RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE ~ SCIENZE SOCIAU 5 fù altra volta da noi esposto; a quel rneLoiio ch'era l'idbale • di CavallotLi, che mira va a manLenere la compagine del1' Est-rema Sinistra. .. Ma l'ostilità del Sacchi verao i r~pubblicani, che pur sono stati precipui fattori dell'attuale o:-ganisrno politico ital:ano, infirma tale contenuto, conforidendo sempre più il radicalism1 colla Sinistra Storica. E in ultimo avvntiamo che il Cavagna'ri, che vagheggia una monrirchia sociale, che non sa ben distinguere dal cesarismo, rende un catcivo servizio all'on. Sacchi tronndo un riscontro tra l'apostolato suo e quello iniziato dal Mommsen, e che dovrebbe riuscire ali' Unione dei partiti popolari in Germania. Il parag_one espone al ridicolo il deputato per Cr~mona, della cui serietà noi invece siamo pienamente e sinceramente convinti. Ancora del Sindaco repubblicano di Rologna. - Un. telegramma inviato dall'a-vv. Golinelli, nominato Sinrfaco di Bologna, al Re h oc-~asior1e del Cap0 d'anno ha sus :il-ato le più viva~i polemiche e le più maligne osserva:doni nel!, s_tampa e nei circoli repubblicani. I monarchici si so,10 fregate le mani escla!nando: ecco un altro, che appena arri!Ja ad essere qur;tlchecosa passa il fosso! Poi, qua11do hanno appreso che nonostante l'omagg;o reso al Capo dtllo Stato, il Golinelli rimaneva repubblicano e godeva ancora· le simpatie dei correligionari locali, i gior:iali monar0hici pietosamente ne hanno as::;unto le difese contro le accuse d·egli intransigenti settari della pregiudiziale, come essi li chiamano. Gl'intransigenti e~. sarebbero i nostri amici dell'Italia del Popolo. Noi, non poche volte, abbiamo manif0stato il nostro dissenso dagli amici di Milano; ed anche questa volta non possiamo ap,:irovare qualche frase sconveniente all'indir:zzo del Golinelli, molto 111eno pos~iamo assentire alla loro motivazione della consigliata ast,rnsione di repubblicani dalle carkhe pubbliche, cioè la mtJ.ncanza di allenamento alle mede3ime - mancanza che può far girar la lesta. Francamente, questa motin:1Zionc non possiamo mandarla giù; ripensandoci siamo sicuri che la ripudieranno gli scrittori del!' Italia del Popolo. Però,è doveroso osservare che se rag~oni politiche locali, che- noi comprendiamo e rispettiamo,. consigliarono in questo momento un telegramma al Re, non era necessario formularlo come fu formulato. Se fosse vero che il Re è l'interprete della missione e del pensiero italiano noi non esiteremmo a riconoscerlo altamente. Ma la verità. e alqu_anto diver3a; ed è prudente non insistervi. Ad ogni modo la difesa che del Golinelli han110 assunto paracchi repubblicani di Bologna, tra i quali il Dott. Zamboni, ci rende certi cl_1eil Sindaco di Bologna non ha saltato il fosso. li salto rimane un pio desiderio dei monarchici. · (~iuseppe. Saredo. È sceso nella tomba alla fine 'tlell'anno scorso trl-l il rimpianto dei molti e la gioia sfrenata e ributlante di pochi. Noi che criticammo l'opera sua di grande inquis.itore sulle cose dì Napoli nella parte criticabile, mentre era vivo e potente, ora che è s~omparsò non abbiamo bisogno di modificare di una linea il nostro giudizio. L'ultima fase della vita del Saredo rim11rrà come modello di energia ed abnegazione in prò di una causa che egli aveva sposato ·con ardore giovanile, e dalla quale non poteva sperélre nè onori uè tesori: la causa del risa• • namento mora}µ, di Nap9li. Potevano venirgliene, e gliene vennero, amarezze ineffabili, che aggravarono le cons~- guenle delle fatiche materiali - assolutamente sproporzionate all'età sua - che gli accorciarono la vita. , Di fronte, a dunque, alla nobiltà delle intenzioni ed alla grandez1,a dei sacrifizi ai quali P-gli' andò incontro, coscienternent•:!, rolla sicurezza più volte serenamente manifestata al Nitti, al Lucci e a tanti altri di non dovere raccogliée nulla che potesse allietargli l'animo, Napoli lavoratrice e buona - la maggioranza grandissima a.ella città - o l'f talia, tutta che sa tenere nel dovuto conto la questione ~orale, gli devono imperitura riconoscenza. Ciò che ci fu di contestabile, d'inesatto, ed anche di piccino, nelle sue inchie3te, si sgretola e scompare; ma rimarrà, almeno ce lo auguriamo, la grande spinta data coll'opera sua al ·rinnovamento morale di Napoli, che ha non roco contribuito a r:chiamare l'attenzione dei pubblici potP,ri sul problema m ·ridionale. NOI. Uniptàoliteicgaiustitzriaibutari L'intervista accordata dall'on. di Rudinì al corrispondente parigino della Tribuna, mi fece dubitare alquanto se non dovessi modificare il titolo di questo articolo, leggermente nella forma e profondétmente nella sostanza. Infatti fui tentato · di sostituire una o aJla e, e dire unità politica o giustizia tributaria. La modificazione apparentemente incalcolabile, in vece avrebbe indicato che i due· termini in Italia non sono conciliabili, e che bisogna scegliere tra l'urtità politica e la giustizia tributaria, sacrificando l'una all'altra. Questo dilemma doloroso a me pare che venga fuori spontaneo dalla chiusa della cennata inter- · vista; nella quale, a proposito della proposta Sonnino _di ridurre di 19 milioni l'imposta fondiaria alle provincie meridionali, alla Sicilia o alla Sardegna, è detto: « On regime fiscale diverso fra « le proYincie meridionali e le altre del Regno « avrebbe il danno gravissimo di ledere il prin- « cipio stesso dell'unità della patria. « Ciò non vuol dire, però, che non sarebbe utile << e giusto che avvenisse una perequazione delle " imposte, dalla quale forse le provincie meridio- « nali potrebbero essere avva_ntaggiate. > E' chiaro che per l'on. Di Rudinì alla legge speciale non bisogna pensare, perchè s<).rebbe leso il principio stesso dell'unità della patrici. E non ci si dovrebbe pensare n·emmeno ·se· ingiustizia vi fosse nella distribuzione del carico tributario regionale. Ora questa ingiustizia. esiste e flagrante, enorme. L'ammette in modo dubitativo l'on .. Di Rudinì, e se non si è espresso in forma più recisa, ciò si (l) Questo articolo fu c,)muuicato al Pungolo di Napoli prima di essere pubblicato nella Rivista. Dei commenti provocati e su quelli che seguirono ad un articolo del Senatore Villa1·i ed al cliscorso dell'on. De Viti De Marco ritornerò in un altro numero. N. C. t
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