Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 2 - 30 gennaio 1903

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJ"NNI (Deputat0 al Parlamento) Esce in Roma il I S e il_ 30 d"0gni mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. • Un n.u:in.ero ,separato Oen.t. 30 ~Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA~ AnnoIX. - N. 2 Abbon.aI1.en.to postale Roma, 30 Gennaio 1903 SO~ARIO: Noi: Gli avvenimenti e gli uomini: (Imbrogli internazionali e coloniali. - La vittoria di J aurès. Il socialismo si attenua. - Le lotte parlamentari austriache. Che cosa fanno i deputati italiani? - Contro l'immigrazione degli stranieri; preoccupazioni inglesi. - Per un Musolino ...... piemontese. Un articolo onesto della « Stampa )) . - Prof. Luigi Nina: Osservazioni intorno ai progetti sul sale e sulle quote; minime. - On. Dott. Napoleone (Jolajanni: Il problema nazionale del momento. - Lo Zotico: Il progrcss::>della Finanza Italiana (Un articolo dell' on. M. Ferraris). - Il socialist,oide: La delinquenza nella famiglia reale inglese. - Hernardino Ve1.•- ro: Le nostre colohie (Tunisia, Tunisi e Tunisini). - :Francesco Paresce: Le nostre Università popolari (Documenti e 1wte). - Prof. Mario Pilo: Stelloncini letterari. - Rivistadelle Riviste: Pietro Mascagni (North .American Review). - Le Assicurazioni (Petite 'JZepublique). - Occorrono corazzate da squadra? (Revue de Paris). - Il presidente Roosevelt e l'Arbitrato (Revue Blei_ie). - Gli studenti danesi e l'istruzione popolare (Européen). - Le origini della sommossa del Marocco (Tour de Monde). - Illustrazioni nel testo. AVVISO IMPORTANTE Agli abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento non si sono messi in regola coll'amministrazione ranno in regola entro 15 giorni, sarà mandata mezzo della Posta, gravandola di tutte le spese. in luglio e che o non si mette- _la ricevuta per GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Imbrogli internazionali e coloniali. - In questi giorni chi in una rivista volesse occuparsi sommariamente delle nubi sull'orizzonté politico internazionale o delle tempeste che già si sono scatenate, troverebl,e tanta materia da dovere ad essa consacrare tutte quante le pagine. La semplice enumerazione, cui noi siamo costretti, già riesce assai lunga. L'Europa sembra tranquilla, e l'idillio ..... armato che pesa sui popoli come una cappa di piombo, non è turbato che dalle grida strazianti dei macedoni e degli armeBi, vittime del grande assassino, che seguita a promettere le riforme semplicemente umane, che l'Europa gli chiede e gl'impone da un secolo circa. In Europa assistiamo pure a scambi di cortesia tra Principi ad Ambasciatori, che, pare non abbiano. altro obbiettivo se non quello di nascondere i senti(l?-enti reali nutriti dai commedianti aulici. Cosi vengono interpreta.t_eanche dai più ottimisti e dai più rispettosi verso le Corti, e il viaggio del Principe Imperiale di Gerrnacia a Pietroburgo, e là visita del Ministro russo Lamsdorff a Vienna ed a Berlino. In A"sia tutto tace. Si bisticciano un poco i ladroni internazionali per la divisione o meglio per la riscossione della indennità cinese; ma non si tratta di cose serie: è grande la paura di un risveglio dei boxers. Pare, però, che voglia risvegli,irsi. la Cina, e in modo utile per essa ed allarmante pei suaccennati ladroni. Infatti, l'ambas:cialore dell'Impero di mezzo ha fatto sapere al mi-· nistro della pubblica istruzione della repubblica francese che verranno alcuni suoi concittadini a Parigi per ragione di studio. Se i cinesi si mettono a studiare davvero, come fecero i giapponesi, tra pochi anni si riaprirà il con,to tra la Cina e l'Europa e gli Stati Uniti. E ne sentiremo delle belle .... In America il Venezuela fa le spese della politica. La repubblichetta è tra le più straziate dalle guerre civili e del mal governo; ha fatto debiti e non li ha potuti o voluti pagare. Gli Stati Europei - Germania e Inghilterra in prima linea e l'Italia, come bilancino - hanno in"Taso il paese colla sicurezza di non cavare un ragno da un buco, cioè di non far realizzare alcuna somma ai creditori e coll'altra non minore di disgustare gli Stati Uniti. Si propose di deferire la quistione alla Corte arbitrale dell'Aja; ma pare che tutti facciano la bu!:'leita. Intanto è sintomatico questo contrasto: mentre il Presidente della grande repubblica rifiutasi a farla da arbitro, il ministro nord americano Bowen, accreditato presso il Venezuela, accetta di rappresentare la minuscola repubblica nelle discussioni all'Aja. Potrebbe essere più evidente l'intenzione di Roosewelt ài ripetere nel momento buono il quos ego degli Stati Uniti per fare finire la spedizione europea contro lo staterello del Ceutro America come tl·rminò quella contro il Messicof E intanto tra la Germania e gli Stati Uniti crescono i malumori. E dire che il pazzesco Imperatore di Germa-

• .. . . 30 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE i SCIENZE. SOCLU.l nia credeva avere ammansati i nord-americani colla vi- ·sita del fratello, Principe Enrico! L'accordo durò quanto la spuma dello Champagne bevuto sulle navi tedesche e nei palazzi dei miliardari !lankées. Dove c'è molta carne al fuoco è in Africa. Si é all'o• scuro ancora sui risultati del viaggio di Chamberlain nella Colonia del Capo e in quelle che furono le due rei•ubbliche dell'Orange e del Transwaal. Ciò che c'è di certo è il grande coraggio fisico e ... incivile dell'illustre e geniale malfattore che ha osato visitare quei campi doye per colpa sua tanto sangue si è versato, e sangue nobilissimo da parte dei boeri, che anche vinti e rassegnati colle loro narrazioni semplici delle vicende della guerra scellerata, mirabile sopratutto quella di De Wet, non cessano di deslare le generali simpatie. Un eco ed un epilogo sinistro di quella guerra scellerata, intanlo, si è avuta nella condanna a morte del cplonnello depuLato Lynch per alto tradimento. Benché tutti siano sicuri che la iniqua condanna, - pronunziata in fo1·za di una legge di Edoardo 3° ! - sarà commutatata in una specie di confino, la impressioue destata è stu,ta penosissima: la si giudica ~nche inopportunissima nel mome11to in cui si vuole conseguire la pacificazione dell'Africa austrnle. Il Marocco, su cui si appuntano le cupidigie