• I RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE çOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il I 5 e il 3o d'ogni ·mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - ESTERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nuDJ.ero separato Oen't. 80 e»-Amministrazione : Via Campo Marzio N. 43. ROMA ~ AnnoIX. - N. 7 AbbonaDJ.ento postale Roma, 15 Aprile t 903 .. GIOVANNI BOVIO
170 RIVISTA POPOLAltll DI POLITtCA, Llfrt'ERJI • SCJJlNZll$0CIALJ S01'(I~ARI01 Noi: Gli avvenimentie gli uomini(GiovanniBovio (La Redazione) - Lo sciopero generale a Roma - I socialisti al Reichstag e le forze çlei vari partiti dal 1367 al 1393 - Lo scacco dei nazionalisti a Parigi - La legge sugli scioperi in Olanda - Le dichiarazi.pni dell'ammiraglio Dewey e del Presidtnte Roosev_elt - Lo e, Irish land Bill )> - Ci\'iltà e metodi educativi' del militarismo tedesco - Icilio Vanni (Avv. Ugo della Seta) - Le rivelazioni di J aurè:s su l'affare Dreyfus (x. y. z..) - ). La Hivista: La politica interna. - On. Dott. Napoleone (Jolajanni: La conciliazione in seno alla Commissione per gli sgravi. - Il determinismo storico. - Ing. l\lauriee Alfas~a: Le Tra.di-Unions. La loro situazione e la loro politica. - Rassegnascientifica. Rivistadelle Riviste: La situazione politica in Inghilterra (L"Européen). - Un monito al partito conservatore (.\Tineteent./J Century) - Relazione del Comitato Centrale dei Sindacati operai di Germania (Corresfondenz. Blatt) - La politica russa e la crisi industriale (Revue d'Economie politique). L'Inghilterra e le razze nere (Fortnip)Jt)' 'l(eview). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI GIOVANNI BOVIO Il più glorioso campione della nostra democrazia s'è spento. Egli era come un faro cui le giovani generazioni volgevano lo sguardo nelle ore dubbiose, quando, d'infra la tormenta delle cose piccole e vili, sentivano il bisogno della luce v.iva dell'ideale. Egli era l'ultimo e forte alfiere d'un grande pensiero, d'una grande speranza; egli passava .- è passato - fra gli uomini, port~tpdo alto, imm~- colato nelle mani pure, il glorioso vessillo. Egli era la parola· che rampogna e che insegna; ,. la coscienza forte, dritta come lama di purissimo acciaio, che nulla può tangere, che nessuna seduzione riesce a piegare, che non transige mai, nè vacilla. Egli era il pensiero sereno che vola oltre i ·miseri tempi, e scorge nel tempo più lontano il trionfo destinato alle immarcescibili idee. Egli era la voce che sapeva echeggiare alto, come squilla di tromba, quando le libertà pubbliche, la giustizia, il diritto erano offese dalla nequizia degli uomini. Sereno nel grande silenzio della morte, dalle battaglie aspre della vita egli riposa ora lo spirito stanco, non vmto. Di lui rimane int'iera l'opera sua, di pensiero e d'azione. Opera di filosofo, azione di c.ittadino, insegnamento nobile sempre, e sempre forte che testimonia, e più che a noi - ei dei nostri tempi non fu, nè amò i nostri tempi - più elle a noi· testimonierà ai futuri la vastità e la potenr.a del suo. genio e della sua visione; viYido e limpido faro dell'ideale, bandiera di libertà, voce <li giustizia. Ora egli dorme; e noi dinanzi aUa salma del Maestro che ci s'insegnò ad amare t~tte le cose belle, tutte le cose buone, tutte le cos~ giuste; elle ci insegnò con la parola e l'esempio, a non transigere col nostro dovere e con la nostra coscienza; a non trarre nessuno utile materiale della nostra azione di cittadini; dinnanzi alla salma dell'uomo la cui povertà è muta rampogna ai corrotti che l'utile del paese compendiano nell'utile proprio; al Maestro buono e sincero, all'uomo retto, al cittadino integro, con l'anima commossa diciamo: vale optirne vir. LA REDAZIONE Di lui, dell'opera sua, della sua vita parleremo diffusamente nel prossimo numero. (N. d. R). l,o sciope1.~o g·eneralc a Ro1na. - L'argomento . dimanderebbe più che una breve nota, e, probabilmente, ci ritorneremo. presto esponendo più chia.ramente le nostre idee in proposito e suffragando la nostra dimostrazione con dati di fatto che faranno dispiacere a più d'uno, ma che non saranno perciò meno verL Ora vogli11,mo semplicemente fare quaÌche breve osservazione suggeritaci dagli ultimi avvenimenti. Più d'una volta, anzi assai frequentemente, l'a.nno scorso (1), abbiamo avuto l'occn,sione di deplorare la frequenza di scioperi ingiusti, inconsulti o impreparati; ed ab biamo detto sempre, - e gli uomini di buon senS? tutti, a qualunque partito a.ppartengano l'hanno detto con noi - che lo sciopero generale è un'arma della quale non si è ancora, nè forse si sarà mai, allo sta.to di potei·si servire. Bisogna che le masse opera.ie si persuadano cli due cose: 1 ° che lo sciopero generale è un fatto politico e non economico; 2° che lo sciopero generale - se fotto da.vvero da tutti o dalla grandissima parte dei lavora.tori d'una città o d'un paese, h1 piena coscienza di causa - è una rivoluzione, e non solo, ma una. rivoluzione che riesce vittoriosa. 1 Ora la ma.ssa lavoratrice Italiana sa. questo? Indubbiamente no. E sa.nno quelli che più che ogni altro arrogano a se il titolo di dirigenti la ma.ssa operaia quello che vorrebbero e che farebbero il giorno che un fa,tto grandioso come un vero sciopero generale li metterebbe alla. testa del governo di una Nazione. Hanno essi• dei criteri pratici, una preparazione, ed una ide'a a.dequata degli alti e gra.yi doveri che la situazione imporrebbe loro, e del la.voro che dovrebbero fare ? Assolutamente no. Ora con questa. imprepara.zione di coscienze, di uomini e di intenti, proclamare uno sciopero genèrale è commettere il più grave errore che uomini politici possano commettere, perchè rivela uno. sta.to di inferiorità che nell'andamento ordinario delle cose non pa.reva tanto gnrnde. ·E rivola1:si• deboli equivale a dichiararsi vinti. Nello svolgimento dei fatti che condussero allo sèiopero generale, ci ha sorpreso la de:ficenza di tatto dei direttori dello sciopero dei tipografi e della Camera del La.voro. Due settimane a.vanti la proclamazione dello sciopero generale, in una riunione dei delegati delle Associazioni Operaie Romane, alla Federazione del Libro, fu dichiarato - e lo dichiara.rono fra altri gli stessi Parpagnoli e Sabatini - che lo sciopero generale · non si doveva fare : 1 ° perchè agli operai tipografi bastava l'a.i.1to morale della classe lavoratrice romana, e 2° perchè gli opexai organizzati a .Roma, erano, presa in massa la classe lavoratrice, l' 11100 di tutti gli operai. Ora, se 1n. prima dichia.razione poteva. parere (1) Vedi Anno VIII Num. 4, pag. 96. .Num. 6, pag. 146. Num. 17 pag. 452,
