Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 2 - 30 gennaio 1903

RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITfCA, LETTERE B SCIENZE SOCIALI 39 ha dato prova di granlle equanimib-'t.. Guglielmo E'errero) voi to ad Arturo Labriola, dive: (< Tutti i pal'tili popolari vauno predic;rndo da un pezzo i..:lic la g1·avez,,.a enorme delle imposte direlLe e indireLte è u110 dei flagelli peggiori del noslro paese, perchò impedisce lo svdup~o della nazi~11e. E'. questa una _verità del resto così ev1dente che gli stessi conservaton non osano uegal'la. Ed ecco, appena si propone una grossa riduzione d'imposta per una pai-te del paese in cui l'a~ gt·icollura é stala rovinaln da mo!le c~use,. tr~ \e ,1uah anche la gravezza delle imposle, ecco 1 socialtsl1 affrettarsi a dimosti·are che la 1·iduzione non servirebbe a 11icnle. perché non potrebbe i11 sei mesi t1·asforrnare l'Italia meridionale in un Eden. » (Avangual'dia socialista - 18 Gennaio 1903). 5.° Continuando la precedente obbiezione si os- .-erva: il probleiva meridi nale è molto complesso; e la. pÌ'OLJOstaSonnino è troppo sempli0e. Vero. :\Ja dove se ne va la bontà del metodo lJositivÌsta se c;hi non può ottenere il molto re spinge il poco1 ì\on potendosi affrontare e risolvern in una volta un grande vroblerna complesso non è dovel'Osorisol vedo grndatamente,cominciancto dai lati L>iùGonosdnti e di Lriùl'acile r-isoluzi.one r Via! questi messeri cl'iti.ci, o pes imisti. o ~cet tici, se non vogliono essere annoverati tra i sol- ~laLi cito .st'guono la famosa Da,utlera ctf't ,mua, con hen a.ltt·i intendi.menti sull8vata altnt volta da Giu~tino Fortunato, ci t'cu~ciano il Cavoro di annunziarci lo specifico, cho dat·à motto al Mezzogiorno e risolverà con un colpo di hacchetta magica il GOrnplesso problema. Qnanrlo lo avremo conosciuto manderemo al di,Folo l'onorevole Sonnino e tutte le sue vrnposte; ma sino a quel momento riter~-·emo che il po('o vale sempre viù del n11Ua, e elle lo scioglimento di un nodo semplice prepara quello del nodo comp 1esso. 6.0 Una strana obbiezione contro la proposta Sonnino Yenne i'ormulata da un meridionale di non comune valore, dal ~Ionzilli. Ec/'Ola: la quota cl'°imposta fondiaria abbandonata dal governo in molti luoghi verrebbe convertita in sovri:n vosta locale. La legge ha assegnato i limiti della sovrimposta com un:ile e provinciale; la -legge che sgra ve• rebbe il lV~ezzogiorno, quindi, potrebbe proibire ai Gornnni e alle llL'Ovincie di non eccedere i limiti attuali; si. potrebbe loro consentire soltanto che il 100 010 di. centesimi addizionali si .dovesse. calrnlare i.n base all'imposta attua.18 e non a ,1 uella ridotta dalla proposta Sonnino. Se c10 faresse la legge ovvierebbe a1 vericolo temuto; ma 1rnr me farebbe molto male. Ai bisogni dei corvi locali si deve pn)Vvedere principalmente coi proventi dell'imposta 1·eate, con quei lJrincipi, che vennero magistralmente formulati. dal lVIi<iuel quando attuò la grande riforma tributaria del 1~91-93 in Prussia; prindpì che vennero da me qui stesso esposti e caldeggiati, e che formarono dopo la base del progetto di riforma del vVollemborg. Si deplorò sempre che nel Mezwgiorno si provveda ai bisogni dei Comuni c;ol dazio di consumo, che pesa sui nullateneuti. mentre nel Settentrione .