della Francia, dell'Inghilterra e della Germania invece è in fiamme; contro il Sultano si è levato un pretendente, che sinora sembra fortunato. L'Europa vorrebbe intervenire, ma le difficoltà di mettersi di accordo nella spartizione, e la paura di provocare una guerra gros'sa costriuge i grandi ladroni a tenere le mani a posto. Se l'accol'do brigantesco avvenisse a noi toccherebbe la Tripolitania, dove la Turchia ci prepara una calorosa accoglienza. I nostri voti, quindi, sono contro l'accordo .... Pare impossibile: la parola accordo che dovrebbe significare un evento lieto, è ridotta a tale che ogni galantuomo deve desiderarP il.... disaccordo. E c'è accol'dn, in una certa misura, tra l'Italia e l'lnghiltena nella guerra contro il Mad Mullah di Somalia. Il regattolo africano viene chiamato matto; ma ai savi inglesi dà del filo da torcere, sebbene non sia dubbia la sua sconfiLLa finale. L'Er-itrea non ra parlare di sé se non pei progetti di spesa dei milioni in costruzioni di riserve d'acqua - e si troveranno per l'Eritrea, ma non per le riserve in Sicilia e in Sardegna - che sono stati dimostrati cervellotici nella Critica Sociale, ma si parla della colonia del Ben adir, che ha suscitato le ire e la indignazione degli umanitari italiani ... e inglesi perché si è scoverto che vi si pratica il traffico degli schiavi col consenso del governatore Dulio e dalla Società Milanese che la sfrutta. Passi per la indignazione degli italiani, che non ricordano essere antica l'accusa; ma che si scandalizzino gl'inglesi... questo poi è un vero e inaudito scandalo: scandalizzarsi essi che hanno esercitato il kidnapping I La ·dtto1•ia di Jaurès. - Il socialismo si attenua. - Con grande dispiacere dei nazionalisti ed anche di molti francesi che con onestà coltivano la speranza rispettabile, se sincera, della Revanche, Jean Jaurès è stato eletto Vice-presidente della Camera. I na• zionalisti ne sono indignati perché memori della campagna antibellicosa dall'illusLre socielista iniziala colla lettel'a ad Andrea Costa all'epo<.:a <lei Collgl'e:-;so d"[mola ' di cui ci siamo ripetute volte o cupaLi. I conservatori, mvece, si allarmano perché nella elezione di Jaurés scorgono un progresso della idea collettivista, che per loro rappresenterebbe un pericolo grave. Ai nazionalisti, che Gerault Richard deride col nomignolo di revanchards, ha risposto , ittoriosamenle la Pet ite republique, dimostrando che la coltivazione artificiale dell'idea della Revanche ha procuralo sino1'a i danni del militarismo, l'alleanza onerosa con la Russia ed altri fiaschi politici. Il progresso dell'idea socialista, al contrario, assicura alla Fr3ncia le simpatie e la cooperazione del proletariato internazionale. Corrono troppo, però, i socialisti francesi notando al loro attivo il riavvicinamento della repubblica coll'Italia, che fu preparato e ~onseguito da conservatori e reazionari italiani coadiuvati dall'ambasciatore Barrere. In quanto al pericolo collettivista, denunziato dai conservatori come più vicino per la nomina di Jaurès a Vice-presidente della Camera, si pu6 ritenerlo insussistente. La nomina è la conseguenza logica della politica del bloc sinceramente praticala dai repubblicani e socialisti, che dall'epoca del Ministero Waldeck-Rousseau costituiscono una specie di unione dei partiti popolari contro la reazione. Si deve inoltre rammentare che il socialismo a misura che si estende, si. trasforma e perde d'intensità. Il socialismo si attenua non· solo in Italia e in Francia· ma , anche in Germania. Ma di ciò un'altra volta. La stampa italiana non ha accordato una grande importanza alla elezi_one di Jaurés; non cosi l'inglese. Dal Tinies al Daily News, cioè dall'organo più autorevole dei conservatori a quello dei liberali, nel fatto si è visto un pegno di_pace europea. Il secondo vi scorge l'effetto della bene intesa alleanza dei liberali coi socialisti, nel modo come l'ha intesa e raccomaudata Mommsen in Germania, e come fu praticata in Italia. Intanto la nomina di Jaurès aveva rinfocolato gli ar1fo1·i dei nazionalisti, che per bocca di Lasies si sfoga , rono e p1·ovocarono il nuovo Vice-Presidente della Camera a delle spiegazioni. Jaurés non li lasciò delusi. Sul suo discorso nei giornali francesi abbiamo letto i più opposti giudizi: i socialisti lo magnificarono; i nazionalisti più benevoli vi videro una 1·itirata; altl'i lo dissero equi \·oco o inconcludente. Abbiamo atteso perciò, con viva impazienza il lesto del discorso, e ce lo portò la Petite repubblique del 25 gennaio. Lo abbiamo trovato abilissimo, nia non equivoco. Non la più lontana traccia di rìtrallazioue di ciò che altra volta aveva detto sul valore e sulla funzione attuale della Triplice aLfoanza. A nostro avviso, pe1·ò, sbaglia affermando che la Triplice non nacque con intendimenti Òstili alla Francia e negando l'importanza del tentativo di Bismarck di riattaccare la repubblica nel 1875 Veramente superba e da filosofo della storia la pagina illustrante gl'intendimenti pacifici dt Ila grande rivoluzione del 1789, e le cause che la fecero deviare e venir meno al proprio compilo. ~ Le lotte parlamentari austriache. (;he cosa fa~mo i dcputati:italiani ? - Nel Reichstag austriaco il giorno 16 gennaio si ebbe un altro episodio della lotta tl'a le varie nazionalità che compongono l'lmperQ AustoUngarico. Si I:} ovuta una seduta che è durata ci1·ca quarantottore e 11ellaquale olt1·e i di co1·.';i 1 le· mozioni, gh appelli, non mancarono, come a llre volte, i pugni. I falli l'ece11Li as--;udano che iu Aust1·ia l'o ·truzionismo ha nel Parla mer.Lo la più i1JLensa e sistematica applicazione. Apriti ciedo e la decima pal'te degli episodi del