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 171 spavalda, anche se vera, specialmente se vera; la seconda ricomprava col buon senso il poco valore della prima. E buon senso sarebbe stato non proclamare uno sciopero generale date quelle condfaioui. Invece due settimane dopo quella dichiarazione - come se, per ineanto, la maggioranza degli operai si fosse organizzata - ecco la proclamazione dello sciopero generale. E, naturalmente, la susseguente fatale sconfitta. Infatti lo sciopero generale deve, tosto dopo la sua prodamazione, pa:calizzare la vita, d'una città.· Non più veicoli, non più ::;ervizi pubblici, non più pane, non più luce. La violenza diventa assolutamente inutile; lo sciopero generale, il vero sciopero generale diventa la vit-· toria ottenuta per forza d'iner:da. Inveee i proclamatori e difensori a tutta oltranza dallo sciopero generale lo a,ffermano come un buon mezzo di pres::;ione perchè può generare i tumulti - e li genera infatti, appunto perchè non è generale e non può riuscire vittorioso. Questa idea dello sciopero generale come mezzo di risolvimento delle questioni economiche, è la piu dannosa che sia mai stata propagata in mezzo alle masse operaie. Le culla di speranze vane, le spinge ad atti che risultano a danno della sua coscienza e della sua organizzazione. Infatti i pochi operai che, obbedendo alla disciplina della Camera del lavoro, scioperarono due giorni, si E!0no persuasi della sterilità e della debolezza della loro manifestazione e sono oggi, meno corrivi a sciopera,re, anche parzialmente, di quel che non fossero una cliecina di gforni fa. E questo è dannoso. Si è detto: La classe lavora,trièe ha dato un mirabile esempio di generosità e di solidarietà; ed è vero, indiscutibilmente vero. l\ia noi ci permettiamo cli domandare ai proclamatori dello sciopero generale se essi credono che si può fare buon mercato della generosità, della solidarietà delle masse operaie, per .una causa che non è chiarissimamente giusta, quando questa solidarietà e questa generosità portano seco un'aumento di quelle sofferenze che nella classe operaia, sono già tanto grandi? Si suol proclàmare che c'è un punto, nello odierno sviluppo industriale, ove gli interessi degli industriali e degli operai collimano; questo non è vero, mai, in nessun caso: l'interesse dell'operaio è sempre diverso da quello dell'industriale, e sempre opposto, e sarà così fìnchè, in una forma diversa dall'organismo economico, capitale e ~avoro, macchinario e prodotto non siano riuniti nelle mani del cittadino diventato industriale ed operaio ad un tempo. ~a da,to l'attuale organismo, il quale non può cambiarsi che col cambiare di tutto l'attuale stato cli cose, c'è un punto in cui l'industria non può dttre più di quello che dà al lavoratore. Se quello che dà è tale da permettere, sia pur povera, la vita, l'industria resiste, altrimenti muore. L'industria tipografica era arrivata a Roma al punto che agli operai poteva rimanere da chieclere la cooperazione agli utili e al possesso delle tipografie e del macchinario ai proprìetari. Hanno voluto fare uno sciopero, e se hanno fatto b~ne o male riguarda loro, e se i proprietari fanno bene_ o male ad ostinarsi a voler che gli operai passino sotto le forche caudine - e fu fatale ai Sanniti - è ancora. affare loro, noi però a·bbiamo il c.liritto di prote~tare contro lo spreco inutile delle forze e delle energie delle classi lavoratrici, ed abbiamo il dovere c1 i dire agli inconsulti agitatori delle masse operaie che quando si è deboli, quando da ciò che dovrebbe essere la vittoria, per la insufficiente preparazione, non può risultare altro che la sconfitta con tutti i suoi gravi danni e le amare beffe, non si ha diritto di fare appello alle forze, alle virtù, alla generosità del popolo, perchè il valore male _impiegato si paga poi troppo caramente. I socialisti al Hcich!!!òtag e le fo1·ze tlci vari pa.rtiti dal 1 S67 al 1 S9S. - Oh. A. Bertra,nd all'avvicinarsi delle elez.ioni generali tedesche ha creduto opportuno presentare nell'ultimo N. 0 dell'ottima Revue socialiste un quadro statistico delle forze dei vari partiti politici nel Reichsta_g germanico, dal 1867 al 1898, e él.i esaminare ampiamente l'azione del gruppo parlamentare socialista nell'ultima legislatura. Credia-, mo utile anche noi far conoscere le variazioni delle forze dei principali .partiti tedeschi, e non potendo riassumere il lungo e interessante studio ci limiteremo -a riprodurr.e integralmente la conclusione che è la sin- • tesi dell'azione del gruppo socialista. Il seguente quadro mostra chiaramente la po~izione rispettiva dei partiti che compongono il Reichstag da trent'anni a oggi: 00 cr:, 00 ..-i ~.-.: 00 o ..-i~ CQ cr:, 00 ..-i o cr:, 00 ..-i ~ 00 ..-i CQ l.Q c.:i l.Q ,-; I'- 00 cr:, cr:, --tjs ,-; c.D C\I cr:, ,-; --tjs O c.D 00 cr:, c.D c.D ,-; c.D ,-; O ..-i CQ ..-i ...... l.Q cr:, cr:, CQ o I'- CQ cr:, - - ,-; cr:, r-- 00 o cr:, c.D lO CD cr:, CQ ~- cr:, CQ LO 00 oo--co.- 00 I'- ~ cr:, :: t- -tj, S - ...... e~ ~ ..-i ~o ~- t-~~fg~~ s:; oo ..... - I co ..--i'"O --tjs l.Q cr:, c-.:i --tjs c.D 00 CQ I'- --tjs oo l.O l.OO-Jo-- ...... cr:, 00 ..-i .- CO ..-i 00 I'- cr:, c.D CQ --tjs cr:, cr:, t- &3 cr:i I l.Q l.Q ~ ...... l.Q ~ ,-; r- c.D 9 o c.D --tjs G\1 00 c.D t- c-.:i I .....,, co cr:i ...... ...... t- cr:i 00 ...... CQ ..-i 00 c.D 00 ,-; l'- c.D 00 ,-; <l) ~ o ...... +a ·~ - o P--l ..... ::1 o ..... N ce ;.., R o i.O ...... c.D ..-i ...... ...... ~ ;.., <V ..o. ..... - ..... - cil ::1 o ..... N cil z O 00 t- CQ C.:J I l.Q co '° ...... c.:i I c.c, cr:, I L/j o o if1 <l) rrj <l) +a ...... l.Q :::: ::: ~ CQ C'-1 ::: :::: ,--,ii cil P-; o ;.., p ~ ;:.... - <l) rrj . . .... +a (f1 ..... - <i3 . .... o o (f1 cr:, roo - c.D CQ - ..... (f1 ;.., <l) p ç; t- cr:, CQ c.D reo CD cr:, O;) CD cr:, O;)
