Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 2 - 30 gennaio 1903

• RIVISTA POPOLARE DI POLITTCA. LETTERE B SCIENZE SOCIALI 51 fatto non mi passava neppur per la mente di recare offesa qual;;iasi agli eg1·egi amici che 111ifuron colleghi nel Consiglio della U. P. fiornnli11a. L·, mia docu111e11lazione 11011potevn cs,;er cl1e for,al.a111e11lpecrso11ale se io intendevo docume,,taro appu11lo, 11ellll re;iltà palp:ta11te delle cos~, le verità accennato d:il prof. Dalla Volta. Soltanto ,·on quesl o mezzo io credo 11011di a ve!' messo, come si suol dit·c, il dito nella piag:i, 111adi avei· additata al lettore rruesta piaga i11 Lulta la sull 1•.rudezza. La enunciazione rielle verità ge11e1·alil1a spt'S'-O meno presa negli animi che i "ivaci pa1·ti;alari d1e le motivano. Io 110 do,·uto precisare, e pe11so di aver fallo bene, il feno111e11g0enel'ale del male, pur convinto, come ebbi a dire una volta all'ottimo amico prof. Franchelti, già pre,;ide11te dell'U. P. di Fit·enzc, eh,: il male 11011 è negli uo·nini, 111anelle _cose. Ripetendo 1H1cl1eoggi, a gui,,a di c:onclu;;io11eq, ueste pHr-nle, io i11te,1dotoglie1·e, dirò cosi, agli uomini ciò che potrebbe chiamani o si chiama colpa. SoìtanLo, tum,1 ìl lettore non si Yoglia conlenl1-1rdi cosL.. poco. Egli m'ha l'aria di dire, se non er,·o: » Se nulla gli uomini veramente µolessero sulle co.,w, r;i pol1·cbbe essere prog"e.sso. Firenze, iO n '1Jembre 1902. FRANl:ESCO PARESCE. STELLONCINI LETTERARI VIII. «Juarant'anni di teatro * Paozacchi e D' Annunzio * Storia e lettur•e d'arte. Viaggi nel tempo e nello spazio * llo1nanzi e racconti * l\'ln!iii,~a, poesia, politica, scuola e lavoro* Sen1plici annunzi. Quanti secoli sono passati dell'ultimo mio stelloncinof Quanti libri e quante riviste, quanti opuscoli e quanti articoli ho letto nel frattempo? Quanti lettori m'hanno dimenticato, e quanti desiderato? E ora alla ripresa, quante cose da dire, quante impressioni da esprimere, e.... quanto poco tempo, e quanto poc0 spazio, a mia disposizione per farlo ! · Il quarto volume dei Quarante ans de théat,,e di FranclsqueS<trcey, per esempio, (quarto su sette che debbono essere), meriterebbe da solo tutte queste cartelle, e molte altre ancora: sono, più che critiche nel senso arcigno della parola, impressioni e ricordi d'un buongustaio pieno anche di buon senso, d'onestà, di sincerità, di coraggio; sono momenti storici del teatro moderno, riflessi fedelmente dallo specchio d'un·anima sensibilissima eppure equilibrata, personalissima eppure libera affatto d' ogni esclusivismo e d'ogni preconcetto; i caposaldi della sua_ critica sono quelli della critica universale, del criterio comune, il quale, quando non lo travisino passioni estranee all'estetica, é sempre, se non il migliore, certo il più sicuro ed il meno arbitrario. Tutti i g ..andi autori teatrali del centro del secolo or tramontato, sfilano in queste rassegne bonarie , ed argute che riflettevano la sentenza del pubblico e la sancivano con la firma d'un'autorità indiscussa: Hugo e Dumas padre, Scribe e Legouvé, D' Ennery e Labiche, Delavigne e Sandeau, in tutti i momenti salienti della lol'O carriera drammatica, in tutte le loro opere più tipiche e decisive. Libro da leggersi, • dunque, e da meditarsi, da quanti s'occupano di teatro, di lettere, di critica, d'estetica. « Egli volle salir verso le pure altezze della Vita. Un cen110 amico -gli avea fatto la Gloria. Un fior, staccato dall'ardua vetta ove la Dea dimora (vago e piccolo fior tinto di sangue), parve un invito ed era una promess·a. E fidando ei sali .. Sotto i securi piedi stridea la rupe: in alto, il sole parea raggiasse di fulgor più vivo, parea cbe palpitassero le stelle al cor:::iggio delruom. Ma a mezzo l'erta, gli giunse il suon d'una f'emminea voce sottile, carezzevole, possente nella carezza sua più che nell'ir~. E la voce dicea: - Scendi, non voglio ! - Senza guardar la cima, Egli discese ». Questi bei versi s' intitolano « La rinunzia », e fanno parte delle nuove liriche Cor S(neerum di EnricoPanzaachi, testè edite dal_Treves: mi è parso., infatti, che darne un saggio v.desse cento volle meo-lio che farne una recensione; aggiungerò solo, che io ho passato qual,·he ora, deliziosa, cullatn da questa poe,;ia tenera e musicale. senza isterismi e senza violc~nze, solamente ma finemente estetica; e che, in modo particolare, ho gustate « Le voci della villa» e <e Una notte sulle A tpi », così evocative e pervase d'intimo' sentimento della natura; « Il ritratto rifiutato » da messer Francesco del Giocondo a Leonardo, che un troppo nuovo e strano 5orriso ave~a posto in volto a sua moo-Jie: « Sinfoniale di maggio », dove un fenomeno sine:tes,ico diventa poesia, e i profumi dei fioi i squilli e so5piri d'orchestra olfattiva; e « Venezia » i cui fascini ineffalii1i emergonn eia questi versi co~e dai suoi aerei palazzi., dai muri corrosi dal sale, dai riflessi vitrei dell'acque, dalle ~mbre delle calli tortuose, dalle cupole, dai cavalh e dai colombi di San Marco ... * QuasÌ a contrasto, ho letto subito dopo ·Le novelle della Pescara, di Gabrieled'Annunzio: le quali sono, dal tempo ormai lontano in cui ne· scriveva e pu~- blkava in giornali e riviste la maggiore e la miglior parte, fra le cose sue che più complet~mente e cordialmente npprezzo ed applaudo: perche sono delle più schiette, più semplici, più ver_e1 più ~ggettive; perchè la pittura, la molta e ga~hard~ pittura che c'è dentro, è ancora del buon Michett1, e non del lezioso e manierato preraffaellismo. Leggete quel vero e terribile capolavoro che è« Il duca di Ofe~a »? e ditemi se da solo non vale due o tre volum1 di prosa e cinque o sei di poesia, di quelle eh' eg1i ha messo di moda con qualcuna delle sue cose posteriori e meno felici ! * * * La pittura del Michetti mi richiama a.Ila mente un'altra goduta lettura dì queste vacanze autunnali e di questo principio"': d'inverno: quella della Storia dell' ..Arle di Giuseppe Lipparini, edita dal B: rbèra per le scuole e per la col tura genera1e, che infatti finora difettavano completamente d'un'opera di questo genere, la quale non fosse nè un lavo_ro pesant-:mente el'udito, nè una frettol0sa e puerile compilazione: e non è lievè difficoltà, quella superata dal Lipparini evitando i due scogli funesti, nè scarsa è la lode che gli compete per non aver tralasciato, in un volume di giusta misura, ,1lcun nome nè fatto di qualche importanza, nè d'altra parte inaridita in cataloghi ed enumerazioni fredde e non • •

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