. RIVISTA POPOLA.RE. DI POL/17CA., LETTERE E SCIENZE SOC/ALJ 31 Reiehsta9 di Vienna si svolgessero a Roma, a Parigi, a Madi-id I Sarebbero segno della irrimediabile decadenza Ialina .... Fu annunziato che alla lunghissima seduta del Reichstag si pose termine colle promesse del Ministro Koe1·ber al deputal-:i czeco Klofac. Ma si temette che la soddisfazione <!egli czechi potesse provocare la ripresa dell'ostruzionismo da par le dei tt deschi. E la ripresa, o da parte degli Ulli o degli altri, ch'era riLenuta probabilissima, avvenne. Noi non esitiamo a riconoscere che la ragione sta dal lato degli czechi. Non è giusto, e non è possibÙe che duri a lungo un regime in cui Ut1a minoranza tedesca imponga la propria lingua alla maggioranza slav11, ed occupi nello Stato una posiz:one privilegiala. L'ingiustizia divenne più flagrantt=>, e venne più facihrente sentita èopo il 1866, cioè dall'epoca in cui B,·ust e Andrassy riuscirono a riconciliare l'Ungheria coll'Austria, riconoscendo la piena Rutonomia - anche doganRle l - della prima. A tutti qùesti continui e gravi conflitti nazionali ed economici non c'è che un rimedio: l'organi;,,zazione federale sincera, aperta ed a base di libertà. Non ci sembra inutile ripeterlo per la 'enneEirna vo!La. A questa soluzione noi abbiam iede che si perverrà un giorno o l'altro;_ questa soluzione devono desiderare gl'italiani che fanno parte dello Impero Austro-Ungarico sino a tanto che essi non potranno unirsi alla gran madre italiana, se pure ciò sarà possibile ed è da loro de-. siderato. Però noi crediamo che essi debbano fare sentire la loro voce. Non basta che gl'italiani affermino i loro di1·ilti nella Dieta del Tirolo e dell'Istria; è necessario che i loro deputati la facciano sentire anche, e fortemente, nel Reichstag. P1·obabilrnente, da principio avrebbero co1itrari tanto gli czechi quanto i tedeschi; ma gli uni o gh altri finirehbÙo coll'unirsi a loro e coll'appoggiarne le giuste rivendicazioni. * Contro l'imn1igrazione deg-li-stranieri; preoccupazioni inglesi. - I problemi sociali non solo si vanno facendo sempre più acuti e complessi, ma assumonn parvenze contraddittorie., strane e dolorose. Così, ad esempio, mentre non si può negare che proceda innanzi il principio della internazionalizzazione, d'altra p~rte si nota una recrudescenza di nazionalismo, e quel ch'è peggio di egoismo nazionale. A questa osservazione ci spingevano le notizie che vengono dall'Inghilterra su di un ,novimento che vi s'inizia contro l'immigrazione degli stranieri non bene accetti, non utili, non desiderabili (undesiderabl('s). Contro le immigrazione di alcuni elementi stranieri in_ Inghilterra non datano da og!5i le proteste di coloro che hirnno a cuore il progresso della civiltà e il miglioramento della condizione delle classi lavoratrici; fu vivo vel'so il 1886 dopo il grande esodo dPgli ebrei russi e polacchi, che si riversarono come una valanga su Londra. Le apparenze di queste antipatie sono in contraddizione coi st=>ntimenti umanitari di cui si vantano i con:- contemporanei; ma noi non esitiamo a trovarle pienamente giustificPte ponendo il problema nèi suoi veri termini. Prendiamo il caso dell'Inghilterra. lvi i lavoratori, le classi dii-igenti e lo Stato si sono cooperati da un secolo a rialzare i salari, a fugare l'analfabetismo, a combattere la delinquenza. l risultati ottenuti sono stati eccellenti; in Inghilterra, infatti, armonicamente e intimamente connessi si sono const1:ttati rruesti fenomeni: rialzo sensibile dei salari, diminuizione dell'analfabetismo, diminuizione della delinquenza. Questi brillanti risultati rappresentano un secolo di lotte, d~ sacrifizi, di abnegazione, di svariati provvedimenti legislativi. Può lo Stato, possono i lavoratori vederli compromessi da una immigrazione considerevole di elementi inferiori, per malo inteso sentimento di fratellanza umana f Non lo crediamo; crediamo, anzi, "-he ogni regresso nazionale può anche nuocere alle grandi collettività da ~mi si staccano gli elementi inferiori, dianzi accenna ti. Prima di procedere innanzi -occorre chiarire quest'ultimo punto. La esistenza di una naiione che preseQta le buone condizioni economiche intellettuali e morali dell'Inghilterra, esercita una grande azione benefica su tutte le altre che si trovano in l~ondizioni diverse: suscita in e::;se la brama, più o meno ardente, proporzionata al grado di coscienza della propria inferiorità, di imitarla; esse trovano nel modello invidiato la indicazione dei mezzi da adoperare per raggiungere lo scopo, che sanno già, sperimentnlmente, che non è un'utopia. L'insieme delle forze psicologiche, che si chiama contagio psichico è una forza operante reale nel bene e nel male. Nel male si sa che la politica coloniale, più che ad altro si deve all'esempio àell'Inghilterra; nel bene è noto del pari che l'esercizio della libertà politica goduta dalla stessa Inghilterra, da Montesquieu in poi, agì come un forte stimolo per conseguirla in casa propria. L'esempio d~I benessere sociale di cui si gode attualmente al di !à della Manica, e che può e che sarà, forse, compror:n.esso dalla follia imperialista, agisce stupendamente su tutte le nazioni europee, e serve a giustificare le veduLe ottimiste dei sociologi. Aggiungiamo, infine, che la forza del contagio psichico cresce a misura che si fanno più intimi e più frequenti i contatti, gli scambi, le relazioni tra popolo e popolo. È evidente, perciò, che se l'Inghilterra o la Svizzera o gli Stati Uniti o qualunque altra nazione che sta _alla testa del movimento sociale, retrocedessero, verrebbe meno la spinta a progredire negii altri paesi, o si attenuerebbe considerevolmente. Ciò dal punto di vista generale. Non è meno evidente che ogni colle•vità, come ogni individuo, ha diritto e dovere di custodire e difendere il proprio standard oJ livingei il patrimonio sociale. È difesa legittima. Ora la immigrazione di elementi inferiori minaccia ed intacca tale patrimonio se avviene in proporzioni all~rmanti; e specialmente se si verifica in momenti di crisi. Bisogna leggere i dettagli della inchiesta parlamentare sullo Sweating system (lavoro esauriente malisssimo retribuito) o ciò che ne ha scritto il Booth - che è tra coloro che hanno cercato attenuarlo - nel suo splen- · dido lavoro sulla Vita e sul lavoro del popolo di Londra, per comprendere la portata della concorrenza che ebrei russi e polacchi hanno fatto e fanno ai lavoratori dei quartieri più poveri dell'a grande· metropoli inglese. Tale concorrenza di operai miserabili e dediti [ad un tenore di vita inferiore determinò le leggi degli Stati Uniti e dell'Australia contro i cinesi; la caccia contro gl'italiani a Marsiglia, Aigues Mortes, Zurigo ec.; la caccia contro i muratori tedeschi a Londra 30 anni fa; la minaccia delle leggi nord-amerieane contro gl'immigrati stranieri, di cui ci siamo occupati altra volta ec. D'altra parte gl'immigrati poveri e analfabeti, dovunque vanno fanno aumentare le spese di pubblica beneficenza e perciò la delinquenza. Non è lecito, non è doveroso, che lo Stato danneggiato o minacciato se ne preoc- * •

