RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE .K SCIENZE SOCIAU 37 ,raddizione non seguendo Alessandro Tasca, che accettò sin dal primo giorno le proposte sonniniane, e che con lui rappresenta la tendenza turatiana. Si rinnega la logica da chi si proclama rifnrmista, negando la utilità del metodo, veramente positivo, di contentarsi del poco di oggi per prepararsi, a domandare dell'altro domani. Nei rivoluzionari sostenendo Sonnino entra il preconcetto di nuocere o di fare dispiacere al ministero 1 Forse! ma chi come me cerca il bene del paese, senza preoccupazioni ministeriali o antiministeriali di sorta alcuna, constata senza commentare, e si di verte a guardare dalla finestra le controversie socialiste, che rompono alla fine quel dogmatismo e quell'infallibilismo uggioso che contraddistinse per molto tempo i socialist,i italiani. Si avvedono alla fine di essere uo1nini che devono vivere e agire nel loro tempo e nel dato ambiente se vogliono riuscire utili. Coi socialisti riformisti e rivoluzionari - Tas,·a, Soldi ecc. - e con Ferrero si può infine riconoscere, r.ome riconobbi all'indomani del discorso di Napoli, che in una quistione economica, che si leva al disopra delle gare meschine dei partiti, il dare ragione a chi l'ha non può subordinarsi alla paura che in taluni suscita il nome di Sonnino, e che egli con tanto studio volle, per lo passato di pellusiana memoria, che suscitasse. IV. Ed ora alle obbiezioni. 1 ° La prima per importanza, la più radicale e la più coraggiosa, è quella formulata dal Professore De-Johannis che si domanda: vi è una vera crisi della proprietà fondiaria 1 ( Tribuna 18 gennaio 1903). Egli risponde negalivamente, in base a 140 stime fatte dal mutuante, e dalle quali si rileverebbe che per 82 il prezzo è superiore, alle L. 1000 per ettaro, e che alcune vanno dalle 4000 alle 7000; per le altre se il prezzo è inferiore, ciò si deve al fatto che esse comprendono beni boschivi o sterili o comunque improduttivL Delle 140 stime, 113 appartengono al Mezzogiorno. Dunque egli conclude, ogni ettaro di terra se vale tanto sul mercato è segno che rende almeno L. 40 per ettaro! La prova e il ragionamento del De-Johannis foree susciterebbero lo sdegno s,) non si sapesse che viene da un liberista, che nutre,perchè tale,antipatia verso la terra e verso l'agricoltura. La prova avrebbe q_ualche valore se le 140 stime rappresentassero la media del valore della terra; ma invece la prova è davvero .... troppo liberista: è desunta colla massiri'la probabilità dai contratti di mutui del Credito fondiario italiano che con grande e lodevole avvedutezza limita le sue operazioni alle proprietà di molto valore. Al De-Johannis ha risposto il cav. D'Agostino, referendario al Consiglio di Stato: « Consta a me, che su fondi di alcune centinaia di ettari stimati & scopo di divisione circa centomila lire in provincia di Avellino, una domanda di mutuo di lire ventimila non ha potulo neanche essere presa in considerazione, sebbene si fosse disposti a ridurre anche la somma., e si trattava di terreni seminatori. Provi un pò il prof. De Johannis a chiedere a quell'Istttuto un mutuo su beni in una di quelle provincie, in cui evvi emigrazione, e non gli riuscirà neanche di sapere a qual prezzo quei beni possano stimarsi, per la semplicissima ragione che l'Istituto si negherà financo a stimarli, e farà bene. « Il ragionamento quindi del De Joannis non ha che un difetto, ma egli stesso converrà essere abbastanza grave, d'avere cioé determinata la fondiaria media in base all'estensione totale fissata, e il valore medio in base a stime di fondi. eecezionalmente buoni, i soli <'he l'Istituto consenta a stimare e ipotecare, come ogni mutuante avente il modo di scegliere deve naturalmente fare. E, se egli si fosse data la pena di' rilevare da quelle sti.me la fondi.aria relativa si sa_rebbe ~ccort~, che, sai vi casi eccez10nah, essa é per quei fondi assai lontana dalle cinque lire per ettaro. » (Giornale d'Italia 1903. n. 201.) » Ma questo consta non al solo D'Agostino, ma a chiunque vive e veste panni nel Mezzogiorno ed anche nel Settentrione, e non studia il mondo attraverso alle teorie. Un economista che dalle nuvole teoriche e dell'economismo professionale - la frase è sua - 1comincia ad entrare nella realtà, l'on. De Viti De Marco, gli ha risposto vivacemente, ed ha fatto quest'altra osservazione: « Per decidere se vi ha crisi della proprietà bisogna eonfrontare il valore attuale col valore passato. « Io conosco proprietà tenute a pascolo naturale per armenti, che hanno un valore di 180 o 200 lire l'ettaro, e:non attestano crisi,:perché anche tirima valev~no da 180 a 20() lire ì'ettaro. E conoscoproprietà che oggi valgono, ossia si possono liquidare per qualcosa come 1000 lire l'etlaro e sono in crisi, perché la loro tr-asformazione - tra ~alore originario del terreno, redditi a cui si é dovuto rinunziare per un certo numero di anni, e capitale anticipato - rappresentino un costo di almeno 1500 lire l'ettaro, che ai prezzi d'allora era largamente remunerato e a quelli d'~ggi non_ lo é. . . . , « Differenza : - hre 500 di perdita. Ecco lo squiltbrw, e quindi la crisi. e: E mi pare che basti. >> (I) Si può aggiungere che alle 140 stime dei terreni selezionati si può contrapporre la coscenziosa inchiesta della società degli agricoltori italiani. Ma tutti questi grossolani sofismi del De Johannis entrano nella quistione come Pilato nel Credo. Dato che non esista crisi della terra, e dell'agricoltura - sottolineata nel Mezzogiorno dalle espropriazioni con una eloquenza che nemmeno il più coraggioso liberista potrà negare - rimane sempre la iniquità della sperequazione aggravata e . peggiorata nella applicazione della legge sul catasto del 1886 e dalla legge del 1896-97 : perchè alla terra che vale e rende di più nel Settentrione si è accordato l'aliquota dell'8,80 OrO e si lascia l'aliquota del 15, del 20 o del 23 010 alla terra che vale e rende di meno nel Mezzogiorno i Ecco la domanda, a,cui certamente il ~e-Johannis non si darà l'incomodo di rispondere, ed a cui risponde La Tribuna accusandomi di volere la distruzione dell'unità d'Italia, solo perché domando un poco di giustizia distributiva ! 2. Qualcuno rispose già in modo spiccio: tra il Nord e il Sud non ciè sperequazione. (i) Tolgo questo brano da un suo articol0 pubbl~cato nel Mattino di Napoli. Egli ha pronunziato un forte discorso a Lecce, di cui m'intrattero nel numero venturo.
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