136 . . RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETI'ERB B SCIENZE SOCIAU .. . ' . ma in cui l'anima del1'eterno Pan si conceda all'uomo, è l' Ariel errabondo che geme d'impazienza se prigione del mago Prospero ed anela di continuo a riconfondersi con gl'i elementi. Arturo Co- !autti eon uno sforzo atletico l'ha, per dieci anni. mantenuto avvinto a co.desto « poema degli amori. >> Colautti è in Italia tra' pochi che abbiano ancora la virtù _e il coi;aggio dell'entusiasmo. Dalmata, anch'egli peria a convertirsi allo scetticismo peninsulare, come tutt' i figli di quella s.piaggia irredenta che nella quotidiana lotta per la nazionalità attingono un indefesso ardore. Sovente, nei suoi riposi dall'aspre fatiche giornalistiche, noi abbiamo insteme sbrigliati i nostri spir~ti a tutti i sogni dell'arte: o eh' io lo udissi lèggere, e gli leggessi io stesso~ le terzine del poema ancora ignoto ai più; o che frugando tra le sue carte ne traessi un magnifico poemetto inedito, La Conquista, ove l'obliato verso sciolto risorge ad impeti e corruscamenti insperati, e che presto vedrà la luce. Nel verso e nella prosa egli ha in sommo grado l'affetto della ·rorma e della parola. Su gli scatti della sua anima robusta, più simpatica per una cotale sfumatura .romantica, ègli torna con incontentafa p~nitenza di lima. Articolista, egli è il gran tormentatore delle bozze: il suo stfle si pia- ·ce di mille giochi impensati, un po' come l'errigrafia medievale latina. Nella lirica, fin nel libretto, egli cerca cento ingegni di rime ed intrecci di suoni. Ossessione verbale elle, esagerata, mena diritto ai « lu::;us » agli acrostici agli anacicli famosi di Optazione e di Ausonio; componimenti restanti in variati se letti a dritto o a rovescio; o disposti in figura d'are, di scale, di navi.: aberrazioni viziose dell'ultima latinità. Ma Colautti non esagera. E nel giornalismo J:.>Olitico egli resta - per -intùito preciso della situazione e sostanziosa vivacità e brio - uno dei pochi articolisti autentici, di razza, che conti l' Italia. Librettista, per inconsueta dignità e · seria correttezza egli ha elevatò più che ogni altro ad arte questo che per parecchi, pur troppo, è un mestiere: ricorderò Paolo e Francesca, il suo più bel libretto, noto ancora solo a pochi intimi, al quale non nuocerà troppo l'esser capitato tra tanto diluviar di Fr·anpesche. Romanziere, sta per lui il successo indimenticato della Fidelia: poeta,. egli ha dopo i Canti virili coronata a meraviglia l'opera sua CO 'l Terzo Peccato. .... V'ha in questo libro una · singolare circostanza d'ideazione. L'autore, tratto da particolari affinità d'inspirazione a studiare nella Divina Commedia le forme del suo poema, ha finito per fare di esso una derivazione immediata del sacro volume dantesco. Mo te}),lice arrlire. Non impunemente si creano alla propria opera certi precedenti. Evolvere. in organismo d'arte una pagina di· storia o di filosofia è feçondarl0 in nome del sentimento; è, fors~, legittimarle rispetto all'umanità. Prender le mosse da una materia. già animata dal genio artistico è in vece un avventare come chi dicesse una retroversione dalla Natura: crudele- sforzo cerebrale con negativo esito cli vitalità. Il. rinascimento riesci perchè il genio pagano, ch'esso toglieva a modello, non s'era individualizzato. Ma Dante, che controbilancia, r icapitolandulo, tutto il genio antico, è sopra tutto una individualità fiera e potente. · E più che mai perigliosa è con lui la comparazione. Ché la Comedia, pur radicata nell'arte, è, come i Dialoghi di Platone e l'Evangelo di Cristo, una di quelle pietre miliari su 'l camino dell' anima mondtale, che ne attestano lo svolgimento inces ·a·nte verso la propria apoteosi. Il significato dei poerrii omerici è circoscritto: quello della Comedia, infinito. E più l'occhio nostro ~ veggente, più lontane cose vi scopre. La bellezza episodiale e rappresentativa vi è connaturata ad un'ascesa • etica. Allorché il de 8anctis confessa di preferire, come creatura. artistic_amente vitale, Francesca a Beatrice, egli mi ha l'aria d'aver compreso il poeta a mezzo. Se Francesca non si evolvesse e trasfigurasse in Beatrice, Dante si rinnegherebbe come genio. Il divino poeta, ne1 quale si personifica lo Spirito dell' u,manità agognante per superiori forme dell'essere alla conquista de11A' ssolu- .,, to, ha traversato, testimonio ed attore, lo spettacolo dell'abiezione criminale e la prova della purgazione cocen,te perché Virgilio, alla soglia del paradiso terrestre, lo con.·aerasse libero - unico possibile officio dell'umana scienza - e spari ·se innanzi all'Amore: però che il solo Amore - a condizione ch'esso s'universalizzi e si spiritualizzi I fino a farsi Beatrice, presentita nell'Eros di Platone - possa divenire interprete fra'l'uomo, Dante, e Dio, prima fonte della Natura e ultima astrazione dell'Idea, · Le orme del Libro inimitabile ha Colautti ricalcate in questo poema degli amori (leggi: dei pervertimenti; co 'l quale paga anch'egli il suo tributo intellettuale alla sessualità morbosa rabida monomane che rappresenta le forche caudine della nostra età). Il distacco è manifesto. Colautti ha compita una retrocessione etica éd estetica. Etica: verso le Visioni predantesche,· frammentarie, lascive in alcun punto; monastiche imaginazioni isolate; pretesto formale, e non anticipazione, alla formidabile epopea morale di Dante. Estetica, perchè, limitando all'inferno, anzi a una frazione del1 inferno, la sua visione oltremondana, l'ha scardinat_a da un tutto rispetto al quale ell'era sommamente giustificata. Restano, a testimonianza meraviglio a del suo ingegno, il coraggio tenace dell' intrar,resa, l'abbagliante fantasia che l' ha secondata, la scultoria magnificenza del carme e, incredibile a dirsi, il velame di purità nobile e casto onde l'artista, idealizzando, ha saputo circonfondere anche i più scabri passi dello scabro volume. Onnipotenza della poesia, che dal fango trae stelle! • f
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