170 RIVISTA POPOLAltll DI POLITtCA, Llfrt'ERJI • SCJJlNZll$0CIALJ S01'(I~ARI01 Noi: Gli avvenimentie gli uomini(GiovanniBovio (La Redazione) - Lo sciopero generale a Roma - I socialisti al Reichstag e le forze çlei vari partiti dal 1367 al 1393 - Lo scacco dei nazionalisti a Parigi - La legge sugli scioperi in Olanda - Le dichiarazi.pni dell'ammiraglio Dewey e del Presidtnte Roosev_elt - Lo e, Irish land Bill )> - Ci\'iltà e metodi educativi' del militarismo tedesco - Icilio Vanni (Avv. Ugo della Seta) - Le rivelazioni di J aurè:s su l'affare Dreyfus (x. y. z..) - ). La Hivista: La politica interna. - On. Dott. Napoleone (Jolajanni: La conciliazione in seno alla Commissione per gli sgravi. - Il determinismo storico. - Ing. l\lauriee Alfas~a: Le Tra.di-Unions. La loro situazione e la loro politica. - Rassegnascientifica. Rivistadelle Riviste: La situazione politica in Inghilterra (L"Européen). - Un monito al partito conservatore (.\Tineteent./J Century) - Relazione del Comitato Centrale dei Sindacati operai di Germania (Corresfondenz. Blatt) - La politica russa e la crisi industriale (Revue d'Economie politique). L'Inghilterra e le razze nere (Fortnip)Jt)' 'l(eview). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI GIOVANNI BOVIO Il più glorioso campione della nostra democrazia s'è spento. Egli era come un faro cui le giovani generazioni volgevano lo sguardo nelle ore dubbiose, quando, d'infra la tormenta delle cose piccole e vili, sentivano il bisogno della luce v.iva dell'ideale. Egli era l'ultimo e forte alfiere d'un grande pensiero, d'una grande speranza; egli passava .- è passato - fra gli uomini, port~tpdo alto, imm~- colato nelle mani pure, il glorioso vessillo. Egli era la parola· che rampogna e che insegna; ,. la coscienza forte, dritta come lama di purissimo acciaio, che nulla può tangere, che nessuna seduzione riesce a piegare, che non transige mai, nè vacilla. Egli era il pensiero sereno che vola oltre i ·miseri tempi, e scorge nel tempo più lontano il trionfo destinato alle immarcescibili idee. Egli era la voce che sapeva echeggiare alto, come squilla di tromba, quando le libertà pubbliche, la giustizia, il diritto erano offese dalla nequizia degli uomini. Sereno nel grande silenzio della morte, dalle battaglie aspre della vita egli riposa ora lo spirito stanco, non vmto. Di lui rimane int'iera l'opera sua, di pensiero e d'azione. Opera di filosofo, azione di c.ittadino, insegnamento nobile sempre, e sempre forte che testimonia, e più che a noi - ei dei nostri tempi non fu, nè amò i nostri tempi - più elle a noi· testimonierà ai futuri la vastità e la potenr.a del suo. genio e della sua visione; viYido e limpido faro dell'ideale, bandiera di libertà, voce <li giustizia. Ora egli dorme; e noi dinanzi aUa salma del Maestro che ci s'insegnò ad amare t~tte le cose belle, tutte le cose buone, tutte le cos~ giuste; elle ci insegnò con la parola e l'esempio, a non transigere col nostro dovere e con la nostra coscienza; a non trarre nessuno utile materiale della nostra azione di cittadini; dinnanzi alla salma dell'uomo la cui povertà è muta rampogna ai corrotti che l'utile del paese compendiano nell'utile proprio; al Maestro buono e sincero, all'uomo retto, al cittadino integro, con l'anima commossa diciamo: vale optirne vir. LA REDAZIONE Di lui, dell'opera sua, della sua vita parleremo diffusamente nel prossimo numero. (N. d. R). l,o sciope1.~o g·eneralc a Ro1na. - L'argomento . dimanderebbe più che una breve nota, e, probabilmente, ci ritorneremo. presto esponendo più chia.ramente le nostre idee in proposito e suffragando la nostra dimostrazione con dati di fatto che faranno dispiacere a più d'uno, ma che non saranno perciò meno verL Ora vogli11,mo semplicemente fare quaÌche breve osservazione suggeritaci dagli ultimi avvenimenti. Più d'una volta, anzi assai frequentemente, l'a.nno scorso (1), abbiamo avuto l'occn,sione di deplorare la frequenza di scioperi ingiusti, inconsulti o impreparati; ed ab biamo detto sempre, - e gli uomini di buon senS? tutti, a qualunque partito a.ppartengano l'hanno detto con noi - che lo sciopero generale è un'arma della quale non si è ancora, nè forse si sarà mai, allo sta.to di potei·si servire. Bisogna che le masse opera.ie si persuadano cli due cose: 1 ° che lo sciopero generale è un fatto politico e non economico; 2° che lo sciopero generale - se fotto da.vvero da tutti o dalla grandissima parte dei lavora.tori d'una città o d'un paese, h1 piena coscienza di causa - è una rivoluzione, e non solo, ma una. rivoluzione che riesce vittoriosa. 1 Ora la ma.ssa lavoratrice Italiana sa. questo? Indubbiamente no. E sa.nno quelli che più che ogni altro arrogano a se il titolo di dirigenti la ma.ssa operaia quello che vorrebbero e che farebbero il giorno che un fa,tto grandioso come un vero sciopero generale li metterebbe alla. testa del governo di una Nazione. Hanno essi• dei criteri pratici, una preparazione, ed una ide'a a.dequata degli alti e gra.yi doveri che la situazione imporrebbe loro, e del la.voro che dovrebbero fare ? Assolutamente no. Ora con questa. imprepara.zione di coscienze, di uomini e di intenti, proclamare uno sciopero genèrale è commettere il più grave errore che uomini politici possano commettere, perchè rivela uno. sta.to di inferiorità che nell'andamento ordinario delle cose non pa.reva tanto gnrnde. ·E rivola1:si• deboli equivale a dichiararsi vinti. Nello svolgimento dei fatti che condussero allo sèiopero generale, ci ha sorpreso la de:ficenza di tatto dei direttori dello sciopero dei tipografi e della Camera del La.voro. Due settimane a.vanti la proclamazione dello sciopero generale, in una riunione dei delegati delle Associazioni Operaie Romane, alla Federazione del Libro, fu dichiarato - e lo dichiara.rono fra altri gli stessi Parpagnoli e Sabatini - che lo sciopero generale · non si doveva fare : 1 ° perchè agli operai tipografi bastava l'a.i.1to morale della classe lavoratrice romana, e 2° perchè gli opexai organizzati a .Roma, erano, presa in massa la classe lavoratrice, l' 11100 di tutti gli operai. Ora, se 1n. prima dichia.razione poteva. parere (1) Vedi Anno VIII Num. 4, pag. 96. .Num. 6, pag. 146. Num. 17 pag. 452,
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