferry la persecuzione religiosa non era stata che un episodio nella lotta per la trasformazione de.Ile scuole primarie e per la lo_rorapida laicizzaz"ione; acC;anto alla guerra ardente ai frati v'era un ca.mbiamento materiale da portare nelle istituzioni, .e quando questo cambiamento ru assicurato, la commedia anticlericale cessò. Ma oggi che v'è di solido'e rli ~erio sotto la nuova persecuzione1 Assolutamente niente, cosicchè il pal'tito radicale è alla mercè del minimo colpo di vento; in un pa8se tmpressionabile come la Francia, non si può aver fiducia nell'avvenire di un tale partito. 1 radicali, che sono generalmente degl'imbecilli, non possono immaginare cl10 il paese non ammiri punto i loro profondi pensieri; ma Jaurès sa perfettamente r,he la cosa non è cosi . .Taurès ha veduto che l'autorità dei socialisti sul governo sparirebbe il giorno in cui l'anticlericalismo cessasse di esser violento; gli occorre una vera pel'secuzione che sollevi degli odi e che faccia paura; bisogna elle ~rada così avanti con l'anticlericalismo che non sia più possibile arrestarsi ;. aè un tratto, -:ome si è potuto fare anni or sono, e concludere una specie di tregua coi cattolici. E' possibile che la Corte di Roma non ~bbi.a molta paura di ciò che si fa in Francia 1 For~0.non ne ha paura perché essa crede poter giudicare i presenti avvenimenti e secondo l'impronta che ad essi ha dato la politica degli amici di Feny I e di Spuller. Ma essa ha da fare con un uomo cento volte più forte e più accorto di quei due antichi grandi uomini dell'opportunismo; se essa penetrasse ciò che vi ha d'avvenire nella politica di Jaurès, tremerebbe. Se Ribot ft,sse stato veramente un uomo di Stato capace d'opporre a Jaurès una politica preveggente, avrebbe arrestato· subito la campagna che questo ha ingaggiato; egli avrebbe domandato alla Camera di procedere ad una inchiesta parlamentare completa, a mezzo di una comm issions rivestita dei poteri di un giudice ù'istruzione. Una volta una tale soluzione, votata dalla Camera, Jaurès non avrebbe avuta più alcuna ragione per ., fare dell'agitazione; del resto. gli amici di Dreyfus sarebbero stati interessati di domandare loro il silenzio nell'interesse della vittima; nessun dubbio r..:heuna tale inchiesta non avesse fatto uscir fuori qualche fatto suscettibile; di con·durre a~la revisione. Ribot, che in politica non è mai andato al di là del giorno dopo, ha creduto abile di opporsi anche all'inchiesta amministrativa che proponeva Jaurès. Se la Corte rii Roma fosse veramente ispirata da uomini pnlitici che avessero una conoscenza

) RIVISTA POPOLARE DI POLI11CA., LBTTE'RE E SCIENZE SOClALl 233 esatta delle cose francesi, essa sapnbbe ciò elle la condotta dei cattolici ha già costato alla Chiesa, e comprenderebhe che bisogna, ad ogni costo, fermare Jaurès, e darebbe delle istruzioni ai suoi rappresentanti in Francia perché diventassero partigiani di una pr0nta revisione. Ma è chiaro, che il Cardinal Rampolla non è più Corte di Ribot. E' dunque inteso che il destino si compirà; non vi sarà, come venti anni or sono, tempesta senza grandi conseguenze; Jaurès non permetterà al governo di transigére, e l'affare Dreyfus sarà una grande arma di combattimento. Si può rispondere che l'agitazione non è ancora grave; ma Meline non dubitava che l'affare Dreyfus potesse prender l'importanza che ha preso; ciò che bisogna vedere è l'uomo che conduce oggi l'affare, e bisogna ricordarsi ch'esso lo conduce da solo, da maestro non impacciato da alleati compromettenti; non bisogna dimenticare che Jaurès ha dato prova della sua straordinaria_ perspicacia, della sua profonda conoscenza dei sentimenti popolari; infine egli ha fiducia nella sua stella,. e questa fidu,cia è un gran fattore nella guerra. Poche persone si rendono conto delle risorse di abilità tattica che sono in Jaurès; egli sa qual' è il tempo in cui ·bisogna parlare e quello in cui bisogna tacere, quando conviene parere un emer gumeno e quando cnnviene di essere prudente. Egli non si lancerà fn una campagna