184 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCJALJ del Mezzogiorno, che non entra in piccola parte nelle genesi della sua inferiorità e del suo malessere. Qualunque governo, quindi, che vuol meritare il titolo di nazionale se ne deve preoccupare seriamente, e l_amisura accettata dalla Commissione per gli sgravi, perciò, va lodata ed accettata come un'indicazione della via da battere nella politica ferroviaria. L_aproposta della Commissione, però, riesce incompleta e diverrà causa d'inconvenienti per la limitazione che le viene dai sette milioni, che non devono essere sorpassati. E se nei primi sei mesi dell'anno il movimento dei prodotti a tariffa ridotta assorbisce tale cifra, che cosa si farà 1 Si tornerà alle antiche tariffe 1 E pei prodotti e per gli esportatori, che senza loro colpa, arriverebbero in ritardo, il ritorno al l'antico non sarebbe una iniquità 1 E la incertezza sulla possibilità di poter godere del benefizio della riduzione, da sè sola non è antieconomica - non arresta qualunque iniziativa e qualunque slancio 1 Ed ora al giudizio complessivo. Si dice che in trentaquattro milioni di sgravi, venti milioni, cioè un poco più della metà, andrebbero a benefizio del Mezzogiorno e delle isole che rappresentano un por.o più di un terzo della popolazione totale del Regno. A questa si assegnerebbero circa 8 milioni in più di quello che le spetterebbero in ragione di popolazione e di superficie coltivata. Ma chi prende a base della distribuzione della pressione tributaria la superficie e la popolazione non può che, fare falsa strada; base della medesima, e quindi degli sgravi, non può essere che la produzione, la ricchezza. Ciò in conformità anche di un articolo Jello Statuto, che, purtroppo, ai danni del Mezzogiorno è caduto in dissuetudine come parecchi altri di minore importanza. Orarispetto alla di versa distribuzione della ricchezza, lo sgravio _di circa otto milioni - che alla stretta dei conti si ridurranno a meno quando si conosceranno i risultati dell'abolizione delle quole mi-- nime in favore esclusivo del Mezzogiorno - rappresenta una vera inezia, se non una derisione. Pure delle decisioni della Commissione degli sgravi mi dichiaro soddisfatto. L'on. Vendramini e la sua maggioranza, rimangiandosi la primitiva intransigenza, hanno accettato il principio della legisl1J,Zione speciale pel ~ezzogiorno, nella quale ---ifanfaroni dell'unità scorgevano - nientemeno! - che un pericolo per la compagine nazionale. Non è l'acconto che riceve il Mezzogiorno che mi renda contento, ma l'accettazione di questo principio della legislazione speciale, che avrà ben altre più util e più proficue applicazioni se la deputazione meridionale saprà farlo valere, se gli elettori sapranno imporsi ai loro deputati facendosi temere più del governo e delle sue mali arti elettorali. . Di questo risultato sono, infine, soddisfatto come di una vittoria personale perchè sostengo a viso aperto il principio s uccennato dal tempo in cui anche i sostenitori suoi attuali se ne dichiaravano avversari. E senza peccare di superbia posso credere che il linguaggio rLsoluto tenuto nella Rivista, benchè per motiYi più o meno spregevoli non coadiuvato dalla starnpa autorevole del Mezzogiorno, ha contribuito non poco a determinare la conversioni dell'ultima ora (1). Accetterà il governo le proposte dellr~ Commissione 1 Chi conosce i rapporti dell'on. Vendramini coll'on. Zanai·delli non può dubitare un istante ~ulle intenziorii dell'illustre capo del Governo, cui non parrà vero, sinceramente unitario come egli è, di scongiurare un minaccioso conflitto tra Nord e Sud. DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento. · (i) Pare impossibile: un giornale che passa ver ufficioso, lì Mattino di Napoli, tra i diffusi quotidiani del Mezzogiorno è I stato quello che si è mos_trato più benevolo verso la campagna da me fatta. IL DETERMINISMSTOO· RICO Come abbiamo annunziato nel numero dd 15 marzo diamo un largo riassunto della splendida lezione detta dal colonnello Barone nella Scuola diplomatica coloniale. La storia non si svolge a caso. Ammetterlo sarebbe contrario a tutto l' indirizzo del _pensiero moderno,' come vi sarebbe contrario un concetto teologico o talealogico che nelle vicende storiche vedesse l'azione continuata di una volontà o di una entità al di fuori del mondo reale. I fatti storici si svolgono secondo leggi assai complicate delle quali noi abbiamo una conoscenza affatto rudimentale. Ogni gran fatto storico è determinato da un innumere complesso di fatti antecedenti. Accaduto reagisce sulle forme attuali che quelli antecedenti assumano. Orbene, noi possiamo limitarci a narrare il fatto : e questa è cronaca o storia descrittiva; ma possiamo fare qualcosa di più, indagare perchè il fatto è accaduto: e questa è storia scientifica. Nè basta. Fra due momenti diversi di uno stesso gruppo sociale, noi possiamo trovare differenze notevolissime che si sono compiute per lenta evoluzione. Anche qui noi possiamo limitarci a descrivere i due stati, notare le differenze, ed è opera pLu-amente descrittiva, e lo è anche quando al complesso di questi vari quadri statici diamo il pomposo nome di evolu,zione storica. Questo cinematografo è puramente descrittivo. Ci dà l'illusione della storia in moto, ma non ci dice dove stia il motore e di che specie sia. Noi in vece da limitarci a questo, possiamo indagare il perchè di quei successivi stati, il come da uno si passò all'altro: e questa è storia scientifica. Vi sono menti le quali fra due o più fatti non sanno vedere altro che quello di causa ad effetto o di effetto a causa. Nella realtà il nesso è quello della mutua dipendenza. Della mutua dipendenza dei ·fenomeni sociali è facile formarsi una vaga idea, è difficile averne una precisa. La conoscenza di essR, passa per tre fasi successive! l. Noi possiamo. sapere soltanto che questn, dipendenza esiste; 2. Noi possiamo avere un'idea del senso dell~ ' I
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