Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 2 - 30 gennaio 1903

• 46 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI • ni facendo al suo Co11siglio, nel tempo che ne feci parte e che il Consiglio quasi invariabilmente rigettava, mettendo, direi, alLrellanLa costanza nel respingerle quanto io nel pl'esenLal'le e nel p1·ctenderne la discussione; forse,il prof. Dalla Volla in ,ruesta enumerazione poL,·ebbe trovare la più completa risposla,e per ogni Yerso e-·auriente,alle sue considerazioni. Fin dalle prime sedute consiliari del primo anno io 'mi 1·ibellai contro il numero eccessivo dei corsi ed esiguo delle lezioni ( 10 corsi di Lre lezioni cia- ~cuno) e contro i criteri didattici di questi e di quelli. l~in d'allora io misi in rilievo lo sconcio della -conferenza sosliluita alla lezione; pe1· quasi due anni io non feci che insistere sulla necessità dei riassunti delle lezioni, del S!Jtlabas, e di tanti allri mezzi didallici sussidiari e indi.spensabili alla lezione pel'chè questa riescisse veramente efficace. E posso. dire che, se qualche Sutbabus fu pubblicalo, ciò si dovette alla mia insislenza presso il Consiglio,11011diGo alla mie preghiere presso taluni docenti poid1è quelli da me ioLe1·pellaLi,e sia dello a loro grande ouorc, si dichiararnno Yolonle1·osi P- pl'Onti a11chc a que lo nuovo sacrificio dei loro sudati riµosi. !o ebbi, pere1ò a mostrare al Consiglio un ollimo modello di S.t;ltabus dell'U. P. di lkuxelles, nel 'luale viene offerta perfino, dopù ogui lezione, u11a se1·ic di lemì pa1·licolal'i da svolgere; qualche programma dcll'U. t>. di Vie11nanel quale, insieme a LuLle le necessarie indicazioni, sono semp1·e i so1111t1al'iidelle lezioni colle oppo1·Lu11c110Lazio11ibibliografìcltc pet· comodo di coloro che vugliono eslendern ed approfondire il loro studio. Io ebbi a 1·icl1iamare verbalmente e di poi auche col Prog1·amrna luugamenle motivato ùel ID0l-02, l'alLe11zionedel Consiglio sulla neces,sità della cornµenelrazione d(~!lemaLer-ied'insegnamenlo fra esse e uell'organicità generale di luLLol'intero Prog1·amma u11ive1·siLario;sulla nece -silà delle 1·ipetizioni e della discus- :-sionein classe e della Le.::ione:-;in!JoLa '::lOslituila a quella colielliva, od esdusivamente espositiva. Io ebbi a proLesLare contro la pletora di cors:, dei quali talulli uè indispensabili nè oppo1·tuni, ed ebl>i a dichial'a1·e apertamcr1le che la funzione del Consiglio direttivo di una U. P. era ben alll"a e me11 facil cosa clic quella di creal'e il maggior numern di corsi poss;bili. Ebbi a proporre l'istituzione di coi si e Li \'li, dei quali feci auclte il programma; di escursioni ortisLiche e scienlificlte, di una biblioteca, d.i svaghi islrullivi per gli studenti, ecc. ecc. Ma - senza che io voglia con ciò offendere altl'i clw me stesso, cos·1poco ascoltato e cosi poco capace di inllui1·c sull'animo degli alLri - debbo dire, pu1· troppo, che ne::,suna, o quasi, delle mie proposte non soltanto fu accettata dal Consiglio, ma neppure discus. a a dovere e seriamente. Chi intende la funzione specifica ed elella elle può e d'3ve esercitare in una U. P. la Se:Jione cli stucli, com- . pl'ende assai facilmente r1uanto pene abbia fatto lo Statuto della U. P. fiorentina a delinearne netlamenLe l'azione, distinguendola da rruella della Se::ione amniini.,trativa, cogli ar·t. 14. 15. 16. 30. 34. 35. 36. 37. 42. Ebbene, non dirò io che, durante i quattro mesi che feci parte del Consiglio per il 2° anno, la Se~inne di studi non venne convocata che una sola volta e ... pro forma e che nessuna discussione impo ..tanle fu falla in Consiglio in ordine all'insegnamento; dirò solLAnlo che, contral'iamenle alle Lassative ingiunzioni dello Statuto, nella seduta del 27 dicemb1·e dello 'sco1·so anno, il Consiglio annuJlava, per qaant() riguarda l'insegnamento, la distinzione delle Sezioni: cosicché lo studio e la cornpilazionc dei proor-ammi veniva ad essere un lavoro collettivo di Lutti i o Consiglieri, il che significava