Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 8 - 30 aprile 1903

2Ì6 Il/VISTA. POPOJ,ARA DI POLITICA., LEITER.B K SCIENZE SOCIALI ad andare al di là di quanto il rigore di un la- •voro d'indagini gli potesse consentire. Il suo convincimento profondo, da una parte, e dall'altra lo stato <li eccitamento di animo in cui il contegno del Governo lo teneva, e la difficoltà di tradurre in prove materiali e certe quanto a lui risultava. tenuto anche cont0 del breve tempo concessogli, lo trassero talvolta a lanciare accuse, che, pur se fondate, fu facile il combattere, o a raccogliere cose di si piccolo momento, che sarebbe stato me gli o il tra seurare. Sotto il secondo aspetto, egli cadde in un'altra illusione credendo, che partiti nuovi potessero sorgere da un momento all'altro, o se sorti, acquistare in un momento solo quella educazione poli• tica, che, quali che siano i partiti è propria dei paesi progrediti nella scuola del sistema rappresentativo. Egli credeva che il risaiiamento completo e il rinnovamento morale, amministrativo e politico non si potesse ottenere che mediante un'amministrazione comunale di partiti popolari. E ciò per tre ragioni:· 1° perchè i partiti popolari, nuovi alle cosa pubblica, non eran legati a clientele di interessi particolari, e perchè i loro metodi elettorali, fondati sulla !Jropaganda delle idee, e sulle simpatie, che essi si erano acquistate, e poteano acquistare erano i soli adatti per comoattere e distruggere il bacillo della clientela; 2° perchè i lol'o prngrammi di radicali riforme erano i soli che poteano lasciare sperare in quella trasformazione, mercè la quale la città di Napoli dovea tramutarsi in una città moderna e ci ,1ile; 3° perchè contro i programmi dei partiti popolari le classi conservatrici avrebbero potuto unirsi in un programma di resistenza comune, togliendo così alle lotte napoletane il carattere di uniformità rer assenza di idee e di tendenze, e di uissidio solo per la virtù degl'interessi particolari. Ma questo ideale non fu raggiunto, percllè i socialisti vollero presentarsi soli e con una lista di minoranza, e perchè gli altri partiti popolari, appena nascenti, e, pur troppo, sono tuttora nelle fasce, non aveano alcuna forza e _alcun seguito, e non solo non seppero accordarsi con i socialisti, ma neppure con sè stessi. Di qui comincia il regresso della questione napoletana. Il rinnovamento non potea partire che dal Comune; dal Comune avere la sua maggiore spinta. Inutile agitare questa questione nella stampa, nei comizi, nelle aule giudiziarie, se essa non è mantenuta viva nel Comune. Ora. il Comune, così come è costituito presentemente nella sua amministrazione, invece di tener viva, ha lasciato che la questione del rinnovamento morale, ammini- .strativo, politico, fosse addormentata. Ciò si sapeva. Dal 1860 al 1900 l'amministrazione municipale napoletana fu tenuta, in continua vicenùa, dai liberali, o dai clericali e moderati; e tutti, gli uni valendo gli altri, si com batterono, e si dife. ero in un ol modo. rimproverandosi, cioè, a vicenda, gli errori comuni. Assenza as oluta di programmi; talvolta presa in prestito la bandiera della moralità, la quale, essendo un presup!Josto essenziale di tutti gli uomini come cli tutti i partiti. quando è posta come programma, serve a dinotare soltanto là manranza di ogni altra ide1. Nessuno quindi poteva aspettarsi un rinnovamento da una cosa così vecchia. Il Comitato, oncle usci la 1>resente Amministrazione Comunale, fu composto da deputati, la più pn.rte dei quali avea.n sostenuta e difesa, alcuni anche pubblicamente, la precedente amministrazione; nessuno dei quali avea· mai pensato di combatterla; da deputati, tutti in fondo, ostili al Saredo, perchè, al pari del Gasale, rappresentanti il sintomo e il prodotto di un 30-ziato sistema elettorale. Intorno a costoro alcuni di quPi nomi aristocratici. 1-appresentati da uom.ini senza coltura e indifferenti. alla cosa pubhlica, e non atti a conferire prestigio alle lotte politiche. Tali nomi, in ogni tempo, a liberali,- clericali e moderati, servirono come etichetta della loro merce; dimostrando cosi che non si seppe alle merci cattive <lare altra etichetta che quella dettata da uno spirito di spagnolismo, tuttora rlominante sulla ignoranza di un popolo fino a ieri soggetto al regime aristocratico del Governo assoluto. Sotto il pretesto della moralità si volle rinnovare, e si rinnovò, quella così detta Lega degli onesti, che si era fatta altra volta, e presto a vea · mostrato l'artificio, onde era nata. Non diverso ·carattère ebbe la novella Lega del 1901, nè potea prndurre conseguenze di verse. La presente amministrazione non ha fatto nulla per rinnovare la vita della città, nè sotto l'aspetto della trasformazione, o almeno del miglioramento dei pubblici servizi, nè sotto l'aspetto di stabilire nel paese una corrente di idee e di sistemi assolutamente opposti ai precedenti. I pubblici servizii, se han subito un mutamento, è stato nel senso che van peggio di prima. Lo stesso Sindaco, se ha tratto singolare vantaggio dal fatto di venir su come una reazione morale imposta dalla inchiesta, oltre i vantaggi, nulla dalla inchiesta ha saputo trarre; in una parola, non ha compreso i doveri, che a 4uei vantaggi doveano rispondere. Nè la maggioranza, che gli fa corona, è meritevole di attenzione; essendo composta dei soliti elementi clericali e moderati, nuovi e impreparati alla vita pubblica. E non si comprende, come il Sindaco stesso, professore della Università, possa credere di poter governare e rinnovare un comune come Napoli, con l'ajuto di consiglieri e Assessori, la più parte dei quali, egli, forse, non accetterebbe come alunni! La minoranza poi non ha risposto alle speranze. cl e in essa erano state riposte. Con quanto entusia mo essa fu eletta; ma con quanto por,o entusiasmo ora è seguita nell'opera ~uà. Essa non ha

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