I • 32 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ cupi, e combatta come può il danno o la minaccia, cercando respingere o restringere la irnmigr.azione degli inferiori~ Ciò facendo aumenta la pressione de' sofferenti in casa propri•a e somministra il più efficace propulsore per le benefiche trasformazioni interne. Perché i russi, gl'italiani, gli austro-ungarici non lottano in casa propria per ottenere quei risultati che con lotle secolari hanno Òttenuto i cittadini inglesi? Hanno poi gl'inglesi fondato motivo di allarmarsi della immigrazione degli inferiori'? Certo questa non avviene oltre Manica nelle proporzioni in cui si Yerifica negli Stati Unili, come fu da noi dimostrato alla fine dello scorso anno; ma non è da prendersi a gabbo. · Infatti le statistiche pubblicate dal Board of Trade dimostrano che, mentre m 1 1893 solo 7~,177 stranieri sbarcarono in Inghilterra, dei quali 32,177 ripresero immediatamente il viaggio verso l'America, l'Australia o l'Africa Australe, 11el 1902, sbarcarono ivi 184,829 stranieri dei quali solo 118,000 risulterebbero ripartiti, mentre 66,829 si sarebbero stabiliti nel Regno Unito. Nel quadriennio 1899-1902 presero stabile dimora in Inghilterra non meno di 324,916 persone. • In generale, questi immigrati rappresentano il rifiuto dell'emigrazione europea, e vanno ad accrescere formidabilmente i battaglioni dei mendicanti, dei vagabondi e dei delinquenti come ha precedentemente dimoslr 9 to il nostro Chiesi in un altro numero della Rivista intrattenendosi dal fenomeno Rubino. Oggi la ~inistra influenza della ,immigrazione inferiore si,. fa sentire maggiormente in Londra perché la miseria degli indigeni é in tensa ed estesa. Ed è perciò che la stampa di Londra invoca provvedimenti contro la immigrazione tedes<'a, poiacca e russa, che domani saranno invocati contro contro quella italiana, che vi è in continuo aur)Jento. Avviso a chi tocca. Per un Musolino ... pieruontese. - Un a1•ticolo onesto della c. Stampa ». - A coloro che per leggerezza, per moda, per chauvinisme nazionale e regionale attribuirono alcuni fenomeni alla raua - la spiegazione dei poltroni, secondo un illustre scrittore settentrionale - più volte abbiamo dato risposte schiaccianti; ed a chi attribuiva stoltamente il fenomeno Musolino alla razza albanese - assolutamente assente nella provincia di Reggio, avremmo potuto an<'he ricordare che in tempi non remotissimi, scorazzarono briganti che nulla avevano da invidiare a quelli calabresi, coms avevamo dimostrato in un lavoro scientifico. E' con vero compiacimento, perciò, che abbiamo letto nella Stampa di Torino (17 geunaio) un articolo assennato, onesto in cui si prova che un Musolino vive e veste panni e compie le sue gesta alle porte, per cos1 dire, di Torino, per quelle stesse cause che agirono nella provincia di Reggio-Calabria. Scrive il giornale torinese: "' .......... Anche il Bion(i,inri, adesso ... Non solo im- "' penetrabile la calabra Sila, ma impe11ef.rabili pure le « boscaglie di robinia e le paludose sodaglie del Ticino << e del Po I « Ed et?.co il brigante leggendario che rivive in pieno ,e secolo ventesimo, quasi per un ritorno fatale ad una ,_< vergogna atavica l E' un brigante senza tromb ·ne e ~< senza cosciali di capra: -- veste da borghese, e ma- .« gari da signore, mena vita allegra alle spalle di chi lo « teme ... ma è un brigante ! E tutti lo temono; tutti, per « paura della pelle, gli fanno p:ù o meno, da manuten- « goli ! La sua audacia é io ragione della viltà colletti- « va: il ~90 ;;0,cc~~so ~ io ragione dell'insu~cesso degli « altri. Contro Musolino> un esercito impossente; un cor- « po di spedizione organizzato e sufficiente per espugna- « re fortezze o invadere un territorio; e questo esercito « di soldati, questo organismo di forza, che dispone di « tutte le risorse della stralegia e di tutti gli espedienti « del mestiere, se ne sta un anno, laggiù, battendo ogni « giorno accanitamente la volpe, senza scovarla mai!. ... « Finalmente, un filo di ferro, probabilmente arruginito, « é più forte di tutti, e rompe fatalmente tutte le traine « della camorra organizzata ai danni def!a civiltà 1 « Quel filo di ferro è veramente il simbolico filo di « Arianna l Se trarre se ne dovesse un presagio, si an- « drebbe a finire in quel fatalismo contro del quale pro- « testano con ogni loro· forza la mente ed il braccio del- « l'uomo contemporaneo! Ora è la volta del Binndino. « Questo brigante di seconda mano é meno romantico « di Musolino e dei_Gasperone, ma non è meno furbo << né meno atroce e fortunato. Dopo di avere ammazza-· « to due po-,,eri militi del dovere, forse troppo incauti o <~ troppo ansiosi di averlo nelle ugne, ecco un battaglio- « ne di carabinieri e di agenti della forza pubblica a « dargli la caccia: - a piedi, a cavallo e in bicicletta .... « chi sa, fors'anco, in automobile, - travestiti da cacce ciatori, da preti, da dorine, ... in ogni modo!. .... Si ac- « cerchiano territori, si perlustrano cascinali e villaggi, << si batte noLte e giorno la volpe ... , e la volpe non c'è! « ..... e non si arriva a melte1·le addosso ìe mani!. .. « Il p!"ocesso di-Lucca dovrebbe molto avere insegnato. « Ha conferma Lo, innanzi rntto, che l'Italia é essenzial- « mente ancora il paese in cui la fantasia popolare osta- « cola in modo insigne l'affermazione di una seria co- « scienza e la visione dello stesso ioterésse collettivo. « La prepotenza è ancora, malgrado tutto, una cotal « specie di forza che si impone, non solo per la paura « ch'essa ispira, ma ben anch_e per le fantasie ch'essa « suscita. L'uomo prepotente, quando la formà della sua « prepotenza sia circondata da alcunché di romaulico, « assume, nella fa11tasia popolare, qualche ccsa del so- « prannalurale. Essa non si arresLa a discutere la na- « tura di un tale sentimento, si arresta alle linee estecc riori, le accarezza, se ne compiace. Osservate un fe- « norneno inferiore della delinquenza, elle tuttavia é la « anticamera del brigantaggio: - un brigantaggio citti:1cc dino, e troppo impunito, - il barabbismn, la teppa. Il « popolo se ne incarica. meno ancora dPll'A.utorilà. Non e< se ne incarica, non pone in atto nessun mezzo « positivo per libe1·arsene. Il barabba, il teppista incuto- « no spavento, ma nessuno osa di Rffrontarli. Es,,i quin- « di operano al sicuro, per la viltà collettiva. Eppure, « sarebbe tanto facile alle persone di buona volontà di « mettersi io campagna e di estirparla a fMza rli ha- " stonate, la mala pianta! « Dalla teppa, fate un passo, e arrivale al brigante. « No·,, pensate che il Biondino di Lomellina non rossa « acciuffarc:ìi. La forza pubblica non riesce ad a,~ciuffarlo, « perché la viltà collettiva crea il manutengolisrno, tal « quale come per Musolino ! E lo crea in Clllabria come « in Lornellinll, come in Toscana, dappertutto I Quando "' l'italiano del Settentrione alludendo ai suoi jf'afolti del « Me.