di nessun altri elir di clue p tre fra (1uelli che teucvano 111mano, pel' u11a l'ag1one o per l'alLl'a, palescrnénle od occullarnenlc, le cose della :1osLra U. P. In Lai guisa µoteva accader questo, elle u11 Consigliere della Se-Jione di studi vedesse isliluili co,·si e perfino pubblicali p1·ogl'arnmi-quasi senza che ne fosso i11formalo, sapesse da fonti estranee e pct· caso delle cose che e1·a pu1· censé di sapere, perfino vedesse costituirsi e regolarsi una succursale universita1·ia senza averne sentito a padare in Consiglio, o alm~110,se mai, a cose fatte; e infine fosse cornpktamente all'oscuro di tutto (ruanlo, eia vicino e da lontano, riguardasse le cose a1nministrativc. Questo colmn, fo1·se da sè solo basle1·cbbe a indicare con qualche esaLLczza una delle maggio1·i piaghe che affliggono la nostra U. P. e, mutali Lalu11i pal'Licolari, non <ruesta soltanto; come pure a mostrar una delle fonti genuine di quel 1JacuodileLtanti!inW co ,.1 giustamente lamentato dal prof. Dalla Volla. Chi intende la missione dell'U. P. e il potere di irradiazio.11eche questa può e deve ese1·ciLarn al di là dei centri cilladini (11ella quale irradiazione è pu1· La11L'anima di giustizia distributiva, senza die elle è puro u11a impo1·tantis ima espi· 'S ione della doppia funzione esto11sionisla dell'U. P.) non poL1·ànon preoccupa1·si, olLl'e clic della nece sità di una propaganda e ercitaLa in tulle le fo1·me e con LuLLi mezzi possibili, anche della ueccssilà essenziale di isl ituil'c succursali esLen<sioni·Le (sia pul'e con uno o due co1·.si) al cli là della ciltà sede di U. P. cos·1 come negli stessi luoghi eccentrici della ciLLùstessa. lo ebbi ad indicare pel'fino la tattica, da seguil'c all'uopo. Incominciare col mandare sul luogo un confe1·e11ziere,che spiega il fine e l'o1·ganame11Lo della U. P., quindi, a conferenza terminata, combina colle pe1·sone più ragguardevoli e più interessale del luogo stesso, il corso o i corsi più e meglio indicali e, nello slesso tempo, dà modo di coslituire un comitato locale che si metterà poi in dil'eLLarelazio11c colla sede centrale e provvederà ai locali, alle spese ecc. Ebb~ne, quante volte, e sempre invano, io non ebbi a proporre di effeLLuare questo disegno, almeno 11elle vicinanze di Fi1·enze; quanle volte 11011 proposi io di p1·endere in locazione, occor1 end0 anche n spe e dell'U. P., una sLambe1·ga qualsiasi nel quarliel'e di S. Frediano o alle Cure o a Rifredi, ecc. pe1· impiantarvi dei corsi e;:lensionisli ! Mi si diede più che mai dell'idealista -- la solita impagabile accusa - nrn, infine, bene o male e più male che bene e, al soli Lo,seuza ciie io rw fossi informalo che a cose fatle o quasi, e dandomi anche Lodo, si fìni coll'istituire taluni corsi 9 Sesto. ~ienl'altro. Clii ben it;~ende l'indole e i fini specifici dell'U. P. non potrà non convenire come a questa s'imponga uu' altra for111a,direi di compenetrazione, non più di materie, ma di anime e di mentalità - l'affiaLamenlo, cioè, fra docenti e studenti, fra classi colle e classi incolle. i può dire, anzi, che questa sia una fra le più eleLLeecostanti preoccupazioni di tulli quanti studiano con amore le cose ddl'insegnamento e, in ispecie, dell'insegnamento popola1·e e, più specialmente ancora, di quello dcgh adulti. Ebbene, pe1· quanto io andassi insistendo, in tulLi i modi, su questa necessità, e ne venissi escogitando qualche mezzo di attuazione possibile e pratica (co11ferenze, discussioni, escursioni per soci 8 studenti, t1·aL· tenimenti per famiglie di soci e di studenti ecc., a non parlat·è della proposta di provvedersi di un luogo qualsiasi in cui fosse possibile vedere riuuiti insieme, anche pe1· qualche ora, e .soci e studenti) (1), non ebbi più fortuna delle alL1·cvolte. Una sera in cui, per concretare (I) L'U. P. di Firenze è rnanlrnuta ila 1111Associazio111• co~tituita appuuLo a <[U«'Sto ~<•npo: studenti VPri 1• prupri ~oo d110(1ue i soli iscritti ai corsi. •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==