172 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E ·SCIENZE SOCIAU Ed ecco le conclusioni dello studio di Ch. A. Bertrand. " Non una discusstone in cui i suoi eletti non si " sieno sforzati di esporre e di fare trionfare le ~ loro " idee; non un progetto di legge che non abbiano di- " scusso a fondo, corretto, migliorato avanti di difen- " derlo; non una proposta governativa che non abbia- " no criticato con un'ammirabile intransigenza. " Ci si spiega benissimo di quale ira i partiti bor- " ghesi devono gratificare la frazione socialista la cui " attitudine, costantemente coraggiosa, e l'opposizione " continua contraria tutti i loro progetti di oppressio- " ne e di reazione. Ci si spiega così il dispetto vio- " lento del governo, dinanzi ad un avversario che una " maggioranza servile gli permette spesso di schiac-· " ciare, ma che subito dopo la battaglia, si volge più " forte verso il paese. E si spiega anche .di più il fu- " rore imperiale di Guglielmo II, di cui non un gesto " passa inosservato, di cui non una parola sfugge alla. " critica acerba degli oratori socialisti. • " Protetto da rigori inqualificabili della legge di le- " sa-maestà, il cavalleresco imperatore insulta gratui- " tamente e fuor di proposito persone che non posso- " no rispondergli. Ricordando il periodo già lontano in " cui le leggi contro i socialisti nel 1878 produssero un " effetto diametralmente opposto a quello che Bismarck " aveva creduto, il governo non osa proporre agli staf- " fieri della sua maggioranza una legge nuova contro I " i socialisti democratici. E frattanto nel Parlamento, " nella stampa, nelle riunioni, la muta dei clericali del " Centro, dei conservatori di Destra, e dei nazionalisti " di tutte le gradazioni reclama delle leggi eccezionali. " I clericali chiedono delle modificazioni alla legge " elettorale, i.l suffragio ristretto in vece del suffragio " universale; i conservatori che si rinforzi la legge di " lesa-maestà e quella per offese all'esercito ecc. Im- " potenti a combattere sul suo terreno la Democrazia " Sociale, le cui idee acquistano ogni anno ù.n maggior " numero di adepti, i reazionari hanno la tenace illu- " sione ch'essi potrebbero, con delle leg·gi, .restringere " il suo sviluppo, arrestare il suo movimento. " Rammentiamo alcune cifre prima di terminare: " Nel 1898, il numero dei suffragi socialisti è giunto " a 2.107.000, e non otttennero che 56 deputati al Rei- " chstag; il partito più numeroso dopo il socialista, il " Centro, ne riunì l .455.000 con I 00 deputati, mentre " nel 1881, sotto il regime della leggi socialiste, ne " aveva contati l.183.000 contro 312.000 soltanto dei so- " cialisti. " Il l O luglio 1902 il Partito Socialista aveva a sua " disposiziÒne 128 giornali e pubblicazioni periodiche, "/di cui 54 quotidiane. Dal 1° agosto 1901 al 31 luglio " 1902, le entrate del Partito socialista sono giunte a " 338.408,50 marchi di c~i 323.372,94 sono stati spesi " nella propaganda el~ttorale o sindacale, per sostene- " re gli scioperi in pagamento di ammende, in soccor _ " si alla stampa etc • . " È contro on'organizzazione così pot~nte che si ur- " tano i partiti borghesi e contro cui avranno a lotta- :' re nelle elezioni prossime, tra tre mesi. Il successo " dei socialisti d'oltre Reno non sarà, certo, anche que- " :sta volta, decisivo, ed è a temere, salvo avvenimenti " imprevedibili ma non im;possibili, che la frazione del " Partito delegato al Reichstag non sia, ancora per " del tempo, che un'imponente e rispettabile minorai;. " za, in attesa del giorno in cui l'aquila imperiale de- " gli Hohenzollern dovrà fug·gire dinanzi al trionfo " della Democra~ia sociale. Ma questo e-iorno ris:plen- • I derà certamente: la democrazia socia.le tedesca lavo- " ra senza posa a realizzarlo. ,, ...,., Lo scacco dei. nazionalisti a Parigi. - Parigi ha finalmente aperti gli occhi, e visto chiaro nel gioeo dei nazionalisti. Finchè essi parvero i difensori della. patria e dell'esercito e potettero atteggiarsi, in un bel gesto, a velatori della statua di Strasburgo,~il popolo gli seguitò volentieri nella lotta contro Dreyfus, contro Zola, nella lotta contro la gfostizia e la verità. Applaudì Guerin barricato nella casa di Rue Chabrol, quantunque al semplice buon senso del popolo Guerin apparisse ridicolo; simpatizzò con Max Regis, il turbolento antisemita d'Algeri; parve com piacersi nella ammirazione delle ostinate proteste plebiscitarie di Drummont, e nelle escandescenze poetizzanti di Déroulede; dimenticò, per farsene un idolo, le condanne per oltraggio ai costumi subite da G. Roche; e non volle ricordare che, durante il periodo Boulangista, Rochefort chiamava " sale coquine ,, l'attuale suo amico Q. De Beaurepaire. Gli pareva che tutta questa gente, malgrado le proprie tare private, difendesse la Repubblica dalli attacchi di quelli che la volevano distruggere; e quando le elezioni municipali chiamarono il popolo di Parigi a pronunziarsi, la stragrande maggioranza dei suoi voti fu per i nazionalisti. Il popolo si alleava a quelli che egli credeva difensori della istituzione a lui cara. I nazionali- . sti gongolarono, e qualche. giornale clericale intonò il "finis respnblicae ,,. Noi ricordiamo in proposito due suggestivissimi articoli, uno della Libre :Parole, ed uno, anche più esplicito, del' La Croix. Ma la questione delle Congregazioni è venuta a buon punto per mettere in chiaro le cose. I nazionalisti hanno dovuto dichiararsi e, naturalmente, accanto alla baronessa di Reille, la stagionata Longueville della Nuova Fronda; alla contessa Martel, la sgrammaticata Gyp della reazione; a Coppée, lo svenevole rammollito poeta della velleità aristocratiche, hanno dovuto trovarsi Rochefort (bene a suo posto lui " 1narquis cle Lucay ,,) e Roche, Lepelletier, il parolaio, e Barrès, il letterato snobista del nuovo individualismo francese. rrutti insieme rosariati e benedetti da Padre du Lac; battaglianti con lui, più o meno apertamente, contro la Repubblica. Il popolo ha capito il gioco e ci ha messo il basta! La reazione realista e clericale che da molti anni, camuffata da plebiscitaria, col Boulangismo prima, col nazionalismo poi, batte audacemente in breccia le istituzioni repubblicane, aveva troppo contato su l'impulsività e la dabbenaggine del popolo Parigino. Ora, suonato l'istante delle resipiscenze, il popolo, correggendo l'errore commesso la volta passata, ha piantato in asso i paladini dei frati, ed è tornato ad eleggere quelli che vogliono che la repubblic~ viva e rappresenti il progresso instancabile verso il meglio politico e sociale delle società umane. Le ultime elezioni municipali, e l'elezione del deputato della IV circoscrizione elettorale sono l'indizio chiaro di questa resipiscenza. I tre candidati nazionalisti al consiglio municipale · furono battuti con una enorme maggioranza da due socialisti e da un radicale. Ora è sta~o Gabriele Deville che ha trombato Maurizio Barrés. I nazionalistj speravano molto su quest'ultimo. La sua fama, di letterato, la sua attività e la simpatia che raccoglie anche fuori del campo politico per la sua valentia di scrittore - che egli è certamente un di- ~tint9 artista, quantunqu,e le sue idee sieno assurd,e - • l