-;;zngiomo, parla di carnorrfl, .fa ridere, o fa pian- << gere !... Questa sola è la diff.•renza vera: -- · che lag- « giù, la camrwra esiste, e ci si può difendere; qui, inoe- « ce, si crede che non esista, ed esiste del pa1°i, e non « ci si pu6 difendere/ .... « Quale delle due camorre è la pe,qgiore? cc Siffatta insl'questrabilità del bandito modernissimo << crea poi a sua volt I inlornn a lui la leggenda, la quac< le si rinfocola e cresce nella fantasia. del volgo in pro-

,. R.IVJST,,i POPOLARE Di POLI1ìCJ, LETTERH E '\CIENZE SOCIALI 33 « porzione del tempo in cui quell'altrn , imane uccel di « bosco !.... « Cause ed effetti, dunque! Ma cause tristi ed eifetti (( più tristi ancora I I quali dànno luogo ad una consta- « tazione amara. « Il fenomeno bandit0 non è dunque solo della Sila, o « della Calabria, o delle Puglie: è di tutto il paese. E' il « fenomeno della paura, e qui11di della camorra colletti- < va; davanti a cui pare· la ci viltà operi in senso in ver- « so, dacché più ella c1·esce e più cre3ce anche quella!. .. » Noi non cono.sciamo l'autore di questo articolo che abbiamo riprodotto quasi integralmente; ma se ne eonoscessirno l'indirizzo gli faremmo pervenire una no.stra parola di gratitudine in nome del sentimento unitario vero che non è quello di colo1'0 cbe trovano le piccole oasi di onestà nel .Mezzogiorno e le piccole oasi _di criminalità nel Settentrione. E badino bene al significato dell~ parola criminalità i pappagalli del socialismo meridionale! . NOI. . .._.~.,,,...._r, _,....., ~ .....,,....._,,~~~~~~~~ ~ ,_ ~~ r, ,_~ *--*--**--*--**********-*-******-*-~~*f: Osservazionntoi rnaoiprogetti sul sale e sulle quote lll.in.iin.e Del disegno di legge sugli sgravii dei tributi finora ho esaminato il solo art. 3, col quale si propone di abbassare il prezzo del sale comune cominciando col ridurlo a cent. 30 il chilogramma dal 1° luglio·1903 ed a cent. 25 dal 1° 1uglio 1904. aità del disegno di legge in esame, inopportunità che risultò chiaramente dimostrata dopo l'analisi, per quanto rapida, della situazione finanziaria presente, e dopo ·1'accenno agli altri problemi (in prima linea quella Meridionale) di cui si impone la pronta soluzione. E la inopportunità apparve vieppiù, quando osservai che con tutto questo grave sacrificio ùell'erario la riduzione del prezzo del sale andava per 6ylC a beneficio di consumatori, i quali non sentirebbero affatto questo sgravio; ed inoltre non si eliminava per sempre la questione dell' imposta sul sale, giacchè, per quanto in minori proporzioni, questo tributo già troppo condannato rimaneva pur sempre in piedi. . La esattezza di queste promesse e di altre su cui ora sorvolo, mi ha condotto a caldeggiare un progetto di riduzione del prezzo del sale più economico (1) per effetto del quale la finanza risentisse un danno lieve ed i consumatori bisognosi un vantaggio più sensibile che non per effetto del progetto governativo. Se fosse possibi.le indurre in tutti il convincimento della opportunità di abbandonare il progetto del Ministero, la pubblica finanza perderebbe 14 milioni meno di quelli che il Governo prevede erroneamente e 18, 5 milioni meno di quelli che perderebbe realmente, facendo approvare il suo disegno di legge. A proposito di esso ho osservato e dimostrato, col sussidio de1le risultanze statistiche ufficiali, che è errato il calcolo fatto dal Governo -- nella relazione che accompagna l'articolo medesimo - per una perdita. effettiva di 22 milioni. Dato che si voglia non tener conto alcuno dei criteri più l,,a museruola ai deputati tedeschi. (Neue Gluhlichter di Vienna). E evidente che, ridotta la riforma della gabella del s·ale a queste proporzioni, non ha più ragione di esistere il timore che per essa si renda · impossibile lo sgravio di altri tributi; e _per conseguenza il dllemma: « o sale o fondiaria >, sul quale è piaciuto in questi giorni insielementari cui dovrebbe essere informata, specialmente nel momento attuale, la nostra politica finanziaria, si dovrebbe senza titubanze estendere la riduzione anche ai prezzi del sale macinato e raffinato: lo consigliano ragioni di indole economica ed esigenze d1 indole politica, che non è più il caso di ripetere. (1). Tauto più che il mio scopo non era raggiunto con la constatazione dei reali effetti finanziari del progetto ministeriale, ma trovava in essa un semplice mezzo, per quanto potente, destinato a facilitarne il raggiungimento. Infatti del calcolo presentato dal Governo io-ho fatto la critica non per la critica, ma per connetterlo ad altre osservazioni superiori, le quali insieme coordinate dovevano rivelare la inopportu- (1) Si confronti il fascicolo del 30, dicembre 1902 di questa Rivista. stere alla stampa ministeriale ed anti-ministeriale, perderebbe il suo valore. Dell'imposta fondiaria il Ministero prende in considerazione (2) le quote minime fino all'ammontare di L. 10 ed accord~ loro uno sgravio parziale. Poichè mi sono occupato dei difetti delle proposte governative riferentisi a questa materia (3) mi limito qui ad indicare gli emendamenti, che secondo me dovrebbero venire introdotti. 1° Il provvedimento dovrebbe essere esteso anche ~i fondi rustici compresi nelle Provincie, in cui il 1 ° gennaio 1904 sia stato attivato il nuovo catasto. (1) Si confronti il fascicolo del 15 gennaio 1903 della presente Rivista. · (2) V. Art. 7 del disegno di legge presentato alla Camera il 26 nov. 1902. (3) V. Economista del 18 e 25 gennaio 1Cl03. I • . .