di furori che il giorno in cui la necessità di ciò gli parrà evidente; egli sa dosare i suoi effetti; ora, in questo momento, prepara coi suoi articoli una campagna che può sorpassare in violenza tutte quelle che ha fatte sin quì. V'è da temere che tutto ciò sia funesto alla causa di Dreyfus; molti •dreifusisti il1uminati avrebbero voluto attendere che si avesse un dossier migliore; ma Jaurès non poteva attendere (l); le necessità della sua politica sono passate sopra l'interesse della vittima. G. SOREL. ,(I) Egli ha insistito che la convalidazione di Syveton avesse ,avutG h1ogo avanti di Pasqua, pèr poter riaprire l'affare prima ,:pJmenodei cappu~cini. !GIOVANBNOIVIO POETA Parliam di Bovio poeta non per seguire la moda letteraria, più <.!Onvergente l'acume dell'indagine ove meno brilla il genio dello scrittore; è che, in tempi di facili evoluzioni e d'innominabili apostasie, è bello veder come il Bovio, fin dai suoi scritti giovanili, dai primi componimenti poetici, si riveli quale si affermò, visse, morì, carattere adamantino, pensatore libero, ardente repubblicano. Nè farà meraviglia ch'abbia cercato, anelante, il bacio della Musa; non fu anche un .artista 1 Artista fu e sommo; e, come i pensatori della Rìnascenza, amò filosofare poetando, Egli che del nostro Grande Poeta doveva essere non ultimo interprete e che solo, con frase incisiva, potè rievocare la geniale figura dello Shelley. Pochi sono i suoi versi; due canti Alla Musa (1871), due frammenti d'un poemetto Il Leonzio (1869), una scena drammatica il Bruno ( 1869), un sonetto sul Foscolo (1871), ed un dialogo, Cesalpino al letto di Tasso, dedicato ai forti di PaleJ stro, di Marsala e di Mentana. Sparsi, dapprima, per le riviste, avevan già, come più tardi il Cristo, turbato i sonni dei pacifici e de' gaudenti; « l'ipocrisìa dell'ateismo cattolico » tornò a destarli, e nel 1875, con un ragionamento sul moto del pensiero artistico, vennero, per desiderio degli amici, ripubblicati e fù degna risposta a quanti lo additavano fiero aggressore del trono e dell'altare. . Questi suoi versi, in verità, semplici nella forma e ad un tempo caratteristici, se poco potevan piacere ai letterati, non dovevan certo riuscir graditi agli amanti dell'ordine, che, ad , uno ad uno, senza reticenze come senza veli, vedevan sfer· zati i convenzionalismi del1a società contemporanea. E tutti Ei li fustiga: l'arte servile strumento di adulazione, il culto reso bottega, là giu• stizia più severa ove meno esiste di responsabilità, le plebi macerate dai liberi digiuni. L'ende; casillabo del Bovio qui assume un'intonazione lenta, grave, solenne, con quella vivacità d'immagini e con quella forma sc'ultoria che tanto lo distinguono come prosatore; e la sua poesia non carezza l'orecchio, fa pensare. Ecco, ad esempio, come· il poeta, attratto, per necessità di tempi, da ben altre ricerche: si congeda dalla Musa: ...... Oh di che sguardo M'ardevi, e di che amore e di che speme ! Ora il verno m'inbianca e la marea Sotto mi rugge.... Addio ! Però va lieta : Vergin giungesti e vergine tu parti. Non io per le adulate aule regali Ti trassi a nozze oscene e g·li uccisori Lieti non feci mai d'inni codardi; Nè su' caduti a sciorre io ti recai Estri villani o ad esultar sull'ossa ·Dei generosi. Ai templi non ti addussi Ad intrecciar le mistiche tregende Che ci ruban la terra e le promesse . Stelle non danno; nè dei nereggianti Ostelli baronali ove s'irride All'indomato Onor ti resi mai Ospite abbietta. E' questo l'umil plettro Ohe tu mi desti: intatto io te lo rendo: D'oro non ebbe corde, ne curai Renderle d'oro. Suon di ferro uscia Da ferree corde. E allo studio profondo dei filosofi dell~ Rina~ scenza, son dovuti forse i due comvonimenti migliori del Bovio; l'uno il dialogo Oésalpino al letto di Tasso, superiore, come concezione artistica, al canto del Prati, che al lato del Tasso morente non pose che un monaco; l'altro · il soliloquio ed il dialogo cli Bruno con Henneq uin nel ,, ..

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