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIALI 173' facevano sperare ai nazionalisti la vittoria. Essi contavano di riguadagnare di quà quello che avevano perduto di là. Invece l'eletto è stato un avversario deciso dei nazionalisti, un socialista rivoluzionario che non è un letterato, che non è abituato a piacere alle signore, . che non posa ad eroe, a conquistatore; ma che, durante tutta la sua vita, non ha neppure un istante cambiato linea di condotta od opinione. Rochef'ort, vomitando un sacco d'ingiurie contro gli elettori, dice che la vittoria repubblicana ha poco valore perché la maggioranza del Deville è soltanto di duegento voti. Il nobile e focoso marchese dimentica che il Deville si è presentato come socialista rivoluzionario, il che vuol dire che molti che avrebbero votato per un 7 candidato meno estremo si sono astenuti. Questo è significativo assai; se si considera che Barrés è uno dei capi e dei più attivi agitatori nazionalisti e che per lui hanno vota:to tutti i partigiani della reazione; tutti; realisti, bonapartisti, clericali, arruffoni e cretini. Ora i nazionalisti sperano prendere la rivincita alle prossime elezioni; la speranza è un po' vana; ormai l'equivoco non è più possibile; ed il popolo francese non è, e non è stato mai, molto devoto della chierica, e non è disposto a ripigliarsi un re. La repubblica ha orr:µai superato il grave pericolo che la minacciava, ed ora potrà, sbarazzatasi dei turbolenti che volevano il ritorno al passato, procedere vittoriosa e forte verso le innovazioni, le riforme e le evoluzioni dell'avvenire. .. La legge sn g-li scioperi in Olanda. -· Dunque la legge che, d'or'innanzi, renderà impossibili gli scioperi in Olanda, è stata votata e la magnifica resistenza che le classi lavoratrici Olandesi si preparavano ad opporre alla libidine reazionaria dei conservatori del loro paese, è )l'un tratto cessata. La legge stabilisce, fra altre imposizioni draconiane la responsabilità dei dirigenti di uno sciopero, anche se operai; condanna le commissioni di rappresentanti; crea la responsabilità civile, il rifacimento dei danni da parte delle organizzazioni che proclamano uno sciopero. Quest'ultimo dispositivo della legge Olandese è identico ad una pratica legale Inglese, testè rimessa in vigore nel caso della controversia fra la Taff Vale C.ie ed i suoi operai. Contro la decisione del primo tribunale che sentenziò a danno degli operai, questi sono ricorsi in appello al Tribunale Supremo, si dice però .che questo loro ultimo tentativo disperato avrà poco frutto poichè la lègge è tassativa. Tuttavia prima cli ricorrere a mezzi estremi essi vogliono espletare tutte le pratiche che offre loro la legge. In Olanda, alla legge che non lascia agli operai altro scampo che la violenza aper~a, essi si e.rano accinti ad opporre la più energica resistenza. Come abbiamo detto questa è cessata d'un ti·atto. Stanchezza? Incoscienza? Impreparazione? No: defezione, e, doloroso a dirsi, defezione dei socialisti in massa. Se si poteva dire che c'era uno sciopero generale giustificabile era questo: e se ce n'è mai stato uno che si presentasse con serie probabilità di vittoria per la solidità delle organizzazioni che vi pigliavano parte, per la determinatezza degli scioperanti è questo. Il governo ha voluto imporre una legge odiosa il popolo ha cercato di opporvisi. La questione, eminentemente politica, interessava tutte le classi di cittadini, e la resistenza era vista e seguita con simpatia anche cla quelli che non osavano prendervi parte. Nel gennaio scorso il governo aveva già cercato d~ introdurre assai gravi modificazioni alla allora vigente legge su gli scioperi e non c'era riuscito: la resistenza della p.opolazione lo aveva obbligato a retrocedere, e q uesta vol~a sarebbe accaduto probabilmente lo stesso se la, massa operaia fosse stata compatta, come lo fu l'altra volta. Una miserabile questione di partito, di predominio politico, suscitata dai socialisti, ha dato la vittoria al governo Olana ese contro il popolo. In Olanda il partito anarchico, capitanato da Dome-· la Niuwenhuis, è fortissimo. Non ha le ubbie individualiste dell'anarchismo Francese, nè la incoerenza d.i quello Italiano; gli anarchici Olandesi sono gente pratica assai; in economia collettivisti e pratici molto nella loro tattica di lotta contro l'organizzazione sociale. Contro loro stà il partito sociale democratico Marxista, possibilista e qualche volta - non questa però - a.lleato in battaglie parlamentari al partito liberale O- ~ landese. I due partiti raccolgono nelle loro :file la grande maggioranza dei lavoratori d'Olanda. Il partito Anarchico come più attivo, più audace e battagliero, stavai in questa lotta, per pigliare il sopravvento. Dinanzi alla volontà del popolo che sarebbe fors'anche arrivato alla, rivolta, il governo sarebbe stato obbligato a cedere. Al partito sociah::;ta non poteva piacere una vittoria guadagnata altrimenti che con le schede elettorali; non poteva piacere al Troelstra e ai capi del partito socialista, vedersi sfuggire di mano il governo di una grande parte dei lavoratori, e le associazioni di operai affiliati al partito socialista hanno avuto ordine di desistere dalla resistenza e di cessare lo sciopero. Ecl hanno obbedito. Siccome una metà degli oper:1i tornavano al lavoro era inutile che l'altra ·metà persistesse. Lo sciopero g·enerale è c~ssato. Il Troelstra non ha nascosto i.l vero perchè, dell' ordine dato alle Associazioni socialiste - non bisognava. egli ha detto, che il pa:rtito anarchico ci pigliasse la mano. Noi osserviamo questo; a Torino, a Firenze, a .Roma i socialisti hanno condotto gli operai a lotte che non pote;vano avere altro risultato che la sconfitta; in Olanda, dove, per la forza delle organizzazion~ e la ra- · gione per la quale lo sciope-ro era scoppiato, c'era probabilità di vittoria; per una meschina, e gretta questione di partito, hanno obbligato il popolo a subire una sconfitta. C'è il caso che continuando su questa via il partito socialista stia demolendo se stesso? Ci sembra; e ci vengono in mente le parole dell' antico adagio : Quos vult perdere Iupiter, dementat prius. -¼ Le dichiarazioni dell'anuuiI-aglio Dewey e del P1•c!i.idente noosevelt. - Nella guerra Ispano-Americana l'ammiraglio Dewey diede prova di sapere, da buon lupo di mare, vincere delle battaglie e agire con audacia ed energia. Però, questa volta, non ha dato prova di essere un'abile diplomatico; il che, a nostro modo cli vedere, torna tutto a suo ono1:e, considerato che, malgrado la modernità delli spiriti, diplomazia e bugia possono ancora, come un tempo, considerarsi sinonimi. S'è trovato a schermagliare con un giorn'alista e ci ha fatto meno bella figura che quando ebbe da. fare con l'ammiraglio Cervera y Topete le sue navi e i suoi cannoni. È vero che Dewey parlava da amico ad amico, ma appunto per questo le dichiarazioni antigermaniche da lui fatte al redattore del News York Herald a.cquistano )f . • /