34 RIVISTA POPOLARE Di POLITICA, LETTEUE E SCIENZE SOCIALJ 2° Lo sgravio non dovrebbe limitarsi alle quote d'imposta erariale, ma estendersi indistintamente alle quote di sovrimposta comunale e provinciale, in misura che potrà essere uguale o proporzionaJe all'ammontare della erariale Per effetto di questi emendamenti la perdita, preventivata dal Governo in 4 milioni e mezzo circa, dovrebbe ingrossarsi di altre 800 mila lire od, al massimo, di un milione. E così, tirate le somme, le conseguenze finan - ziarie dei due sgravii esaminati possono cosi circoscriversi: sgravio del sale : milioni 8 sgravio delle quote minime fondiarie: .. ,, 5.5 totale > 13.5 Benchè sulle disponibilità del bilancio non sia stata ancor delta l'ultima parola, pure il Governo fa serio affidamento su una somma di 28 o 29 milioni, onde ci sarebbero ancoi·a 15,5 milioni da impiegare utilmente. Senza dubbio l'impiego migli0re consisterebbe nel devolverli a favore dell'Italia Meridionale con provvedimenti che assumessero quanto meno è possibile la veste di privilegi. Ma poichè la Commissione parlamentare, che sta studbndo il disegno di legge governativo, ha sentito'·1a necessità di sincerarsi ancora sulla reale disponibilità del bilancio prima di entrare in nuove proposte, credo anch'io opporluno di attendere la prova esatta della esistenza dei milioni fatti sperar dal Governo. Prof. LUIGI NINA. Il problenmaaziondaelelmomen1 o I. Guardo con legittima soddisfazione all'intenso movimento, nella pubblica opinione. e nelle sfere politiche, in favore del Mezzogiorno. Dal Ternpo socialista al Corriere della Sera conservatore in Milano, dai giornali socialisti e conservatori di Roma e di tutta Italia, tutti riconoscono, ad una voce, che il problema del . Mezzogiorno è il problema vitale della nazione; che non può vivere e durare una nazione divisa in due: una agiata ' colta, con minima criminalità, con industrie fiorenti; l'altra povera, con alte proporzioni di analfabeti, con forte delinquenza, con una agri•~oltura se non morente~ al certo sofferente. Dappertutto i contrasti esistono; ma in Italia hanno forma pericolosa, speciale. Altrove le zone antinomiche si alternano e si toccano, e in parte le antinomie si attenuano per la vicinanza e per la frequenza dei contatti; in Italia invece tutte da un latò stanno le zone dell'agiatezza e tutte dall'altro quelle della miseria. Tra loro ·sono divise da una zona intermedia, • cl1'è tale non solo geograficamente, ma anche dal punto di visti· economico, intellettuale, politico, morale ed anche ùemografico. Questa zona intermedia fa, per così dire, da isolatore anzichè da tr·ait-cl'-ut1,ion, e rende più vivo il contrasto tra il Norù e il Sud. La netta divisione geografica tra le rlue grandi partizioni della penisola è resa più pericolosa dal fatto che tra le due ci sono differnnze di tradizioni e di storia. In tali· condizioni l'unità d'Italia - e s'intende: unità mo1'ale - non può essere che una ipocrisia ed anche, ver essere benevoli, una pietosa menzogna. Lo Zotico, in uno degli ultimi numel'i della Rivista, delineò rapi damente le cause fisid1e, geografiche, storiche, e politkhe attuali, che hanno generato il contrasto. Non sono modifir.abili - o lo saranno n~l corso dei secoli, e in seguito alle scoperte sempre più sorprendenti della scienza, - le prime; possono, devono essere rimosse, nella misura ùel possibile, le ultime. Fra le cause che hanno generato il contrasto tra l'inferiorità economica del Sud e la superiorità del Nord, sta la maggiore-pressione tributaria elle subisce il Mezzogiorno. S'intende che la maggiore pressione tributaria_ riesce più disastrosa al Sud, perchè non solo è sproporzionata alla sua riccl1ezza, ma anche perchè gli riescono vessatori i modi di esazione non adatti alla sua vita economica, e perchè il rkavato dalle imposte si spende più al Nord che al Sud; ed anche in ciò che si SJ:>endeal Sud, spes::sissimo, per non ùire sempre) i maggiori benefici vanno agli speculatori ed ai capitalisti del Nord, che rappresentano le sole intraprese che hanno creato rapidamente dei milionari autentici - tipici i fratelli Medici. Inoltre la maggiore coltura ed avvedutezza del Nord, accoppiata ai maggiori capitali, ha reso µossibile lo sfruttamento che dappertutto i superiori hanno esercitato a danno degli inferiori. Sicchè non si può e non si deve negare che l'unità d'Itaria agisca come una pompa aspirante e premente; che aspira dieci al Sud per restituirgli otto da un lato, ed aspira dieci per restituire dodici da un altro lato. Fate che questo processo duri per oltre quarant'anni e si comprenderà che il contrasto iniziale del 1860 si trovi aggravato nel 1903, e non attenuato o scomparso per mezzo di una savia ed onesta politica perequatrice. L'essersi aggravato il contrasto, però, non vuol dire che il Mezzogiorno oggi stia peggio che sotto i Borboni. Faccio la dichiarazione esplidta, e la ripeto per la ennesima volta, affinchè non siano possibili gli equivoci e i malintesi - in buona o in mala fede poco importa; e che la dichiarazione non sia superflua lo prova l'ultimo articolo che La Tribuna in gran parte mi ha fatto l'onore di dedicare. Data questa situazione di fatto, che si ·può deplorare quanto si vuole, ma che non si può eliminare e modificare colle chiacchiere, coi rimpianti; e colla compassione o colla filantropia, sorge

... RIVISTA POPOLARE DI POLITICA; LETTERE E SCIENZE SOCIALI 35 un problema, preliminare -,i può venire in aiuto al Mezzogiorno, si può attenuare. la spe. re4uazione proteiforme sua col Settentrione, con leggi un iforrn i, con provvedimenti che debbono giovarn tanto al Piemonte quanto alla Sardegna, tanto al Veneto quanto alla Basilicata 1 I~ chiaro: se a quantità ilisuguali si aggiungono quantità uguali, le prime rimarranno sempre 1lispguali. Nel caso nostre>, il provvedi mento uguale pel Nord e pel Sud acereseerù la distanza anzicchè diminuirla, per rlue moti.vi: 1°. Una somma minore si devono fare leggi speciali pel Mezzogiorno, si devono votare provvedimenti di favore. Quì non c'entra il federalismo o l'unità accentratrice; c'entra in vece il concetto esatto di una politica chiaroveggente e previdente - e perciò pcovvidente - éhe vuole conservare intatta l'un-ificazione della patria, vuole renderla più forte, più compatta, reale e non nom,inale. Senza una tale poi itica, pi.accia o non piaccia alla Tribit1ia, l'unità sarà una menzogna; e l'illudersi. su tale menzogna potrà ri.uscire oltremodo pericolo::;o in certi mo- , Si caphrne ! • Sapendosi adesso che il pretendeote marocchioo è un anticl, prestidigiLatore, si capisce come il sultano i\1uley-Abd-cl-Azis ne sfugg,L il c1ntatto. Teme d\ essere fatto sparire! pagata sotto forma d'imposta da chi manca ùel necessario non va a risparmio, ma procura ciò ch'è indispensabile per vivere umanamente; inyece può essere capitalizzata da chi si trova in •migliori condizioni. 2°. Una somma capitalizzata da chi ha maggiore intraprendenza e maggi.ore ( Fischietto di Torio o). menti. (1). D'onde la nec.;e::;sità di una legislazione speciale pel Mezzogiorno; d'onde il merito dell'on. Sonnino di avere, primo tra i politicipresille12.~iabili, rico- • • cultura tecnica, sarà sorgente di benefizi a lui anzichè ad un altro che manca dell'una e dell'altra. (l) La Tribuna, a liudendo a I precedente mio articolo, presenta il coalenuto del medesimo in lln dilemma secco, o in una intimazioua, come ess1 lo chiama: o cnn nwno imposte o sen::a l'unità. Il dilemma è nelle cose; io lo Tilevo, pur rimanendo partigiano convinto d0 ll'unilà nazionale, cui ho dato ciò che potevo dare e a cni sacriftcarono non poco i miei. L'articolo mio, che rispondeva alla incertezze dell'on. Di Rudini, venne più rettamente e con criteri elevati interpretato dal conispondente romano della Sta,npa. La stessa Tribuna ha fatto commenti più ostili alle poche parole che fui costretto a pronumr,iare in una riunione promossa del Consiglio provinciale di Napoli. Di ciò ad altra volta • Se si riconosce, adunque, che esiste la sperequazione tra il .Nora e il Siçll, se si vuole sinceramente eliminarla ed attenuarla, a parte ogni divergenza sull'ordinamento politico preferibil~ . .

