.. 198 RIVISTA POPOLAR• DI POLI11CA, L•1TER11 • sc1•NZB SOCIA.U ~ome colui che rappresenta la nazione amica. E sta bene. Soltanto però 1ìon bisogna dimenticare che 1~ nazione amica, ci ha dato il calcio dell'asino tutte le volte che le è sembrato opportuno, e che è suo costume farsi o disfarsi con molta disinvoltura gli amici, quando ci trova il suo tornaconto. Bisogna non dimenticare che i nostri interessi sono in parte, identici a quelli dell'Inghilterra, ed in parte, la parte maggiore, assolutamente diversi. Salutare l' ospite è doveroso; dimenticare 9.uafe egli è, personalmente, è da imbecilli; lasciarsi adescare dalle sue moine, non tenere ben d'occhio alla sua politica ed esserne vittime sarebbe colpevole. Ora egli è partito per Parigi dove, malgrado le fanfaronesche promesse dai nazionalisti, sarà bene accolto e ben ricevuto. Il fatto - dopo Faschoda, e q uantunque questo ricordo sia stato inopportunamente rinfrescato - è significante. La sua importanza non sfugge agli occhi di nessuno; e quanto giovi alla Francia, tutti lo in tendono. I socialisti - che pur non sono so- -verchiamen te teneri per le teste coronate - se ne rallegTano. Infatti il riavvicinamento dell'Inghilterra alla Francia può dare dei risultati molto utili per que- .st'ultima e spostare di un pò l'orientamente generale •Che la politica Europea ha seguito :fin'ora.. E di questo la nostra diplomazia deve tenere grandissimo conto. • Il viag;io a Parigi è Lm monito ben chiaro per quel1i fra i nostri uomini politici che contavano su l'antagonismo fra la Francia e l'Inghilterra. Le nuove relazioni che si disegnano all'orizzonte obbligano il nostro mondo politico a stringere vieppiù quei legami che da poco sono stati stretti con la Francia e dai quali Pitalia può trarre non indifferenti vantaggi; al° tempo stesso che è doveroso ricordarci che è bene essere amici di tutti ma di se stessi, .e se occorre contro tutti, pr.i.ma. La tliso('(~HJ)azione .in Itali:>i. - Mentre si ·spendono migliaia di lire per i ricevimenti a re Edoardo· mentre a Nardò si stanziano centinaia di lire per rinnovare l'uniforme della banda del paese, in Nardò stesso, nel Ferrarese, nel .Ravennate ed in tutto il Mezzogiorno la disoccupazione prende proporzioni spaventose. Nel solo circondario di Ferrara si calcola che vi siano più di 30 mila contadini disoccupati. E' un problema gra- ·vissimo al quale non è facile porre rimedio. Non è facile perchè bisogna lottare contro forze egualmente po- :potenti •cbe determinano il [fenomeno. In diversi fattori bisogna ricercare l'origine del doloroso fenomeno che affligge una così larga zona del -.nostro paese. Da parecchi anni la coltivazione degli ulivi e della vite ha sofferto molto per le malattie crittogamiche e per le cattive stagioni. I raccolti sono andati male fino dal 1900 e questo ha ritardato e mandato a male le raccolte suc.cessive; quindi i contadini, i fittavoli e i mezzadri si son trovati di più in più oppressi dai debiti e n~lla impossibilità di prov- •.vedere alle necessità dell'avvenire. D'altra parte alcuni scioperi ed una continua sorda ostilità fra padroni e contadini portarono nl"i diversi punti ove oggi la disoccupazione infierisce, un grande numero di operai avventizzi, i quali oggi, sono più che tutti gli altri, col-· ;piti dalla miseria. La propaganda socialista, fatta inopportunamente, ha aggravato in molti punti la situazione. Talora ha sospinto i grandi proprietari o alla trasformazione della ,coltura o all'uso il.i macchine che spostano braccia . \ umane: ne conviene l'Avanti! Tal'altra - specialmente nel Mezzogiorno - i contadini domandano aumenti di salario e diminuzioni di ore di lavoro, che sono assolutamente incompatibili colle condizioni dei proprietari. Infine va :~ricordato, che la natalità italiana elevata ha come conseguenza una eccedenza dei nati sui vivi sproporzionata al risparmio e al tenore di vita, che si cerca di elevare dappertutto.: A questa ~:sproporzione non c'è il rimedio dello incremento dell'industrialismo, che potrebbe assorbire grandi masse di lavoratori. Si è dunque ad un passo dal quale l'uscita non è facile. In una lettera all'on. Roux, l'on. Maggiorino ]?erraria propone alcuni ·rimedi alla situazione attuale e pensa che le proposte di ~ui potranno - e potrebbero veramente se praticate - allegerire il male. Ma, (c'è un ma) ma il grande male non sta soltanto in ,ma organizzazione economica paurosa e retriva, il problema della disoccupazione si complica con quello della ignoranza. L'ignoranza è la piaga generale. ! proprietari ne sono malati quanto i contadini. E, del resto, questi son mali che non si guariscono in breve tempo, I tumulti a Galatina, i tumulti a Nardò sono l'indice della educazione dei contadini e dei proprietarii. Ora con un simile' popolo è impossibile non aver0 i resu]- tati che abbiamo oggi. ' Quanto possa contribuire ad aggravare i nostnt ma-· lanni la sbagliata educazione, la. de:fìcientissima :iistru-· zione tecnico-industriale 1 si dirà leggeudc un l'i.bro recente in cui si esamina perchè l'Italia è povera. Twiie sbagliato indirizzo, in una alle istituzioni vigenti, creano un grande numero di spostatir che non scorgono salute' se non nella caccia all'impiego, nen1occupazione buro-· cratica. Ciò contribuisce a sviluppare lfistinto del mendicante ozioso nelle nostre classi medie. Scopo costante della borghesia Italiana è stato quelfo di vivere senza far niente o facendo il meno possibHe. Dove la rendita non bastava, la borghesia ha chiesto allo Stato, al paese la propria sussistenuv sotto un' altra forma. L'impiego. Noi, con un commercfo 8 volte minore dell'Inghilterra; con uno sviluppo industriale 6 volte 112 minore della Germania; con un:a popolazione che non arriva ad 113 di quella degli Sta.ti Uniti ab- ~iamo una burocrazia 2 volte maggiore deH'Inghilterra, 1 volta della Germa,nia e, propqrzione fatta, 3 volte e 112 maggiore degli Stati Uniti, e per giunta infinitamente più misoneista, ignorante e cretina. Ora. tutto questo è, da un lato, denaro che si perde senza nessun risultato utile, dall'altro sono attività, e bisogni che se lasciati alle loro risorse avrebbero dovuto l;>enetrovare altre vie per vivere e darsi all'industria, al commercio, a.Ila cultura, alla navigazione, offrendo così ricchezza al paese, in vece di mangiargliene. E un'altra grave colpa ha la borghesia Italiana; l'odio, il disprezzo del lavoro; del lavoro attivo manuale o intellettuale ma utilmente produttivo: questo odio, questo disprezzo ha fatto sì che per la grande maggioranza della borghesia Italiana i proventi della piccola, sommaria e antiquata coltivazione delle terre che possiede invece di essere stati spesi per m.igliorarle e renderle di più in più produttive, sono stati impiegati a creare dei cattivi avvocati, dei medici ignoranti, dei letterati di venticinquesimo ordine, degli artisti asini, tutta una enorme folla di spostati che, perchè vivono, vogliono mangiare e :finiscono sempre per mangiare, sotto un titolo o sotto l'altro, a spese dello Stato. I
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==