' 174 RIVISTA POPOLARJf DI POLI'flCA,, LETTERE Jf SCIENZE SOCIALI importanza. Non è, del resto, un mistero per nessuno che i tedeschi, e specialmente il loro Imperatore e le sue tendenze, non sono eccessivamente popolari in America. La visita del principe Enrico non entusiasmò il popolo e chi conosce il carattere degli AmericanL facili alle più vistose e rumorÒse manifestazioni -e tien conto delle accoglienze che dal popolo Americano furono fatte al principe tedesco ~èL esamina alla streg•a di questi fatti le parole sfuggite a Dewey non può a meno di concludere che l'ammiraglio americano dicend-o quel che diceva rispecchiava, rappresentava - sia · pure involontariamente e senza mandato - l'opinione pubblica del suo paese, nelle sue antipatie, nella sua :fierezza e ne' suoi moniti. L'atteggia~ento tropI?o autoritario assunto dalla Germ;,.nia nella questione del Venezuela, la brutalità del commodoro tedesco bombardante un punto della costa Venezuelana, come se si fosse trattato d'un territorio qualunque di popolo barbaro, ha indignato gli Am.ericani ed ha fatto loro capire quali pericoli gli possono minacciare. D'altra parte una certa antipatia natarale di tutte le nazioni Anglo-sassoni per le Teutoniche (parenti, serpenti dice il proverbio; e Inglesi e 'l'edeschi sono, etnograficamente, cugini) fa si éhe facilmente gli Americani guardano di malocchio i Tedeschi e non sarebbero poi troppo dolenti di potei:li pettinarè un po'. L'espansione coloniale, l'immigrazione Tedesca in America, specialmente nel Sud del Brasile, nell'Ovest dell'Argentina., e in certe città degli Stati 1Jniti rappresenta un pericolo assai serio per le due Americhe perchè il popolo più potente che ne abita una parte non debba preoccuparsene., Ma Dewey aveva detto un po' troppo chiaramente quello che tutti pensano; e che sanno ·però non dovere dire che a bassa voce. Il monito delle manovre nel mare Caraibico, e l'osservazione su la potenza della flotta Americana suonavano un po' troppo aspri nelle parole dell'ammiraglio Americano, ed egli è stato obbl~gato a smentirle. La stampa Europea, e specialmente la Tedesca hanno cantato un unanime gloria. Ma a gelare gli entusiasmi è venuto un discorso di Roosevelt il quale, naturalmente, si è mostrato buon diplomatico. Nel primo dei discorsi del suo giro elettorale - il Presidente della Repubblica agli Stati Uniti è obbligato, come qualunque altro semplice cittadino, a sostenere la propria can~idatura - il Presidente Roosevelt ha parlato della dottrina di Monroe. Anzi ha fatto di questa il capo saldo, il tema principale del suo discorso. .La dottrina di Monroe, è formulata in poche parole. L'America deve appartenere agli Americani e nessuna potenza Europea ha diritto d'ingerirsi degli affari Americani, di occupare territori in America, di costruire per proprio conto ed uso, ferrovie, ponti, strade, e di aprire canali. Pigliando le mosse dal taglio dell'Istmo di Panama il sottile diplomatico ha ripicchiato il chiodo battuto dal Dewey. Naturalmente lo ha fatto con maggior garbo e più tatto. Ha perfino affermato che sarebbe meglio abbandonare la tanto spinosa dottrina che sostenerla, se per far questo non si avessero sufficenti forze. Ma ha soggiunto però che bisogna. che gli. Stati Uniti rafforzino la loro marina e la mantengano forte, proprio perchè a nessuno possa venire la velleità di manometter-e quella dottrina. Egli ha chiaramente.affermato che il taglio dell'Istmo di Panama deve essere impresa esclusivamente Americana, perchè, in caso di guerra, l'istmo deve potere essere chiuso a qualunque potenza Europea; ha dichiarato francamente che gli Stati Uniti debbono proteggere e all'occasione difendere le più piccole repubbliche Americane, e ha detto che se non si deve essere provocatori e scortesi verso nessuna potenza, bisogna però essere pronti a far rispettare, anche con la forza, se occorre, l'integrità del suolo Americano. Ci sembra che le dichiarazioni del Dewey e del Roosevelt collimino. Sono differenti nella forma; quella è più brutale, questa è più abile, nella sostanza sono identiche. E se riavviciniamo a questi due discorsi, . l'atteggiamento degli Stati Uniti nella vertenza del Venezuela,il fatto che la Germania avrebbe grande bisogno d'un po' c1i terra ferma nel Sud America, e la concorrenza industriale che la Germania fa agli Stati Uniti, si vede subito a chi pensano l'Ammiraglio e il Presidente, e da chi intende principalmente guardarsi il popolo Amerie ano. ' , E c'è un'altra que·stione più grave ancora. Lo sviluppo preso dall'industrialismo in America obbliga gli. americani alla conquista del mercato europeo in Asia, in Africa e nella stessa Europa. E questione per lor0 di vita o di morte; e tale questione non può essere risolta da arbitrati e da compromessi. Data la situa.done politica attuale, le questiont economiche diventano antagonismi politici e questi si risolvono con le armi soltanto. Mentre gli Americani cercano di organizzare dei Trusts per farei la guerra sul terreno economico, si preparano a farci- la guerra çon le armi, la vecchia Europa ha il dovere di guardare molto a se e di non cullare rosei sogni per le smentite alle quali la diplomazia obbligél, i lupi di mare americani, e per i blandi discorsi di questi uomini politici a lunghe vedute, che sotto i guanti bianchi sanno dissimuhre le grinfie. I due discorsi e tutti gli altri indizi di antagonismo tra tedeschi-americani dicono, infine, che siamo assai lontani delle realizzazione dell'ideale di Bjornson Biornstierne che spera in una lega di tutta la stirpe germanica comprendente i tedeschi,gli anglo-sassoni di Europa, di America e di Australia e gli scandinavi. E a proposito di questa alleanza di razza sostenuta dal grande scrittore no1·vegese nel Berliner Tageblatt è lecito domandare: non sarebbe bene che gli scandinavi preparassero la futura grande lega germanica mettendosi di accordo tra loro? ... Lo (( Irish land Bill» - Dopo avere gridato su "1tutti i toni e per tanto tempo