Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 5 - 15 marzo 1903

"' 126 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIAU manchevJlezze, perché la funzione, di essenza umana, non potrà mai essere in equazione assoluta colla sua finalità di giustizia e di verita. · La ~gura dell'uomo-giudice è concepibile solo come astrazione e va relegata nel mondo fosforescente delle utopie. L'errore è inseparabile dalla natura umana, non essendo questa potenziata che in modo relativo al raggiungimento del vero. La folla che si sofferma agli effetti, senza assurgere alle cause generatrici, giudica: senza equanimità, quando pretende in ogni caso dei pronunziati impeccabili. Essa non tiene presente che nello speciale tema del diritto non tutte le ipotesi sono positivamente previste o prevedibili, e che il multiforme intreccio delle circostanze, nel complesso movimento della vita, presenta diuturnamente questioni con aspetti nuovi e scabrosi, che danno luogo a vari e contraddittori opinamenti e lasciano dubbiosi o perplessi anche gli ingegni più eletti e perspicaci.· Nè le divergenze giuagli _occhidella folla innominata possono rappresentare una colpa della magistratura. Con uguale ingiustizia al suo discre'd.ito concorrono pure i difetti delle leggi, che essa, sapienti o no, è chiamata per ,suo ufficio ad applfoare, senza discuterne il valore. Ad esempio, le nostre procedure, cosi fiscali, lunghe, pesanti e spesso dottrinarie ed artificiose, comminano una serie di nullità arbitrarie e bizantine per· l'inosservanza di disposizioni di discutibile valore tutorio ..L'inadempimento di una di queste norme, senza alcuna preoccupazione ~e abbia o no turbato il diritto dell'avversario, è capace di rovesciare l'edificio della parte, che ha ragione, capo-yolgendo su di lui le conseguenze della lite. Oh! quante volte nel nosti:o sistema, la materia del giudizio è_ il sole e quella della discussione, la luna! Che colpa ha, in buona coscienza, la magistratura, se le si impone il compito di una giustizia metafisica e convenzionale, che appaga i dottrinari stificate si circoscrivono nel perimetro delle questioni strèttamente giuridiche. La ricostruzionedel fatto bene spesso si appalesa irta di inestricabili difficoltà, occorrendo rintracciarlo in mezzo ad elementi apprestati dalla malafede, involuti, complessi, discordanti o monchi. Il eerto e il vero non sono tutt'una cosa, e la stessa eertezza non infrequentemente, e per necessità insormontabile, è surrogata d·alla probabilita, non consentendo altro, all' in fuori di essa, i dati del giudizio, segnatam~nte alloPei Macedoni e gli innamorati delle formole, e che agli occhi dell'uomo di buon senso è un'aberrazione? ECHOS D'altro lato, come deve evi tarsi di allargare le censure, occorre scansare le facili esagerazioni. Vi ha chi _crede regola. la vendita della giustizia per denaro. La verità è invece che, da questo punto di vista, la moralità dei magistrati è, in generale, lungi dal lasciare a desiderare, e che la venalità è del tutto sporadica. Di certo qualche caso di corruzione può avvenit•rlmo oratore: Vedete, come i miserabili l'assassinano!... re ed avviene, ma è er8ecoudo oratore: Perché non facciamo un ordine del giorno di roneo ed iniquo da. fatti , ra che il convincimento debba inferirsi dal caos biasimo 1 delle affermazioni testimoniali. La più elementare pratica di simili prove rivela come sia poco frequente il caso di un teste veramente sincero ed obiettivo, e come non sempre sia agevole il rendersi accorto del mendacio. Quando pure in m9Ja fede, o per fine di lucro o per viltà. o per amicizia, non.si travisino addirittura i fatti o non si dia loro un colorito ed una in tonazione, che valga a farli estimare diversamente, è tutt'altro che raro il caso che il teste onesto devii dal vero, senza volerlo o saperlo, travolgendo nel suo inganno la giustizia. La pr-ecisa rappresentadone dei fatti, in tutti i loro momenti e in tutti i loro atteggiamenti, richiederebbe virtù cinematografiche, che il cervello dell'uomo non possiede, come là sua memoria non sempre è cosi potente e tenace, che non vi si obliteri la nozione di cose altrui, spesso remote o attinenti a complicati rapporti convenzionali, i cui dettagli pur costituiscono il punto saliente della li te. Le statuizioni, sulfe quali fa tal men te si riverbera l'~zione di queste e altre simili cause di errore, solo (R , ct· P , ') particolari trarre illaire 1 ar1g1 . . d' d" l · z10m or rne genera e, per gettare l'onta e l'ignominia su tutta una classe. Non deve essere (questo il grido d'allarme da lanciare, perchè non è Ji, che si annida insidioso il tarlo roditore della magistratura. Forse, una congrua elevazione dei troppo modesti stipendi restringerebbe sempre più le proporzioni del male, ma, in ogni modo', giacchè si è fatto çenno dell'argomento, le ragioni precipue di una più alta retribuzione devono rinvenirsi nella necessità di allettare alla toga i migliori ingegni, di assidere su più solida base il ·prestigio del magistrato e di avvicinare la sua condizione economica, in un'epoca, in cui il costo della vita è cosi aumentato e i bisogni sono tanto cresciuti, al Uvello e alle esigenze della sua dignità, cessando una buona volta di farlo apparire un po .. vero diavol9, al cospetto dei p•ezzi grossi, che perorano d_inanzi a· lui è che si contendono 1u. sua parola, * • * ' Pr·ocedendo ordinatamente, il primo v1z10 gravissimo della nostra costituzione giudiziaria risiede neldifettoso sistema di accertamento delle quah tà specifiche dei magistrati, Ve ne sono fra es~i, indubbi3.- ,.

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