, . . 36 RIVISTA POPOL.i..RE DI POLJTJCA., LETTERE H SCJENZE SOCIALI nosciuto e proclamato altamente tale necessità. Fu mosso dall'ambizione, dal desiderio di procurare grattacapi al ministero, di avvicinarsi al potere, di crearsi· una base tra i deputati del Mez- .zogiorno 1 Può darsi; concedo, anche, che l'on. leputato per San Casciano nel suo discorso di Napoli sia stato inspirato dai più bassi e volgari moventi. E che ne importa al Mezzogiorno 1 E da quando in quà in politica si è fatto il processo alle intenzioni'? E non fu il Saracco, che con feroce ironia rese omaggio al nobili appetiti degli uomini che compongono il ministero attuale, che 'io vorrei conservato per quanto ha fatto in prò delle pubbliche libertà, ma che vorrei, perciò, vedere convertito i Sta il fatto dunque, che la mossa di Sonnino risponde ad un bisogno sentito e riconosciuto; quali che possano essere state le sue intenzioni, adunque, bisogna tener conto della giustezza della mossa. II. Dissi che esiste la sperequazione tributaria tra il Nord e il Sud. La sperequazione è nella distribuzione di tutta la massa delle imposte; ma si rende più odiosa ed è più avvertita per la imposta fondiaria, per motivi di varia indole. 1°. La imposta fondiaria, è la sola che viene ripartita per contingente; salta agli occhi immediatamente, perciò il carattere regionale della sperequazione; 2a l'imposta fondiaria colpisce gli abbienti, che avvertono i torti, e che hanno voce in capitolo e possono farla sentire; 3° l'imposta fondiaria formò oggetto di una legge ingiusta, perchè mirava ad aggravare la sperequazione esistente e fraudolenta perchè accordava l'acceleramento in base a r.ondizioni insussistenti;.come dimostrai nel precedente articolo coll'autorità di tre settentrionali: il Borgomanero, il Garbarino, il Porro. La mossa di Sonnin<0, perciò, fu non solo giusta ma anche abile, perchè dette forma concreta - il solo che finora gliel'abbia data - al bisogno innegabile di un provvedimento speciale pel Mezzogiorno contro un inconveniente più avvertito, e più facilmente riconoscibile e più prontamente eliminabile. Ma contro la nota proposta dell'on. rappresentante per San Casciano si appuntano ogni sorta di obbiezioni che bisogna una ad una esaminare dopo averle tutte enumerate. Si obbietta: 1. La terra non soffre, e l'agricoltura non ha bisogno dell'aiuto che si vuole apportarle nel Mezzogiorno colla riduzione del 50 OrO dell'attuale imposta fondiaria; 2. Non esiste sperequazione nell'imposta fondiaria tra il Nord e il Sud; 3. La prnposta Sonnino giova soltanto ai grandi proprietari ; 4. I mali di cui soffre il Mezzogiorno sono assai gravi, e il rimeçlio che si propone è inadeguato e insufficiente; 5. Il problema meridionale è assai complesso di difficile e lenta solu7,ione, e la proposta Sonnino è troppo semplice; 6. L'abbandono di una metà dell'imposta fondiaria da parte dello Stato non andrebbe a 'benefizio dei proprietari e dell'agricoltura: i corpi locali (municipi e provincie) la riprenderebbero per conto propl'io; 7. Infine, la proposta è venuta in momento inopportuno, perchè serve a rinfocolare gli antagonismi tra il Nord e il Sud Queste, sinora, le 0Lbie7,ioni formulate contro la proposta Sonnino. Vengono da parti diverse, più o meno autorevoli; alcune si contraddicono e si elirlono a vicenda; a talune venne già data risposta; ma tutte amo riprenderè in esame per riassumere la quistione alla vigilia del giorno in cui su di essa dovrà iniziarsi la discussione in Parlamento. III. Prima di procedere innanzi nell'esame delle obbiezioni, mi piace constatare una circostanza notevole: la discussione del problema meridionale ha fatto rientrare nel campo della realtà la maggior parte dei socialisti italiani, specialmente del Mezzogiorno, spingendoli ad occuparsi di questioni pratiche e d'interesse immediato, che del resto hanno intima attinenza colla remota realizzazione dei loro ideali e colla efficacia della loro propaganda. E ciò è avvenuto proprio nel momento in cui il senatore Villari rimproverava ?.i socialisti del Mezzogiorno di non interessarsi di ciò che maggiormente tocca il loro paese! Ciò ha dato agio ad Ettore Oiccotti di assestare alcune sante le - gnate sul dorso dell'illustre storico, di cui opportunatamente mette in canzonatura l'umoristica proposta di fare studiare ad un sinedrio di settentrionali il problema del Mezzogiorno .... (1) I socialisti entrando nella realtà vi hanno portato più che il riflesso delle proprie tendenze teoriche quello delle loro simpatie o antipatie personali; sicchè chi ha preso posto per il primo ha determinato il posto di chi è venuto dopo. Se un rivoluzionario si è dichiarato per Sonnino, il riformista, quasi per dispetto, e dandosi la zappa sui piedi, ha manifestato contrario avviso. ArnaldoLucci, cui tiene bordone il Leone, perciò, ha ragione da vendere proclamando che il campo socialista è divenuto la Torre di Babele; e se continua ad avere ragione rimproverando ai cosidetti ri1Joluzionari (Labriola, Longobardi, Soldi) di sostenere le riforme omeopatiche di Sonnino, non si avvede però di cadere nella più grossolana con- (I) La proposta Vi Ilari fa il paio con quella Turati, che, in sostanza, voleva ristretto il diritto elettorale nel Meizogiorno per lasciarlo sotto l'egemonia d0l Settentrione. Su pel' giù i democratici nordici verso i meridionali vorrebbero adottata la politica dei carpet-bagge1°s del nord America verso il sud dopo la guerra di secessione... Al Turati ha risposto vigorosamente Rerum scriptor che ha anche accettata, a difesa del i\Iezzogiorno, tutta intera la tesi da me so(lt<>nutasul dazio sul grano. Finalmentet