che nessun governo conservatore potrebbe fare e farebbe la minima concessione all'Irlanda; dopo aver fatto una guerra spietata all'Home Rule di Gladstone ecco che un governo conservatore, trascinato dalla forza delli avvenimenti, si trova costretto a cedere e concedere molto più di quanto, logicamente, si sarebbe potuto sperare. È vero che la concessione esaminata ma1;uramente appare piuttosto irrisoria, e, per dir meglio, inefficace malgrado la buona volontà di chi escogitò e di chi accetta la misura; ma è un segno dei tempi ed è bene notarlo e tenerne conto. L'Irlanda è arrivata ormai alla stremo delle sue forze. Una grande parte della popolazione Irlandese è emigrata nell'America del Nord e l'emigrazione continua incessante spopolando borghi, paesi e città. Le raccolte di più in più magre obbligano la popolazione agricola a staccarsi sempre più dalla terra e riversar-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 175 si nelle grandi città dove l'industria offre almeno una probabilità di vita sia pur misera. Cinque anni fa una terribile carestia di patate - l'unico vitto della maggioranza della popolazione Irlandese - decimò la popolazione, ne distrusse le ultime risorse e da quella batosta l'Irlauda non ha potuto ancora 1;ialzarsi, ancora se ne sentono li effetti nel paese . già troppo povero per sopportare un'acciacco di più. L'Irlanda è diventata per l'Inghilterra un pericolo grave ed un peso, e per la popolazione Irlandese uno inferno. Il governo conservatore, recedendo dalle spavalde· dichiarazioni dei Tories che l'hanno preceduto al potere, si preparò a concedere all'Irlanda una riforma che è nuova negli annali di tutti li stati e di tutti i popoli. Il possesso della terra per parte dei contadini. Poichè, in ultima analisi, lo Jrish lantl Hill si riduce a questo. Dopo ùn certo numero d'anni di fitto, il contadino diventa proprietario della terra che lavora e che, in parte, ha pagato. - Le riforme russe. L'orso (al Popolo): Dormi tranquillo, bambino mio, ed io un giorno ti donerò questa bandierina (Freiheit, la Libertà). (Ullc di Berlino). Il progetto presentato da M. Wyndham, ed al quale il governo non è ostile, stabilisce che il governo Inglese farà all'Irlanda un prestito di L. st. 120000000 le quali serviranno a pagare la terra ai contadini che vorranno acquistarla. Essi poi restituiranno il capitale in un dato numero di rate annuali; alla fine delle quali essi saranno didiventati i proprietari della terra. . Ora i competenti di cose irlandesi fanno al governo una dimanda. Pensate voi che i contadini irlandesi vorranno e potranno profittare di codesta misura e delle facilità che offre ? E se si; credete che ne ricaveranno un vantaggio veramente sensibile? Questo è un problema che può essere discusso. · :Mr. John Morley, uno dei più attivi deputati irlandesi, ha esaminata la situazione ed ha presentato i resultati del suo esame in un notevole discorso alla Camera dei Comuni. Egli ha calcolato che i fittavoli irlandesi pagano ora una totalità di 4000000 sterline all'anno. Per indurli ad acquistare la terra il progetto propone una tl.iminuzione sul prezzo del 20 per cento. I fittavoli pagherebbero così 3200000 sterline e i proprietari ne perderebbero 800000 che sarebbero loro rifuse dallo Stato. In resultato s11l prestito di 20000000 di sterline il dono, perdita netta da parte del governo, ammonterà al valore di 22000000. Ma, e quì stà il nodo della questione, quelli che oggi non arrivano a pagare 4000000 di sterline arriveranno a pagarne 32ÒOO00? La differenza è piccola eppure si può ragionevolmente supporre di no. E quelli che sono stati vittime degli sfratti forzati? E quelli che non han~ no mezzo di offrire una g~ranzia? E quelli che, caccia~ _ ti dalla miseria, emigrarono e si ridussero a vivere nelle città, dove quasi sempre vivono nella più atroce mi· seria; tutti questi che formano il grosso della popola~ zione irlandese come potranno fare per comprare la terra, e coltivarla, almeno fino alla prima· raccolta? A questo, che è il vero lato serio della questiohe, il progetto del Windham non pensa, ed il governo ac~ cettando il progetto stesso sembra non volersene preoc• cupare. Tuttavia il lato buono della cosa è che il go• Combes e le Congregazioni. Il buon servitore (Combe$): Mi dispiace che ve ne andiate, ma io non posso farvi niente. È il padrone che non vi vuole. (Echo di Parigi). verno sia stato costretto a fare qualche cosa per l'Ir landa. Messo in cammino è difficile che possa non fare • di più. Come la grande miseria· dell'Isola Verde ha finalmente imposto ai Cartaginesi moderni· un provvedimento, che se non nei fatti almeno nelle intenzioni, è favorevole agli Irlandesi; così questa prima riforma creerà fatalmente la necessità di c6ncederne altre; e messo su questa strada sarà poco possibile al governo inglese di retrocedere. Infatti il ministro Hyndan, parlando pochi giorni fa a Manchester, e parlando appunto della questione irlandese, dovette dire che il governo inglese deve soprattutto preoccuparsi dello stato di cose creato dalle leggi applicate all'Irlanda, da venti anni ad oggi. E un fatto indiscutibi~e che, in tempo di guerra, il solo granaio sul quale l'Inghilterra possa assolu~amente contare è l'Irlanda, bisogna dunque migliorarne le condizioni, far sì che l'isola si ripopoli e torni ad essere coltivata e produttiva. E il ministro ha accennato chiaramente questo fatto, e se non ha dichiarato - entrando nel campo d'idee del partito liberale - che il governo promulgherà prima o poi l'Home Rule, tuttavia *