-i grava la ma,no maggiormente_ sulla proprietà fonù iaria. E si trovò che questo secondo sistema era conforme a giustizia. Ebbene: perchè, q uanclo la possibilità <li ([ uesta giustizia si affaccia nel Mezzogiorno e nel momento in cui si va in sollucchero per le classi lavoratrici e pE:i proletari, ci si deve allarmare. di ciò che dovrebbe farci rallegrare 1 7.0 L'ultima e più romantica obbiezione: . e< li pro~etto Sonnino é anche prodigiosamente inoppo1-tuno. E' venuto fu?ri !n un _mom~nto nel q~ale ?gni maggiore sfor~o d_ee farsi per 1mpedire che s1 ac~1sca il conflillo ant1pat1co fra Nord e Sud. Il deputai.o d1 San Casciano, ci permetta di dirlo con rude franchezza, sogna u occhi aperti se crede ch_e al Nord le suo proposte sarebbero accettate con ammo volonteroso o rassegnalo. Una propos~a c~sì. se~ucente, ~ome quell~ d_i fa~· pagare la imposta tond1ana 1I 50 0t0 ~1 meno, _non s1 pu~ melLere innanzi senza farne gode1·e Il benefic10 a tutl1 indislintarnenle i cittadini. Non si può dire: a te si e a me nn, chi non voglia suscitare discordie assolulamenle inepa1·abili. , . . . « Si ouardi bene attorno I on. Sonmno fra I deputali che seggo1~ vi ~ino a lui e militano 1~el suo s~esso p~r~ilo: Saprà e vedrà che, salvo i pochi adulat?r1 ~ cort1gia1~1 c!te o-li sL,11111a0ltorno perché sperano d1 sahre con lui, la u 0 a pr-oposta é sta La uni versalrne11lc disapprovata». Venne vresentata dalla Capitate; ma viene riJ_Jetuta, come si vede dal mio articolo del numero precedente, da uomini di ogni colore e di ogni valorn: dal marchese Di Rudinì al più meschino giornalista ministeriale che in qnesta occasione è di\·onuto uno spasimante per l'Unità. Q 11 i non mi occorre dimostrare c;iò che l10 di- ' mostrato altre volte: i settentrionali non credettero rii di:;truggere l'Unità e di suscitare antagonismi regionali domandando ed ottenendo il conguaglio provvisorio del 1864, la legge del 1886 e del 180<J-D7 che assicurò i benefizi clell'acceler·wnento. E le intenzioni di aggravare il Mezzogiorno col ntwvo Catasto, se non fossero notissime dai precedenti e dalle discussioni del 1886, sarebbero riconfermate dall'articolo del De Johannis e da uno sproloquio da un signor Carlo, Sacerdoti pubblicato nella TJ·ibuna ('27 gennaio). Non si dic;a che tutle le provincie d'Italia potenano chiedere l'acuete,r.amP.1ito, e ché perciò q 1test'ultirno non è un favore reg·ionale come con molta ignoranza e con molta prosopopea afferma il signor Sacerdoti. Qnì bisogna smettere l'ipocrisia e la m·enzogna. Le fcr<;oltà, le concessioni virtuali, sono ipocrisie e menzogne qnando si sa che ad esse non corrispondono le conrtizioni reati per renderle effettuali. Ed è menzogna o ipocrisia l'accordare la facoltà di correre ad un paralitico in concorrenza con un sano! Q ue 'ta uguaglianza di fronte alla legge rassomiglia a quella uguaglianza che i liber·isti predi~ cano, e che è merito del socialismo ed anche dei socialisti dalla cattedra di avere flagellato come un inganno, che nasconde una grande iniquità. La r·ealtà è qnesta: un disgra vio mercè una legge rlte venne oppugnata come ingiusta sin dal momento in cui venne presentata, fu concesso ad alcune provincie; giustizia vuole che venga accor- . rlato alle provtncie cl1e ne hanno maggiore bisogno. . .

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