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE .K SCIENZE SOCIAU 37 ,raddizione non seguendo Alessandro Tasca, che accettò sin dal primo giorno le proposte sonniniane, e che con lui rappresenta la tendenza turatiana. Si rinnega la logica da chi si proclama rifnrmista, negando la utilità del metodo, veramente positivo, di contentarsi del poco di oggi per prepararsi, a domandare dell'altro domani. Nei rivoluzionari sostenendo Sonnino entra il preconcetto di nuocere o di fare dispiacere al ministero 1 Forse! ma chi come me cerca il bene del paese, senza preoccupazioni ministeriali o antiministeriali di sorta alcuna, constata senza commentare, e si di verte a guardare dalla finestra le controversie socialiste, che rompono alla fine quel dogmatismo e quell'infallibilismo uggioso che contraddistinse per molto tempo i socialist,i italiani. Si avvedono alla fine di essere uo1nini che devono vivere e agire nel loro tempo e nel dato ambiente se vogliono riuscire utili. Coi socialisti riformisti e rivoluzionari - Tas,·a, Soldi ecc. - e con Ferrero si può infine riconoscere, r.ome riconobbi all'indomani del discorso di Napoli, che in una quistione economica, che si leva al disopra delle gare meschine dei partiti, il dare ragione a chi l'ha non può subordinarsi alla paura che in taluni suscita il nome di Sonnino, e che egli con tanto studio volle, per lo passato di pellusiana memoria, che suscitasse. IV. Ed ora alle obbiezioni. 1 ° La prima per importanza, la più radicale e la più coraggiosa, è quella formulata dal Professore De-Johannis che si domanda: vi è una vera crisi della proprietà fondiaria 1 ( Tribuna 18 gennaio 1903). Egli risponde negalivamente, in base a 140 stime fatte dal mutuante, e dalle quali si rileverebbe che per 82 il prezzo è superiore, alle L. 1000 per ettaro, e che alcune vanno dalle 4000 alle 7000; per le altre se il prezzo è inferiore, ciò si deve al fatto che esse comprendono beni boschivi o sterili o comunque improduttivL Delle 140 stime, 113 appartengono al Mezzogiorno. Dunque egli conclude, ogni ettaro di terra se vale tanto sul mercato è segno che rende almeno L. 40 per ettaro! La prova e il ragionamento del De-Johannis foree susciterebbero lo sdegno s,) non si sapesse che viene da un liberista, che nutre,perchè tale,antipatia verso la terra e verso l'agricoltura. La prova avrebbe q_ualche valore se le 140 stime rappresentassero la media del valore della terra; ma invece la prova è davvero .... troppo liberista: è desunta colla massiri'la probabilità dai contratti di mutui del Credito fondiario italiano che con grande e lodevole avvedutezza limita le sue operazioni alle proprietà di molto valore. Al De-Johannis ha risposto il cav. D'Agostino, referendario al Consiglio di Stato: « Consta a me, che su fondi di alcune centinaia di ettari stimati & scopo di divisione circa centomila lire in provincia di Avellino, una domanda di mutuo di lire ventimila non ha potulo neanche essere presa in considerazione, sebbene si fosse disposti a ridurre anche la somma., e si trattava di terreni seminatori. Provi un pò il prof. De Johannis a chiedere a quell'Istttuto un mutuo su beni in una di quelle provincie, in cui evvi emigrazione, e non gli riuscirà neanche di sapere a qual prezzo quei beni possano stimarsi, per la semplicissima ragione che l'Istituto si negherà financo a stimarli, e farà bene. « Il ragionamento quindi del De Joannis non ha che un difetto, ma egli stesso converrà essere abbastanza grave, d'avere cioé determinata la fondiaria media in base all'estensione totale fissata, e il valore medio in base a stime di fondi. eecezionalmente buoni, i soli <'he l'Istituto consenta a stimare e ipotecare, come ogni mutuante avente il modo di scegliere deve naturalmente fare. E, se egli si fosse data la pena di' rilevare da quelle sti.me la fondi.aria relativa si sa_rebbe ~ccort~, che, sai vi casi eccez10nah, essa é per quei fondi assai lontana dalle cinque lire per ettaro. » (Giornale d'Italia 1903. n. 201.) » Ma questo consta non al solo D'Agostino, ma a chiunque vive e veste panni nel Mezzogiorno ed anche nel Settentrione, e non studia il mondo attraverso alle teorie. Un economista che dalle nuvole teoriche e dell'economismo professionale - la frase è sua - 1comincia ad entrare nella realtà, l'on. De Viti De Marco, gli ha risposto vivacemente, ed ha fatto quest'altra osservazione: « Per decidere se vi ha crisi della proprietà bisogna eonfrontare il valore attuale col valore passato. « Io conosco proprietà tenute a pascolo naturale per armenti, che hanno un valore di 180 o 200 lire l'ettaro, e:non attestano crisi,:perché anche tirima valev~no da 180 a 20() lire ì'ettaro. E conoscoproprietà che oggi valgono, ossia si possono liquidare per qualcosa come 1000 lire l'etlaro e sono in crisi, perché la loro tr-asformazione - tra ~alore originario del terreno, redditi a cui si é dovuto rinunziare per un certo numero di anni, e capitale anticipato - rappresentino un costo di almeno 1500 lire l'ettaro, che ai prezzi d'allora era largamente remunerato e a quelli d'~ggi non_ lo é. . . . , « Differenza : - hre 500 di perdita. Ecco lo squiltbrw, e quindi la crisi. e: E mi pare che basti. >> (I) Si può aggiungere che alle 140 stime dei terreni selezionati si può contrapporre la coscenziosa inchiesta della società degli agricoltori italiani. Ma tutti questi grossolani sofismi del De Johannis entrano nella quistione come Pilato nel Credo. Dato che non esista crisi della terra, e dell'agricoltura - sottolineata nel Mezzogiorno dalle espropriazioni con una eloquenza che nemmeno il più coraggioso liberista potrà negare - rimane sempre la iniquità della sperequazione aggravata e . peggiorata nella applicazione della legge sul catasto del 1886 e dalla legge del 1896-97 : perchè alla terra che vale e rende di più nel Settentrione si è accordato l'aliquota dell'8,80 OrO e si lascia l'aliquota del 15, del 20 o del 23 010 alla terra che vale e rende di meno nel Mezzogiorno i Ecco la domanda, a,cui certamente il ~e-Johannis non si darà l'incomodo di rispondere, ed a cui risponde La Tribuna accusandomi di volere la distruzione dell'unità d'Italia, solo perché domando un poco di giustizia distributiva ! 2. Qualcuno rispose già in modo spiccio: tra il Nord e il Sud non ciè sperequazione. (i) Tolgo questo brano da un suo articol0 pubbl~cato nel Mattino di Napoli. Egli ha pronunziato un forte discorso a Lecce, di cui m'intrattero nel numero venturo.

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