176 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI ha detto assai perchè chi è uso a trarre dai fatti le conclusioni logiche cui i fatti stessi conducono, possa prevedere che magari a spizzico il governo dovrà arrivare fin là. Intanto, di questo primo passo, le popolazioni sono liete. Non si fanno illusioni, sanno che lo· Jrish Land Bill non è la soluzione della questione, anzi sanno anche che se dovesse rimanere solo sarebbe assolutamente sterile, ma non mai come in questo caso si provò la giustezza del proverbio che, una ciliega non cade mai sola. L'Irish Lana Bill è il primo passo di una l11nga via che il governo Inglese dovrà, volente o nolente, percorrere, e in fondo, come metà, stà l'autonomia dell'Irlanda; il sogno di redenzione del piccolo e valoroso e infelice avanzo della pura razza celtica. Ci\Tiltà e 1uet,ttli educativi tlel militarisrno tedesco. - Altra volta abbiamo consacrato un lungo stelloncino al sistema educativo militaresco dell'Inghilterra, che rispecchia alquanto tutta la brutalità prevalente nei più rinomati collegi d'oltre Manica. Oggi vogliamo dare un sag·gio autentico della civiltà e dei metodi educativi in onore pre.so l'altro ramo della razza superiore anglo-sassone, il tedesco. Questa volta abbiamo il vantaggio di nulla dover aggiungere di nostro : basta la riproduzione e·satta della lettera che l'ottimo maggiore· Von But2enstein ha diretto ,al Mattino di Napoli, per farli apprezzare. L'ingenua brutalit&. del maggiore è tale che ogni •· parob di commento anche violento e sapiente ad un tempo ne scemerebbe l'effetto. Questo solo vogliamo osserva.re: 1. che il Maggiore Von Buttenstein forse fa parte del seguito del cancelliere Von Biilow ; 2. che se la lettera fosse stata pubblicata in un altro giornale l'avremmo presa per u4 pesce d'aprile assai poco gustoso. Ed ora i nostri lettori leggano il triste documento umano: N ea pel, 31 marzo 1903. Egregio Signore, " :Di passaggio per Napoli, mi sia permesso di pubblicamente meravigliarmi della non perdonabile leggere:zza, colla quale moltissimi giornali italiani raccolgono certe voci assai poco benevoli pel nostro .esercito tedesco. Legger~n:a o malvolere ? Tengo p. e. in mano nove giornali di quest'ultima settimana di .marzo e tutti si affrettano a partecipare ai loro, lettori il '' terribile fatto di un ulano di Potsdam, ,, che " crudelmente bastonato per una lieve mancarnza disciplinare ,, decise di smc1darsi. Un giornale intitola la notizia " Crudeltà militari, ,, l'altro " Bastonate prussiane, ,, il terzo " Un ulano morto sotto la verga,,, la Tribu'ìta illustrata si lascia tracciare perfino un cliché, dove si vede un soldato bastonato da due " carnefici ,,, una scena " drammaticissima ,,. " Tengo perciò a dichiarare - e la mia testimonianza non può essere sospetta, essendo stato proprio io uno dei superipri dei detti " carnefici - che quel. fatto deplorevole è stato, forse maliziosamente, travisato. E vero, che q 11ell'ulano, Fritz Merum, di anni 22, nativo della. Pomerania, riottoso quanto può essere un vero " Pomerano ,, , un giorno è stato segretamente - secondo il costume antico prussiano - da alcuni sottufficiali vergheggiato per vedere se si poteva vincere la sua inaudita testardaggine, per la quale meritava il carcere militare. Si ebbe 25 colpi con una verga di nocciuolo sulle natiche - contro tutte le attuali regole militari, è verissimo - ma nella buona intenzione di migliorarlo e preservarlo così dalla prigionìa. Punizione inusitata, illecita, dura anche se si vuole, ma per niente " cr11dele ,, , essendo Merum un giovine contadino forte e robusto; tanto vero, che avendo ricevuto i 25 colpi,disse ironicamente, che era fatica sprecata e che lui non si piegherebbe giammai. Di una cura nell'ospedale, come si sc1-isse, non ebbe bisogno: tutto il male si ridusse ad un bruciore molto passeggiero. Più tardi, purtroppo, si ammazzò, non per paura però di nuove bastonate, ma per paura del carcere imminente. Deploro il fatto anche io ed approvo pienamente la puÌlizione dei due sottufficiali vVerner e Kriegsmeier colpevoli, anzi proporrei in casi simili la legge del taglione ; ma non posso fare buon viso alle esager::tzioni della stampa di questi paesi. " Bisogna conoscere le regioni ed i costumi e le circostanze per poter giudicare; sputare sentenze non è prudenza. Così p. e. abbiamo noi altri prussiani conservato l'uso paterno della verga nei nostri sei 'istituti militari (Kadettenschulen), ben inteso qualche caso raro. Una I tale punizione, notabene, non si registra nel ''- libro della condotta ,, ; viene eseg11ita segretamente, soffre il dorso, ma non l'onore_ del ragazzo o allievo. E forse ciascuno di essi preferisce di stendersi sul bancone delle legnate, che andare per giorni agli arresti. Quest'applicazione della verg·a non è punto piacevole, ma fuori del superiore e del sottufficiale ~ncaricato della punizione nessuno sa dell'accad11to. L' arresto però di un cadetto tutti gli altri lo sanno e quel che è peggio viene " registrato ,,. " Con queste idee, forse, agirono quei sottufficiali con quel riottoso ulano, certamente non bene, ma forse nemmeno tanto malamente, come declamano i giornali. ." Sarei molto obbligato al Mattino-Corriere,,, l'unico giornale, pare, che non travisò questa volta un fatto deplorevole, ma spiegabile ,e quasi direi scusabile, se volesse rettificare l'errore commesso da tanti suoi confratelli, credendo io che sia la verità vera e pura quella, che ogni stampa buona deve cercare e di:ffondere. Ho l'onore di dirmi di Lei signor Direttore. dev.mo per servirla MAJOR VON BUTZENS'T'EIN del 14.. Regg .. Pruss. Ulan. di Potsdam .. Icilio Vanni. - Su questa Rivista, che, nella indagine del fenomeno sociale e politico, attinge alle fonti del più puro positivismo, non può mancare, reverente, l' omaggio alla memoria di Icilio Vaµni. Col Vanni è scomparsa, senza dubbio, una delle menti più vigorose, uno de' più forti cultori della sociologia e della :filosofia giuridica ai giorni nostri; la sua morte è quindi lutto, e grave lutto, per la scienza italiana. Ai misuratori della sillaba, a quanti, alla pagina profondamente pensata, antepongono il volume superficialmente ed affrettatamente scritto, può sembrar scarsa la produzione scientifica del Vanni, limitata, com'essa è, a pochi saggi critici o a qualche prelezione acca- - demica; ma chi legga quelle pagine, in cui la purezza dello stile gareggia con la chiarezza della esposizione, in cui la vastità della dottrina emerge insieme ad una critica :fine e tagliente, in cui la sintesi abbraccia i più ardui problemi della filosofia sociale contemporanea, non può negare che in esse si riveli una mente acuta e profonda, che fa davvero pensare alla via lunga e scabrosa che alla scienza conduce, oggi che, pur nel campo della, scienza, trionfano le mediocrità ed invade il dilettantismo, ♦
