Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 6 - 31 marzo 1903

156 . . ' RIVISTA POPOLARE DI POLITlCA. LEITERE 8 SCIENZE SOCJALJ nuove e di togliere, dei' pretesti alla reazione, sep~ pure questa abb_iabisogno dei pretesti. Ma a condurre lentamente un partito d'azione su di una strada in àpparenza più 1 unga, _benchè ,in realtà pÒssa essere più. corta, non -si rischia di smorzare il ·suo • ardorè, di stancare la •sua pazienza? E, poi: chi. sa se la pressione che esercita la paura di una rivoluzio-ne, non entri molto riellè concessioni consentite daµli avve:r;sari del socialismo? L'eccesso di prudenza e la politica della pace ad ogni costo raggiungono up. altro effetto, ma talora sono più pericolose delle fanfaronate e delle provocazioni avventurose. Si, infine: l'attività parlamentare può proctlirre alcuni resultati utili, purchè non sia intralciata · e falsata da èlezioni contestate e da intrighi di co·rridoio. Ma consegue da ciò che nec·essiti spe·z2are nelle mani di un partito - che non è se non un.a piccola minoranza alla Camera, e che quasi non esiste al Senato (1) - le altre armi il. cui uso può essergli imposto da circostanze critiche~ L'appello alla forza è una risorsa estrema di cui nessuno potrà dire _chenon ne userà, a meno di professare con Tolstoi il principio ultra evangelico della non _resistenza al male, e del martirio v<'>lontario. Pup darsi che( il socialismo, per respingere un , · assalto s'upr:emo dei nemici coalizzati, sia costretto a degli atti rivoluzionari. È forse tanto lontano il tempo in cui per difendere la Repubblica mih.ac- " ciata, uomini portanti il garofano all'occhiello· hanno dovuto scendere nelle strade di Parigi e fare ai pugni sui prati di Longchamp ~ · .. • • Queste le ragioni che fanno valere i parti- • giani de'i du.e metodi che sono di fronte. Ma io non voglio qui bilanciare e te~ere in equilibrio il pro e il contro. Io credo che alla• questione nettamente posta, ygni socialista debba rispondere ' chiaramente, e ci tengo all'onor .di dire senza oscurità la mia opinione personale .. Se io non so. ciò, che deciderà il Congresso del partito socialista francese che sta per riunirsi a Bordeaux, io so ciò che mi aug~rerei ·decidesse. fo vorrei che in una breve formala cominciasse col riprodurre i principii essenziali del socialismo: ma del socialismo semplice, senza epiteto. Il socialismo ha oggi anche troppi nomi di battesimo. I Io vorrei ch'esso ricordasse, in m~do formale e • chiaro, che il fine del socialismo è UI}arivoluzione sociale, altrimenti detta una trasformazione' fondamentale della società, una dosatura nuova della nroprietà collettiva e della proprietà individuale, assicurante a ciascuno i frutti del suo lavoro personale, interdicente a ciascuno di fare· lavorare un'altra persona al proprio posto e al proprio profitto. Ciò ben stabilito, io vorrei che il Congresso aro- · (1) Lo scrittore, qui si riferisce aLa Francia. . N. d. R. clamasse la conquista legale del potere politico e l'agitazione pacifica per le riforme pÒlitiche, come costituente il metodo normale, regolare, ordinario del par~ito; e vorrei che fosse una volta per sempre· convenuto che ciò implica - quando le circo~tanze lo 1:enderanno po~sibile, e q~ando il partito lo giudii_cherà utile - sia un'alleanza in vista di un oggetto determinato con un altro gruppo re-· pubblicano e µemocratico, sié!,la partecipazione al potere senza condizioni preventive. · .Ma per soddist'are le·legittime suscettibilità, per calmare delle pauré molto comprensibili,· io vorrei che il Congresso dichiarasse anche qÙest.o: 1° Le riforme da sostenersi ·avranno sempre ( per oggetto di creare o di sviluppare nella società capitalfsta degli elementi del futuro regime" socia! ista. Così non si perderà mai di vista ch'esse non sono che dei mezzi. . • 2° Non si' dimentich~rà mai che, pur cercando di moc'Hficare le leggi nel senso indicato, occorre associare,, organizzare, istruire, i:·endere coscienti e solidali i lavoratori di ogni genere che rann0 la forz~: del socialismo. 3° Infine, senza ·cessare di lavorare come se . ' si. potesse fare l'economia di una rivul uzione, nel senso catastrofico deila pa~ola, « il che dipènde molto meno dai socialisti che dai loro avversari», ci si riservèrà il diritto d'opporre a delle reazioni o a delle resisteiize violenti, uno' sforzo violento d' insieme {l). · lo non. ho l' illJi'sione di credere che un programma forrnulato in questi termini o in termini analoghi sarebbe accettato da tutti. i socialisti di Francia. Ve n'è tra loro di _qu~lli che si serbano,' a dispetto di tutto, fedeli alla vecchia tradizione delle barricate e delle insurrezioni popolari. Ma . ' mi pare che un lVIillerand, un J aurès, un Briand e parecchi altri, con tutte le differenze di tempe- . ramento che la natqra ha messe tra loro, possano • trovarvi 'un solido terreno d'intesa. Mi pare che, d'accordo sui principii 'e sulla linea generale di condotta, essi poss~1.no,con delle concessioni di parole più ancora che di cose, conservare è stringere ur1'unione )a cui importanza non sfugge a nessuno. ~ • A Jaurès che predica la politica della pace, si. '· è detto: Chi vi garantisce che la Francia non sarà più obbligata a fare la guerra 1 Ed egli sente" tanto il valore dell'argomento che, malgrado le perfide interpretazioni del suo pensiero, non ha . mai cessato di volere una Francia forte e capace di farsi rispetta;re. , Anche a Millerand, che predica la tattica riformista, si può dire: Chi vi garantisce che una rivoluzione non sia più necessaria 1 E si può spe- ' rare che egli accetterà questa formula di Bene- • detto Malon eh~ non è nè ambigua nè strettamente esclusi va, e che mi sembra piena dì buon, senso: « Siamo riformisti sempre e rivoluzionari <1 in caso di necessità ». . (1) Vedere l'Inchiesta già citata (pag, 669)i Prendo a prestito qui le idee e le espressioni di Vandervelde e di .Briand. w

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