172 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E ·SCIENZE SOCIAU Ed ecco le conclusioni dello studio di Ch. A. Bertrand. " Non una discusstone in cui i suoi eletti non si " sieno sforzati di esporre e di fare trionfare le ~ loro " idee; non un progetto di legge che non abbiano di- " scusso a fondo, corretto, migliorato avanti di difen- " derlo; non una proposta governativa che non abbia- " no criticato con un'ammirabile intransigenza. " Ci si spiega benissimo di quale ira i partiti bor- " ghesi devono gratificare la frazione socialista la cui " attitudine, costantemente coraggiosa, e l'opposizione " continua contraria tutti i loro progetti di oppressio- " ne e di reazione. Ci si spiega così il dispetto vio- " lento del governo, dinanzi ad un avversario che una " maggioranza servile gli permette spesso di schiac-· " ciare, ma che subito dopo la battaglia, si volge più " forte verso il paese. E si spiega anche .di più il fu- " rore imperiale di Guglielmo II, di cui non un gesto " passa inosservato, di cui non una parola sfugge alla. " critica acerba degli oratori socialisti. • " Protetto da rigori inqualificabili della legge di le- " sa-maestà, il cavalleresco imperatore insulta gratui- " tamente e fuor di proposito persone che non posso- " no rispondergli. Ricordando il periodo già lontano in " cui le leggi contro i socialisti nel 1878 produssero un " effetto diametralmente opposto a quello che Bismarck " aveva creduto, il governo non osa proporre agli staf- " fieri della sua maggioranza una legge nuova contro I " i socialisti democratici. E frattanto nel Parlamento, " nella stampa, nelle riunioni, la muta dei clericali del " Centro, dei conservatori di Destra, e dei nazionalisti " di tutte le gradazioni reclama delle leggi eccezionali. " I clericali chiedono delle modificazioni alla legge " elettorale, i.l suffragio ristretto in vece del suffragio " universale; i conservatori che si rinforzi la legge di " lesa-maestà e quella per offese all'esercito ecc. Im- " potenti a combattere sul suo terreno la Democrazia " Sociale, le cui idee acquistano ogni anno ù.n maggior " numero di adepti, i reazionari hanno la tenace illu- " sione ch'essi potrebbero, con delle leg·gi, .restringere " il suo sviluppo, arrestare il suo movimento. " Rammentiamo alcune cifre prima di terminare: " Nel 1898, il numero dei suffragi socialisti è giunto " a 2.107.000, e non otttennero che 56 deputati al Rei- " chstag; il partito più numeroso dopo il socialista, il " Centro, ne riunì l .455.000 con I 00 deputati, mentre " nel 1881, sotto il regime della leggi socialiste, ne " aveva contati l.183.000 contro 312.000 soltanto dei so- " cialisti. " Il l O luglio 1902 il Partito Socialista aveva a sua " disposiziÒne 128 giornali e pubblicazioni periodiche, "/di cui 54 quotidiane. Dal 1° agosto 1901 al 31 luglio " 1902, le entrate del Partito socialista sono giunte a " 338.408,50 marchi di c~i 323.372,94 sono stati spesi " nella propaganda el~ttorale o sindacale, per sostene- " re gli scioperi in pagamento di ammende, in soccor _ " si alla stampa etc • . " È contro on'organizzazione così pot~nte che si ur- " tano i partiti borghesi e contro cui avranno a lotta- :' re nelle elezioni prossime, tra tre mesi. Il successo " dei socialisti d'oltre Reno non sarà, certo, anche que- " :sta volta, decisivo, ed è a temere, salvo avvenimenti " imprevedibili ma non im;possibili, che la frazione del " Partito delegato al Reichstag non sia, ancora per " del tempo, che un'imponente e rispettabile minorai;. " za, in attesa del giorno in cui l'aquila imperiale de- " gli Hohenzollern dovrà fug·gire dinanzi al