RIVIS I'A JJaPOLARE DI POLITICJ, LETTERE E ~CIENZE SOCIALI 177 Del Vanni, come sociologo, sono ben noti, oltre il Programma critico (1888), i due saggi sullo studio ~omparativo delle razze inferiori (1884) e sulla teoria so- , ciologica della popolazione (1886). Nel primo ben consiglia va alla sociologia di proceder cauta, al suo affermarsi, senza esagerate ed ardite generalizzazioni; nel secondo la popolazione studiava non solo come fenomeno biologico, della evoluzione organica, ma come fenomeno sociologico, sottoposto alle influenze dell' ambiente, a dati fattori economici, politici ed etici; anzi, a proposito di alcune questioni malthusiane in Germania, cogliendo il momento etico della teoria della popolazione, contro l'eccesso di questa, che alcuni non buoni interpreti della dottrina di Darwin considerano ancora come un male necessario. un risultato cioè della teoria dell'evoluzione, Egli invocava una previdenza procrtatrice, di cui un primo passo sarebbe la riforma ,del diritto di famiglia, coll'accrescere importanza alla volontà degli ascendenti e porre così un limite al vincolo matrimonìale. Ma lì dove il Vanni spiegò intera la sua attività è nel campo della :filosofia giuridica; è quivi che rivelò in grado eminente il suo spirito critico, sia nell' analisi delle dottrine del Summer Maine (1892), dello Spencer (1893) o dei giuristi della scuola storica (1885), sia nella indagine puramente teoretica, collo studiare il diritto nella totalità de' suoi rapporti (1899) o col porre il problema della :filosofia del diritto in rapporto alla scienza, alla :filosofia, alla vita (1890), non escluso quindi il socialismo giuridico contemporaneo (1894). E come la sua maggior critica al socialismo fu di ritornare, con delle premesse individualistiche, alla scuola del diritto naturale e di essere stato ormai sorpassato dalla filosofia del Romagnosi, del Trendelenburg, del Krause, che nell'accordo dell'elemento individuale e del collettivo avevano additato l'ideale sociale e giuridico, così .acutamente pose in rilievo l'unilateralità del sistema --dello Spencer, il quale, pur movendo dalla biologia e ·dalla sociologia, era tornato alla nozione kantiana del ·diritto, come mero principio di coesistenza, anzichè ·trovarlo nella congiunzione armonica dei due momenti, l'individuale ed il sociale. Natura mite, il Vanni fu scevro da qualsiasi spirito d'intolleranza verso le altrui dottrine, che si faceva anzi un obbligo di ben conoscere, convinto com'era dei doveri della critica; la sua critic~ era però si eloquentemente vivace, quando affrontava il problema dei problemi, la ragion d'essere della sua scienza. E le scuole da combattere non eran poche: la scuola metafisica parlante ancora di una morale assoluta e di un assoluto diritto; la scuola tedesca sostituente alla :filosofia giuridica una teoria generale del dirìtto, una allgemeine Rechtslehre; la ~cuola analitica inglese, che solo ammet- _te una :filosofia del diritto positivo, basata sui primi principii tratti dalla comparazione dei sistemi legislativi più sviluppati; alcuni sociologi infine che, negando la :filosofia di un dato gruppo di scienze, la :filosofia giuridica vogliouo assorbita nella loro scienza, che dovrebbe invece rimanere " come dottrina generale della società, la quale, coordinando e integrando i risultati di tutte le singole scienze della vita sociale, mira a spiegare questa nella sua interezza, nella sua organica unità ,, . E appunto criticando l' Austin e la scuola analitica inglese, prescindente da ogni ricerca deontologica, che il Vanni pose in rilievo la funzione pratica della sua scienza. La :filosofia giuridica, dice, non può escludere la ricerca deontologica, ma deve porre, come il problema dell' essere, così quello del dover essere. Se il diritto è realtà fenomenica, non per questo la scienza deve rimanere in un indifferente quietismo; essa deve anzi contribù.ire potentemente al· suo svolgimento ed alla sua riforma; idea e fatto reciprocamente influendosi. la ricerca sarà induttiva e deduttiva ad un tem~ po. " tli c::i,de, scrisse, in un vero pregiudizio credendo che l' indagine demtologica e ideale contradica ai prin· cipii della ricerca positiva, mentre invece è voluta imperiosamente da questi ,,. Ecco dunq'ue assegnata alla :filosofia giuridica la sua alta ed ardua missione; essa è sintesi ed analisi, critica delle istituzioni e delle leggi esistenti, indagine espli• cativa del passato, face illuminante le vie ·dell' avvenire. Pienamente compreso di tale missione, il Vanni fece del suo insegnamento un apostolato; ed a Parma, a Bo• logna, a Roma, seppe trasfondere il suo entusiasmo ai giovani che numerosi lo ascoltavano, ai giovu.ni cui fu sempre rivolto il suo pensiero, fin, vaneggiando, negli ultimi istanti di sua vita. Se dovessimo lasciar libero sfogo ai nostri sentimenti, qui vorremmo ricordare del Vanni il cuore mite e generoso, la gentilezza dei modi, le confidenti espan• sioni dell'animo suo, quando, velato il volto da una leggiera malinconia, a noi parlava della scuola, delle aue delusioni innanzi l'Italia presente, delle sue speranze in una patria più grande e più degna de' suoi gloriosi destini. Sol valgono questi brevissimi cenni come l'omaggio' modesto reso ad un modesto e grande sacerdote della scienza (1). UGO DELLA SET A, (4) Quando ancora Icilio Vanni era poco conosciuto in Italia, N. Colajanni gli consacr6 una vera monografia apologetica nella Rioista di filosofia scientifica del Morselli contrapponendolo - Il sociologo ottìmista - al Gumplowioz - Il sociologo pessimista. Da quel giorno sono scorsi circa 20 anni; e durante quel tempo crebbe la fama dell'illustre perugino, e crebbe l' amici:zia che tutti i buoni sentivano per lui. Perci6 la redazione tutta si associa commossa alle parole che gli ba consacrato Ugo Della Seta. LA REDAZIONE. Noi I.e rivelazioni di Jaurès su l'affare Dreyfus. Dunque, cogliendo l' occasione dalla contestata ele• zione Sveton, J aurés ha tentato .di riaprire l'affare. Qualcuno ha fatto l'osservazione che sembra una fatalità che questo affare debba non potersi sopire, e forse questo è l'effetto della verità che, conculcata una volta, :finchè non è riuscita a trionfare completamente, conquide gli uomini e i popoli e li obbliga al tormento di fare e disfare, e rifare ancora l'opera loro. Comunque sia però è doloroso che uno di quelli uomini, pe' quali la conservazione della Repubblica dovrebbe essere subordinata a qualunque altra considerazione, - visto che dalla Repubblica soltanto e dalle istituzioni repubblicane è loro concessa la evoluzione verso quella forma di società che essi vagheggiano - voglia ora lanciare un'altra volta la Francia, per la via aspra di quelle agitazioni che poco tempo fa quasi la trassero alla rovina. Finchè Dreyfus scontava all'Isola del Di.avolo una pena per un delitto del quale egli si protestava innocente, e del quale non apparivano solide, nè convincenti le prove; era logico che tutti gli uomini amici della giustizia s'agitassero e volessero la luce e il trionfo della verità. La vittima soffriva, l'uomo era o pareva _____ f
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