trionfo " della Democra~ia sociale. Ma questo e-iorno ris:plen- • I derà certamente: la democrazia socia.le tedesca lavo- " ra senza posa a realizzarlo. ,, ...,., Lo scacco dei. nazionalisti a Parigi. - Parigi ha finalmente aperti gli occhi, e visto chiaro nel gioeo dei nazionalisti. Finchè essi parvero i difensori della. patria e dell'esercito e potettero atteggiarsi, in un bel gesto, a velatori della statua di Strasburgo,~il popolo gli seguitò volentieri nella lotta contro Dreyfus, contro Zola, nella lotta contro la gfostizia e la verità. Applaudì Guerin barricato nella casa di Rue Chabrol, quantunque al semplice buon senso del popolo Guerin apparisse ridicolo; simpatizzò con Max Regis, il turbolento antisemita d'Algeri; parve com piacersi nella ammirazione delle ostinate proteste plebiscitarie di Drummont, e nelle escandescenze poetizzanti di Déroulede; dimenticò, per farsene un idolo, le condanne per oltraggio ai costumi subite da G. Roche; e non volle ricordare che, durante il periodo Boulangista, Rochefort chiamava " sale coquine ,, l'attuale suo amico Q. De Beaurepaire. Gli pareva che tutta questa gente, malgrado le proprie tare private, difendesse la Repubblica dalli attacchi di quelli che la volevano distruggere; e quando le elezioni municipali chiamarono il popolo di Parigi a pronunziarsi, la stragrande maggioranza dei suoi voti fu per i nazionalisti. Il popolo si alleava a quelli che egli credeva difensori della istituzione a lui cara. I nazionali- . sti gongolarono, e qualche. giornale clericale intonò il "finis respnblicae ,,. Noi ricordiamo in proposito due suggestivissimi articoli, uno della Libre :Parole, ed uno, anche più esplicito, del' La Croix. Ma la questione delle Congregazioni è venuta a buon punto per mettere in chiaro le cose. I nazionalisti hanno dovuto dichiararsi e, naturalmente, accanto alla baronessa di Reille, la stagionata Longueville della Nuova Fronda; alla contessa Martel, la sgrammaticata Gyp della reazione; a Coppée, lo svenevole rammollito poeta della velleità aristocratiche, hanno dovuto trovarsi Rochefort (bene a suo posto lui " 1narquis cle Lucay ,,) e Roche, Lepelletier, il parolaio, e Barrès, il letterato snobista del nuovo individualismo francese. rrutti insieme rosariati e benedetti da Padre du Lac; battaglianti con lui, più o meno apertamente, contro la Repubblica. Il popolo ha capito il gioco e ci ha messo il basta! La reazione realista e clericale che da molti anni, camuffata da plebiscitaria, col Boulangismo prima, col nazionalismo poi, batte audacemente in breccia le istituzioni repubblicane, aveva troppo contato su l'impulsività e la dabbenaggine del popolo Parigino. Ora, suonato l'istante delle resipiscenze, il popolo, correggendo l'errore commesso la volta passata, ha piantato in asso i paladini dei frati, ed è tornato ad eleggere quelli che vogliono che la repubblic~ viva e rappresenti il progresso instancabile verso il meglio politico e sociale delle società umane. Le ultime elezioni municipali, e l'elezione del deputato della IV circoscrizione elettorale sono l'indizio chiaro di questa resipiscenza. I tre candidati nazionalisti al consiglio municipale · furono battuti con una enorme maggioranza da due socialisti e da un radicale. Ora è sta~o Gabriele Deville che ha trombato Maurizio Barrés. I nazionalistj speravano molto su quest'ultimo. La sua fama, di letterato, la sua attività e la simpatia che raccoglie anche fuori del campo politico per la sua valentia di scrittore - che egli è certamente un di- ~tint9 artista, quantunqu,e le sue idee sieno assurd,e - • l
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